Il 7 Marzo 2014, dunque 9 anni fa, Vacca pubblicò sul suo canale YouTube “Il Diavolo Non Esiste“, dando il via ufficialmente al dissing più epico del Rap Italiano, quello proprio tra lo stesso Vacca e Fabri Fibra.
I dissapori tra i due, che in precedenza erano amici a tal punto che Vacca seguì metà del Tour di Tradimento di Fibra, sono iniziati in alcune interviste. Fibra aveva pure lanciato delle frecciatine a Vaccain “Zombie“, a cui il sardo rispose con la vera prima diss-track, appunto “Il Diavolo Non Esiste“. Fibra rispose due settimane più tardi con “Niente di Personale“
In questo dissing entrambi hanno dato il meglio, creando uno dei momenti più epici del rap italiano, in cui tutta l’attenzione era concentrata sulla qualità delle barre e punchline cattive che trasudano Hip Hop ancora oggi.
Diteci cosa ne pensate e chi, secondo voi, ha vinto la sfida.
Stai cercando un microfono per registrare la tua voce?
Devi sapere che ci sono tanti tipi di microfoni: quelli dinamici, a condensatore, a nastro.
Quelli indirizzati per la registrazione sono i microfoni a condensatore. Hanno un costo più elevato, rispetto ad altri microfoni, ma offrono risultati sonori eccellenti.
Prima di farti una lista dei migliorimicrofoni a condensatore per la registrazione vocale, vediamo qualche nozione utile.
Caratteristiche dei microfoni a condensatore
I microfoni a condensatore sono i tipici “microfoni da studio” adatti per la registrazione, grazie al loro tocco più sensibile e dettagliato.
In particolare, sono utilizzati negli studi di registrazione per la registrazionein studio delle voci e degli strumenti come la chitarra, il pianoforte, strumenti a fiato ed archi. Sono ottimi per la registrazione in studio perchè riescono a catturare ogni dettaglio.
I microfoni a condensatore sono molto utilizzati negli Studi di Registrazione, Doppiaggio, Studi Televisivi e Radio.
Per utilizzare questo tipo di microfoni abbiamo bisogno di un preamplificatore e di una scheda audio, in quanto devono essere alimentati con la corrente “phantom” a 48 volt.
Captano ogni suono e dettaglio
Permettono di avere una maggiore qualità della registrazione e dell’audio. Ma sono molto sensibili, il che vuol dire che captano ogni tipo di suono e riescono a sentire meglio sia in termini di dinamica (quando il suono è più forte o più debole), che di frequenza. Di conseguenza, bisogna stare attenti ai rumori circostanti, ai fattori esterni e ambientali. Per limitare i rumori di sottofondo, i microfoni a condensatore vanno sempre montati su appositi supporti ammortizzati e riparati da filtri antivento, in caso di riprese in esterni o filtri anti-pop, per le riprese vocali.
Sono la scelta giusta per la ripresa in studio di voci e strumenti acustici (es. chitarra acustica e altri strumenti a corda), piatti e altre parti della batteria.
Alta qualità
Forniscono un’alta qualità del suono e, di conseguenza, le registrazioni del suono sono perfette. E questo è un grande vantaggio.
Sensibilità
Sono molto sensibili, un urto potrebbe essere fatale, quindi bisogna fare attenzione a non danneggiarli.
Prezzo
Se parliamo di microfoni a condensatori, quelli economici, si aggirano dai 50 ai 150 euro. Mentre quelli professionali arrivano anche a prezzi decisamente più alti, come 2000 o 3000 euro.
I migliori microfoni professionali per la registrazione vocale
1) Rode Microphones – NT1A
L’NT1-A è straordinario, un microfono progettato e costruito da RØDE a Sydney, in Australia, con una qualità sonora testimoniata da infinite registrazioni. Un suono semplicemente fantastico. Voi non comprate solamente il microfono, ma anche una serie di accessori indispensabili, nella stessa confezione.
2) Marantz Professional MPM-1000
È un microfono a condensatore a diaframma largo. Offre ottime prestazioni audio da studio, ottimo per la registrazione vocale, in ambito podcast ecc.
3) Sdotack AU-ST800
È un microfono a condensatore dall’eccellente qualità del suono. Ottimo rapporto qualità-prezzo.
4) Tonor TC-2030
Kit che comprende microfono a condensatoreUSBprofessionale, braccio della barra esteso, supporto per shock a ragno, morsetto da tavolo, filtroanti-pop, coperchio per microfono, cavi, cavo USB e manuale.
5) Akg P120
Questo microfono a condensatore offre un suono chiaro con dettagli sonori precisi per la voce, la registrazione vocale e strumentale nei project studio e home recording.
