I tempi che viviamo danno vita a nuovi comportamenti
che non hanno precedenti nella storia umana.
L’umanità ha sempre guardato ai suoi giovani per l’innovazione,
ma oggi sta accadendo più velocemente che mai.
Le generazioni sono formate da eventi significativi e progressi sociali,
la generazione silenziosa fu plasmata dalla Seconda Guerra Mondiale,
i baby boomer dall’assassinio Kennedy,
la Generazione X dall’esplosione del Challenger,
i millennial dall’11 Settembre e la Generazione Z dalla tecnologia mobile,
dal terrorismo e dai social media.

La capacità di comunicare in maniera effettiva, online e di persona,
è una qualità essenziale.
Internet ed i nuovi media hanno permesso alle persone di sperimentare
ciò che è importante e di porre al centro dell’attenzione
ciò che è necessario senza lasciare nulla in sospeso.
La prossima generazione dovrà eccedere in questa arte,
sviluppando la capacità di guidare una conversazione
e di creare una connessione effettiva attraverso le nuove forme di linguaggio.
Quello che dovrebbe riscoprire l’Italia è soprattutto il valore
che le nuove generazioni possono dare
quando esprimono le proprie potenzialità
e sono aiutate a superare le proprie fragilità.
I giovani devono poter aggiungere valore con la propria novità,
gettando il proprio sguardo originale sul mondo
e offrendo soluzioni inedite alle sfide del proprio tempo.
Compito delle nuove generazioni è andare oltre il presente,
mentre il compito delle più mature è consentire ad esse
di poterlo fare nel modo migliore.
Le generazioni precedenti stanno assimilando
i comportamenti delle generazioni emergenti
per due ragioni principali,
trasparenza ed autoconservazione.
Per tale motivo risulta spesso inopportuno criticare questi nuovi modelli sociali
che nonostante la crisi dei nostri tempi
riescono comunque a ritagliarsi i propri spazi
attraverso la musica, gli indumenti, l’arte multimediale
e tutte le varie esperienze creative che si sono sviluppate nell’era moderna
e che continueranno ad essere i capisaldi per lunghissimo tempo.
Questo è solo uno degli scenari che si prospettano
e che richiede quindi che le persone siano in grado di comunicare in modo ottimale
utilizzando nuovi strumenti.
In un’epoca dove anche all’interno di gruppi di lavoro si utilizzano tecnologie
quali Skype o Slack, risulta necessario imparare a comunicare in modi diversi,
adattandosi a nuove tecnologie, potenziando le proprie capacità
di comprensione e di scrittura.

Quando apparvero sulla scena sociale gli hippie o i punk,
le altre controculture giovanili,
prima ancora del contenuto ideale della loro espressione generazionale,
a colpire la mentalità borghese fu il disgusto dettato dagli indumenti,
dagli ornamenti, dalla toilette di questi giovani.
La creatività nello stile di vita sfuggiva alle codificazioni del sistema
del consumo corrente e si veniva a creare un divario generazionale
abbastanza netto.

Eppure un Paese che ha voglia di cogliere positivamente la sfida della longevità
e produrre benessere ha bisogno di una qualificata presenza delle nuove generazioni
nei propri processi di cambiamento e sviluppo.
Una migliore comprensione delle diversità culturali
permette di avere interazioni migliori tra le persone,
che si traduce in una migliore collaborazione.

In questo scenario, la nuova generazione, la Generazione Z,
rispetto alle generazioni precedenti sarà caratterizzata da una moltitudine di idee
e progetti tesi alla riconciliazione di temi essenziali
che oggi sono quasi sempre ignorati e tenuti a distanza.
La caratteristica fondamentale delle nuove generazioni che stupisce tutti
è quella di avere un grande spirito d’iniziativa.
La competizione per ottenere il successo è sempre stata spietata
ma, in un mondo sempre più connesso e globale,
i ragazzi delle generazioni future non dovranno solo competere
con altre persone dello stesso Paese, ma anche con quelle provenienti
da tutto il mondo.

Questo succede perché la società è mutata e la globalizzazione ha reso
nel bene e nel male tutto accessibile.
Sarà quindi importante avere il giusto spirito d’iniziativa
e la voglia di mettersi in gioco,
qualità sicuramente presenti nelle generazioni odierne.
I giovani di oggi sono il modo attraverso cui la società
sperimenta il nuovo del mondo che cambia.
Se messe nelle condizioni adeguate,
sono la componente essenziale in grado di coniugare le proprie potenzialità
con le specificità del territorio in cui vivono
e le opportunità delle trasformazioni del proprio tempo.
Le difficoltà dei giovani e l’aumento delle disuguaglianze generazionali
vanno considerate il segnale principale che la società
non sta andando nella giusta direzione.
Questa diffidenza da parte della società verso la sfera giovanile
non va altro che aumentare il senso di inadeguatezza
che fa parte ormai delle nuove generazioni.
Nonostante le qualità e le potenzialità siano evidenti
resta comunque ancora una notevole distanza comunicativa
tra i giovani di oggi e le generazioni precedenti.

