Se sei un musicista sai quanto la qualità audio conta nell’ascolto della tua musica.
Vuoi che l’audio sia fedele, e che sia più vicino possibile all’originale.

Le cuffie da studio, sono adatte proprio per offrire un’ottima qualità audio,
ed essendo professionali, sono adatte per la produzione musicale.

Ma prima di mostrarti una lista di cuffie da studio,
è giusto avere qualche conoscenza in più,
per avere una visione d’insieme e saper scegliere quella più giusta per te.

Ci sono diversi parametri da tenere in considerazione.

1) La capacità di isolamento dal rumore.
Più il grado di isolamento è alto, più si sente bene il suono anche in luoghi rumorosi;

2) La sensibilità.
Il suo indicatore sono i decibel e in sostanza ti permette di valutare la pulizia
del suono ad alto volume;

3) Le dimensioni.
Se le cuffie sono grandi o piccole non influiscono sulla qualità del suono,
ma di sicuro sulla comodità.
Le cuffie di grandi dimensioni alla lunga possono risultare molto fastidiose.
Ma comunque, quelle da studio vanno bene per la loro efficacia nell’ottimo suono.

Possiamo fare una distinzione:

Le Cuffie in-ear sono gli auricolari che inseriamo all’interno delle orecchie.
Ovviamente sono molto piccole, maneggevoli e adatte per portarle in giro.

Le Cuffie on-ear si poggiano sulle orecchie.
Sono di piccole dimensioni e sono abbastanza leggere.
In genere, i costi sono accessibili, ma non eliminano totalmente i rumori dall’esterno.
Sono facilmente trasportabili. Per un ascolto intimo sono più indicate
a casa o in luoghi non troppo rumorosi.

Le Cuffie Over-ear avvolgono completamente le orecchie.
Sono di grandi dimensioni, pesanti e alla lunga possono stancare per il troppo peso.
Offrono un suono limpido, e un grado di isolamento alto (dai rumori esterni).
Sono più costose, ma in cambio offrono un’ottima qualità del suono.

4) L’impedenza.
Questo parametro, indica la resistenza che il suono incontra
prima di uscire dalla cuffia.
Più sarà alto il grado di impedenza, più sarà alta la qualità del suono.

Cuffie chiuse, semi aperte e aperte

Cuffie chiuse: queste cuffie ti offrono la percezione
di un grado maggiore di isolamento, sei in grado di sentire i riverberi,
le basse frequenze, anche se poi non sono fedeli al suono originale.
Quindi sono adatte se sei in un ambiente rumoroso
e quindi hai bisogno di estraniarti per ascoltare la tua musica.

Il problema è che alla lunga iniziano a diventare fastidiose, perchè possono affaticarti.
Quindi, meglio utilizzarle per un piccolo lasso di tempo.

Cuffie aperte: le cuffie aperte non favoriscono un alto grado di isolamento,
ma sono più comode da tenere per un lungo periodo di tempo
e tendono a offrire un suono più fedele all’originale.

Cuffie semi aperte: sono il giusto compromesso tra il grado di isolamento
che vuoi avvertire, il comfort nel tenerle e il suono più fedele all’originale.

Le migliori cuffie da studio

1) AKG K271 MKII Cuffie da Studio Professionali
Sono cuffie chiuse e over-ear, di grandi dimensioni,
pronte ad offrire un ottimo suono.

2) Beyerdynamic DT 770 PRO 250 Ohm Cuffie da Studio
Cuffie On-Ear, molto comode e di media dimensione.

3) Audio Technica ATH-M50X Cuffie professionali per il monitoraggio.
Le Cuffie On-Ear di Audio Technica sono una garanzia.

4) OneOdio Pro 10
Queste cuffie hanno il giusto mix tra qualità e prezzo.
Con padiglione morbido e lussuosamente imbottiti
sono specificamente progettate per il massimo comfort
e isolamento del rumore della cuffia monitor.
L’archetto è regolabile ed estensibile,
in modo da poter trovare l’angolo desiderato che più ti piace.
Il design è elegante e la qualità audio è di fascia alta.
Ottime per lo studio di registrazione.

5) Sennheiser HD 280 Pro Cuffia Professionale
Cuffie da studio, over-ear di ottima qualità.

6) Sony MDR-7506 Cuffie Stereo, Dinamiche Professionali
Cuffie da studio, chiuse.

7) Shure AONIC 50 Cuffie Wireless con Cancellazione del Rumore
Cuffie senza fili Bluetooth, da studio, Over-Ear.

Con “No Bodyguard FreestyleANNA ha dimostrato,
ancora una volta,
di avere tutte le carte in regola
per diventare un punto di riferimento del rap italiano.

Tre anni fa, in giro per l’Italia risuonava un solo pezzo: BANDO.
ANNA aveva solamente 16 anni,
ma le sue rime su quel beat house diventato iconico
non passarono inosservate.

Il resto, lo sappiamo, è storia,
ma un successo così immediato ha delle conseguenze.
Gli occhi del pubblico e della scena erano tutti puntati su di lei:
c’era chi l’amava, si,
ma anche chi si chiedeva quando sarebbe crollata questa meteora.

Tante le aspettative, troppa la pressione,
ma dopo tre anni ANNA ha saputo mettere tutti a tacere.
Avrebbe potuto sfruttare l’hype a suo vantaggio, invece,
proprio nel momento in cui tutti le chiedevano di più,
ha deciso di rallentare e lavorare,
riuscendo così a imporsi
come una delle figure di spicco della nuova scena del rap italiano.

Il suo talento al microfono è evidente:
dai beat house, al sound reggaeton, dalle basi trap a quelle più classiche,
non sembra esistere un suono che non si sposi con la sua voce.
Quando rappa accanto ai pesi massimi della scena,
come nel caso di “Cookie’s N Cream“,
riesce sempre a lasciare la sua impronta,
come se facesse questa roba da una vita.

Cover Madreperla

Dallo sfornare classici dell’underground come Mi Fist con i Club Dogo,
per poi ridimensionare l’hip hop a Milano con lo stesso gruppo,
fino a comporre pietre miliari da solista durante la scorsa decade:
cos’altro ha da dimostrare Guè?
Una domanda che, incredibilmente,
continua ad essere soddisfatta dai lavori dell’autore stesso.
Tantissime le volte in cui si ascolta una nuova uscita del rapper
e si finisce col dire “Guè lo ha fatto ancora“,
ma con Madreperla la storia va oltre le aspettative.

Da Mr. Fini del 2020 Guè ha deciso di entrare
in una forma musicale dove l’hip hop è sempre più protagonista,
rispetto alle venature pop o trap che oggi straripano nel mainstream urban italiano.
Il mixtape del 2021 Fastlife 4 si è imposto con successo
come una schietta dichiarazione di intenti.


Guè nella cover di Madreperla si fa trovare in un luogo-simbolo della sua città Natale,
la Galleria Vittorio Emanuele II, con l’outfit in citazione a Nino Brown,
protagonista della pellicola-culto New Jack City.
Questo tipo di citazioni scannerizzano la profondità intellettuale che Guè
possiede quando si parla di hip hop.
Il suo talento nella musica parla da sé.
Uniamo a questi fattori uno degli artigiani migliori della musica rap, Bassi Maestro,
che decide di dedicarsi alla produzione
di una delle uscite più importanti della sua carriera,
sommando il suo genio sonoro alla sua illimitata knowledge musicale,
per un progetto fatto con passione.

Guè al microfono e Bassi alla produzione sono un dream team
che già ci aveva deliziato di tracce come Pequeno, intro del disco Vero,
o nel brano ispirato ai suoni della West Coast Fast Life,
contenuto in Fastlife 4.
Il potenziale di questa unione è immenso, e nel disco è pienamente raggiunto.