6) Samson METEOR MIC
È un microfono a condensatore da studio USB portatile per registrare direttamente sul tuo computer da portare ovunque, in grado di produrre registrazioni audio ricche per qualsiasi applicazione. Perfetto per il tuo home studio, Meteor Mic è ideale anche per registrazione musicale, podcast, Skype o streaming.
7) Blue Microphones Yeti Professional
È un microfono a condensatore USB professionale multi-pattern per la registrazione. Le quattro diverse impostazioni di pattern offrono un’incredibile flessibilità in modo da poter registrare la voce per musica, podcast, streaming di Twitch, video di YouTube.
8) Rode NT-USB
È un microfono a condensatore molto flessibile, ideale per registrare performaces musicali e vocali ma anche parlato per podcasting o doppiaggio. Offre un alta qualità con la comodità del connettore USB.
9) Samson G-TRACK PRO
È un Microfono a Condensatore USB professionale con interfaccia audio, con ingresso strumento e mixer per registrare due canali audio indipendenti contemporaneamente. Con la possibilità di catturare l’audio a 24 bit / 96 kHz, le registrazioni forniranno risultati estremamente dettagliati e ad alta risoluzione. È un microfono adatto per registrazioni musicali in Home studio, e Podcast.
10) AKG C214
È un microfono a condensatore, ottimo per la registrazione in studio. È a diaframma largo ed è stato progettato come una conveniente alternativa alla famiglia C414 di fascia alta.
11) Rode Broadcaster
Un microfono a condensatore professionale, di alta qualità. Oltre a garantire una sonorità calda e pastosa sulla voce, ampia gamma dinamica ed estesa risposta in frequenza, è caratterizzato da alcuni accorgimenti molto utili nell’utilizzo broadcast come LED indicatore di trasmissione, capsula su supporto antivibrazioni e filtro antipop interno.
Guè ha definito lo “storytelling” come la capacità di girare un film in rima.
Questa tecnica viene spesso sfruttata in ambito musicale e quando usata bene rende la canzone magica, capace di portarti nel mondo dell’artista.
In Italia, di canzoni riuscite, ce ne sono tantissime, ma se dobbiamo sceglierne una su tutte è sicuramente “Serpi” diJake la Furia, uscita nel 2005.
In questo caso, la storia raccontata è quella dell’artista milanese, del suo passato e della sua vita.
Per prepararci all’entrata del suo mondo, il rapper milanese, ci regala un intro che riesce perfettamente in questo scopo. Una volta partita la canzone verremo accompagnati lungo la storia da una base Hip Hop dalla melodia malinconica.
Durante i 4 minuti e 43, Jake, ci racconta della sua adolescenza, della situazione familiare, dei suoi problemi di dipendenza, della vita di strada che ha caratterizzato una parte della sua esistenza. Infine ci descrive anche la sua rivalsa, il suo successo e come questo ha cambiato la sua vita.
Ogni parola è pesata, non c’è una barra meno significativa di un altra, tutto è pensato e legato assieme alla perfezione. Alla fine della canzone ti sembrerà di aver vissuto con Jake la sua esperienza. Infatti è proprio per questo che è uno dei migliori esempi di storytelling italiano.
R. Kelly nasce a Chicago nel 1967 da una famiglia poco agiata, ed è un bambino introverso, concentrato sulla musica che impara da autodidatta. Ha difficoltà di apprendimento ed è vittima di bullismo. Viene molestato da una familiare dai 7 ai 13 anni e, secondo lo stesso Kelly, questo ha risvegliato i suoi ormoni molto prima del dovuto.
Space Jam
Negli anni ’90 diventa famoso, non solo come cantante – è suo il successo “I Believe I Can Fly“ che è la colonna sonora di Space Jam – ma anche come produttore e songwriter. Scrive anche “You Are Not Alone” per Michael Jackson ed è stato il talent scout di Aaliyah, conosciuta quando lei aveva 12 anni e lui 25.
You Are Not Alone
Non è un caso se l’album di debutto di Aaliyah, cantante dal talento sconfinato morta prematuramente a 22 anni, viene scritto da R. Kelly e si intitola “Age Ain’t Nothing but a Number“.
Age Ain’t Nothing but a Number
Vincitore di Grammy, affascinante, ricco e famoso, predatore, manipolatore, sicuramente dotato di fiuto per gli affari e sensibilità artistica, ha venduto oltre 75 milioni di dischi in tutto il mondo, risultando l’artista di R&B maschile di maggior successo degli anni ’90 ed uno degli artisti musicali più venduti al mondo. Nonostante la grande fama, la vita di questo artista resta comunque avvolta da un alone di mistero per i tanti enigmi ancora sconosciuti.
L’ex star, e stato riconosciuto colpevole dopo essere stato dipinto dall’accusa come uno stupratore seriale in grado di mantenere il controllo sulle sue vittime con qualsiasi inganno. Gli avvocati di Kelly, avevano cercato di ottenere la pena più mite invocando gli abusi che lo stesso cantante avrebbe subito anche in famiglia durante l’infanzia, ma senza avere nessun riscontro positivo.
