Ti sarai reso conto che in stanze diverse i suoni si percepiscono in modo diverso,
ma nel tuo studio di registrazione in casa non puoi improvvisare,
deve essere percepito un certo tipo di suono.

Ciò significa che non basta comprare tutta l’attrezzatura necessaria,
come il microfono, le cuffie, i monitor da studio,
per allestire il nostro studio di registrazione in casa.
Bisogna fare in modo che l’ambiente in cui registreremo musica
sia consono e adatto per la registrazione di musica,
perchè l’acustica della stanza influisce sulla qualità del suono.

Trattamento acustico

Il trattamento acustico permette di controllare il suono all’interno di una stanza,
ha la capacità di controllare i riflessi sonori all’interno della stanza
in modo da migliorare la qualità delle registrazioni,
trasforma una normale stanza in un ambiente di registrazione adeguato.
Ad esempio i pannelli in schiuma sui muri degli studi di registrazione
hanno il compito di assorbire i riflessi sonori.

Perchè è cosi importante il trattamento acustico?

Il suono può apparire distorto in uno spazio non trattato, può apparire spento.
Perciò, se non viene data la giusta importanza anche al trattamento acustico,
si rischia di spendere molti soldi ed energia per niente.

Quando si emette un suono, quando cantiamo, quando suoniamo una chitarra ecc, 
le onde sonore si muovono dalla sorgente verso l’esterno in ogni direzione.
Una parte del suono si muove in linea retta verso il microfono,
in questo caso parliamo di suono diretto.
Il resto del suono rimbalza nella stanza in modo casuale,
molte di quelle onde sonore ritornano inevitabilmente al microfono,
in questo caso parliamo di suono riflesso.

A seconda delle dimensioni e della forma della tua stanza
e se l’hai trattata acusticamente o meno,
il cambiamento del suono può essere drastico.

Per esempio, se cantiamo sotto una doccia o in una cattedrale
percepiamo un bel suono, un suono più “sonoro” rispetto ad altre stanze,
dove il suono risulta più spento.
Questo perché ognuno di questi spazi può avere un’acustica migliore.

Per fortuna, in ogni stanza,
è possibile isolare il suono diretto
in modo da avere la registrazione più pulita possibile
e creare un ambiente di registrazione e di ascolto gradevole.

Assorbimento e diffusione

Ci sono due approcci al trattamento acustico:

L‘assorbimento si riferisce alla componente del suono che viene assorbita,
non esce da nessuna delle direzioni,
impedisce che le frequenze indesiderate
si riflettano nell’ambiente di registrazione o di missaggio.
Ci sono veri e propri assorbitori acustici 
che sono realizzati in un materiale che impedisce
all’energia sonora di rimbalzare su superfici dure come pareti e soffitti.
In questo modo viene migliorata notevolmente la qualità del suono
dell’ambiente e delle registrazioni.

Hai presente quei pannelli in schiuma sui muri degli studi di registrazione?
Ecco quelli sono degli assorbitori acustici, assorbono tutti i riflessi sonori.

Molti avvertono che il suono esce troppo ovattato,
spento” quando utilizziamo solo l’assorbimento.
Ecco che subentra un altro approccio al trattamento acustico, la diffusione.
La combinazione dei due fa uscire un suono perfetto.

La diffusione permette a qualche riflesso sonoro di sopravvivere,
funziona disperdendo riflessi problematici in diverse direzioni,
per ridurre il loro effetto negativo. 
I diffusori acustici sono realizzati in materiali rigidi disposti in modelli di altezza,
dimensioni o direzione della superficie variabili.

Nella maggior parte dei casi,
è necessaria una combinazione di entrambi gli approcci
per un efficace trattamento acustico.

I tre tipi di trattamento acustico

I tre tipi principali di trattamento che forniscono assorbimento e diffusione
sono i Bass Traps, i Pannelli Acustici e i Diffusori.

  • Bass Trap – per il controllo e l’assorbimento delle basse frequenze
  • Pannelli Acustici – per assorbire le frequenze medio/alte
  • Diffusori – per disperdere le frequenze rimanenti

Le Bass Trap sono strumenti specializzati nell’assorbimento delle basse frequenze, ma in realtà sono in grado di assorbire anche le frequenze medio/alte.
Sono pannelli fonoassorbenti a forma triangolare
da posizionare negli angoli della stanza,
sono considerati molto importanti nel trattamento acustico,
perché migliorano notevolmente l’acustica della stanza,
e sono utili soprattutto durante il processo di mixaggio.

Le Bass Trap gestiscono le frequenze più basse
e i Pannelli Acustici si occupano del resto.

I pannelli acustici, infatti, aiutano a ridurre le frequenze medio-alte
durante la registrazione e il mixaggio,
sono realizzati con una cornice rettangolare
riempita con materiale assorbente e appesa alle pareti.
Esse eliminano le onde stazionarie presenti tra due pareti contrapposte.
Solitamente vengono posizionati sui muri laterali e il soffitto,
rispetto alla posizione dove possiamo ascoltare la musica.

I Diffusori Acustici sono una forma di trattamento acustico
che disperde i riflessi anziché assorbirli.
La diffusione consente di controllare i riflessi della stanza
senza eliminarli completamente.
I Diffusori sono principalmente per stanze più grandi,
è possibile mettere dei Diffusori sulle sezioni superiori delle pareti e sul soffitto.

Pannelli: pannelli fonoassorbenti e pannelli diffusori

Per avere un buon trattamento acustico ci sono diversi pannelli
che hanno forme e dimensioni diverse,
e sono fatti di materiali diversi
che vengono inseriti negli angoli e sulle pareti della stanza.
Esistono essenzialmente due tipi di pannelli:
pannelli fonoassorbenti e i pannelli diffusori.

pannelli fonoassorbenti sono composti da materiali fonoassorbenti,
tipicamente lana di roccia, lana di vetro o fibra di poliestere.
Il loro scopo è assorbire le onde sonore,
e fare in modo che esse non si riflettano sul muro e negli angoli della stanza.

pannelli diffusori invece,
vengono utilizzati per esaminare alcune precise frequenze nella stanza,
e sono realizzati in materiali rigidi come plastica e legno.

La Stanza Dei Fantasmi
presenta
il nuovo Singolo di
ROW
prodotto da Lo Spettro DJ

“V.S.P.”

V.S.P
di ROW
vuole esprimere e descrivere attraverso i testi
e la musicalità la sua personale introspezione quotidiana.”

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Singolo
disponibile su Spotify / Apple Music / Amazon Music
dal 7 Aprile 2023.

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Pensato e scritto da ROW,
registrato | mixato | masterizzato
da Lo Spettro,
presso La Stanza Dei Fantasmi,
a Milano.

ROW

Al secolo Rosario Vona,
negli anni si è fatto strada
nel panorama musicale Rap calabrese
con l’appellativo di ROW.

Classe 2000.
I primi passi nel mondo Hip-Hop li muove grazie ai graffiti,
che lo avvicinano in un contesto fino ad allora sconosciuto.
Conosce il Rap grazie all’ascolto dei grandi classici.


ROW scrive i primi brani che resteranno inediti fino al 2015,
anno della sua prima pubblicazione.