Madreperla di Guè è un disco culturale: recensione.
Il disco è fuori dai canoni odierni del rap italiano mainstream,
soprattutto perché non è semplicemente un disco rap,
è un disco di autentico stampo hip hop.
Dall’estetica ritratta, i campionamenti, i riferimenti musicali,
le performance del Guercio, tutto spinge verso una direzione
diversa dal rap trendy del momento,
a favore di un contenuto più autentico e originale, tendente al rap formalista.
Il risultato è egregiamente riuscito nella sua qualità ed unicità.
Se Marracash ha avuto il suo Persona, questo disco può essere l’equivalente per Guè:
un qualitativo blockbuster di autentica definizione artistica dell’autore.

Che Guè fosse particolarmente in forma lo si poteva intuire dalle sue apparizioni
come featuring che hanno preceduto il disco: tra tutte 6 Mesi di TY1.
Con una poetica intro cantautorale di Franco126 ed un’esecuzione incriticabile
del rapper napoletano J Lord, sopra una produzione bella forte,
Guè ha offerto una delle strofe più incisive della sua carriera,
dove evidenzia una verità non banale sul suo percorso:

Quindici anni di carriera, pesce tosto
L’unico rapper che non si è ancora fatto rubare il posto

La consistenza che ha mantenuto tra gli anni
è ciò che rende Guè fisso vincitore annuale di un campionato dove gioca da solo.
Con Madreperla l’impresa vera è stata superare un’aspettativa altissima
posta sul suo nome, saldo tra i più gettonati da decadi.

Musicalmente è un album hip hop tradizionalista,
ma a differenza del “bianco e nero” di Fastlife 4, Madreperla
è colorato da molteplici influenze nelle varie tracce,
provenienti da generi tra cui la disco music, la dancehall, l’R&B.
Il panorama musicale dell’album esplora diverse sonorità hip hop
mantenendo una coesione sonora:
Il lavoro fatto da Bassi è un totale “pezzo di bravura”.
La profondità di suono funge da carta più vincente di un album magistrale.
È uno di rari casi nel rap italiano dove il disco non ha nulla da invidiare
a paralleli progetti americani, chiaro esempio:
Da 1k In Su (ma di questo ne parleremo dopo).

Ciò che rende Madreperla magistrale, oltre al suo valore musicale,
è proprio il fatto che si tratta di un album culturale.
Non è un prodotto del momento, è un prodotto che va oltre al momento.
La nostra speranza è che un lavoro del genere scuota il panorama urban nostrano
alla portata del grande pubblico,
verso un’essenza, un suono, un approccio musicale
e un’attitudine necessaria, che col tempo purtroppo si è sbiadita.

Il disco contiene dodici tracce, per una durata essenziale ed incisa:
andiamo ora ad analizzarlo traccia per traccia:

Prefissi

Accompagnato da uno stellare video musicale, in Prefissi Guè apre le danze rappando su un’ottima, scura e schietta strumentale funkeggiante:

Brother, è da sempre che sto in mezzo a ste robe
Non per finta, non per metterlo su Insta

Segue una delle performance più tecniche del disco, dove il Guercio cita numerosi prefissi telefonici internazionali, per poi spiegarne come ci è collegato, tra affari loschi e stile di vita veloce.

Nel brano ricalca la sua gloria di strada, dichiarandosi una minaccia per chi gioca nel suo stesso campo del crimine, senza averne la stoffa.
Il brano è puro “bosseggiante” gangsta rap, dove Guè mostra la sua forma smagliante.
Nel ritornello si sente un’influenza ai primi lavori di 50 Cent, mentre l’arrangiamento del beat ricorda produzioni come B*tch Please di Snoop Dogg.

Prefissi è una gemma che imposta su che piano musicale sta il disco, aprendo le giostre in maniera ottima.

Tuta Maphia

Primo brano composto per l’album da Guè e Bassi, nonché motivo della genesi di tutto il disco, Tuta Maphia è un pezzo meraviglioso.
La produzione è massacrante: giro di piano dal tocco malandrino, abbinato alle liriche gangsta, con batterie schiaffeggianti.
Il sound è old school, col boom bap, mantenendo un suono che risulta contemporaneo. Il ritornello spinge e la strofa di Guè continua le tematiche del precedente, mantenendone la fotta e l’alto livello lirico:

Ogni giovane di strada mi è devoto
Quanti rapper ho trapassato come il remoto

Condannando i rapper che recitano ruoli da fake gangster e le usanze di moda nel rap più contrapposte ai valori radicati nella cultura, Guè rivendica con prepotenza il suo ruolo nel gioco.
Il ruolo della seconda strofa è stato affidato a Paky, uno che nelle rime, nella tecnica, nello stile, ed in generale nella massa artistica, non riuscirebbe a tenere testa gareggiando con capisaldi come Guè, o altri rapper con un imprinting tecnico.
Questo tipo di artisti non sono stati chiamati nel disco (ad eccezione di Marracash per un ritornello) e, in tracce come questa, avrebbero potuto presumibilmente elevare il valore artistico della canzone.
Tuttavia, a giudicare dalla gamma di collaborazioni optata per il disco, si percepisce come nel progetto ci fosse una volontà di unire la cultura hip hop autentica alle nuove generazioni e, in ogni caso, nulla delegittima al brano il fatto che sia una manata devastante.

Mi Hai Capito O No?

Madreperla continua la sua scia meravigliosa con uno dei suoi apici: Mi Hai Capito O No?.
Un brano splendido, dove la strumentale contiene un diretto sample dell’arrangiamento musicale dell’omonimo brano del 1981 di Ron, cover della più celebre I Can’t Go For That degli Hall & Oates.
Con l’aggiunta di uno scratch superbo, il brano è lucente, iper-ballabile, immerso in affluenze provenienti dalla musica disco.
Il testo offre uno storytelling di Guè su una ragazza, incontrata in una Chinatown, che riesce a gestire a suo piacimento le emozioni del rapper, nonostante le abilità di quest’ultimo come latin lover e uomo di strada di successo:

Rispetto in ogni distretto
Pensavo fossi in love col mio flow ma mi sveglio da solo nel letto
Ti rivedrò sfrecciare sopra un Range
Ma oggi non piange la tua revenge

L’iconografia dipinta nel testo è limpida e cinematografica, mantenendo la leggerezza del contenuto, ciò va a dimostrare le capacità mostruose della penna del Guercio.
Tra la citazione lirica ad Alan Sorrenti e il caratteristico ritornello con la voce campionata di Ron, è super-lodevole anche il freschissimo connubio tra hip hop dalle vibrazioni anni ’80, col tributo alla musica italiana dello scorso millennio che ha tracciato la cultura pop del nostro Paese.
Questo pezzo è brillante, universale, trasversale e attempato, senza aver bisogno di una profondità di messaggio alla Brivido.
Sicuramente uno dei momenti più vincenti dell’album.

Cookies N’ Cream

Tributando l’hip hop da club anni 2000, Cookies N’ Cream si rifà al sound reso iconico da classici come Candy Shop di 50 Cent e Yeah! di Usher.
È chiaro come il fulcro del brano sia l’esercizio di stile e l’attacco di Guè è esemplare. In un brano del genere, dove l’impegnativa lirica passa in secondo piano, a pieni voti prende spazio il lato più burlesco del Guercio (alla Il ragazzo d’oro), marchio di fabbrica del suo stile:

Tolgo questo ice dal frigo
Vuole farmi assaggiare come Bello Figo

Cookies N’ Cream è originale e orecchiabile, mantenendo l’ambizione di tradurre culturalmente formule musicali dell’hip hop a stelle e strisce.
La scelta di far apparire una rapper femminile come Anna, in una club banger edonista del genere, cerca – con le dovute proporzioni – di riprendere il ruolo che una Missy Elliot aveva in Work It.
La strofa il suo, ad eccezione di certe evitabili doppie voci urlate.
Sfera Ebbasta chiude il brano offrendo esattamente il lavoro richiesto, con un puro esercizio di flow scorrevole, melodioso ed egregiamente riuscito.