Durante il processo, sono state presentate centinaia di prove scritte, videoregistrate e audioregistrate degli abusi a cui l’imputato, con l’aiuto dei suoi dipendenti e collaboratori, umiliava e manipolava le sue vittime.
“Kelly adescava minori con i suoi soldi e la sua fama”, riferisce una delle vittime identificata solo col nome di Angela, che prosegue sostenendo: “Con ogni vittima diventavi più malvagio“, ha attaccato la donna fissando il cantante negli occhi per tutta la sua incredibile testimonianza. “Usavi fama e potere per allevare ragazze e ragazzi minorenni e asservirli alla tua gratificazione sessuale“.
Attraverso il movimento #MeToo, diverse donne hanno trovato il coraggio di parlare e raccontare ciò che in molti già sapevano ma che avevano fatto finta di non vedere. Questo segreto era rimasto nascosto per anni grazie al fatto che il cantante godeva di una buona fama: questa persona è stato in grado di rovinare la vita a decine di donne e nel fare questo ha avuto totale “carta bianca“.
Il cantante è stato condannato da una giuria di New York a 30 anni, per aver adescato donne e bambini e per essere stato a capo di una rete criminale a Chicago che reclutava donne sottoponendole ad abusi sessuali e psicologici.
Il risultato positivo di questa battaglia legale è stato possibile anche grazie al documentario: “R. Kelly: vittime di una popstar” che riesce a dare voce a chi per anni è stato messo a tacere, dando un volto, un nome, delle emozioni a donne che hanno dovuto subire violenze fisiche e psicologiche fin dalla primissima adolescenza. R. Kelly non era solo un uomo adulto, ma era anche ricco, potente e violento. Questo fattore risulta essere essenziale, in quanto spiega il motivo per cui l’artista sia riuscito per diversi anni a farla franca.
Durante il processo il cantante ha dovuto ascoltare le testimonianze di sette donne, molte delle quali in lacrime, che hanno ricordato la sofferenza e le conseguenze degli abusi a cui erano state sottoposte.
Una delle vittime ha dichiarato: “Ci riprendiamo i nostri nomi: Non siamo più le prede che eravamo una volta”.
Le azioni e la condotta del cantante sono state deplorevoli anche per le abilità manipolative e coercitive utilizzate nei momenti cruciali che hanno caratterizzato i reati commessi.
La condanna di Kelly è considerata una pietra miliare per il movimento #MeToo in quanto è stato il primo grande processo per abusi sessuali in cui la maggior parte delle accusatrici e vittime erano donne afroamericane. Inoltre delle nefandezze di Kelly si era speculato per anni, ma nessuno era mai stato in grado di inchiodarlo.
Jamil, conosciuto anche come Jamil Baida. Rapper classe ‘91, nato in Italia con origini persiane. Appassionato di cinema, cura regia e montaggio di tutti i suoi videoclip musicali. Conosciuto anche per la sua abilità nei dissing. Dopo un disco ufficiale intitolato “Il Nirvana” e due mixtape “Black Book” e “Black Book 2“, fonda il suo gruppo ed etichetta indipendenteBaida Army. Pubblica l’album “Most Hated” e la Deluxe Edition, con cinque brani inediti. Il suo terzo album ufficiale è “Rap Is Back“, un progetto personale e introspettivo, per questo senza featuring.
FLOWè il nuovo album disponibile dal 27 Gennaio 2023.
Nel rap italiano Jamil è sempre stato una mosca bianca: con il suo modo di fare provocatorio e diretto, nel corso degli anni è stato protagonista di diversi dissapori con esponenti più o meno conosciuti della scena, attirando odio e facendosi diversi nemici in ambito musicale. Chi è fan di Jamil lo è anche per questo suo modo di fare, forse fin troppo schietto e senza filtri.
Dopo “Rap is Back” e “Most Hated“, dove Jamil non aveva brillato in modo particolare e si era beccato un bel po’ di critiche, con “Flow” ci porta un disco più solido, diverso dagli altri, anche se Jamil è sempre lo stesso, anzi sembra essere in forma migliore rispetto all’ultimo progetto, quasi come se avessimo a che fare con un nuovo Jamil.
Certo, il rapper è uno di quegli artisti che o li ami o li odi, non è un artista da hit o che ascolti tanto per, ma questa volta il disco risulta essere davvero coinvolgente. Ascoltando bene le tracce ci sono diversi spunti interessanti, così come notevoli sono i featuring, anche quelli pochi, ma efficaci.