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Lo Spettro DJ

Inizia a scoprire la passione da DJ all’età di 13 anni,
cresciuto tra giradischi “a cinghia” e “Vinili” Disco/Funk anni ‘80 del padre.
Dai 17 anni nei locali e nei centri sociali della sua Città, Cosenza,
diventa pian piano il punto di riferimento della nuova scena Hip-Hop,
in tutta la Calabria, con la crew “Scratch Your Mind”.
Nel 2014 fonda un’etichetta discografica indipendente
La Stanza Dei Fantasmi”,
con uno studio di registrazione che ha ospitato
il gotha della musica calabrese.

Se sei un musicista sai quanto la qualità audio conta nell’ascolto della tua musica.
Vuoi che l’audio sia fedele, e che sia più vicino possibile all’originale.

Le cuffie da studio, sono adatte proprio per offrire un’ottima qualità audio,
ed essendo professionali, sono adatte per la produzione musicale.

Ma prima di mostrarti una lista di cuffie da studio,
è giusto avere qualche conoscenza in più,
per avere una visione d’insieme e saper scegliere quella più giusta per te.

Ci sono diversi parametri da tenere in considerazione.

1) La capacità di isolamento dal rumore.
Più il grado di isolamento è alto, più si sente bene il suono anche in luoghi rumorosi;

2) La sensibilità.
Il suo indicatore sono i decibel e in sostanza ti permette di valutare la pulizia
del suono ad alto volume;

3) Le dimensioni.
Se le cuffie sono grandi o piccole non influiscono sulla qualità del suono,
ma di sicuro sulla comodità.
Le cuffie di grandi dimensioni alla lunga possono risultare molto fastidiose.
Ma comunque, quelle da studio vanno bene per la loro efficacia nell’ottimo suono.

Possiamo fare una distinzione:

Le Cuffie in-ear sono gli auricolari che inseriamo all’interno delle orecchie.
Ovviamente sono molto piccole, maneggevoli e adatte per portarle in giro.

Le Cuffie on-ear si poggiano sulle orecchie.
Sono di piccole dimensioni e sono abbastanza leggere.
In genere, i costi sono accessibili, ma non eliminano totalmente i rumori dall’esterno.
Sono facilmente trasportabili. Per un ascolto intimo sono più indicate
a casa o in luoghi non troppo rumorosi.

Le Cuffie Over-ear avvolgono completamente le orecchie.
Sono di grandi dimensioni, pesanti e alla lunga possono stancare per il troppo peso.
Offrono un suono limpido, e un grado di isolamento alto (dai rumori esterni).
Sono più costose, ma in cambio offrono un’ottima qualità del suono.

4) L’impedenza.
Questo parametro, indica la resistenza che il suono incontra
prima di uscire dalla cuffia.
Più sarà alto il grado di impedenza, più sarà alta la qualità del suono.

Cuffie chiuse, semi aperte e aperte

Cuffie chiuse: queste cuffie ti offrono la percezione
di un grado maggiore di isolamento, sei in grado di sentire i riverberi,
le basse frequenze, anche se poi non sono fedeli al suono originale.
Quindi sono adatte se sei in un ambiente rumoroso
e quindi hai bisogno di estraniarti per ascoltare la tua musica.

Il problema è che alla lunga iniziano a diventare fastidiose, perchè possono affaticarti.
Quindi, meglio utilizzarle per un piccolo lasso di tempo.

Cuffie aperte: le cuffie aperte non favoriscono un alto grado di isolamento,
ma sono più comode da tenere per un lungo periodo di tempo
e tendono a offrire un suono più fedele all’originale.

Cuffie semi aperte: sono il giusto compromesso tra il grado di isolamento
che vuoi avvertire, il comfort nel tenerle e il suono più fedele all’originale.

Le migliori cuffie da studio

1) AKG K271 MKII Cuffie da Studio Professionali
Sono cuffie chiuse e over-ear, di grandi dimensioni,
pronte ad offrire un ottimo suono.

2) Beyerdynamic DT 770 PRO 250 Ohm Cuffie da Studio
Cuffie On-Ear, molto comode e di media dimensione.

3) Audio Technica ATH-M50X Cuffie professionali per il monitoraggio.
Le Cuffie On-Ear di Audio Technica sono una garanzia.

4) OneOdio Pro 10
Queste cuffie hanno il giusto mix tra qualità e prezzo.
Con padiglione morbido e lussuosamente imbottiti
sono specificamente progettate per il massimo comfort
e isolamento del rumore della cuffia monitor.
L’archetto è regolabile ed estensibile,
in modo da poter trovare l’angolo desiderato che più ti piace.
Il design è elegante e la qualità audio è di fascia alta.
Ottime per lo studio di registrazione.

5) Sennheiser HD 280 Pro Cuffia Professionale
Cuffie da studio, over-ear di ottima qualità.

6) Sony MDR-7506 Cuffie Stereo, Dinamiche Professionali
Cuffie da studio, chiuse.

7) Shure AONIC 50 Cuffie Wireless con Cancellazione del Rumore
Cuffie senza fili Bluetooth, da studio, Over-Ear.

R. Kelly nasce a Chicago nel 1967 da una famiglia poco agiata,
ed è un bambino introverso, concentrato sulla musica che impara da autodidatta.
Ha difficoltà di apprendimento ed è vittima di bullismo.
Viene molestato da una familiare dai 7 ai 13 anni e, secondo lo stesso Kelly,
questo ha risvegliato i suoi ormoni molto prima del dovuto.

Space Jam

Negli anni ’90 diventa famoso, non solo come cantante
– è suo il successo “I Believe I Can Fly che è la colonna sonora di Space Jam
ma anche come produttore e songwriter.
Scrive anche “You Are Not Alone” per Michael Jackson
ed è stato il talent scout di Aaliyah, conosciuta quando lei aveva 12 anni e lui 25.

You Are Not Alone

Non è un caso se l’album di debutto di Aaliyah,
cantante dal talento sconfinato morta prematuramente a 22 anni,
viene scritto da R. Kelly e si intitola “Age Ain’t Nothing but a Number“.

Age Ain’t Nothing but a Number

Vincitore di Grammy, affascinante, ricco e famoso, predatore, manipolatore, sicuramente dotato di fiuto per gli affari e sensibilità artistica,
ha venduto oltre 75 milioni di dischi in tutto il mondo,
risultando l’artista di R&B maschile di maggior successo degli anni ’90
ed uno degli artisti musicali più venduti al mondo.
Nonostante la grande fama,
la vita di questo artista resta comunque avvolta da un alone di mistero
per i tanti enigmi ancora sconosciuti.

L’ex star, e stato riconosciuto colpevole
dopo essere stato dipinto dall’accusa come uno stupratore seriale
in grado di mantenere il controllo sulle sue vittime con qualsiasi inganno.
Gli avvocati di Kelly, avevano cercato di ottenere la pena più mite
invocando gli abusi che lo stesso cantante avrebbe subito anche in famiglia
durante l’infanzia, ma senza avere nessun riscontro positivo.