Need U 2nite

Bassi merita una standing ovation da tutto il panorama musicale italiano per aver prodotto certi capolavori di strumentali come questa: soffice ed elastica, dominata da un magnifico campionamento vocale del brano soft rock del ’79 Stay With Me Till Dawn di Judie Tzuke.
Massimo Pericolo nella prima strofa introduce la tematica del brano:

Mi ero perso
Senza una stella in tutto l’universo
E lo sono diventato io stesso

La strofa di Pericolo è profonda e riflessiva: la solitudine e l’alienazione dal proprio contesto sociale sono temi che vengono affrontati in modo motivazionale, dove le soluzioni proposte a questi traumi e dilemmi sono la fiducia in sé stessi, la perseveranza, il credere nelle proprie volontà rispettando le proprie scelte.
Gran bel messaggio.
Guè offre invece una prospettiva più pessimista dove non vede via d’uscita dagli ambienti deleteri per la sua vita, che hanno segnato in lui una tendenza quasi irrisolvibile nel fare la cosa sbagliata.
L’unica soluzione che vede è in una situazione amorosa che però si sta avvicinando alla fine.
Need U 2nite si certifica come un vertice di vulnerabilità e produzione in Madreperla.

Léon (The Professional)

Ispiratosi all’omonimo film francese, risulta uno dei brani più generici della tracklist.
Il contenuto gangster del disco viene affrontato senza infamia e senza lode.
Il beat è incassante ma, forse, è quello che meno lascia il segno rispetto alle strumentali da cui è circondato.
Per quanto il disco sia inciso, Léon dà l’idea di “canzone da riempimento”.
Se Tony contenuto in Santeria era colmo di citazioni al film che dava il nome al brano, qui le citazioni al film che lo intitola sono estremamente minimizzate, tanto che non viene nemmeno mai pronunciato il nome “Léon” nel brano.

All’ombra del Sempione, pimpin’ in Milan
Dopo solo due parole siamo già andati di là
Come Nipsey faccio hustle
Prendo questa pussy al balzo

Considerando l’assenza di un contenuto vero e proprio, il pezzo gioca più da esercizio di stile, tuttavia anche in questa prospettiva è abbastanza povero.
Le rime giocano facile con l’utilizzo massiccio dell’inglese e i giochi di parole non sono più di tanto ingegnosi.
La durata è abbastanza breve e nemmeno a livello ritmico riesce ad imporsi. In Madreperla può essere considerato uno degli skip più facili.

Free

A proposito di Santeria, la coppia Marracash e Guè torna nella vincente Free.
Il testo ruota attorno a un’importante critica al dominante pensiero del politicamente corretto.
Nella sua strofa Guè evidenzia l’ipocrisia di chi finge di combattere battaglie che non gli interessano per apparire eroico all’occhio pubblico, sottolineando quanto questi valori siano sostenuti da gente che “predica bene ma razzola male”:

Sto qua per il montepremi
Tu mangi fried chicken mentre fai body-shaming
E i moralisti fanno strisce, sì, sono così scemi
Che postano di Black Lives Matter, ma in realtà odiano i neri

Un rimprovero, pungente e diretto, verso la società basata sull’apparire dei social media, che arriva a toccare la paranoia dell’artista riguardante il mondo in cui crescerà sua figlia.
Questa paranoia è dettata da un’ottica dove, ai tempi di oggi, non si viva in un mondo progredito ma sempre più cinico e dittatoriale nei suoi standard contraddittori. Un’analisi interessante, che se facesse spuntare riflessioni individuali all’ascoltatore, agirebbe sicuramente con un tocco estremamente nobile.
Il ritornello è gestito da Marra, riassume questo concept in modo orecchiabile, sopra un beat classico con lievi sprazzi di chiptune.
Il livello musicale del brano viene declassato quando inizia Rkomi, con l’arrangiamento del beat che retrocede per adattarsi al mondo musicale di quest’ultimo, per una strofa poco memorabile ma comunque di livello superiore rispetto i suoi recenti standard.

Mollami pt.2

Primo singolo estratto dal disco, segue il filone dei brani dancehall di Guè, come Insta Lova, Milionario, Guersace e Oro.
Il brano è super ballabile e vivace ed è il modo perfetto per far respirare il disco al di fuori di batterie incassanti e strofe impegnative.
Casca facilmente all’orecchio come sia un rifacimento del brano Here Comes the Hotstepper di Ini Kamoze, interpolando la melodia del ritornello.
Con accezioni di g funk nel synth portante, è uno dei brani ritmicamente meglio riusciti tra questa categoria per il Guercio.
Fa chiaramente da sequel all’omonimo contenuto in Vero, che invece presentava sonorità molto rimandanti alla stilistica di artisti come Tyga e DJ Mustard.

Mo-mo-mollami, se poi mi parli solo di soldi
Attirerei soltanto la guardia e i balordi
Mentre tutti gli altri rapper sono in danger
Tengo la collana, brillo in mezzo alla gente

Quando il rapper si avventura nella dancehall, si sente che ha un bagaglio culturale abbastanza saldo sul genere che gli permette di farlo bene e Mollami pt.2 rientra sicuramente tra le dimostrazioni più chiare.
Questa ramificazione, inusuale nel panorama urban italiano ma massiccia nel panorama della musica black mondiale, è genuina e spesso ben riuscita, dando valore e carattere all’artisticità di Guè.

Lontano dai guai

Mahmood era apparso in Sinatra nella traccia bonus Doppio Whisky e in Mr. Fini nel brano pop-rap Tardissimo.
Entrambe le collaborazioni sono uscite di buona fattura ma a questo giro i due hanno fatto un vero e proprio capolavoro.
A volte capita che nella sua musica Mahmood sminuisca la sua voce per innocui singoloni pop che non valorizzano a pieno il suo talento: qui Guè ha tirato fuori il meglio dal cantante.
Un’esecuzione vocale R&B spettacolare, che flette le enormi capacità vocali di Mahmood, tra cui il suo delicato falsetto d’oro.
L’emozione traghettata dalla voce del cantante fa da contorno spesso alle strofe di Guè, dove affronta tribolazioni sulla sua vita privata, tra fama e il suo stile di vita edonista, scavando a fondo in un’introspezione toccante:

Mio padre se ne è andato senza vedermi che riempivo il Forum
Nessuna donna mi ha riempito il cuore
Notte indimenticabile, dimenticherò todo
Il club è pieno ma io sono vuoto

Bassi merita i suoi fiori per aver creato un altro capolavoro di strumentale, dal carattere soft, accarezzando soul e jazz.
Lontano Dai Guai è sicuramente uno dei momenti più preziosi della carriera di Guè.

Chiudi gli occhi

L’unica traccia che presenta alla produzione delle mani aggiuntive a quelle di Bassi, ossia quelle di Shablo, e si sente.
Chiudi gli occhi è il momento più pop del disco, e contiene un intelligente campionamento di Amore impossibile dei Tiromancino, che eleva a momenti il brano dal classico pop-rap radiofonico dove ristagna.
Nelle strofe il rapper si esibisce con stile nel narrare le complicazioni di una storia d’amore in prima persona:

Ogni sera uguale
Quella palla di fuoco che si spegne nel mare
Io me ne vado a male
Ferite con il sale, lo senti dalla voce nello stereo
Che sono high come un aereo

Il ritornello ha una melodia in pieno stampo pop contemporaneo italiano.
È abbastanza prevedibile ed edulcorata con una doppia voce femminile (di Rose Villain, che ce ne ha parlato qui) posta a correggere la voce primaria del Guercio, non abbastanza intonata per questo tipo di ritornello.
Al di fuori del campionamento dei Tiromancino questa canzone di qualitativo non offre più di tanto.
È una traccia che troverebbe sicuramente posto nelle radio e nelle AirPods di giovanissimi che magari non riescono a digerire il resto dell’album: ciò la porta ad essere un pochettino fuori contesto.