Il disco non nasconde le sue intenzioni: far risorgere l’artista dopo il flop del lavoro precedente. Purtroppo “Rap is Back” risultava un disco senza novità, con un Jamil poco ispirato o originale. L’idea di prendersi l’enorme responsabilità di riportare un genere che sulla carta funzionava alla perfezione, ma nella realtà un po’ meno non fu un idea brillante. Stavolta il rapper veronese ha saputo rimediare agli errori e questo suo ritorno in gran stile non può che fare piacere.
Nel disco si riscontra un evidente riferimento al 2020 e a quell’album che sembrava l’avesse segnato irrimediabilmente (“Mamma Scusa”), collegandosi poi a quelli che sono gli intenti del nuovo progetto. “Flow” cambia rotta anche a livello di beat: Jamil opta per produzioni diverse dalle solite, anche per offrire nuovi stimoli all’ascoltatore, puntando su sonorità morbide e senza esagerare con l’utilizzo dell’autotune.
Gli ospiti sono tanti e ben distribuiti all’interno della tracklist: Fedez in “L’Odio“, dove finalmente torna a rappare con una strofa molto diretta e eclissa abilmente Jamil. Inoki su BPM insolitamente bassi per lui, Jake la Furia ed Emis Killa in due brani diversi tra loro, ma comunque street (“Leader” e “Zona”), Nayt in un banger clamoroso (“4AM”), Mr. Rain in un brano dai toni delicati (“Siamo Qui”), oltre a Nyv e Niko Pandetta rispettivamente presenti in “France” e “Sicario”.
Jamil da solo ha cercato di mantenere alto il livello e con brani come “TN Squalo”, “Don’t Lie” e “Male” completa il quadro rendendo “Flow” un lavoro ben strutturato, che riporta a galla le qualità di un artista spesso sottovalutato dal pubblico.
Il concept dell’album è concentrato sullo status guadagnato negli anni dal rapper che, dopo un lungo periodo di attività, decide per una sperimentazione ben mirata, ma che nello stesso tempo potesse mantenere il modo di scrivere che ha sempre contraddistinto lo stile dell’artista.
A questo proposito, la necessità di accogliere nuove sonorità nel proprio repertorio ha permesso a Jamil di far emergere un lato più introspettivo, come testimonia il brano “Siamo Qui” con Mr. Rain e Sad.
Jamil è un artista che va giudicato in base al suo percorso complessivo. Il brano “Mamma Scusa“, in cui il rapper sviscera il periodo tormentato in cui uscì l’ultimo criticato album “Rap is Back“, mette in luce il bisogno di sfogarsi e di raccontarsi: prerogative principali di “Flow“ e del momento attuale vissuto da Jamil dopo due anni di pausa.
Il disco risulta essere piacevole all’ascolto e mette in evidenza delle qualità canore dell’artista che fino a questo momento ci erano sconosciute. Jamil aveva sempre optato per uno stile decisamente meno “sonoro“. La riuscita di questo lavoro sta anche nella capacità dell’artista di mettersi in gioco e di accettare un cambio direzionale per offrire al pubblico un esperienza emozionale nuova. (I.M.D.L.)
Il consiglio per iniziare a fare musica è di non rimuginare troppo e di iniziare semplicemente a fare. Qualsiasi cosa tu faccia, come suonare uno strumento o canticchiare una melodia è già un inizio. È importante fare un’azione al giorno per raggiungere il tuo obiettivo, che sia scrivere canzoni o diventare un produttore. Inoltre, è fondamentale stimolare la creatività e non aspettare che l’ispirazione arrivi da sola, ma piuttosto cercarla attivamente, osservando il mondo intorno a te e cogliendo i dettagli che possono essere trasformati in musica.
Inoltre, è importante avere degli strumenti di qualità per poter creare la tua musica. Potresti iniziare con uno strumento semplice ed economico, ma man mano che acquisisci esperienza e miglioramenti tecnici sarà necessario investire in strumenti più sofisticati.
Puoi anche considerare l’idea di partecipare a corsi di musica, frequentare una scuola di musica, o trovare un mentore che ti aiuti a migliorare le tue capacità musicali.
Ricorda anche che la tecnologia è un grande alleato per la musica di oggi. Esistono molti programmi e software per la produzione musicale che possono aiutarti a creare e produrre la tua musica con maggior facilità.
In ogni caso, la pratica costante è la chiave per migliorare. Dedica del tempo ogni giorno per suonare, comporre, registrare e sperimentarenuove idee. Non aver paura di sbagliare e di fare esperienze, perché è così che si impara e si cresce come artista.
Inoltre, fatti trovare sulle principali piattaforme social come Instagram, Facebook, TikTok, Twitter, YouTube e SoundCloud dove potrai condividere il tuo lavoro e interagire con i tuoi fan.
Crea un sito web o una paginaFacebook dedicata alla tua musica, dove potrai pubblicare le tue news, le tue foto, i tuoi video e i tuoi eventi.