Durante il processo,
sono state presentate centinaia di prove scritte, videoregistrate e audioregistrate
degli abusi a cui l’imputato, con l’aiuto dei suoi dipendenti e collaboratori,
umiliava e manipolava le sue vittime.

Kelly adescava minori con i suoi soldi e la sua fama”,
riferisce una delle vittime identificata solo col nome di Angela,
che prosegue sostenendo: “Con ogni vittima diventavi più malvagio“,
ha attaccato la donna fissando il cantante negli occhi
per tutta la sua incredibile testimonianza.
“Usavi fama e potere per allevare ragazze e ragazzi minorenni
e asservirli alla tua gratificazione sessuale“. 

 Attraverso il movimento #MeToo,
diverse donne hanno trovato il coraggio di parlare
e raccontare ciò che in molti già sapevano ma che avevano fatto finta di non vedere. Questo segreto era rimasto nascosto per anni
grazie al fatto che il cantante godeva di una buona fama:
questa persona è stato in grado di rovinare la vita a decine di donne
e nel fare questo ha avuto totale “carta bianca“.

Il cantante è stato condannato da una giuria di New York a 30 anni,
per aver adescato donne e bambini
e per essere stato a capo di una rete criminale a Chicago
che reclutava donne sottoponendole ad abusi sessuali e psicologici.  

Il risultato positivo di questa battaglia legale
è stato possibile anche grazie al documentario:
R. Kelly: vittime di una popstar
che riesce a dare voce a chi per anni è stato messo a tacere,
dando un volto, un nome, delle emozioni a donne
che hanno dovuto subire violenze fisiche e psicologiche
fin dalla primissima adolescenza.
R. Kelly non era solo un uomo adulto, ma era anche ricco, potente e violento.
Questo fattore risulta essere essenziale,
in quanto spiega il motivo per cui l’artista sia riuscito per diversi anni a farla franca.

Durante il processo il cantante ha dovuto ascoltare le testimonianze di sette donne, molte delle quali in lacrime, che hanno ricordato la sofferenza
e le conseguenze degli abusi a cui erano state sottoposte.

Una delle vittime ha dichiarato:
“Ci riprendiamo i nostri nomi: Non siamo più le prede che eravamo una volta”.  

Le azioni e la condotta del cantante sono state deplorevoli
anche per le abilità manipolative e coercitive utilizzate nei momenti cruciali
che hanno caratterizzato i reati commessi.

 La condanna di Kelly è considerata una pietra miliare
per il movimento #MeToo in quanto è stato il primo grande processo
per abusi sessuali in cui la maggior parte delle accusatrici e vittime
erano donne afroamericane.
Inoltre delle nefandezze di Kelly si era speculato per anni,
ma nessuno era mai stato in grado di inchiodarlo.

The Score” dei Fugees, disco simbolo dell’Hip-Hop anni ’90

Sono passati 27 anni da “The Score“,
un capolavoro che racconta la storia
di una giovane Lauryn Hill, di Wyclef Jean e di Pras Michel
che da soli si occuparono della scrittura
della maggior parte dei testi della produzione dei brani.

Lauryn Hill lo ha definito un “audio-film”
che racconta una storia anche con tagli e interruzioni nella musica.

Il “Sound” non è solo classico Boom Bap:
The Score è influenzato da più generi tutti riconducibili alla black music
(e noi della Stanza li apprezziamo tutti),
come l’R&B ma anche il Reggae,
evidenti in pezzi come “No Woman, No Cry” o “Zealots“.
I sample, poi, sono un altro punto di forza di un album
perfettamente curato dall’inizio alla fine.

Sebbene si tratti di un album rap uscito negli anni ’90,
nei testi di “The Score” si fa poco riferimento ai temi tipici di quegli anni.
La volontà era quella di dar vita a un tipo di arte
che tutti avrebbero potuto apprezzare.

Emblematica è una delle barre più famose di Lauryn Hill:
so while you’re imitating Al Capone, I’ll be Nina Simone
and defacating on your microphone
“.
Qui Lauryn manifesta un’importante presa di posizione:
quella di allontanarsi dagli stereotipi dei rapper duri
e mostra l’altra faccia della musica,
quella vicina a Nina Simone,
quella che vuole raccontare in maniera autentica un “qualcosa”.

Il secondo album dei Fugees è anche la consacrazione di Lauryn Hill.
La sua voce dolce e al tempo stesso tagliente
è ciò che ha permesso a “The Score” di diventare immortale.
La capacità di rappare ma anche quella di cantare
è stato l’aspetto che forse più di tutti ha permesso a Lauryn Hill di prendersi la scena.

Miglior Album Rap ai Grammys del 1996 e 7 platini (senza gli streaming),
The Score è l’album di un gruppo rap più venduto nella storia.
Ciò è stato possibile perchè i Fugees , con la loro forte personalità,
hanno abbattuto le barriere,
arrivando ad un pubblico anche al di fuori del mondo Hip-Hop.

L’aspetto incredibile è che anno dopo anno
sembra che il disco acquisisca sempre più valore,
come se con il passare del tempo si comprendessero meglio i suoi lati sconosciuti.
Ma è questa, in fondo, la bellezza di The Score:
un pezzo d’Arte che si scopre diverso
e per questo sempre più bello ascolto dopo ascolto

La piattaforma di streaming musicale Spotify
offre ogni settimana una playlist personalizzata chiamata Discover Weekly,
composta da 30 brani selezionati attraverso l’analisi dei gusti musicali
e delle ricerche dell’utente.

L’obiettivo di questa playlist è far scoprire nuove canzoni e artisti agli utenti.
Per un musicista, la Discover Weekly può rappresentare un’opportunità
per raggiungere il proprio pubblico ideale.
Gli algoritmi di Spotify generano la playlist
in base al comportamento di ascolto dell’utente,
all’analisi del testo delle canzoni e di altri testi correlati nel web,
alla frequenza di pubblicazione di nuove canzoni da parte degli artisti,
al numero di ascolti e di follower delle canzoni e del profilo dell’artista,
nonché alla presenza in playlist collaborative.

Tali fattori aumentano le possibilità che una canzone di un artista
venga scelta da Spotify per essere inclusa nella Discover Weekly.

In pratica, la playlist Discover Weekly è generata tramite l’uso di algoritmi
che analizzano i dati di ascolto degli utenti e le informazioni relative agli artisti,
come il numero di follower e di ascolti.
In questo modo, Spotify cerca di offrire un’esperienza musicale personalizzata
e adatta ai gusti degli utenti, incoraggiandoli a scoprire nuova musica.
Per un artista emergente, la presenza nella Discover Weekly
può essere un’opportunità importante
per raggiungere un pubblico più ampio e farsi conoscere.
Tuttavia, per avere maggiori possibilità di essere selezionati da Spotify,
gli artisti devono impegnarsi a pubblicare regolarmente nuove canzoni
e ad attirare l’attenzione degli utenti attraverso le playlist collaborative.

In sintesi, la Discover Weekly rappresenta uno strumento importante
per la scoperta di nuova musica, sia per gli utenti che per gli artisti emergenti.