Da 1k in su

Era il 2015 quando aprendo la classifica di iTunes dal mio tablet trovai tra le prime posizioni un pezzo di Guè con Akon.
La mia reazione fu quella di esclamare “cosa!?“.
Collaborazioni internazionali con artisti del genere erano completamente inedite, bisogna dare credito a Guè: tra le tantissime cose che ha importato con la sua presenza nell’hip hop italiano, il featuring con la star dell’hip hop americano è una di quelle.
Nonostante questo, Interstellar (nome della collaborazione con Akon) non era propriamente un fiore all’occhiello nel disco che la conteneva (Vero).
Era palpabile come fosse un’unione forzata, quella produzione non era roba da Guè (difatti la canzone era uno scarto di Jason Derulo), e il testo, sebbene ben scritto, faticava in maniera evidente a scorrere sul beat.
L’unica cosa che rendeva la combo un attimino reale era l’intro dove Akon cantava: “Akon and g pequeno!“.
Comunque sia, era l’inizio di qualcosa che col tempo ha trovato sempre più spazio nel nostro music business, tra Sfera che collabora con Quavo e Lazza che duetta con Tory Lanez.
Tuttavia queste collaborazioni spesso hanno il tono di compitino fatto dall’artista americano unicamente per soldi.

Oggi è il 2023 e Guè resta avanti agli altri.
Da 1k In Su contiene il featuring di Benny the Butcher, astro della Griselda Records, ma qui non si tratta di “featuring internazionale”, qui si tratta di featuring vero e proprio.
Il brano si apre con Guè citare proprio l’anno in cui collaborò con Akon, dicendo:

Nel 2015 ho fatto il primo milione
Tu hai fatto la galera, bravo coglione

Bassi ha fatto un lavorone per un beat opaco, in piena concezione dell’unione di stile dei due rapper.
Ma soprattutto il beat non ha nulla da invidiare a nessuna produzione di Tana Talk 4 (ultimo album di Benny the Butcher), anzi potrebbe essere benissimo una strumentale di quel disco, facendosi spazio tra le altre.
Questo ha portato Benny a fare una strofa vera, di livello, d’impegno, che coronata assieme allo street rap eseguito al top di Guè, crea una delle collaborazioni internazionali musicalmente più memorabili dell’hip hop italiano.

Capa Tosta

Il disco si chiude con Capa Tosta, brano che strizza l’occhio al sound newyorkese, dove Guè esplora il suo lato più romantico.
Il pezzo figura la collaborazione con la nuova uscita discografica Napoleone, cantautore salernitano, che esegue ritornello e outro, fondendo R&B e canzone napoletana:

Santa Maria, come baci bene
Sotto ‘a stu cielo ‘e stelle
Nun succede ca nun succede,
Ma io so capa tosta

La collaborazione ricorda parallelismi americani come Puff Daddy e Usher in I Need a Girl, oppure Twista e Chris Brown in Make a Movie, per una formula musicale stra-usata negli USA, che in Italia è presente solo a strascichi.
La combo è senza dubbio trionfante, con Guè che flette il suo flow con spaventosa naturalezza e Napoleone che si esibisce confidentemente in un ritornello abbastanza impegnativo.
Una cosa, però, suscita particolare curiosità.
Il timbro di voce, lo stile di canto R&B, l’unione di frasi napoletane e inglesi: sono tutte cose in cui, questa nuova uscita Napoleone, è incredibilmente simile al cantante di identità anonima Liberato.
Le opzioni sono due: o dietro Liberato si cela l’identità di Napoleone, o quest’ultimo si è impegnato parecchio per fare un’imitazione alla Tale & quale show del più famoso artista.


In conclusione, Madreperla si certifica immediatamente come una delle uscite più importanti del rap italiano degli ultimi anni, arrivando ad essere considerato da una buona fetta del pubblico, già a pochi giorni dall’uscita, come l’album migliore pubblicato durante la carriera solista del Guercio.

In questo risultato è stato imprescindibile il lavoro di Bassi, che ha dato all’album quello che potrebbe essere discusso tra i tappeti musicali migliori del rap nostrano.

Guè ha detto che Madreperla è il disco che ha sempre voluto fare, che con la sua creazione si è trasformato in un sogno realizzato.
Sotto questa prospettiva i desideri del pubblico e dell’artista si sono incontrati nella realtà con Madreperla.


Articolo completo su:
https://www.rapologia.it/madreperla-gue-recensione-traccia-per-traccia/

La Stanza Dei Fantasmi
presenta
il primo EP Ufficiale di
UFO
prodotto da Ronny Shamano e Lo Spettro DJ

“Shinigami EP”

Shinigami EP,
di UFO
vuole esprimere e descrivere attraverso i testi
e la musicalità la sua personale introspezione quotidiana.”

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EP completo
disponibile su Spotify / Apple Music / Amazon Music e Youtube
dal 17 Febbraio 2023.

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Pensato e scritto da UFO,
per dare voce ai suoi pensieri,
prodotto | registrato | mixato | masterizzato
da Ronny Shamano e Lo Spettro,
presso La Stanza Dei Fantasmi,
a Milano.

UFO

UFO è come se fosse la controfigura e l’anima di Marco
un ragazzo di Milano piuttosto taciturno che fa parlare la musica al suo posto.

UFO è un giovane rapper di 26 anni originario di Milano,
noto per la sua personalità riservata e per la sua attitudine
a dare voce ai suoi pensieri attraverso la musica.
Conosciuto in Città per le sue partecipazioni a battle di freestyle,
UFO si è distinto per la sua cattiveria e il suo talento nella disciplina.

Ha preso parte a due tornei di freestyle,
il primo “I kill you show art” dove ha mostrato un ottimo livello nella disciplina
ed il secondo “End off Days“.

Ha poi iniziato a costruire le sue rime scritte in studio
dando vita al suo primo lavoro “Dream’s Cheplin” pubblicato il 22 gennaio 2022.
“Shinigami EP” primo lavoro con La Stanza Dei Fantasmi
è un punto di partenza
nella sua ricerca artistica e personale.

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Lo Spettro DJ

Inizia a scoprire la passione da DJ all’età di 13 anni,
cresciuto tra giradischi “a cinghia” e “Vinili” Disco/Funk anni ‘80 del padre.
Dai 17 anni nei locali e nei centri sociali della sua Città, Cosenza,
diventa pian piano il punto di riferimento della nuova scena Hip-Hop,
in tutta la Calabria, con la crew “Scratch Your Mind”.
Nel 2014 fonda un’etichetta discografica indipendente
La Stanza Dei Fantasmi”,
con uno studio di registrazione che ha ospitato
il gotha della musica calabrese.

Continuano gli appuntamenti culturali, tra musica, cinema e intrattenimento
della etichetta indipendente cosentina #LaStanzaDeiFantasmi.

La parola Halloween deriva dal mondo anglosassone
e probabilmente dalla frase “All Hallows Eve”, ovvero la notte di Ognissanti,
festeggiata il 31 Ottobre.
Generalmente si fa risalire ad una tradizione cattolica,
presente nell’Irlanda celtica, che sanciva la fine dell’estate.
Per quelle popolazioni, la cui economia si basava principalmente sull’agricoltura,
era un momento “topico” che andava festeggiato,
per ringraziare gli spiriti per i raccolti ottenuti.
I colori di questa ricorrenza, infatti, ricordavano la mietitura con l’arancio
e la fine dell’estate con il nero, a voler simboleggiare il buio dell’inverno.
La ricorrenza veniva chiamata “Samhain”.