Non dimenticare di lavorare sulla promozione della tua musica, utilizzando tecniche di marketing e pubblicità online per farla conoscere al pubblico. Ad esempio, potresti creare degli annunci pubblicitari su Facebook e Instagram, partecipare a contest musicali online, collaborare con blogger e influencer e tanto altro ancora.
Ricorda che la promozione della tua musica è essenziale per farti notare e per raggiungere il tuo pubblico, quindi dedica tempo e risorse a questa fase del tuo progetto musicale.
Esattamente, pubblicare la tua musica su Spotify non è sufficiente per garantirti il successo. Devi anche essere in grado di promuovere la tua musica e farla conoscere alle persone. Una strategia comune per farlo è quella di creare una lista di riproduzione su Spotify che includa le tue canzoni, insieme a quelle di altri artisti che sono simili a te, in termini di genere e stile.
Inoltre, puoi partecipare a programmi promozionali offerti da Spotify, come il “Release Radar“, che notifica gli utenti su nuovi album e brani, o puoi anche promuovere la tua musica sui social media come Facebook e Instagram o su YouTube.
Infine, puoi collaborare con altri artisti o band che condividono il tuo stesso stile musicale, organizzare concerti o eventi musicali locali per farti conoscere dal vivo, e molto altro ancora.
Iniziare bene è fondamentale e ci sono alcune cose che puoi fare per far sì che il tuo percorso musicale abbia un avvio positivo. Ecco alcuni consigli:
Fai un piano: prima di iniziare a fare musica, prenditi il tempo di fare un piano. Scrivi gli obiettivi che vuoi raggiungere, stabilisci un calendario per raggiungerli, e definisci il modo in cui li realizzerai. In questo modo avrai una visione chiara del tuo percorso musicale e sarai più motivato a seguirla.
Studia il mercato: prima di pubblicare la tua musica, fai una ricerca sul mercato della musica e sui tuoi concorrenti. In questo modo potrai capire quali sono le tendenze del momento e le esigenze del pubblico. Puoi anche imparare dai successi e dagli errori degli artisti che ammiri.
Cura la qualità: per fare musica di qualità, è importante che tu curi ogni aspetto del processo creativo, dalla scrittura alla produzione. Non accontentarti di fare musica mediocre, ma impegnati per ottenere il massimo dal tuo talento e dalle tue risorse.
Crea una presenza online: oggi è fondamentale avere una presenza online per farsi conoscere. Crea un sito web, utilizza i social network per promuovere la tua musica e interagire con i fan, e fai in modo che la tua presenza online sia coerente con la tua immagine artistica.
Network: partecipa a eventi musicali, concerti, showcase e incontri con altri artisti. In questo modo potrai creare nuove connessioni, farti conoscere e imparare dai professionisti del settore.
Sii costante: la costanza è la chiave del successo. Continua a fare musica, a pubblicarla e a promuoverla, anche quando non vedi risultati immediati. Con il tempo, la perseveranza e l’impegno, i risultati arriveranno.
Ora è il momento di iniziare. Se non vuoi farlo da solo, contattaci: Studieremo un percorso personalizzato per la tua musica e la tua carriera.
L’omicidio di Tupac Shakur è rimasto irrisolto per oltre 25 anni nonostante numerose persone abbiano puntato il dito contro il principale sospettato: Orlando Anderson (persino suo zio Keefe D). Nelle numerose interviste, nel documentario e nel libro chiamatoCompton Street Legend, l’ex Crip ha ammesso di avere avuto un ruolo fondamentale nell’omicidio di Pac.
2Pac è stato ucciso a colpi di arma da fuoco il 7 Settembre 1996 vicino all’incrocio tra Flamingo e Koval aLas Vegas, Nevada. Morì sei giorni dopo all’University Medical Center all’età di 26 anni.
Questo è quello che si sa per certo: Tupac Shakur e Suge Knight, all’epoca CEO di Death Row Records, si incontrarono per andare a vedere un incontro di Mike Tyson all’MGMGrand di Los Angeles. Nella hall del casinò, però,Shakur incrocia Orlando Anderson, un membro della gang dei Crips. I due si scontrano – con la partecipazione degli entourage di Shakur e Knight – ma la situazione rientra in poco tempo e ognuno va per la sua strada. Più tardi Tupac e Knight salgono in macchina con l’intenzione di andare alClub 662, un locale di proprietà del CEO di Death Row. Durante il tragitto, però, una Cadillac bianca si affianca al veicolo e un uomo (non identificato) fa fuoco. Erano le 11 di sera.
Il rapper fu colpito quattro volte – due proiettili nel torace, uno nel braccio e l’ultimo nella coscia – e si ritrovò con il polmone destro perforato. Knight, invece, ne è uscì praticamente illeso: solo una piccola ferita sulla testa causata dalla scheggia di un proiettile.