Come artista, è importante essere presente sul web,
non solo sui social network, ma anche attraverso la pubblicazione di articoli su blog,
riviste di musica, testate, webzine, ecc.
Inoltre, per essere notati dall’algoritmo di Spotify,
le tue canzoni devono avere un certo numero di ascolti
che dipendono dalla tua attività sul profilo,
dal numero di canzoni pubblicate ogni anno,
dal numero di fan che ascoltano e condividono le tue canzoni
e dal fatto che queste siano inserite in playlist personalizzate.
Per questo, è importante pubblicare singoli con una certa regolarità,
senza però compromettere la qualità della tua musica.
È importante considerare che le canzoni tecnicamente ben riuscite
hanno performance di ascolti superiori rispetto ad altre.
Inoltre, non bisogna sottovalutare il potere delle playlist,
che possono aiutare a far conoscere le tue canzoni in modo organico.

È importante scegliere le playlist più adatte al tuo genere musicale
e se la tua canzone è presente in numerose playlist
questo è un segnale di gradimento e potrebbe portare l’algoritmo di Spotify
a inserirla in qualche sua playlist algoritmica.

Se desideri fare progressi nella tua carriera musicale,
il nostro team di professionisti esperti può aiutarti
a creare un percorso personalizzato per te e la tua musica.
Siamo qui per offrirti supporto e assistenza per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi
e sfruttare al massimo il tuo potenziale musicale.
Non devi farlo da solo, contattaci oggi stesso
per scoprire come possiamo aiutarti
a raggiungere il successo nella tua carriera musicale su Spotify.

Cover Madreperla

Dallo sfornare classici dell’underground come Mi Fist con i Club Dogo,
per poi ridimensionare l’hip hop a Milano con lo stesso gruppo,
fino a comporre pietre miliari da solista durante la scorsa decade:
cos’altro ha da dimostrare Guè?
Una domanda che, incredibilmente,
continua ad essere soddisfatta dai lavori dell’autore stesso.
Tantissime le volte in cui si ascolta una nuova uscita del rapper
e si finisce col dire “Guè lo ha fatto ancora“,
ma con Madreperla la storia va oltre le aspettative.

Da Mr. Fini del 2020 Guè ha deciso di entrare
in una forma musicale dove l’hip hop è sempre più protagonista,
rispetto alle venature pop o trap che oggi straripano nel mainstream urban italiano.
Il mixtape del 2021 Fastlife 4 si è imposto con successo
come una schietta dichiarazione di intenti.


Guè nella cover di Madreperla si fa trovare in un luogo-simbolo della sua città Natale,
la Galleria Vittorio Emanuele II, con l’outfit in citazione a Nino Brown,
protagonista della pellicola-culto New Jack City.
Questo tipo di citazioni scannerizzano la profondità intellettuale che Guè
possiede quando si parla di hip hop.
Il suo talento nella musica parla da sé.
Uniamo a questi fattori uno degli artigiani migliori della musica rap, Bassi Maestro,
che decide di dedicarsi alla produzione
di una delle uscite più importanti della sua carriera,
sommando il suo genio sonoro alla sua illimitata knowledge musicale,
per un progetto fatto con passione.

Guè al microfono e Bassi alla produzione sono un dream team
che già ci aveva deliziato di tracce come Pequeno, intro del disco Vero,
o nel brano ispirato ai suoni della West Coast Fast Life,
contenuto in Fastlife 4.
Il potenziale di questa unione è immenso, e nel disco è pienamente raggiunto.

Madreperla di Guè è un disco culturale: recensione.
Il disco è fuori dai canoni odierni del rap italiano mainstream,
soprattutto perché non è semplicemente un disco rap,
è un disco di autentico stampo hip hop.
Dall’estetica ritratta, i campionamenti, i riferimenti musicali,
le performance del Guercio, tutto spinge verso una direzione
diversa dal rap trendy del momento,
a favore di un contenuto più autentico e originale, tendente al rap formalista.
Il risultato è egregiamente riuscito nella sua qualità ed unicità.
Se Marracash ha avuto il suo Persona, questo disco può essere l’equivalente per Guè:
un qualitativo blockbuster di autentica definizione artistica dell’autore.

Che Guè fosse particolarmente in forma lo si poteva intuire dalle sue apparizioni
come featuring che hanno preceduto il disco: tra tutte 6 Mesi di TY1.
Con una poetica intro cantautorale di Franco126 ed un’esecuzione incriticabile
del rapper napoletano J Lord, sopra una produzione bella forte,
Guè ha offerto una delle strofe più incisive della sua carriera,
dove evidenzia una verità non banale sul suo percorso:

Quindici anni di carriera, pesce tosto
L’unico rapper che non si è ancora fatto rubare il posto

La consistenza che ha mantenuto tra gli anni
è ciò che rende Guè fisso vincitore annuale di un campionato dove gioca da solo.
Con Madreperla l’impresa vera è stata superare un’aspettativa altissima
posta sul suo nome, saldo tra i più gettonati da decadi.

Musicalmente è un album hip hop tradizionalista,
ma a differenza del “bianco e nero” di Fastlife 4, Madreperla
è colorato da molteplici influenze nelle varie tracce,
provenienti da generi tra cui la disco music, la dancehall, l’R&B.
Il panorama musicale dell’album esplora diverse sonorità hip hop
mantenendo una coesione sonora:
Il lavoro fatto da Bassi è un totale “pezzo di bravura”.
La profondità di suono funge da carta più vincente di un album magistrale.
È uno di rari casi nel rap italiano dove il disco non ha nulla da invidiare
a paralleli progetti americani, chiaro esempio:
Da 1k In Su (ma di questo ne parleremo dopo).

Ciò che rende Madreperla magistrale, oltre al suo valore musicale,
è proprio il fatto che si tratta di un album culturale.
Non è un prodotto del momento, è un prodotto che va oltre al momento.
La nostra speranza è che un lavoro del genere scuota il panorama urban nostrano
alla portata del grande pubblico,
verso un’essenza, un suono, un approccio musicale
e un’attitudine necessaria, che col tempo purtroppo si è sbiadita.

Il disco contiene dodici tracce, per una durata essenziale ed incisa:
andiamo ora ad analizzarlo traccia per traccia:

Prefissi

Accompagnato da uno stellare video musicale, in Prefissi Guè apre le danze rappando su un’ottima, scura e schietta strumentale funkeggiante:

Brother, è da sempre che sto in mezzo a ste robe
Non per finta, non per metterlo su Insta

Segue una delle performance più tecniche del disco, dove il Guercio cita numerosi prefissi telefonici internazionali, per poi spiegarne come ci è collegato, tra affari loschi e stile di vita veloce.

Nel brano ricalca la sua gloria di strada, dichiarandosi una minaccia per chi gioca nel suo stesso campo del crimine, senza averne la stoffa.
Il brano è puro “bosseggiante” gangsta rap, dove Guè mostra la sua forma smagliante.
Nel ritornello si sente un’influenza ai primi lavori di 50 Cent, mentre l’arrangiamento del beat ricorda produzioni come B*tch Please di Snoop Dogg.

Prefissi è una gemma che imposta su che piano musicale sta il disco, aprendo le giostre in maniera ottima.