Fabio Bartolo Rizzo meglio conosciuto come Marracash,
MC milanese di origine siciliana appartenente alla Dogo Gang
è sicuramente il rapper più competitivo
quando si affronta l’argomento della scrittura.
Nei testi Marra” mette sotto forma di testo tutta la rabbia
provata nel crescere in una città come Milano,
ma che potrebbe essere qualsiasi città moderna
in cui spesso a quanto pare sono i soldi a fare l’uomo,
in cui regna l’individualismo esasperato.
Rima delle pubblicità, dei luoghi comuni, del materialismo,
degli oggetti della società del benessere
che più che benessere semina frustrazione.
Ed è proprio questo forse il nucleo tematico della scrittura dell’artista,
anzi forse di tutta la sua poetica.
La frustrazione.

Il Principe della Barona,
il quartiere di provenienza è un punto di partenza, di fierezza
che crea forza e identità di questo rapper.
Con il gusto di essere se stessi,
di non vergognarsi delle proprie origini, famiglia, storia,
ma di marciarci sopra (e Marra lo fa forse fin troppo!),
prendendo la propria vita intera,
con tutte le schifezze e i grammi assunti,
e farne il proprio unico e irriproducibile punto di forza.
Puntarci tutto.
Per non essere un prodotto dell’ambiente da cui si proviene,
ma per fare in modo che l’ambiente sia un proprio prodotto.
Dritto al punto, senza filtri, e con un immaginario da giungla molto forte,
supportato dalla gente popolare e dalla gang dei Dogo,
che a Milano vuol dire Bollino Blu.

Marra in questi ultimi anni ha avuto la capacità
di riuscirsi a ritagliare un posto sui gradini più alti della scena Rap italiana
grazie a due dischi che hanno segnato una svolta
nella scrittura dei testi e nell’esposizione di un concept solido e ben articolato:
Persona” e “Noi, Loro, gli Altri“.
Fin dal titolo del disco (Persona), infatti, si comprende il filo conduttore del progetto,
ovvero il dualismo, dal quale deriva l’eterna lotta fra persona e personaggio,
alla ricerca di un’identità impossibile da definire pienamente.
15 brani da ascoltare tutti di un fiato, e tante collaborazioni,
9 per l’esattezza, scelte accuratamente dall’artista,
per far rendere l’album al massimo.
Ogni sua rima, ogni sua parola ha il proprio peso,
lasciando da parte la banalità e l’autocelebrazione, per dare spazio alle sensazioni.
Da non sottovalutare assolutamente è anche la denuncia sociale,
che non ha nulla di politico,
nulla di superficiale e non è mai scontata e fine a se stessa.

La forza solida delle produzioni Rap è unita a momenti di piena consapevolezza.
È percepibile, fra le righe, una voglia di rivalsa che contrasta con la cupezza,
una ricerca di speranza che si fa sempre più intensa.
L’autore si immerge nelle sensazioni lasciate dalle esperienze degli ultimi anni,
cercando venire a patti con il suo personaggio,
rifiutando, come sempre, l’omologazione per seguire un percorso del tutto personale.
Questo album è la prova che si può fare un Rap libero da imposizioni di mercato,
in cui si possono lasciare fluire i pensieri
per osservare con maggiore chiarezza cosa comporta oggi la popolarità
e il suo legame con l’immagine che le persone attribuiscono arbitrariamente.

Dopo “PersonaMarra riesce di nuovo a stupirci con un altro grandissimo disco:
Noi, Loro, gli Altri“.
Il disco, definito dall’artista un “Concept Album” come il suo predecessore,
ha alla base l’idea della divisione sociale.
Le tre copertine, una per ogni diversa versione del disco,
hanno lo scopo di identificare il gruppo di appartenenza di ogni individuo.
In questo nuovo album, il rapper di Barona ci racconta
la sua visione del mondo intorno a lui, ci parla di amici,
delle difficoltà che una persona può trovarsi ad affrontare,
della paura di perdere qualcuno di importante.
Solo nel brano “IO” troviamo una descrizione introspettiva già sentita in “Persona“.
Immagina di dover essere un rapper ed essere costretto ogni volta ad alzare il tiro.
Il concept del disco precedente era basato su “Persona” di Bergman,
il nuovo disco si orienta verso concetti di spersonalizzazione
e conflitti di classe a cui la società in cui viviamo ci obbliga,
ma la critica è rivolta anche agli stessi artisti delle nuove generazioni
che pensano solo alle views, ad essere famosi e a fare soldi,
che spesso fingono di appartenere “alla strada” solo per apparire più fighi,
ma in realtà risultano vuoti e senza background,
dove l’omologazione, le mode e il successo
restano gli unici obiettivi di una generazione
che non ha ancora storicizzato i propri valori.
Detto questo, musicalmente l’album funziona anche meglio di Persona
che già è un capolavoro, soprattutto nella parte iniziale.
Questa volta si apre con due ottime idee:
la banger LORO
e il campionamento di PAGLIACCIO
e si prosegue restando su ottimi livelli per tutto l’intero disco.
A differenza di “Persona“, troviamo solo 3 featuring,
ma scelti benissimo:
ovviamente non poteva mancare il pezzo con Gué, LOVE,
un brano sull’amicizia cantato sulla base di Infinity di Guru Josh;
Poi Calcutta e Blanco che cantano rispettivamente i ritornelli
di LAURA AD HONOREM e NEMESI.
In realtà ci sono anche delle collaborazioni nascoste,
Elodie in CRAZY LOVE,
Salmo e Joan Thiele in COSPLAYER, con quest’ultima anche in NOI,
e Fabri Fibra nella skit NOI, Loro E GLI ALTRI.
Noi, Loro e gli Altri è l’ennesimo passo avanti di un artista
che non deve più dimostrare niente,
ma che continua a sorprendere grazie alla sua scrittura esemplare.