L’ omicidio è inquadrato nel contesto della radicale contrapposizione tra West Coast e East Coast. Due sound differenti, due filosofie concorrenti, due modi diversi intendere il rap: per tutti gli anni ’90West Coast e East Cost hanno diviso pubblico e addetti ai lavori, generando un conflitto che è andato ben oltre il rap.
I protagonisti delle opposte fazioni erano due: Tupac e Notorious B. I. G. Sebbene fossero fino a poco tempo prima amici, Pac e Biggie, a causa di tutta una serie di episodi, entrano in una faida che resta ancora impressa nella memoria collettiva di tutti gli appassionati dell’Hip Hop. Diviene ovviamente memorabile il loro beef a suon di rime che porta alla nascita di due tracce cult del genere: Hit ‘Em Up di Pac e Who Shot Ya? di Biggie, dove entrambi si insultano e minacciano esplicitamente di farsi fuori.
Hit ‘Em Up
I media, hanno sempre scelto di raccontare una storia suggestiva, allontanando chiunque dalla verità. Secondo i media, il colpevole era l’ex amico e rivale The Notorious B.I.G.; i due hanno trovato il successo insieme all’inizio degli anni’ 90, ma dopo qualche anno il rapporto si è incrinato, travolto dalla storica rivalità tra East e West Coast. Rivalità che sarebbe iniziata con Who Shot Ya?, il pezzo di Biggie del ’94 che molti hanno interpretato come una diss track per Shakur che, due anni dopo, ha risposto con Hit ‘Em Up, in cui sembra raccontare una scappatella conFaith Evans, la moglie di Biggie.
La Evans, qualche tempo dopo, ha dichiarato che il marito era convinto che tutti lo incolpassero dell’omicidio e aveva paura delle ritorsioni. Biggie ha sempre negato.
Un’ altra teoria, anche questa difficile da provare, dipinge Suge Knight come il vero colpevole della morte di Tupac. C’è chi è convinto che il rapper fosse sul punto di fondare la sua etichetta e Knight avrebbe orchestrato l’omicidio per impedirglielo. L’uomo, però, ha sempre negato. Non solo, in un documentario propone una quarta versione dei fatti: Sharita Golden, la sua ex moglie, e Reggie Wright Jr., all’epoca capo della sicurezza di Death Row Records, avrebbero organizzato l’assalto in cui è morto Tupac, ma la vittima designata era proprio Knight. Il movente? I due volevano il controllo dell’etichetta.
Altra teoria poco plausibile riguarda le dichiarazioni di John Potash, autore del libro-inchiestaFBI War on Tupac Shakur & Black Leaders, secondo il quale, gli omicidi di Shakur e Notorious B.I.G. sarebbero da configurarsi nell’ottica di un piano governativo volto all’eliminazione di figure scomode nella lotta ai movimenti afroamericani potenzialmente dannosi per la società (come quanto accaduto negli anni ’60 con le Pantere Nere). Sebbene Tupac non militasse in alcuna organizzazione per i diritti dei neri o simili, il suo carisma avrebbe potuto risvegliare sentimenti antigovernativi sopiti negli anni, specie per la natura dei suoi testi inneggianti la libertà, l’odio verso le autorità e in generale la sua idea di vita Thug Life, molto contestata all’epoca.
A quasi ventidue anni dalla sua morte, importanti rivelazioni sull’omicidio stanno ora emergendo dalla confessione del rapper Keefe D.
Keith David, in arte Keefe D, rapper e membro della gang losangelina dei Crips dichiara: “Ero un boss di Compton, spacciavo droga e sono l’unico vivo in grado di raccontare la storia dell’omicidio di Tupac. Sono stato inseguito per vent’anni e sto uscendo allo scoperto ora perché ho il cancro. Non ho nient’altro da perdere. Tutto quello che mi interessa ora è la verità“.
Durante un incontro del 2021 con The Art Of Dialogue, Keefe D, si era in realtà già dichiarato colpevole, anzi complice, in quanto presente in macchina quando Anderson sparò i colpi mortali al rapper di Los Angeles. Secondo quanto è stato riferito dal LVPD, l’ex detective del dipartimento di polizia di Los Angeles Greg Kading, ha ritenuto “inconcepibile” che Keefe D non fosse stato arrestato a causa del suo evidente coinvolgimento nel crimine: “Bisognerebbe arrestare Keefe D con l’accusa di complicità in omicidio, sulla base delle sue numerose confessioni pubbliche“, ha detto a The Sun, l’ex poliziotto.
Anzi, le parole di Keefe D potrebbero ora costargli la libertà. In una recente intervista con Bomb1st, Reggie Wright Jr. ha suggerito che gli investigatori stanno scavando nel coinvolgimento di Keefe D e potrebbero addirittura trascinarlo in prigione.