Tuta Maphia

Primo brano composto per l’album da Guè e Bassi, nonché motivo della genesi di tutto il disco, Tuta Maphia è un pezzo meraviglioso.
La produzione è massacrante: giro di piano dal tocco malandrino, abbinato alle liriche gangsta, con batterie schiaffeggianti.
Il sound è old school, col boom bap, mantenendo un suono che risulta contemporaneo. Il ritornello spinge e la strofa di Guè continua le tematiche del precedente, mantenendone la fotta e l’alto livello lirico:

Ogni giovane di strada mi è devoto
Quanti rapper ho trapassato come il remoto

Condannando i rapper che recitano ruoli da fake gangster e le usanze di moda nel rap più contrapposte ai valori radicati nella cultura, Guè rivendica con prepotenza il suo ruolo nel gioco.
Il ruolo della seconda strofa è stato affidato a Paky, uno che nelle rime, nella tecnica, nello stile, ed in generale nella massa artistica, non riuscirebbe a tenere testa gareggiando con capisaldi come Guè, o altri rapper con un imprinting tecnico.
Questo tipo di artisti non sono stati chiamati nel disco (ad eccezione di Marracash per un ritornello) e, in tracce come questa, avrebbero potuto presumibilmente elevare il valore artistico della canzone.
Tuttavia, a giudicare dalla gamma di collaborazioni optata per il disco, si percepisce come nel progetto ci fosse una volontà di unire la cultura hip hop autentica alle nuove generazioni e, in ogni caso, nulla delegittima al brano il fatto che sia una manata devastante.

Mi Hai Capito O No?

Madreperla continua la sua scia meravigliosa con uno dei suoi apici: Mi Hai Capito O No?.
Un brano splendido, dove la strumentale contiene un diretto sample dell’arrangiamento musicale dell’omonimo brano del 1981 di Ron, cover della più celebre I Can’t Go For That degli Hall & Oates.
Con l’aggiunta di uno scratch superbo, il brano è lucente, iper-ballabile, immerso in affluenze provenienti dalla musica disco.
Il testo offre uno storytelling di Guè su una ragazza, incontrata in una Chinatown, che riesce a gestire a suo piacimento le emozioni del rapper, nonostante le abilità di quest’ultimo come latin lover e uomo di strada di successo:

Rispetto in ogni distretto
Pensavo fossi in love col mio flow ma mi sveglio da solo nel letto
Ti rivedrò sfrecciare sopra un Range
Ma oggi non piange la tua revenge

L’iconografia dipinta nel testo è limpida e cinematografica, mantenendo la leggerezza del contenuto, ciò va a dimostrare le capacità mostruose della penna del Guercio.
Tra la citazione lirica ad Alan Sorrenti e il caratteristico ritornello con la voce campionata di Ron, è super-lodevole anche il freschissimo connubio tra hip hop dalle vibrazioni anni ’80, col tributo alla musica italiana dello scorso millennio che ha tracciato la cultura pop del nostro Paese.
Questo pezzo è brillante, universale, trasversale e attempato, senza aver bisogno di una profondità di messaggio alla Brivido.
Sicuramente uno dei momenti più vincenti dell’album.

Cookies N’ Cream

Tributando l’hip hop da club anni 2000, Cookies N’ Cream si rifà al sound reso iconico da classici come Candy Shop di 50 Cent e Yeah! di Usher.
È chiaro come il fulcro del brano sia l’esercizio di stile e l’attacco di Guè è esemplare. In un brano del genere, dove l’impegnativa lirica passa in secondo piano, a pieni voti prende spazio il lato più burlesco del Guercio (alla Il ragazzo d’oro), marchio di fabbrica del suo stile:

Tolgo questo ice dal frigo
Vuole farmi assaggiare come Bello Figo

Cookies N’ Cream è originale e orecchiabile, mantenendo l’ambizione di tradurre culturalmente formule musicali dell’hip hop a stelle e strisce.
La scelta di far apparire una rapper femminile come Anna, in una club banger edonista del genere, cerca – con le dovute proporzioni – di riprendere il ruolo che una Missy Elliot aveva in Work It.
La strofa il suo, ad eccezione di certe evitabili doppie voci urlate.
Sfera Ebbasta chiude il brano offrendo esattamente il lavoro richiesto, con un puro esercizio di flow scorrevole, melodioso ed egregiamente riuscito.

Need U 2nite

Bassi merita una standing ovation da tutto il panorama musicale italiano per aver prodotto certi capolavori di strumentali come questa: soffice ed elastica, dominata da un magnifico campionamento vocale del brano soft rock del ’79 Stay With Me Till Dawn di Judie Tzuke.
Massimo Pericolo nella prima strofa introduce la tematica del brano:

Mi ero perso
Senza una stella in tutto l’universo
E lo sono diventato io stesso

La strofa di Pericolo è profonda e riflessiva: la solitudine e l’alienazione dal proprio contesto sociale sono temi che vengono affrontati in modo motivazionale, dove le soluzioni proposte a questi traumi e dilemmi sono la fiducia in sé stessi, la perseveranza, il credere nelle proprie volontà rispettando le proprie scelte.
Gran bel messaggio.
Guè offre invece una prospettiva più pessimista dove non vede via d’uscita dagli ambienti deleteri per la sua vita, che hanno segnato in lui una tendenza quasi irrisolvibile nel fare la cosa sbagliata.
L’unica soluzione che vede è in una situazione amorosa che però si sta avvicinando alla fine.
Need U 2nite si certifica come un vertice di vulnerabilità e produzione in Madreperla.

Léon (The Professional)

Ispiratosi all’omonimo film francese, risulta uno dei brani più generici della tracklist.
Il contenuto gangster del disco viene affrontato senza infamia e senza lode.
Il beat è incassante ma, forse, è quello che meno lascia il segno rispetto alle strumentali da cui è circondato.
Per quanto il disco sia inciso, Léon dà l’idea di “canzone da riempimento”.
Se Tony contenuto in Santeria era colmo di citazioni al film che dava il nome al brano, qui le citazioni al film che lo intitola sono estremamente minimizzate, tanto che non viene nemmeno mai pronunciato il nome “Léon” nel brano.

All’ombra del Sempione, pimpin’ in Milan
Dopo solo due parole siamo già andati di là
Come Nipsey faccio hustle
Prendo questa pussy al balzo

Considerando l’assenza di un contenuto vero e proprio, il pezzo gioca più da esercizio di stile, tuttavia anche in questa prospettiva è abbastanza povero.
Le rime giocano facile con l’utilizzo massiccio dell’inglese e i giochi di parole non sono più di tanto ingegnosi.
La durata è abbastanza breve e nemmeno a livello ritmico riesce ad imporsi. In Madreperla può essere considerato uno degli skip più facili.