Le liriche di Marra sono più personali che mai,
ma allo stesso tempo permettono una forte immedesimazione,
con l’utilizzo di immagini universali, vicine a tutti gli ascoltatori.
Forse Marra non riuscirà mai del tutto a vincere su Marracash,
ma sicuramente non perderà mai la fame artistica che lo spinge a fare sempre meglio,
perché la musica è un veicolo terapeutico potentissimo
per esprimere i meandri della propria personalità.

Negli anni ’80, quando il Rap inizia a staccarsi dalle feste di quartiere
per prendere una forma tutta sua,
grazie a mostri sacri del genere come Run DMC e LL Cool J
si iniziano a delineare i capisaldi della moda Hip Hop:
una carica di influenze provenienti dallo stile disco alla break dance
passando per l’attivismo.
Si iniziano ad indossare tute Adidas
con l’immancabile tripla striscia e appariscenti gioielli.
L’uniforme del rapper si arricchisce di accessori costosi
o rubati al mondo dello sportswear:
tra i must in questi anni figurano i cappellini da baseball New Era e i bucket hat,
gli anelli multifinger che formavano messaggi come “Love/Hate“,
enormi catene dorate, scarpe enfatizzate dai maxi lacci o portate direttamente senza.
Ma soprattutto, cambiano le proporzioni.
Se prima erano accettate anche silhouette più aderenti,
adesso i volumi diventano oversize, quindi sì a pantaloni baggy,
t-shirt e felpe molte taglie più grandi.
Il Rap dipinge immagini nitide delle vite ai margini, spaccati di una realtà cruda,
abbandonata dalle istituzioni e segnata dalla frustrazione per un sistema corrotto,
dalla povertà e al contempo da un bruciante desiderio di riscatto sociale,
per questo motivo anche gli indumenti possono rappresentare una rivalsa
per chi ha vissuto una vita in balìa del precariato e della povertà.

Gli anni ’80 sono un importante punto di svolta nel rapporto tra Rap e moda
anche per l’imponente proliferazione di brand
nati appositamente per soddisfare la scena Hip Hop:
è il caso di FUBU, leggendario marchio di abbigliamento creato da Daymond John,
oggi tra i più importanti investitori d’America.
FUBU nasce come un manifesto della black culture
e fa riferimento direttamente a chi si fa portavoce di quest’identità.
Il brand già da subito puntò a creare un legame empatico con il cliente
ed è per questo che funzionò in modo ottimale.
Tra cappelli, maglie e felpe, all’inizio degli anni ’90 il brand è un successo
e veste già tutti i rapper che contano, da Ol’Dirty Bastard agli NSYNC.

Nel 1982 nel mondo della moda inizia a farsi strada anche Dapper Dan,
che negli ultimi anni ha vissuto di nuova fama
grazie alla importante collaborazione con Gucci.
Tra i principali creatori dello stile Hip Hop, il designer aprì la sua boutique
nel cuore di Harlem, a due passi dal leggendario Apollo Theatre:
si trattava di uno spazio innovativo, aperto giorno e notte,
ventiquattro ore su ventiquattro.
È evidente come lo stile e la scelta degli indumenti da utilizzare
siano molto legate ai contesti storici vissuti in quel periodo.
Ciò nonostante questa evoluzione dello stile ha continuato a rivivere
fino ad oggi mutando forme e contenuti
attraverso l’uso delle piattaforme virtuali e dei social in particolare.
Ma mentre i rapper vecchia scuola andavano sempre di più verso lo stile classico
ed elegante (non era raro vederli in completi scuri, con giacca e cravatta),
nella scena odierna si trovano delle idee di moda decisamente più estreme e originali,
con accostamenti bizzarri e una certa ossessione per alcuni brand

La Trap, ad esempio può essere definita la variante contemporanea del Rap.
Ha basi elettroniche cupe e testi dilatati.
L’aspetto musicale è quasi secondario nel caso di questo genere.
E’ il tipo di mondo che si rappresenta
ed il personaggio che si interpreta
a farla da padrone,
ecco perché sono così importanti vestiti, scarpe, tatuaggi, capelli e accessori.

Se prendiamo come esempio uno dei più famosi in Italia,
Sfera Ebbasta, e guardiamo cosa indossa,
viene fuori un elenco lungo e curioso:
Gucci, Supreme, Nike, Yves Saint Laurent, Versace, Vans,
Adidas, Stella McCarteney, MSGM, Alpha Industries e potremmo continuare a lungo.
In una delle sue performance (al concerto del Primo Maggio) esibiva ben due Rolex,
ma anche un tanto improbabile, quanto fashion, marsupio molto stile anni ’80.