La tradizione di Halloween risale proprio allo Samhain,
ovvero la celebrazione dell’anno nuovo per l’antico popolo celtico.
La data del 31 Ottobre era infatti considerata dai Celti un potente
e magico momento di transizione, non solo per le stagioni:
è in questo periodo che le barriere tra i vivi e i morti quasi si annullano
e tutte le leggi fisiche conosciute si sovvertono.
Era credenza diffusa che gli spiriti potessero tornare in vita sulla terra,
per possedere i vivi.

Un mito che, come possiamo immaginare, terrorizzava tutti gli abitanti dei villaggi.
Per sfuggire alla possessione degli spiriti, questi spegnevano i camini delle loro case,
rendendole buie ed inospitali, e si mascheravano, rendendo i loro corpi orribili,
per risultare poco “appetitosi” agli occhi dei morti e cacciandoli per lo spavento.
Un’altra tesi sostiene che i focolari delle case venissero spenti,
perché nelle notte del 31 Ottobre
si accendeva un unico enorme falò druido nel cuore dell’Irlanda, a Usinach.
Con il passare del tempo, la leggenda della possessione è andata in disuso,
mentre la tradizione di travestirsi ha resisto nel tempo.

La tradizione di intagliare le zucche, vera icona di Halloween,
molto probabilmente, risale al folklore irlandese.
L’usanza è legata alla famosa leggenda irlandese di Jack,
un fabbro avaro e ubriacone, che un giorno al bar incontrò il diavolo.
Per fargli illuminare la via, il diavolo gli lanciò un tizzone ardente,
che Jack per far durare più a lungo, mise all’interno di una rapa che aveva con sé.
Da qui il nome di Jack O’ Lantern, letteralmente, Jack della Lanterna.
Da quel momento Jack gira senza tregua alla ricerca di un luogo in cui riposarsi.
Halloween sarebbe il giorno nel quale va a caccia di un rifugio.
Gli abitanti di ogni paese sono tenuti ad appendere una lanterna fuori dalla porta
per indicare all’infelice anima, e ad altre anime erranti,
che la casa non è posto per loro.
Dalla rapa poi si è passati alla zucca perché gli immigrati irlandesi,
fuggiti dalle loro terre per una carestia nel XIX secolo,
e arrivati nel territorio americano,
non trovarono rape grandi a sufficienza per essere scavate.
Al contrario la zona abbondava di zucche, più grosse e facili da intagliare,
che agli irlandesi sembrarono un valido sostituto.

Dopo il grande successo del 9 Maggio,
che ha visto La Stanza girare, produrre e distribuire il documentario autobiografico,
a sfondo musicale “#NotAnOrdinaryStory di Ed Crain“,
con ospiti Claudio Dionesalvi, autore e giornalista, oggi impegnato con iCalabresi.it,
Amaele Serino, fondatore della Street Art School di Cosenza,
e Giuseppe “Kerò” Rimini, DJ e produttore musicale,
insieme ai giovani artisti emergenti calabresi Dote, Fallen, Fvkin Erre e Tulvio,
che hanno riempito gli spazi del Dipartimento Autogestito Multimediale,
del “Filorosso“,
messi a disposizione dall’associazione culturale “Entropia“,
con sede presso il “Polifunzionale” dell’Università della Calabria.

9 Maggio @Filorosso – Università della Calabria

E dopo il ritorno a Cosenza,
alla fine del concerto di Luchè, nella location del “RendanoArena“,
con l’evento in Piazza Duomo della Stanza.
Il 22 Luglio alle ore 22:22 lo spettacolo
ha visto la presentazione ufficiale di due prodotti musicali.
Un “EP” ufficiale ed un “Singolo“,
rilasciati su tutte le piattaforme digitali.
The Piluso EP,
prodotto interamente composto dal gruppo calabrese “The Piluso“.
La giovane crew cosentina “87ZERO40“,
composta dagli MC’sw “Osa Baby” e “Zaky
e dai produttori musicali “Flebo” e “Seizure“,
(tutti 18enni o poco più)
ha presentato ufficialmente il primo lavoro,
17xDAVVERO“,
il cui video ufficiale uscito il giorno 1 Luglio 2022
ha gia raggiunto sui vari canali piu di 30000 contatti e visualizzazioni.

#JustALilBeat – 22 Luglio – [c] Beat – Piazza Duomo (Cosenza)

Si ritorna a Cosenza,
a Trenta (Casali del Manco),
dopo gli ultimi 2 mesi pieni di appuntamenti
tra DJ Set e Party nella città di Milano,
dove La Stanza,
officina sonora nata a Cosenza da un’idea de Lo Spettro DJ,
con l’obiettivo di produrre, promuovere e distribuire
la musica #Urban nel territorio nazionale.

Un evento in grande stile,
un Festival della tradizione e dell’intrattenimento.
Nei pressi della Chiesa CattolicaSS. Maria Assunta“,
in corso Umberto 53, nella contrada Trenta,
a Casali del Manco.
Dal pomeriggio alle ore 06:06 e fino a notte fonda,
a tema della notte più infestata dell’anno.
Stand di cibo tradizionale calabrese
assieme a vino D.O.C. e bevande servite da barman professionisti.
Spettacolo di Breakdance
a cura della storica crew calabrese Compà Dreush“,
con il maestro Telemare,
storico BBoy ed MC della Calabria,
accompagnato dalla musica folkloristica di Fabio Guglielmi.

La Storia della Breakdance in RAI


La Stanza vedrà l’esibizione in diretta streaming,
dalla Stanza a Milano,
de Lo Spettro DJ.
A concludere l’evento il sound innovativo e sperimentale
TuttaSanaOssessione,
crew composta da Mista-D e da il Folle,
per un Festival come in provincia di Cosenza non se ne vedevano da tempo.

Gradita la maschera, per uno shot gratis.
Non fartelo raccontare: Vivilo!

#TrickOrTrenta – 31 Ottobre – corso Umbero 53, Trenta (Casali del Manco)

Continuano gli appuntamenti culturali, tra musica, cinema e intrattenimento
della etichetta indipendente cosentina #LaStanzaDeiFantasmi.

#JustALilBeat – 22 Luglio – [c] Beat – Piazza Duomo (Cosenza)


Dopo il grande successo del 9 Maggio,
che ha visto La Stanza girare, produrre e distribuire il documentario autobiografico,
a sfondo musicale “#NotAnOrdinaryStory di Ed Crain“,
che racconta uno spaccato sociale e culturale,
attraverso gli occhi dei protagonisti della scena Hip-Hop underground
dei primi anni del nuovo millennio a Cosenza,
con ospiti Claudio Dionesalvi, autore e giornalista, oggi impegnato con iCalabresi.it,
Amaele Serino, fondatore della Street Art School di Cosenza,
e Giuseppe “Kerò” Rimini,
DJ e produttore musicale, come pochi in Italia,
come promotori di una spinta importante del movimento culturale e politico
insieme ai giovani artisti emergenti calabresi Dote, Fallen, Fvkin Erre e Tulvio,
che hanno riempito gli spazi del Dipartimento Autogestito Multimediale,
del “Filorosso“,
messi a disposizione dall’associazione culturale “Entropia“,
con sede presso il “Polifunzionale” dell’Università della Calabria.

9 Maggio @Filorosso – Università della Calabria

Si ritorna in Calabria,
dopo gli ultimi 2 mesi pieni di appuntamenti
tra DJ Set e Party nella città di Milano,
dove La Stanza,
officina sonora nata a Cosenza da un’idea de Lo Spettro DJ,
con l’obiettivo di produrre, promuovere e distribuire
la musica #Urban nel territorio nazionale,
si è trasferita,
gia prima dei lockdown, in seguito alla pandemia di CoVid-19.