Wright ha suggerito che Keefe D ha tutte le ragioni per essere nervoso perchè la polizia è effettivamente nel bel mezzo di un’indagine nei suoi confronti che mirerebbe a dimostrare il suo coinvolgimento attivo nell’omicidio di 2Pac. “Sarebbe quindi una decisione dell’ufficio del procuratore distrettuale determinare se le prove sono sufficientemente forti per essere perseguite. Il dipartimento di polizia può assolversi dalle proprie responsabilità arrestando Keefe D e affidando la responsabilità al procuratore distrettuale, a cui appartiene”.
È davvero incredibile come a distanza di anni non si riesca ancora a fare luce sui tragici eventi che portarono alla morte di Tupac. Nonostante i tantissimi testimoni la verità continua a restare sepolta. Le ultime rivelazioni però tracciano una nuova direzione per le indagini, dando a tutti noi la speranza che un giorno questo caso possa essere risolto.
Sono passati 27 anni da “The Score“, un capolavoro che racconta la storia di una giovane Lauryn Hill, di Wyclef Jean e di Pras Michel che da soli si occuparono della scrittura della maggior parte dei testi della produzione dei brani.
Lauryn Hill lo ha definito un “audio-film” che racconta una storia anche con tagli e interruzioni nella musica.
Il “Sound” non è solo classico Boom Bap: The Score è influenzato da più generi tutti riconducibili alla black music (e noi della Stanza li apprezziamo tutti), come l’R&B ma anche il Reggae, evidenti in pezzi come “No Woman, No Cry” o “Zealots“. I sample, poi, sono un altro punto di forza di un album perfettamente curato dall’inizio alla fine.
Sebbene si tratti di un album rap uscito negli anni ’90, nei testi di “The Score” si fa poco riferimento ai temi tipici di quegli anni. La volontà era quella di dar vita a un tipo di arte che tutti avrebbero potuto apprezzare.
Emblematica è una delle barre più famose di Lauryn Hill: “so while you’re imitating Al Capone, I’ll be Nina Simone and defacating on your microphone“. Qui Lauryn manifesta un’importante presa di posizione: quella di allontanarsi dagli stereotipi dei rapper duri e mostra l’altra faccia della musica, quella vicina a Nina Simone, quella che vuole raccontare in maniera autentica un “qualcosa”.
Il secondo album dei Fugees è anche la consacrazione di Lauryn Hill. La sua voce dolce e al tempo stesso tagliente è ciò che ha permesso a “The Score” di diventare immortale. La capacità di rappare ma anche quella di cantare è stato l’aspetto che forse più di tutti ha permesso a Lauryn Hill di prendersi la scena.
Miglior Album Rap ai Grammys del 1996 e 7 platini (senza gli streaming), The Score è l’album di un gruppo rap più venduto nella storia. Ciò è stato possibile perchè i Fugees , con la loro forte personalità, hanno abbattuto le barriere, arrivando ad un pubblico anche al di fuori del mondo Hip-Hop.
L’aspetto incredibile è che anno dopo anno sembra che il disco acquisisca sempre più valore, come se con il passare del tempo si comprendessero meglio i suoi lati sconosciuti. Ma è questa, in fondo, la bellezza di The Score: un pezzo d’Arte che si scopre diverso e per questo sempre più bello ascolto dopo ascolto
La piattaforma di streaming musicaleSpotify offre ogni settimana una playlist personalizzata chiamata Discover Weekly, composta da 30 brani selezionati attraverso l’analisi dei gusti musicali e delle ricerche dell’utente.
L’obiettivo di questa playlist è far scoprire nuove canzoni e artisti agli utenti. Per un musicista, la Discover Weekly può rappresentare un’opportunità per raggiungere il proprio pubblico ideale. Gli algoritmi di Spotify generano la playlist in base al comportamento di ascolto dell’utente, all’analisi del testo delle canzoni e di altri testi correlati nel web, alla frequenza di pubblicazione di nuove canzoni da parte degli artisti, al numero di ascolti e di follower delle canzoni e del profilo dell’artista, nonché alla presenza in playlist collaborative.
Tali fattori aumentano le possibilità che una canzone di un artista venga scelta da Spotify per essere inclusa nella Discover Weekly.
In pratica, la playlistDiscover Weekly è generata tramite l’uso di algoritmi che analizzano i dati di ascolto degli utenti e le informazioni relative agli artisti, come il numero di follower e di ascolti. In questo modo, Spotify cerca di offrire un’esperienza musicale personalizzata e adatta ai gusti degli utenti, incoraggiandoli a scoprire nuova musica. Per un artista emergente, la presenza nella Discover Weekly può essere un’opportunità importante per raggiungere un pubblico più ampio e farsi conoscere. Tuttavia, per avere maggiori possibilità di essere selezionati da Spotify, gli artisti devono impegnarsi a pubblicare regolarmente nuove canzoni e ad attirare l’attenzione degli utenti attraverso le playlist collaborative.