Il mix che ne viene fuori vede elementi streetwear, da rapper,
assieme a tocchi fashion di chi vuole esibire brand del lusso,
in stile swag, è uno stile difficile da definire ed interpretare
che possiamo capire solo se riusciamo ad integrarlo a tutto il contesto
legato ai vari social (Facebook, Instagram, TikTok).
Quindi scarpe Vans, ma con accessori Gucci, occhiali Versace e pantaloni Adidas,
elementi eleganti abbinati a capi per niente eleganti,
ma con un tocco eccentrico, e tutti insieme convivono
in uno stile che trova le sue influenze praticamente ovunque.

Dove i rapper non erano arrivati, ci sono arrivati i trapper:
Tatuaggi su tutto il corpo, anche e soprattutto sul volto,
la lacrima tatuata sotto l’occhio, le scritte “Hate” o “Love”,
pugnali, teschi, cuoricini, anche qui va bene tutto,
l’importante è esagerare.
treccine colorate, boccoli, rasature decorative e tinte oltraggiose e provocatorie. Questo lo stile della nuova scena.

L’estetica è quella dello spacciatore che ha fatto i soldi
e che si è riscattato fino al punto da non avere più bisogno di spacciare.
Il mondo che si racconta è quello:
cupo, drogato, ossessionato da moda e soldi, giovane e un po’ nichilista.
Un tipo di estetica che non poteva non piacere alla moda, e viceversa.
Parliamo di un mondo che vive su delle contraddizioni perenni
dove i giovani sono costantemente vittime dei disagi sociali
provocati da una società che tende deliberatamente
a tagliare fuori qualsiasi tipo di individuo.
Questo sistema esclusivo” piuttosto che “inclusivo
fa si che le nuove generazioni cerchino in tutti i modi di sfuggire
a determinati disagi sociali attraverso la musica e la moda,
esprimendo il loro totale disappunto verso il mondo che li circonda.

Il Rapper parla alle nuove generazioni
con un linguaggio crudo, semplice e immediato.
Il Rap ha avuto un forte impatto sulle nuove generazioni
che sentono e hanno voglia di esprimere un disagio interiore e sociale
e questo genere è un ottimo mezzo per comunicare e urlare
quello che non ci piace nella società.

La maggior parte dei Rapper sono persone che hanno vissuto un percorso difficile
ed hanno trovato nella musica uno strumento efficace per sfogarsi,
per superare i loro problemi, per esprimere i loro disagi.

July 1993

Non solo, riescono anche a leggere la società con tutte le sue contraddizioni.
I loro testi, le loro parole non hanno mezze misure.
Loro non vogliono essere poetici, ma vogliono lanciare messaggi,
in cui credono veramente,
in modo semplice e immediato, anche se molto spesso crudo.
Spesso dietro la loro immagine da arroganti e il loro stile sportivo o trasandato
si nasconde una grande sensibilità nel capire i disagi delle persone.

Di seguito una lista di libri sui Rapper
che hanno saputo distinguersi e ritagliarsi un posto nel mondo della musica.

1) Dietrologia. I soldi non finiscono mai di Fabri Fibra

2) Zero di Sfera Ebbasta

3) Sono io Amleto di Achille Lauro

4) Guérriero. Storie di sofisticata ignoranza di Gué Pequeno

5) Il tocco di Mida di Don Joe

6) Barre. Rap, sogni e segreti in un carcere minorile di Francesco Kento Carlo

7) Consigli a me stesso. I miei 2 centesimi di J-Ax

8) La profezia di Clementino. Quel che ho sognato tra Sud e Rap di Clementino e Diego Nuzzo

La cosiddetta lean è una droga semplice e a basso costo
e oggi spopola tra i giovanissimi
galvanizzati dall’immaginario della musica Trap.
Quali sono gli effetti della codeina?
Per ottenere la lean è sufficiente una bottiglia di Sprite
e una confezione di sciroppo per la tosse.
Si tratta di pochi euro per una droga che spopola tra i giovani,
coinvolti più che mai dal vortice della Trap.
Ti sei mai chiesto, però, quali sono gli effetti della codeina?
L’immaginario Rap si intreccia da sempre con la droga,
oggi il mondo Rap si tinge di viola ed è dolce come Sprite.
Citiamo Crystal Ball (Dark Polo Gang), Sciroppo (Sfera Ebbasta)
oppure Wave (Drefgold), ma ci sono tantissimi esempi alla mano.
Qualche giovane all’ascolto ne sente parlare,
ma forse non sa cos’è la codeina
e che effetto fa la lean.
Ecco, questa è solo una delle domande a cui vogliamo dare risposta,
per concentrarci soprattutto sui rischi che comporta
un uso improprio, immotivato e sconsiderato di talune sostanze per la salute.

Cos’è la lean (purple drank)?
Partiamo dalla definizione: cos’è la lean?
Si tratta di una bevanda ottenuta
unendo la Sprite allo sciroppo per la tosse,
che contiene appunto codeina e prometazina.
Ha molteplici nomi,
è conosciuta anche come dirty sprite, purple drank e purple jelly
per il suo aspetto violaceo e quella parvenza gelatinosa.
Che effetto fa bere lean?
Lo stesso di un sedativo.

Cos’è la codeina?
La codeina è un analgesico oppioide,
deriva direttamente dalla morfina
di cui condivide quasi per intero la sua struttura chimica.
La codeina, così come la prometazina,
è un componente che si presta a diverse formulazioni:
compresse per uso orale come antidolorifici (codeina e paracetamolo)
o anche come preparati iniettabili
per contrastare fenomeni allergici importanti (prometazina).

Quanto costa la purple drank?
Con un paio di euro porti a casa una bottiglia di Sprite
e con pochi altri puoi comprare lo sciroppo.
Nella vicina (e dunque gettonata) Svizzera
pare sia possibile acquistare una confezione di Makatussin senza ricetta.
In Italia sono molto diffusi anche la Paracodina,
sciroppo a base di diidrocodeina
(praticamente identica alla codeina,
stessi effetti farmacologici e collaterali),
e Bronchenolo, sciroppo a base di destrometorfano
(un altro oppioide, vale quanto già detto).
In Italia non è consentita la vendita senza prescrizione medica.

Come si usa la codeina (in modo corretto)
La vera domanda allora è: quando viene prescritta e in che modo?
Quali sono i benefici per l’organismo che assume codeina in modo corretto,
secondo direttiva medica?
La codeina è un agente terapeutico
usato sostanzialmente nel controllo del dolore medio o acuto
(ad es. come antidolorifico postoperatorio),
molto spesso associata a FANS
(Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei, come Ibuprofene o Moment, per intenderci)
o Paracetamolo che sono presenti nella formulazione
in quantità decisamente maggiori rispetto alla codeina stessa.
Il contenuto di codeina in questi casi è molto basso,
ma il suo effetto si somma a quello del FANS a cui è associata,
riducendo i rischi di tossicità tipici degli oppioidi ad alte dosi.
Altrimenti può essere utilizzata in sciroppi per la tosse
(uno degli effetti degli oppioidi è quello di alterare le funzioni respiratorie,
un effetto che però può portare al collasso respiratorio a dosi molto alte,
certamente non consigliate né dal proprio medico né dal bugiardino del farmaco).

Gli effetti della codeina usata impropriamente
Altra domanda: quali sono allora gli effetti di Sprite e Codeina assunta così a caso? Quali sono, dunque, gli effetti della codeina usata fuori contesto?
Possono essere variabili e strettamente dipendenti dalla dose di codeina assunta. Certamente chi prepara un purple drank
non fa molto caso al dosaggio di codeina assunta.
Di certo si può dire che gli analgesici oppioidi
sono farmaci con i quali non bisogna scherzare:
le cause più frequenti di morte sono, come citato di sopra,
collassi respiratori dovuti dalla depressione
esercitata dall’oppioide sui centri della respirazione nel bulbo a livello del SNC (Sistema Nervoso Centrale),
un effetto che come sempre per gli oppioidi è dose-dipendente.
Gli effetti derivanti da un utilizzo cronico e sconsiderato
sono ancora più spinosi e comprendono la comparsa di assuefazione al farmaco
(la stessa dose assunta precedentemente
provoca effetti farmacologici inferiori con l’uso cronico della sostanza)
e sviluppo di dipendenza fisica.
Lo sviluppo di dipendenza porta inevitabilmente alla comparsa
di crisi di astinenza che si manifestano
come nervosismo, apatia, insonnia correlate a tachicardia e sudorazione.
Se ci pensi questi sono tutti effetti contrari a quelli generati dagli oppioidi,
che invece portano a sedazione, euforia e diminuzione del lavoro cardiaco.

Come smettere
Purtroppo se un individuo ha sviluppato dipendenza,
interrompere bruscamente l’assunzione di un oppioide non è mai una buona idea, motivo per cui si da il metadone agli eroinomani che devono ripulirsi.
Infatti si rischia che l’individuo si trovi in crisi d’astinenza
con tutti i pericoli sia di salute che sociali che ne derivano.
Sembra strano e anche quasi infattibile,
ma la soluzione migliore sarebbe quella di interrompere gradualmente
l’utilizzo assumendo quantità di farmaco via via inferiori.
Così facendo si da il modo all’organismo di normalizzarsi
ed abituarsi ai nuovi cambiamenti che riguardano i recettori degli oppioidi,
evitando così la comparsa dei sintomi legati alla crisi d’astinenza.

Conclusioni
Un uso improprio può portare (anche) alla morte.
Scritta così sembra una esagerazione da click baiting,
in realtà le cose stanno diversamente
e l’obiettivo del nostro articolo è proprio quello di chiarire le cose
cercando di sensibilizzare.

La composizione ha una funzione importante all’interno della musica.
E’ il pilastro su cui costruire tutto il resto.

Comporre è una dote innata, che va coltivata e sviluppata nel tempo.
E’ importante avere una base teorica e conoscere la musica, i grandi compositori,
i grandi cantautori che hanno fatto la storia.
Ma poi bisogna mettere in pratica tutto il sapere attraverso la composizione,
tirando fuori quello che abbiamo dentro in quel momento della nostra vita.