Free

A proposito di Santeria, la coppia Marracash e Guè torna nella vincente Free.
Il testo ruota attorno a un’importante critica al dominante pensiero del politicamente corretto.
Nella sua strofa Guè evidenzia l’ipocrisia di chi finge di combattere battaglie che non gli interessano per apparire eroico all’occhio pubblico, sottolineando quanto questi valori siano sostenuti da gente che “predica bene ma razzola male”:

Sto qua per il montepremi
Tu mangi fried chicken mentre fai body-shaming
E i moralisti fanno strisce, sì, sono così scemi
Che postano di Black Lives Matter, ma in realtà odiano i neri

Un rimprovero, pungente e diretto, verso la società basata sull’apparire dei social media, che arriva a toccare la paranoia dell’artista riguardante il mondo in cui crescerà sua figlia.
Questa paranoia è dettata da un’ottica dove, ai tempi di oggi, non si viva in un mondo progredito ma sempre più cinico e dittatoriale nei suoi standard contraddittori. Un’analisi interessante, che se facesse spuntare riflessioni individuali all’ascoltatore, agirebbe sicuramente con un tocco estremamente nobile.
Il ritornello è gestito da Marra, riassume questo concept in modo orecchiabile, sopra un beat classico con lievi sprazzi di chiptune.
Il livello musicale del brano viene declassato quando inizia Rkomi, con l’arrangiamento del beat che retrocede per adattarsi al mondo musicale di quest’ultimo, per una strofa poco memorabile ma comunque di livello superiore rispetto i suoi recenti standard.

Mollami pt.2

Primo singolo estratto dal disco, segue il filone dei brani dancehall di Guè, come Insta Lova, Milionario, Guersace e Oro.
Il brano è super ballabile e vivace ed è il modo perfetto per far respirare il disco al di fuori di batterie incassanti e strofe impegnative.
Casca facilmente all’orecchio come sia un rifacimento del brano Here Comes the Hotstepper di Ini Kamoze, interpolando la melodia del ritornello.
Con accezioni di g funk nel synth portante, è uno dei brani ritmicamente meglio riusciti tra questa categoria per il Guercio.
Fa chiaramente da sequel all’omonimo contenuto in Vero, che invece presentava sonorità molto rimandanti alla stilistica di artisti come Tyga e DJ Mustard.

Mo-mo-mollami, se poi mi parli solo di soldi
Attirerei soltanto la guardia e i balordi
Mentre tutti gli altri rapper sono in danger
Tengo la collana, brillo in mezzo alla gente

Quando il rapper si avventura nella dancehall, si sente che ha un bagaglio culturale abbastanza saldo sul genere che gli permette di farlo bene e Mollami pt.2 rientra sicuramente tra le dimostrazioni più chiare.
Questa ramificazione, inusuale nel panorama urban italiano ma massiccia nel panorama della musica black mondiale, è genuina e spesso ben riuscita, dando valore e carattere all’artisticità di Guè.

Lontano dai guai

Mahmood era apparso in Sinatra nella traccia bonus Doppio Whisky e in Mr. Fini nel brano pop-rap Tardissimo.
Entrambe le collaborazioni sono uscite di buona fattura ma a questo giro i due hanno fatto un vero e proprio capolavoro.
A volte capita che nella sua musica Mahmood sminuisca la sua voce per innocui singoloni pop che non valorizzano a pieno il suo talento: qui Guè ha tirato fuori il meglio dal cantante.
Un’esecuzione vocale R&B spettacolare, che flette le enormi capacità vocali di Mahmood, tra cui il suo delicato falsetto d’oro.
L’emozione traghettata dalla voce del cantante fa da contorno spesso alle strofe di Guè, dove affronta tribolazioni sulla sua vita privata, tra fama e il suo stile di vita edonista, scavando a fondo in un’introspezione toccante:

Mio padre se ne è andato senza vedermi che riempivo il Forum
Nessuna donna mi ha riempito il cuore
Notte indimenticabile, dimenticherò todo
Il club è pieno ma io sono vuoto

Bassi merita i suoi fiori per aver creato un altro capolavoro di strumentale, dal carattere soft, accarezzando soul e jazz.
Lontano Dai Guai è sicuramente uno dei momenti più preziosi della carriera di Guè.

Chiudi gli occhi

L’unica traccia che presenta alla produzione delle mani aggiuntive a quelle di Bassi, ossia quelle di Shablo, e si sente.
Chiudi gli occhi è il momento più pop del disco, e contiene un intelligente campionamento di Amore impossibile dei Tiromancino, che eleva a momenti il brano dal classico pop-rap radiofonico dove ristagna.
Nelle strofe il rapper si esibisce con stile nel narrare le complicazioni di una storia d’amore in prima persona:

Ogni sera uguale
Quella palla di fuoco che si spegne nel mare
Io me ne vado a male
Ferite con il sale, lo senti dalla voce nello stereo
Che sono high come un aereo

Il ritornello ha una melodia in pieno stampo pop contemporaneo italiano.
È abbastanza prevedibile ed edulcorata con una doppia voce femminile (di Rose Villain, che ce ne ha parlato qui) posta a correggere la voce primaria del Guercio, non abbastanza intonata per questo tipo di ritornello.
Al di fuori del campionamento dei Tiromancino questa canzone di qualitativo non offre più di tanto.
È una traccia che troverebbe sicuramente posto nelle radio e nelle AirPods di giovanissimi che magari non riescono a digerire il resto dell’album: ciò la porta ad essere un pochettino fuori contesto.

Da 1k in su

Era il 2015 quando aprendo la classifica di iTunes dal mio tablet trovai tra le prime posizioni un pezzo di Guè con Akon.
La mia reazione fu quella di esclamare “cosa!?“.
Collaborazioni internazionali con artisti del genere erano completamente inedite, bisogna dare credito a Guè: tra le tantissime cose che ha importato con la sua presenza nell’hip hop italiano, il featuring con la star dell’hip hop americano è una di quelle.
Nonostante questo, Interstellar (nome della collaborazione con Akon) non era propriamente un fiore all’occhiello nel disco che la conteneva (Vero).
Era palpabile come fosse un’unione forzata, quella produzione non era roba da Guè (difatti la canzone era uno scarto di Jason Derulo), e il testo, sebbene ben scritto, faticava in maniera evidente a scorrere sul beat.
L’unica cosa che rendeva la combo un attimino reale era l’intro dove Akon cantava: “Akon and g pequeno!“.
Comunque sia, era l’inizio di qualcosa che col tempo ha trovato sempre più spazio nel nostro music business, tra Sfera che collabora con Quavo e Lazza che duetta con Tory Lanez.
Tuttavia queste collaborazioni spesso hanno il tono di compitino fatto dall’artista americano unicamente per soldi.

Oggi è il 2023 e Guè resta avanti agli altri.
Da 1k In Su contiene il featuring di Benny the Butcher, astro della Griselda Records, ma qui non si tratta di “featuring internazionale”, qui si tratta di featuring vero e proprio.
Il brano si apre con Guè citare proprio l’anno in cui collaborò con Akon, dicendo:

Nel 2015 ho fatto il primo milione
Tu hai fatto la galera, bravo coglione

Bassi ha fatto un lavorone per un beat opaco, in piena concezione dell’unione di stile dei due rapper.
Ma soprattutto il beat non ha nulla da invidiare a nessuna produzione di Tana Talk 4 (ultimo album di Benny the Butcher), anzi potrebbe essere benissimo una strumentale di quel disco, facendosi spazio tra le altre.
Questo ha portato Benny a fare una strofa vera, di livello, d’impegno, che coronata assieme allo street rap eseguito al top di Guè, crea una delle collaborazioni internazionali musicalmente più memorabili dell’hip hop italiano.

Capa Tosta

Il disco si chiude con Capa Tosta, brano che strizza l’occhio al sound newyorkese, dove Guè esplora il suo lato più romantico.
Il pezzo figura la collaborazione con la nuova uscita discografica Napoleone, cantautore salernitano, che esegue ritornello e outro, fondendo R&B e canzone napoletana:

Santa Maria, come baci bene
Sotto ‘a stu cielo ‘e stelle
Nun succede ca nun succede,
Ma io so capa tosta

La collaborazione ricorda parallelismi americani come Puff Daddy e Usher in I Need a Girl, oppure Twista e Chris Brown in Make a Movie, per una formula musicale stra-usata negli USA, che in Italia è presente solo a strascichi.
La combo è senza dubbio trionfante, con Guè che flette il suo flow con spaventosa naturalezza e Napoleone che si esibisce confidentemente in un ritornello abbastanza impegnativo.
Una cosa, però, suscita particolare curiosità.
Il timbro di voce, lo stile di canto R&B, l’unione di frasi napoletane e inglesi: sono tutte cose in cui, questa nuova uscita Napoleone, è incredibilmente simile al cantante di identità anonima Liberato.
Le opzioni sono due: o dietro Liberato si cela l’identità di Napoleone, o quest’ultimo si è impegnato parecchio per fare un’imitazione alla Tale & quale show del più famoso artista.


In conclusione, Madreperla si certifica immediatamente come una delle uscite più importanti del rap italiano degli ultimi anni, arrivando ad essere considerato da una buona fetta del pubblico, già a pochi giorni dall’uscita, come l’album migliore pubblicato durante la carriera solista del Guercio.

In questo risultato è stato imprescindibile il lavoro di Bassi, che ha dato all’album quello che potrebbe essere discusso tra i tappeti musicali migliori del rap nostrano.

Guè ha detto che Madreperla è il disco che ha sempre voluto fare, che con la sua creazione si è trasformato in un sogno realizzato.
Sotto questa prospettiva i desideri del pubblico e dell’artista si sono incontrati nella realtà con Madreperla.


Articolo completo su:
https://www.rapologia.it/madreperla-gue-recensione-traccia-per-traccia/

La Stanza Dei Fantasmi
presenta
il primo EP Ufficiale di
UFO
prodotto da Ronny Shamano e Lo Spettro DJ

“Shinigami EP”

Shinigami EP,
di UFO
vuole esprimere e descrivere attraverso i testi
e la musicalità la sua personale introspezione quotidiana.”

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EP completo
disponibile su Spotify / Apple Music / Amazon Music e Youtube
dal 17 Febbraio 2023.

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Pensato e scritto da UFO,
per dare voce ai suoi pensieri,
prodotto | registrato | mixato | masterizzato
da Ronny Shamano e Lo Spettro,
presso La Stanza Dei Fantasmi,
a Milano.

UFO

UFO è come se fosse la controfigura e l’anima di Marco
un ragazzo di Milano piuttosto taciturno che fa parlare la musica al suo posto.

UFO è un giovane rapper di 26 anni originario di Milano,
noto per la sua personalità riservata e per la sua attitudine
a dare voce ai suoi pensieri attraverso la musica.
Conosciuto in Città per le sue partecipazioni a battle di freestyle,
UFO si è distinto per la sua cattiveria e il suo talento nella disciplina.

Ha preso parte a due tornei di freestyle,
il primo “I kill you show art” dove ha mostrato un ottimo livello nella disciplina
ed il secondo “End off Days“.

Ha poi iniziato a costruire le sue rime scritte in studio
dando vita al suo primo lavoro “Dream’s Cheplin” pubblicato il 22 gennaio 2022.
“Shinigami EP” primo lavoro con La Stanza Dei Fantasmi
è un punto di partenza
nella sua ricerca artistica e personale.

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Lo Spettro DJ

Inizia a scoprire la passione da DJ all’età di 13 anni,
cresciuto tra giradischi “a cinghia” e “Vinili” Disco/Funk anni ‘80 del padre.
Dai 17 anni nei locali e nei centri sociali della sua Città, Cosenza,
diventa pian piano il punto di riferimento della nuova scena Hip-Hop,
in tutta la Calabria, con la crew “Scratch Your Mind”.
Nel 2014 fonda un’etichetta discografica indipendente
La Stanza Dei Fantasmi”,
con uno studio di registrazione che ha ospitato
il gotha della musica calabrese.

“Il Mio Consiglio é…”
Questa citazione è presa da un vecchio brano della Spaghetti Funk
(se non sai chi sono torna a studiare)
per indicare appunto i nostri consigli all’ascolto.

Due i parametri di valutazione: contenuti e sound, con un punteggio dei parametri che va da 1 a 5 👻 “fantasmini”.

Medioego – Inoki

Il ritorno di INOKI per come lo abbiamo conosciuto, non per come lo abbiamo visto negli ultimi anni. Mi spiego meglio: Per molti “Boomer” e/o “Millenials” , Inoki è uno dei rapper che ha deluso di più nel corso degli anni per via dei suoi atteggiamenti, almeno per me è stato così ( e noi della “Stanza” abbiamo aperto diversi suoi Live in Calabria nonchè siamo stati punto “Rap Pirata Calabria” per la provincia di Cosenza) ed ho ritrovato questo pensiero in molti miei coetanei. Oggi però siamo qui a parlare del nuovo INOKI, un rapper che ha una storia da far invidia a qualsiasi B-BOY.

Infatti lui nasce come rapper nella Bologna di Zona Dopa, di Sangua Misto e di Joe Cassano. Tutti noi conosciamo e cantiamo brani iconici di quest’ultimo insieme proprio ad inoki: “Giorno e Notte” ne è un esempio lampante. Il Ness, all’inizio della sua carriera è un Bolo Rappresent, rappresentante di quell’hip hop fatto di colori, vestiti larghi e jam. Pietra miliare “Bolo by Night” presente nel disco 60Hz di Dj Shocca

Ma veniamo al fulcro della questione. “MEDIOEGO”, l’ultimo disco di Inoki, rilasciato il 15 Gennaio 2021, per cui un disco freschissimo, recente, che però al suo interno nasconde una profondità e maturità artistica e personale.

A sette anni da L’Antidoto, il suo quarto disco, del 2014, Inoki è tornato a fare parlare di sé per un disco con una finalità precisa: sottolineare le incoerenze e le controversie della società moderna e del suo periodo storico, ribattezzato – da qui il titolo del CD – “MedioEgo“.