In sintesi, la Discover Weekly rappresenta uno strumento importante per la scoperta di nuova musica, sia per gli utenti che per gli artisti emergenti.
Come artista, è importante essere presente sul web, non solo sui social network, ma anche attraverso la pubblicazione di articoli su blog, riviste di musica, testate, webzine, ecc. Inoltre, per essere notati dall’algoritmo di Spotify, le tue canzoni devono avere un certo numero di ascolti che dipendono dalla tua attività sul profilo, dal numero di canzoni pubblicate ogni anno, dal numero di fan che ascoltano e condividono le tue canzoni e dal fatto che queste siano inserite in playlist personalizzate. Per questo, è importante pubblicare singoli con una certa regolarità, senza però compromettere la qualità della tua musica. È importante considerare che le canzoni tecnicamente ben riuscite hanno performance di ascolti superiori rispetto ad altre. Inoltre, non bisogna sottovalutare il potere delle playlist, che possono aiutare a far conoscere le tue canzoni in modo organico.
È importante scegliere le playlist più adatte al tuo genere musicale e se la tua canzone è presente in numerose playlist questo è un segnale di gradimento e potrebbe portare l’algoritmo di Spotify a inserirla in qualche sua playlist algoritmica.
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Durante tutti gli anni Settanta, l’onda dello scandalo travolgeva la società italiana, non solo per i costumi ed il modo di porsi dell’artista, ma anche e soprattutto per i contenuti espliciti delle sue canzoni: basti pensare a Metrò (Invenzioni, 1974), in cui un uomo fa avances ad una donna sulla metropolitana; alla celebre Mi Vendo (Zerofobia, 1977), confessioni di un gigolò felice del suo mestiere; a Fermoposta (EroZero, 1979), in cui un voyeur (“schedato, per atti osceni segnalato”) invita le “anime perverse” a corrispondere con lui.
Gli episodi scandalosi esistevano già in quel contesto storico e soprattutto suscitavano negli spettatori sentimenti nuovi e mai provati prima. Risulta quindi difficile accettare lo stupore di chi si scandalizza oggi per un bacio tra Rosa Chemical e Fedez.
Nelle 5 ore abbondanti a puntata, condotte da Amadeus assieme allo storico Gianni Morandi, coadiuvati da Francesca Fagnani, Paola Egonu e Chiara Ferragni, di questa competizione canora, tra ospiti e varia umanità in cui è successo di tutto per la gioia del vastissimo pubblico televisivo, l’unico episodio che ha avuto seguito è questo famoso bacio.
Come se la trasgressione non fosse lecita solo perché il contesto e il consenso non lo richiede. La trasgressione è un gesto che riguarda il limite e non fa nessun riferimento al consenso comune. Limite e trasgressione devono l’uno all’altra la densità del loro essere. Non c’è limite all’infuori del gesto che l’attraversa. Non c’è gesto se non nell’oltrepassamento del limite.
Quindi è lecito per artisti come Rosa Chemical oltrepassare quel limite. Lo si può fare baciando Fedez o lo si può fare indossando determinati indumenti o truccandosi vistosamente.
Trucco e paillettes sono stati per due decenni il marchio distintivo di Renato Zero: un personaggio sopra le righe, provocatorio, che racconta il mondo come nessuno aveva osato prima. Quello che si è visto a Sanremo non è nulla di nuovo. La vera novità sono artisti “innovativi” come Madame, Lazza, Colapesce e Dimartino, Mr. Rain che sono riusciti ad occupare i primi posti di un Sanremo che, per quanto è cambiato negli ultimi anni, resta comunque una competizione tradizionalista per diversi aspetti. Questi artisti, giovani, sono riusciti a collocarsi nei gradini più alti della classifica riuscendo a conquistare anche chi non è abituato a certe sonorità. Il rap è riuscito anche in una dimensione totalmente inadeguata a ritagliarsi un suo ruolo. Spostare gran parte dell’attenzione su avvenimenti che a primo impatto possono sembrare scandalosi, non fa altro che diminuire l’ ascolto delle canzoni che dovrebbero essere invece l’ unico motivo di discussione. Questo sistema vale per la musica in generale, in quanto oggi conta molto di più uno scandalo che una performance artistica di qualsiasi tipo. Il valore dell’arte è stato sottomesso dalla cultura del “Gossip“. Oggi conta più la vita di un cantante attraverso le storie Instagram e le varie piattaforme virtuali piuttosto che l’ arte che tenta di proporci. Diventa davvero complicato individuare i veri artisti in base ai propri gusti quando l’intera scena musicale è vittima della superficialità dell’ascoltatore.