Quindi studia e metti in pratica quello che impari.
Lasciati ispirare dal lavoro creativo di altri artisti,
ma poi trova la tua dimensione
Cresci come artista, mettendoti in gioco e sviluppando la tua creatività.
Una buona base sui libri di composizione musicale è un ottimo punto di partenza.
Di seguito, te ne consigliamo alcuni molto interessanti,
sia per la composizione classica che moderna.

Libri sulla composizione musicale

1) “La Melodia Popular:
Analisi, Sviluppo e Armonizzazione della Melodia nel Jazz, Pop, Rock…
di Alfonso Girardo

2) “Fondamenti di composizione.
Comprendi la musica quando la fai
di Paolo Teodori

3) “Armonia, analisi e composizione
di Andrea Cappellari e Irlando Danieli

4) “Elementi Di Composizione Musicale
di Arnold Schönberg

5) “Contrappunto e composizione
di Felix Salzer e Carl Schachter

6) “Teoria e pratica della composizione.
I grandi compositori come maestri e come allievi
di Alfred Mann

7) “Metodo di armonia e composizione musicale
di Santino Cara

8) “Elementi di Composizione per Didattica della Musica
di Francesco Villa

La faida tra crew dei rapper di nuova generazione dalle strade passa al ring.
San Siro contro Rozzano.
É in corso un mega dissing tra due giovani rapper della scena:
da un lato c’è Rondo da Sosa dall’altro Paky.
I due esponenti della nuova generazione Rap,
il primo legato al quartiere milanese e l’altro a Rozzano.
Una sfida a colpi di rime che molti hanno rinominato “Rozzano vs San Siro”.
Il dissing in breve tempo è divampato.
La scena ha cominciato a lanciarsi frecciatine a vicenda per giorni,
con Keta e Rondo da Sosa da una parte e Paky dall’altra
che si danno dei pagliacci via Instagram Stories.

Il conflitto è iniziato da una provocazione partita dalla crew di Rondo
che in alcuni brani attacca Rozzano.
Da qui si sono inaspriti i rapporti fra le due bande.
E così di seguito una raffica di frecciate reciproche,
fino all’evento che ha visto partecipare centinaia di giovani rozzanesi
al video girato nel quartiere.

La situazione degenera ulteriormente quando sul palco di un live
Rondo da Sosa manda a “quel paeseRozzano, scatenando la rabbia tra i fan.
Non contento, qualche ora dopo, Rondo spoilera un pezzo della canzone Chinga,
che sarebbe proprio dedicata a Paky.

A questo punto entra in scena Paky.
Il manager dell’artista di Rozzano dissa così Rondo da Sosa,
colpevole” di aver insultato lui e i suoi amici in live.

L’apice, probabilmente, i due lo raggiungono quando il manager di Paky
pubblica via Instagram Stories un finto epitaffio di Rondo,
come se il rapper fosse già morto.
Una scelta questa che ha sconcertato tutti.

La sfida social fra Rozzano e San Siro, però,
potrebbe essere destinata a finire molto presto.
Rondo ha intenzione di farla finita.
Ora la vicenda sta assumendo contorni tali da rischiare di degenerare
e allora ecco la proposta di Rondo è di passare dal set della strada al ring.
Rondo da Sosa, il rapper di San Siro,
tramite alcune Instagram Stories ha sfidato Paky.
Non continuare a nasconderti in quartiere.
Chiudiamo per sempre questa faida tra Rozzano e San Siro

Una volta e per tutte con questa storia ha proposto a Paky uno scontro sul ring.
100mila euro in palio per la quale DAZN avrebbe già acquistato i diritti del match.
Il team di Paky ancora non ha risposto, in ogni caso,
anche se Il Giorno conferma che l’incontro si terrà per davvero. 

Successivamente, Rondo ha pubblicato una seconda Instagram Stories,
in cui ha manifestato a chiare lettere l’intenzione di devolvere, in caso di vittoria
– ammesso e non concesso che Paky possa prendere in considerazione la proposta
i 100mila euro per costruire un centro didattico nel quartiere di San Siro,
dato che, a detta sua, il comune di Milano se ne sarebbe disinteressato.

Queste le sue parole:
Se dobbiamo continuare a dedicarci le filastrocche
senza neanche vederci di persona con tutte ‘ste pagliacciate di pagine che fomentano e TikTok, mi taglio fuori, io faccio business ed ho una famiglia da sfamare.
I 100k saranno tutti dati in beneficenza tra Kairos e tutte le comunità,
una parte sarà usata per costruire il centro didattico di San Siro,
siccome il Comune se ne è sbattuto
“.

I rapper già famosi lanciano di notte video su YouTube
e spesso li dedicano a qualche fratello in carcere.
Sono il riferimento dei tanti ragazzi, sempre più giovani, 12 o 14 anni,
che si trovano in via Zamagna a San Siro,
il quartiere di Milano più sorvegliato perché più simile a un ghetto-banlieue,
ma che si aggregano anche in tante altre periferie geografiche e culturali.
Recentemente c’è stata una sparatoria a San Siro per una resa dei conti, pare,
fra il rapper Kappa 24K e Carletto Testa,
malavitoso fermato dalla Squadra mobile
per la sparatoria di piazza Monte Falterona, l’8 Gennaio.