Contenuto 👻👻👻👻(4)

Il punto di partenza dell’album è da ricercare nel suo titolo “Medioego“, termine generato dalla fusione di “Medioevo“, era associata in molte interpretazioni a decadenza e stagnazione intellettuale, ed “egoismo“, inteso come la ricerca permanente del proprio vantaggio davanti a quello della collettività. Dunque Medioego, presentandosi come un disco sociale, consisteva in una sfida ardua e piena di potenziali ostacoli: su tutti, la necessità di evitare qualsiasi forma di superficialità e soprattutto – specialmente per una persona emotiva e impulsiva come Inoki – di evitare ragionamenti “di pancia”. A livello lirico-testuale, inoltre, Medioego è un disco di gran qualità, che affronta argomenti complicati in maniera convincente, che graffia quando deve colpire e provocare e che rallenta quando bisogna far riflettere l’ascoltatore. Soprattutto, come si è detto precedentemente, ha un pregio fondamentale: l’unicità.

Sound : 👻👻👻👻 (4)

Attenzione, non parliamo dei beats.
Il Sound è quella sensazione inconscia che provoca stati d’animo e sensazioni nell’ascoltatore, anche la scelta dei mix vocali e degli strumenti utilizzati influiscono nella creazione del sound.

La sensazione è che lo stile musicale del rapper sia ormai talmente definito da essere impermeabile alle tendenze dei colleghiMedioego non suona come un album degli anni ’90 o del 2010 o ancora del 2020, ma come un progetto “alla Inoki“, portando una ventata d’aria fresca a una scena spesso troppo uniforme. A livello di sound, infatti, si parla di un CD di grande caratura, realizzato con l’impegno, la cura e l’intelligenza con cui si lavora ai capolavori del genere, e ne va dato il merito allo straordinario e polivalente Chryverde, con cui Inoki ha evidentemente un’intesa fuori dal comune, e agli altri producer che hanno lavorato al progetto: Stabber, Salmo, DJ Shocca, Garelli, Chris Nolan, Big Joe e Phra dei Crookers. In particolare va sottolineato il proficuo dialogo artistico di Inoki con Salmo e con Stabber, autore delle splendide strumentali di Duomo Trema e, ancora di più, la capacità di Chryverde di esaltare, da un lato, le tracce più aggressive e avvelenate e, dall’altro, di regalare al rapper beat catartici e magici come Immortali Ispirazione, che mettono l’anima dell’ascoltatore direttamente in contatto con la natura. Quest’ultima, infatti, impreziosita da un ritornello di Noemi che altro non è che pura arte, permette di ragionare sul “fattore featuring“. La scelta di Inoki, per Medioego, è stata la seguente: “pochi ma fondamentali“. Solo tre ospiti: una Noemi preziosa come l’oro che canta nel ritornello di Ispirazione, una travolgente BigMama al debutto nella “Serie A del rap italiano” e un Tedua più decisivo che brillante. Infatti, la strofa e il ritornello del genovese in WildPirata non sono qualitativamente straordinarie, ma la loro collaborazione è molto significativa proprio perché fortemente voluta e nata per sincera ammirazione reciproca.

Totale 👻👻👻👻👻👻👻👻 (8)

Per concludere, comunque, “Medioego” è un disco ottimo e brillante, di qualità elevata sotto tutti i punti di vista, con una struttura chiara e d’impatto e, soprattutto, unico, perché affronta un tema diverso, un tema controverso e complicato. È un grande album perché porta l’ascoltatore a riflettere e, che si trovi d’accordo o meno con i pensieri di Inoki, lo mette nella condizione di porsi dei dubbi e darsi delle risposte.

E forse è proprio questo il senso dell’arte e – più nello specifico – del rap...

Fonti:


La Stanza Dei Fantasmi
presenta
il primo EP Ufficiale di
Ed Crain

interamente prodotto da Lo Spettro DJ

“TETRIS EP”


Tetris,
di Ed Crain
vuole esprimere e descrivere attraverso i testi e la musicalità la condizione di disagio
che viviamo quotidianamente.”

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EP completo
disponibile su Spotify / Apple Music / Amazon Music e Youtube.

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Pensato e scritto da Ed Crain,
durante il LockDown,
prodotto | registrato | mixato | masterizzato da Lo Spettro,
al Piano di Sotto” de La Stanza Dei Fantasmi,
a Milano.

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Il progetto vuole esprimere e descrivere attraverso i testi e la musicalità la condizione di disagio che viviamo quotidianamente nella società. Tutto questo viene espresso attraverso una metafora: “IL TETRIS“. Come nel TETRIS anche nella vita si “gioca” con gli incastri. Ogni individuo è incastrato nel suo “piccolo mondo” e dà li non esce! Pezzo dopo Pezzo vede la sua vita scorrere, mentre un pezzo della sua vita va via, ne arriva un’altro e si crea il “nuovo incastro”.
L’EP vuole porre l’attenzione sul flusso continuo che caratterizza le scelte individuali di soggetti tendenti ad un uso spregiudicato delle droghe. L’obiettivo principale è quello di descrivere le “tentazioni” che portano un individuo a scegliere una determinata strada fino alla chiusura totale in sé stesso, quale parte di noi teniamo nascosta e infine quale decidiamo di mostrare. Nella traccia “PEZZI” è facile notare come la scrittura attraverso i termini e i contenuti combacia perfettamente con i ritmi e le musicalità del beat. In questa traccia in particolare viene espresso in modo molto chiaro la “direzione” che l’EP intende seguire riguardo ai concetti espressi.

Le produzioni, oltre che la cura del progetto in sè, sono affidate a Lo Spettro Dj, socio e compagno di una vita. Infatti i due sono gli ultimi membri attivi della crew calabrese “Scratch Your Mind” fondata nel 2012. Tutte le traccie sono diverse tra loro, proprio come i pezzi del tetris, che solo nel momento in cui si allineano, e dunque con uno sguardo e ascolto generale, prendono una forma intera fino alla completa assimilazione tra loro. Troviamo sound latini ma anche sound syntetizzati, dal boom bap hardcore all’electro house.

Ed Crain

Italo Matteo De Luca (in arte Ed Crainclasse ‘80.
Si avvicina alla scrittura
con stesura di abbozzati testi in prosa,
dall’età adolescenziale.
Le influenze d’oltreoceano, come Gang Starr e Chali 2na,
e quelle nostrane, come Salmo e Primo,
hanno modellato la passione per la cultura Hip-Hop,
attraverso l’approccio alla pratica del Rap.
Nel 2015 pubblica il suo primo MixTape “Fuori Orbita.
Nel 2018 pubblica, di seguito,
A Cosa Pensi ¿” e “A Cosa Pensi ¿ 2.0“.
Nel 2019, rilascia il singolo “Fallo Pure Tu“,
disponibile su tutte le piattaforme digitali,
in collaborazione con Lo Spettro,
autore della composizione e del lavoro in studio,
presso “La Stanza Dei Fantasmi“, a Milano.

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Lo Spettro DJ

Inizia a scoprire la passione da DJ all’età di 13 anni,
cresciuto tra giradischi “a cinghia” e “Vinili” Disco/Funk anni ‘80 del padre.
Dai 17 anni nei locali e nei centri sociali della sua Città, Cosenza,
diventa pian piano il punto di riferimento della nuova scena Hip-Hop,
in tutta la Calabria, con la crew “Scratch Your Mind”.
Nel 2014 fonda un’etichetta discografica indipendente
La Stanza Dei Fantasmi”,
con uno studio di registrazione che ha ospitato
il gotha della musica calabrese.