Corso Telesio – Città Storica di Cosenza


La location scelta per questo evento è quella della Città Storica di Cosenza.
Luogo magico, pieno di storia e di tradizione,
che negli ultimi tempi,
nonostante l’incuria strutturale a cui l’intero distretto è soggetto,
sta rivivendo,
attraverso le attività e le manifestazioni sociali
delle realtà del territorio,
(come G.A.I.A ed il Comitato “Piazza Piccola)
impegnate nella ripopolazione di aree abbandonate della Città
e nel reinserimento sociale dei loro abitanti.

Nella magnifica cornice di Piazza Duomo,
di fronte alla magnificenza della Cattedrale di Santa Maria Assunta,
si affaccia uno dei locali storici più belli, cool e frequentati della movida cosentina:
il [c] Beat – Music Club.

Piazza Duomo (Cosenza)

Da sempre, le migliori band e i migliori artisti della città, e non solo,
allietano le notti di tutti i giovani, e meno giovani,
che amano apprezzare la bellezza
ed il sano divertimento che la Città Storica sa offrire.

Come non citare lo storico “Festival delle Invasioni“,
che a cavallo del nuovo millennio,
ha permesso a Cosenza, alla Calabria ed al Mezzogiorno d’Italia, tutto,
di poter assistere ed apprezzare alcune performance
coinvolgenti e commoventi,
tra gli artisti di livello internazionale che si sono esibiti,
come Fura dels Baus, Lou Reed, Patti Smith, Caparezza, Susan Vega.

LouReed.it

Cosi come il #RestartLiveFestival
ed il #BeAlternative,
che quest’anno stanno presentando,
sempre nella Città Storica di Cosenza,
un palinsesto di artisti del calibro di Brunori SAS, Ariete e Luchè.

Luchè – #RestartLiveFest

Proprio dopo il concerto di Luchè,
che si terrà nella location del “RendanoArena” ed inizierà alle ore 21:00,
inizierà l’evento in Piazza Duomo della Stanza.
Il 22 Luglio alle ore 22:22 avrà inizio lo spettacolo,
che vedrà la presentazione ufficiale di due prodotti musicali:
un “EP” ufficiale ed un “Singolo“,
che verranno rilasciati su tutte le piattaforme digitali,
dalla mezzanotte del giorno stesso.

The Piluso
Piluso Fly in the Sky – The Piluso

The Piluso EP,
anticipato dal singoloPiluso Fly in the Sky
prodotto interamente composto dal gruppo calabrese,
The Piluso“,
che fanno dei suoni funk un tratto distintivo del loro percorso artistico.
Molto attenti al confezionamento del loro prodotto musicale,
grazie al supporto di grafiche ufficiali di livello,
realizzate dall’artista digitale ScoRe,
per la Band e per l”EP” ufficiale.

87ZERO40

La giovane crew cosentina87ZERO40“,
composta dagli MC’sw “Osa Baby” e “Zaky
e dai produttori musicali “Flebo” e “Seizure“,
(tutti 18enni o poco più)
presenterà ufficialmente il loro primo lavoro,
17xDAVVERO“,
il cui video ufficiale uscito il giorno 1 Luglio 2022
ha gia raggiunto sui vari canali piu di 30000 contatti e visualizzazioni.

Riprese Video – La Stanza Dei Fantasmi

A concludere la serata ci saranno i membri della Stanza
che vedranno alternarsi il sound innovativo e sperimentale
TuttaSanaOssessione,
crew composta da Mista-D e da il Folle,
seguiti dallo stile inconfondibile e ricercato
affiancate da skills e tecnica
de Lo Spettro DJ,
per un Party come a Cosenza non se ne vedevano da tempo.

Non fartelo raccontare: Vivilo!

#JustALilBeat – 22 Luglio – [c] Beat – Piazza Duomo (Cosenza)

“Il Mio Consiglio é…”
Questa citazione è presa da un vecchio brano della Spaghetti Funk
(se non sai chi sono torna a studiare)
per indicare appunto i nostri consigli all’ascolto.

Due i parametri di valutazione: contenuti e sound, con un punteggio dei parametri che va da 1 a 5 👻 “fantasmini”.

Medioego – Inoki

Il ritorno di INOKI per come lo abbiamo conosciuto, non per come lo abbiamo visto negli ultimi anni. Mi spiego meglio: Per molti “Boomer” e/o “Millenials” , Inoki è uno dei rapper che ha deluso di più nel corso degli anni per via dei suoi atteggiamenti, almeno per me è stato così ( e noi della “Stanza” abbiamo aperto diversi suoi Live in Calabria nonchè siamo stati punto “Rap Pirata Calabria” per la provincia di Cosenza) ed ho ritrovato questo pensiero in molti miei coetanei. Oggi però siamo qui a parlare del nuovo INOKI, un rapper che ha una storia da far invidia a qualsiasi B-BOY.

Infatti lui nasce come rapper nella Bologna di Zona Dopa, di Sangua Misto e di Joe Cassano. Tutti noi conosciamo e cantiamo brani iconici di quest’ultimo insieme proprio ad inoki: “Giorno e Notte” ne è un esempio lampante. Il Ness, all’inizio della sua carriera è un Bolo Rappresent, rappresentante di quell’hip hop fatto di colori, vestiti larghi e jam. Pietra miliare “Bolo by Night” presente nel disco 60Hz di Dj Shocca

Ma veniamo al fulcro della questione. “MEDIOEGO”, l’ultimo disco di Inoki, rilasciato il 15 Gennaio 2021, per cui un disco freschissimo, recente, che però al suo interno nasconde una profondità e maturità artistica e personale.

A sette anni da L’Antidoto, il suo quarto disco, del 2014, Inoki è tornato a fare parlare di sé per un disco con una finalità precisa: sottolineare le incoerenze e le controversie della società moderna e del suo periodo storico, ribattezzato – da qui il titolo del CD – “MedioEgo“.

Contenuto 👻👻👻👻(4)

Il punto di partenza dell’album è da ricercare nel suo titolo “Medioego“, termine generato dalla fusione di “Medioevo“, era associata in molte interpretazioni a decadenza e stagnazione intellettuale, ed “egoismo“, inteso come la ricerca permanente del proprio vantaggio davanti a quello della collettività. Dunque Medioego, presentandosi come un disco sociale, consisteva in una sfida ardua e piena di potenziali ostacoli: su tutti, la necessità di evitare qualsiasi forma di superficialità e soprattutto – specialmente per una persona emotiva e impulsiva come Inoki – di evitare ragionamenti “di pancia”. A livello lirico-testuale, inoltre, Medioego è un disco di gran qualità, che affronta argomenti complicati in maniera convincente, che graffia quando deve colpire e provocare e che rallenta quando bisogna far riflettere l’ascoltatore. Soprattutto, come si è detto precedentemente, ha un pregio fondamentale: l’unicità.

Sound : 👻👻👻👻 (4)

Attenzione, non parliamo dei beats.
Il Sound è quella sensazione inconscia che provoca stati d’animo e sensazioni nell’ascoltatore, anche la scelta dei mix vocali e degli strumenti utilizzati influiscono nella creazione del sound.