 A Milano è sempre rimasta una oscura attrazione per la periferia.
Le periferie cresciute in questi anni intorno ai gangsta, rapper e affini
che si definiscono artisti o a bande occasionali,
hanno aumentato decisamente la densità demografica
grazie alla partecipazione attiva e alla musica
che fa quasi da contorno a determinate realtà.
Chiamateli quartieri, ma restano sempre periferie,
dove molte scene ricordano i ghetti americani.

La Stanza Dei Fantasmi
presenta
il nuovo Singolo di
ROW
prodotto da Lo Spettro DJ

“V.S.P.”

V.S.P
di ROW
vuole esprimere e descrivere attraverso i testi
e la musicalità la sua personale introspezione quotidiana.”

______________________

Singolo
disponibile su Spotify / Apple Music / Amazon Music
dal 7 Aprile 2023.

_______________________

Pensato e scritto da ROW,
registrato | mixato | masterizzato
da Lo Spettro,
presso La Stanza Dei Fantasmi,
a Milano.

ROW

Al secolo Rosario Vona,
negli anni si è fatto strada
nel panorama musicale Rap calabrese
con l’appellativo di ROW.

Classe 2000.
I primi passi nel mondo Hip-Hop li muove grazie ai graffiti,
che lo avvicinano in un contesto fino ad allora sconosciuto.
Conosce il Rap grazie all’ascolto dei grandi classici.


ROW scrive i primi brani che resteranno inediti fino al 2015,
anno della sua prima pubblicazione.

_______________________

Lo Spettro DJ

Inizia a scoprire la passione da DJ all’età di 13 anni,
cresciuto tra giradischi “a cinghia” e “Vinili” Disco/Funk anni ‘80 del padre.
Dai 17 anni nei locali e nei centri sociali della sua Città, Cosenza,
diventa pian piano il punto di riferimento della nuova scena Hip-Hop,
in tutta la Calabria, con la crew “Scratch Your Mind”.
Nel 2014 fonda un’etichetta discografica indipendente
La Stanza Dei Fantasmi”,
con uno studio di registrazione che ha ospitato
il gotha della musica calabrese.

Il mondo della musica Urban italiana,
negli ultimi 5 anni si è rinnovato in modo radicale attraverso stili innovativi,
sound sempre più contaminati e l’esplosione di un nuovo mercato musicale,
che ha permesso al Rap di ritagliarsi uno spazio importante
anche all’interno di contesti solitamente ostili al movimento Hip Hop,
come trasmissioni radio o programmi televisivi.

C’è stata un’inversione di rotta in certa Trap italiana, partita conflittuale
e underground ma diventata velocemente e irrimediabilmente istituzionale,
mainstream e commerciale.
La vena creativa si è inaridita, non ha granché di nuovo da raccontare
e questo ritorno a una Trap più scura e spigolosa
è anche legato a diversi compromessi.
Negli ultimi anni infatti la Trap sembra aver perso terreno,
dando spazio alla cosiddetta musica Urban, un mix tra R&B, Rap, Trap e Pop,
più idoneo alla diffusione radiofonica e ad pubblico più aperto alle nuove sonorità,
che ormai riesce a scalare le classifiche degli album e dei singoli:
un genere che accomuna Rkomi, Blanco, Capoplaza, Marracash, Lazza, Gué,
Salmo, Shiva, Mambolosco che con i loro rispettivi album
(Marra ne ha addirittura due nella Top 20)
rappresentano bene un Rap più maturo e consapevole,
adatto anche a un pubblico over 30,
mentre altri che hanno recentemente calcato la scena attuale
sono riusciti a dare un notevole contributo musicale
dando l’opportunità anche ad un pubblico più giovane
di “affezionarsi” a questo genere.
Sorpassati dalle nuovissime leve
quali Paky, Rondodasosa, Rhove, Simba La Rue e tanti altri,
dai contenuti più espliciti e dall’immagine più pericolosa e meno sofisticata,
alcuni dei trapper di successo hanno tentato di rinfocolare la loro credibilità di strada
con pezzi più crudi e collaborazioni tattiche, atte a pattugliare il territorio.

Interessante a tal proposito è il percorso di Lazza (Jacopo Lazzarini)
un rapper e pianista milanese classe 1994
(si è formato studiando musica classica al conservatorio)
che sin da adolescente si è fatto notare per le sue grandi abilità tecniche
messe in mostra nelle battle di freestyle in giro per l’Italia
che gli hanno fatto conquistare subito una buona notorietà.
Fino alla partecipazione al Festival di Sanremo
l’artista non era mai riuscito in pieno a farsi apprezzare da un pubblico più ampio.
Molti pregiudizi hanno caratterizzato il percorso del cantante.
In molti hanno sempre considerato Lazza uno spocchioso
capace di rappare solo affrontando argomenti materialistici e privi di contenuti.
In realtà il rapper aveva già dato prove del suo spessore artistico
proponendo un disco come “Sirio”.
Lazza mantiene intatto il suo stile tamarro,
ma in questo terzo capitolo della sua carriera si apre di più
e racconta anche lati più personali e riesce ad aprirsi completamente
arrivando a toccare temi che rendono i testi privi di banalità.
Infatti il disco arriva da un periodo buio e per questo ha atmosfere più malinconiche.
È sicuramente l’album più maturo del suo percorso
in cui non tradisce mai le radici Rap, ma dove riesce comunque a sperimentare,
giocando con i suoni, con la metrica e le rime.

Un altro artista interessante nel panorama Urban italiano è sicuramente Shiva.
La carriera di questo artista è un treno che non si ferma mai
e che continua a viaggiare senza sosta:
ogni progetto del rapper di Milano Ovest
è contestualizzato in un periodo artistico-musicale unico
e completamente diverso dal precedente.
Per questo motivo i diversi lavori dell’artista
sono decisamente diversi tra loro
nonostante lo stile di Shiva resti inconfondibile.
Shiva apre il suo ciclo di progetti con “Routine EP“,
accolto in modo piuttosto negativo dalla critica e seguito da un altro flop:
Auto Blu“.
Successivamente Shiva è riuscito a invertire la rotta attraverso scelte ben studiate,
trasformando la sua reputazione da rapper burattino della major
ad artista stimato in tutta Italia per la sua tecnica, il suo stile e il suo valore artistico.
Nel periodo della sua “rivincita”, cioè il biennio 2021-2022,
sono arrivati il convincente disco “Dolce Vita“,
diversi featuring e singoli di qualità,
l’EP a tema romanticoDark Love” e, ora,
il quarto disco in studio “Milano Demons“.
Shiva è un artista musicalmente iperattivo,
l’identità del rapper, è stata ben costruita in modo talmente chiaro
da non lasciare spazio a equivoci.
Tutto ciò che ha fatto è perfettamente coerente con il suo percorso artistico
e si concilia perfettamente con il suo background.

Negli ultimi anni la musica Urban ha conosciuto anche un nuovo artista: Mambolosco.
Il rapper, classe 1990, è cresciuto negli Stati Uniti,
dove torna spesso a visitare la famiglia paterna.
Il suo disco d’esordio del 2019, “Arte“, è stato certificato “Disco d’Oro“.
Un progetto nato anche grazie all’aiuto negli anni del collettivo Sugo Gang,
che si è formato a Vicenza, città natale di Mambolosco.
Il rapper ha collaborato con diversi artisti della scena Urban italiana,
tra cui Tony Effe, Pyrex, Shiva, Enzo Dong e Boro Boro.
Insieme a quest’ultimo, suo collega e amico,
ha realizzato nel 2020 il suo secondo album, il joint album “Caldo“.
Il disco si è posizionato per quattro settimane consecutive
nella Top 20 degli album più venduti.
Questo artista negli ultimi anni ha saputo farsi strada nel mondo del Rap
affermandosi come uno dei talenti più a fuoco dello scenario attuale.

Il metodo di diffusione della musica che permette, con pochi euro al mese,
di accedere istantaneamente a un catalogo di circa 80 milioni di canzoni,
è sicuramente un vantaggio che il pubblico apprezza volentieri.
Ma gli ascoltatori si aspettano anche qualcosa che duri nel tempo.
Questi discorso interessa anche le Major e gli ascolti sulle piattaforme digitali,
in quanto se un prodotto dura poco,
le stesse Major non avranno la possibilità di generare ricavi futuri
attraverso i vari cataloghi musicali.
Delle decine di nomi spuntati nella scena Trap nostrana molti saranno dimenticati
perché d’ispirazione troppo volatile e produzione discontinua.
Le case discografiche hanno il dovere di inseguire i trend del momento,
i like sui social e a guardare ai numeri dello streaming,
ma hanno anche il dovere di tornare ad investire nello scouting
e nelle produzioni discografiche, che richiedono ingenti risorse per musicisti,
produttori, arrangiatori e autori di qualità.

Il 7 Marzo 2014, dunque 9 anni fa,
Vacca pubblicò sul suo canale YouTube “Il Diavolo Non Esiste“,
dando il via ufficialmente al dissing più epico del Rap Italiano,
quello proprio tra lo stesso Vacca e Fabri Fibra.

I dissapori tra i due,
che in precedenza erano amici
a tal punto che Vacca seguì metà del Tour di Tradimento di Fibra,
sono iniziati in alcune interviste.
Fibra aveva pure lanciato delle frecciatine a Vacca in “Zombie“,
a cui il sardo rispose con la vera prima diss-track,
appunto “Il Diavolo Non Esiste“.
Fibra rispose due settimane più tardi con “Niente di Personale

seguita poi da “Nella Fossa” di Vacca.

Fibra reagì nuovamente con “Fatti da Parte

a cui Vacca rispose con l’ultima Diss TrackRitarducci

In questo dissing entrambi hanno dato il meglio,
creando uno dei momenti più epici del rap italiano,
in cui tutta l’attenzione era concentrata sulla qualità delle barre
e punchline cattive che trasudano Hip Hop ancora oggi.

Diteci cosa ne pensate e chi, secondo voi, ha vinto la sfida.