La sensazione è che lo stile musicale del rapper sia ormai talmente definito da essere impermeabile alle tendenze dei colleghiMedioego non suona come un album degli anni ’90 o del 2010 o ancora del 2020, ma come un progetto “alla Inoki“, portando una ventata d’aria fresca a una scena spesso troppo uniforme. A livello di sound, infatti, si parla di un CD di grande caratura, realizzato con l’impegno, la cura e l’intelligenza con cui si lavora ai capolavori del genere, e ne va dato il merito allo straordinario e polivalente Chryverde, con cui Inoki ha evidentemente un’intesa fuori dal comune, e agli altri producer che hanno lavorato al progetto: Stabber, Salmo, DJ Shocca, Garelli, Chris Nolan, Big Joe e Phra dei Crookers. In particolare va sottolineato il proficuo dialogo artistico di Inoki con Salmo e con Stabber, autore delle splendide strumentali di Duomo Trema e, ancora di più, la capacità di Chryverde di esaltare, da un lato, le tracce più aggressive e avvelenate e, dall’altro, di regalare al rapper beat catartici e magici come Immortali Ispirazione, che mettono l’anima dell’ascoltatore direttamente in contatto con la natura. Quest’ultima, infatti, impreziosita da un ritornello di Noemi che altro non è che pura arte, permette di ragionare sul “fattore featuring“. La scelta di Inoki, per Medioego, è stata la seguente: “pochi ma fondamentali“. Solo tre ospiti: una Noemi preziosa come l’oro che canta nel ritornello di Ispirazione, una travolgente BigMama al debutto nella “Serie A del rap italiano” e un Tedua più decisivo che brillante. Infatti, la strofa e il ritornello del genovese in WildPirata non sono qualitativamente straordinarie, ma la loro collaborazione è molto significativa proprio perché fortemente voluta e nata per sincera ammirazione reciproca.

Totale 👻👻👻👻👻👻👻👻 (8)

Per concludere, comunque, “Medioego” è un disco ottimo e brillante, di qualità elevata sotto tutti i punti di vista, con una struttura chiara e d’impatto e, soprattutto, unico, perché affronta un tema diverso, un tema controverso e complicato. È un grande album perché porta l’ascoltatore a riflettere e, che si trovi d’accordo o meno con i pensieri di Inoki, lo mette nella condizione di porsi dei dubbi e darsi delle risposte.

E forse è proprio questo il senso dell’arte e – più nello specifico – del rap...

Fonti:


La Stanza Dei Fantasmi
presenta
il primo EP Ufficiale di
Ed Crain

interamente prodotto da Lo Spettro DJ

“TETRIS EP”


Tetris,
di Ed Crain
vuole esprimere e descrivere attraverso i testi e la musicalità la condizione di disagio
che viviamo quotidianamente.”

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EP completo
disponibile su Spotify / Apple Music / Amazon Music e Youtube.

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Pensato e scritto da Ed Crain,
durante il LockDown,
prodotto | registrato | mixato | masterizzato da Lo Spettro,
al Piano di Sotto” de La Stanza Dei Fantasmi,
a Milano.

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Il progetto vuole esprimere e descrivere attraverso i testi e la musicalità la condizione di disagio che viviamo quotidianamente nella società. Tutto questo viene espresso attraverso una metafora: “IL TETRIS“. Come nel TETRIS anche nella vita si “gioca” con gli incastri. Ogni individuo è incastrato nel suo “piccolo mondo” e dà li non esce! Pezzo dopo Pezzo vede la sua vita scorrere, mentre un pezzo della sua vita va via, ne arriva un’altro e si crea il “nuovo incastro”.
L’EP vuole porre l’attenzione sul flusso continuo che caratterizza le scelte individuali di soggetti tendenti ad un uso spregiudicato delle droghe. L’obiettivo principale è quello di descrivere le “tentazioni” che portano un individuo a scegliere una determinata strada fino alla chiusura totale in sé stesso, quale parte di noi teniamo nascosta e infine quale decidiamo di mostrare. Nella traccia “PEZZI” è facile notare come la scrittura attraverso i termini e i contenuti combacia perfettamente con i ritmi e le musicalità del beat. In questa traccia in particolare viene espresso in modo molto chiaro la “direzione” che l’EP intende seguire riguardo ai concetti espressi.

Le produzioni, oltre che la cura del progetto in sè, sono affidate a Lo Spettro Dj, socio e compagno di una vita. Infatti i due sono gli ultimi membri attivi della crew calabrese “Scratch Your Mind” fondata nel 2012. Tutte le traccie sono diverse tra loro, proprio come i pezzi del tetris, che solo nel momento in cui si allineano, e dunque con uno sguardo e ascolto generale, prendono una forma intera fino alla completa assimilazione tra loro. Troviamo sound latini ma anche sound syntetizzati, dal boom bap hardcore all’electro house.

Ed Crain

Italo Matteo De Luca (in arte Ed Crainclasse ‘80.
Si avvicina alla scrittura
con stesura di abbozzati testi in prosa,
dall’età adolescenziale.
Le influenze d’oltreoceano, come Gang Starr e Chali 2na,
e quelle nostrane, come Salmo e Primo,
hanno modellato la passione per la cultura Hip-Hop,
attraverso l’approccio alla pratica del Rap.
Nel 2015 pubblica il suo primo MixTape “Fuori Orbita.
Nel 2018 pubblica, di seguito,
A Cosa Pensi ¿” e “A Cosa Pensi ¿ 2.0“.
Nel 2019, rilascia il singolo “Fallo Pure Tu“,
disponibile su tutte le piattaforme digitali,
in collaborazione con Lo Spettro,
autore della composizione e del lavoro in studio,
presso “La Stanza Dei Fantasmi“, a Milano.

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Lo Spettro DJ

Inizia a scoprire la passione da DJ all’età di 13 anni,
cresciuto tra giradischi “a cinghia” e “Vinili” Disco/Funk anni ‘80 del padre.
Dai 17 anni nei locali e nei centri sociali della sua Città, Cosenza,
diventa pian piano il punto di riferimento della nuova scena Hip-Hop,
in tutta la Calabria, con la crew “Scratch Your Mind”.
Nel 2014 fonda un’etichetta discografica indipendente
La Stanza Dei Fantasmi”,
con uno studio di registrazione che ha ospitato
il gotha della musica calabrese.

“Il Mio Consiglio é…”
Questa citazione è presa da un vecchio brano della Spaghetti Funk
(se non sai chi sono torna a studiare)
per indicare appunto i nostri consigli all’ascolto.

Due i parametri di valutazione: contenuti e sound, con un punteggio dei parametri che va da 1 a 5 👻 “fantasmini”.

DNA – GHALI

Caduta e rinascita di Ghali, che in “DNA” mette in versi la sua crisi (stavolta senza Charlie Charles)

La finta caduta di Ghali dalle scale del palco dell’Ariston, trovata che ha fatto molto parlare della sua esibizione come ospite al Festival di Sanremo, è stata la metafora di una caduta reale, che però ha destato meno scalpore. Nei tre anni successivi all’uscita di “Album“, il disco d’esordio del rapper di origini tunisine che nel 2017 spalancò le porte della scena (t)rap italiana a una nuova generazione di artisti partiti dal basso e intenzionati a cambiare – grazie allo streaming e al web più in generale – le regole della discografia italiana, Ghali non ha fatto altro che interrogarsi sul successo e sul suo futuro.

Temendo di non avere altro da aggiungere a quanto già raccontato in “Ninna nanna” e nelle altre canzoni (dal non-rapporto con il padre – finito in prigione quando lui era solo un bambino – al fortissimo legame con la madre, passando per l’adolescenza tra le palazzine popolari della sua Baggio, il quartiere periferico di Milano in cui è cresciuto), il rapper si è rinchiuso in un lungo silenzio, precipitando in un vortice buio. È proprio mettendo in versi la crisi che stava vivendo che Ghali è riuscito ad uscirne fuori. Le canzoni di “DNA” sono nate così: il nuovo album è il racconto di quella silenziosa caduta e della rinascita artistica del rapper, che a distanza di tre anni dall’esordio torna per dimostrare di avere ancora qualcosa da dire.

Contenuto 👻👻👻👻(4)

Il successo che diventa una droga, l’ansia, le false amicizie, le parole di chi gli diceva “non farai mai nulla e resterai per sempre nel buio in un angolo” che rimbombando nella testa di Ghali in quel vortice buio fanno ancora più rumore, i party e i red carpet che prendono il posto dei cortili grigi delle palazzine di Baggio: “DNA” è il diario che il rapper ha scritto negli ultimi tre anni, cercando un equilibrio – psicologico prima di tutto – tra passato e presente. Ghali racconta le sue esperienze senza cadere nel patetico, con la stessa leggerezza e la stessa ironia che ai tempi di “Happy days” e “Cara Italia” – sono passati “solo” quattro anni, ma dal 2017 ad oggi sono successe così tante cose che sembra essere passata un’era – lo aveva reso un’idolo dei giovanissimi, e che lo rende simpatico anche a chi non ama il genere (un’attitudine che ha spinto molti a descriverlo come uno dei potenziali eredi di Jovanotti).

Sound : 👻👻👻👻 (4)

Attenzione, non parliamo dei beats.
Il Sound è quella sensazione inconscia che provoca stati d’animo e sensazioni nell’ascoltatore, anche la scelta dei mix vocali e degli strumenti utilizzati influiscono nella creazione del sound.

In questo disco troviamo un sound tutto nuovo: dopo il divorzio da Charlie Charles, che aveva dato alle tracce di “Album” un sapore molto riconoscibile, mischiando pop, electro house à la Stromae e atmosfere arabeggianti (una miscela che il producer milanese ha poi applicato anche a “Soldi” di Mahmood e a “Calipso”, la hit estiva con lo stesso Mahmood, Sfera Ebbasta, Fabri Fibra e Dardust, facendola diventare di fatto una formula di successo), Ghali ha deciso di percorrere altre strade. Ci sono invece rappresentanti della scena urban italiana come i Mamakass in “22:22”, Zef in “Boogieman” (con Salmo), Merk & Kremont in “Good times” (è la terza canzone di Ghali ad essere stata scelta per uno spot, dopo “Cara Italia” e “Lascia stare”), Sick Luke in “Fast food” e “Scooby”, Mace e Venerus (presenti in più di un pezzo), che orientano Ghali più verso sonorità da club che da grandi arene. Senza dimenticare il fenomeno ThaSupreme in “Marymango” e Michele Canova, già braccio destro di popstar come Tiziano Ferro, Marco Mengoni e lo stesso Jovanotti, che mette mano ai quattro pezzi più sfacciatamente pop – e meglio riusciti, per melodie, costruzione e sviluppi – del disco, dalla title track a “Fallito”, passando per “Barcellona” (sarebbe da folli non sceglierla come singolo) e “Cuore a destra”. Tanti mondi diversi che convivono in un unico disco, insomma, e che raccontano le tante sfaccettature di Ghali.

Totale 👻👻👻👻👻👻👻👻 (8)

Non abbiamo la sfera di cristallo e non sappiamo cosa il futuro riserverà al rapper e alle sue canzoni. Se continueranno a piacere così tanto alle pubblicità, se diventeranno hit internazionali (lui punta a quella dimensione: lo testimoniano le recenti collaborazioni con Ed Sheeran e la star del rap britannico Stormzy e quella, contenuta nel nuovo album, con il nigeriano Mr Eazi su “Combo”), se saranno cantate dai palasport gremiti o dalle folle dei club. Ma siamo curiosi di scoprirlo. Lo eravamo ai tempi di “Album” e continuiamo ad esserlo anche dopo questo “DNA”.

Fonti:

https://www.rockol.it/recensioni-musicali/album/9095/ghali-dna

“Il Mio Consiglio é…”
Questa citazione è presa da un vecchio brano della Spaghetti Funk
(se non sai chi sono torna a studiare)
per indicare appunto i nostri consigli all’ascolto.

Due i parametri di valutazione: contenuti e sound, con un punteggio dei parametri che va da 1 a 5 👻 “fantasmini”.

OGGI – ENSI

Oggi è il presente di Ensi, il primo capitolo del suo nuovo viaggio.

Cambia tutto sempre ma alla fine non cambia nada” rappa Ensi nella prima rima di “090320“, il pezzo che apre Oggi, il suo nuovo EP. Una barra dal sapore gattopardiano in cui si racchiude il senso di questo progetto, nato “dalla voglia di fare qualcosa di diverso, di uscire dalla comfort zone, anche se il rap ce l’ho sempre sottopelle” e che “non vuole ammiccare al sound del momento o ad una corrente che in parte vedo distante da me, ma vuole essere un lavoro attuale per il 2020, mantenendo comunque quei punti fermi che mi hanno sempre contraddistinto e quel rap fatto con le maiuscole”.

Contenuto 👻👻👻👻👻(5)

Se la forma cambia, la materia resta invariata: anche su un nuovo sound, ancora una volta Ensi dimostra di essere un peso massimo del genere, di quelli che non ne dimenticano la storia e le origini, e le sue rime restano incisive come sempre e colpiscono come schiaffi in pieno volto, tra un riferimento alla storia del rap in Italia (“Non ho mai sopportato quella musica elettronica, da ragazzino volevo entrare in Area Cronica”), e frecciate ben assestate a certa scena odierna, artisti e addetti ai lavori compresi (“Mi scrollo la minchia con questi gossip del rap, chiamami solo se si riuniscono i Dogo o i Co’Sang”, “Molla se non reggi questa merda, sembra che fate i rapper qua per non andare in guerra”). “Nessun dissing velato però” – assicura durante la conferenza stampa, rigorosamente in streaming – “se dovessi fare nomi lo farei; arrivo dalle battle di freestyle, non avrei problemi a sistemare qualche conto in sospeso con qualcuno. Mi riferisco più che altro ad una corrente che sembra dare troppo peso a certe cose, come se i numeri siano un sinonimo di quanto la tua arte sia di valore, e non c’è niente di più sbagliato.”

Sound : 👻👻👻👻👻 (5)

Attenzione, non parliamo dei beats.
Il Sound è quella sensazione inconscia che provoca stati d’animo e sensazioni nell’ascoltatore, anche la scelta dei mix vocali e degli strumenti utilizzati influiscono nella creazione del sound.

Un incontro generazionale avviene nelle produzioni, affidate sia ad un coetaneo come Gemitaiz, sia ad alcuni dei nomi più freschi in circolazione come Chris NolanAndry The HitmakerStrageKanesh e Lazza, che stavolta lascia la penna per il beatmaking.

Non sappiamo ancora quale sarà il proseguimento di questo viaggio, ma se questo è il prologo non possiamo non essere impazienti di conoscere il capitolo successivo. Del resto, Ensi corre da sempre per la maratona, e – anche dopo tutti questi anni – Oggi è più in forma che mai.

Totale 👻👻👻👻👻👻👻👻👻👻 (10)

Oggi è il primo disco dei nostri consigli che a mani basse si aggiudica il punteggio di 10 fantasmi su 10, sarà per gusti personali, nostalgici o altro, ma Ensi rimane un King, da sempre e per sempre.

Molte cose da dare alla nuova generazione di rapper, tra i feat. troviamo Dani Faiv (in Clamo, un “corso di aggiornamento del rap italiano”) e Giaime (in Mari “il pezzo più leggero dell’EP, in cui si affronta la tematica della marijuana ma con un tono più adulto e maturo”), con cui ha deciso di condividere il mic, sperimentando e mantenendo vivo il concetto di legacy, fondamentale nella cultura hip hop: “Ho voluto far coesistere varie generazioni; io sono un giovane veterano, un middle child, non sono un pioniere ma mi trovo a metà tra coloro che sono nati con l’analogico e coloro che invece sono nati completamente col digitale”.

Fonti: