Sembra che presto arriverà una nuova era di Joey Bada$$
dove lo vedremo cimentarsi in maniera più soft con grandi influenze R&B.

Venerdi 7 Aprile 2023, il rapper nato a New York
ha condiviso il suo nuovo singolo, 
Fallin‘ 
dove mostra alcune delle sue abilità canore su un brano R&B fluido e sensuale,
mentre esprime che è pronto a rinunciare alla sua vita da single
per una donna speciale.

I’m fallin’ for you / And I don’t wanna catch myself / No, I don’t wanna catch myself / And I don’t wanna catch myself

Joey Bada$$ e i suoi ultimi progetti

Joey Bada$$ ha pubblicato il suo album 2000 l’estate scorsa,
ricevendo un caloroso benvenuto,
con i fan che hanno apprezzato ampiamente la sua crescita musicale.
All’inizio di questa settimana,
ha twittato che sa che i fan stanno ancora ascoltando l’album,
ma che era pronto a pubblicare finalmente, qualcosa di nuovo.

Questa è il suo primo solo singolo dopo la pubblicazione dell’album 2000.
Proprio di recente,
Joey Bada$$ ha assistito Logic nella canzone intitolata Shimmy 
per il suo album College Park.

L’Hip Hop è nato nel quartiere del Bronx a New York 50 anni fa
e da un movimento di persone ignoranti e snobbate dal punto di vista creativo
è diventato un fenomeno commerciale e sociale
che ha portato a una rivoluzione nel mondo della musica,
della danza, dell’abbigliamento e del design.

Un traguardo significativo i cui sviluppi nel corso di cinque decadi
vengono esplorati attraverso oltre 200 fotografie
in mostra da Fotografiska su Park Avenue.
Hip Hop: Conscious, Unconscious‘ (fino al 21 Maggio 2023),
in collaborazione con la rivista Mass Appeal,
e curata da Sacha Jenkins e Sally Berman,
rispettivamente responsabile creativo e ex direttrice della fotografia della rivista, cattura tutti i momenti che hanno segnato la storia dell’Hip Hop,
dalle sessioni improvvisate nel Bronx fino ad un’industria multimiliardaria,
oltre a tracciare il ruolo che la fotografia ha avuto nel dominio mondiale
da parte del genere musicale.

 “I fotografi – ha spiegato Jenkins – erano, per così dire, le ostetriche
che hanno aiutato (metafora per far nascere) sia coloro che ne erano parte
sia quelli al di fuori a capirne il valore”.
Gli scatti fotografici, tra gli altri, riportano indietro nel tempo,
a quando negli anni ’70, in una New York in cui la criminalità proliferava
e il denaro non era mai abbastanza, la creatività era tuttavia ai massimi
e la gioventù, nel tentativo di essere qualcuno
e di emergere da quartieri considerasti di serie B,
cominciò a fare comunella nei parchi e a danzare
e a registrare come se si trovare in uno studio vero e proprio.

 La nascita ufficiale dell’Hip Hop viene fatta risalire all’Agosto del 1973
quando un’adolescente di origini giamaicane, di nome Cindy Campbell,
chiese al fratello più grande di fare da DJ ad una festa di quartiere
per raccogliere soldi per dei vestiti.
La ragazza cominciò a distribuire volantini ed ad invitare persone
nella sala ricreativa di un condominio nel West Bronx
per vedere l’esibizione del fratello noto con il nome DJ Kool Herc,
il quale mixava abilmente dischi reggae a quelli funk, rock e disco

Nasce come una forma di espressione per i giovani afroamericani e latini
che vivonono in condizioni di povertà e degrado sociale.
La musica rap, che rappresenta il pilastro dell’Hip Hop,
è caratterizzata da testi parlati o cantati su una base ritmica,
spesso accompagnati da campionamenti di musica funk, soul e jazz.
Il testo rappresenta una forma di denuncia sociale,
attraverso la quale gli artisti descrivono la realtà dei quartieri difficili,
lottando contro il razzismo, la violenza e l’ingiustizia sociale.

Ma l’Hip Hop non è solo musica, è una cultura a 360 gradi
che comprende vari elementi, come la breakdance, il writing (o graffitismo),
il beatboxing e la cultura fashion.
La breakdance è un tipo di danza acrobatica
che incorpora elementi di ginnastica e arti marziali,
mentre il writing o graffitismo è l’arte di creare disegni murali
su muri e superfici pubbliche.
Il beatboxing è un’abilità vocale che prevede l’utilizzo della voce
come strumento portato musicale,
mentre la cultura fashion ha alla nascita di uno stile unico e inconfondibile,
che ha influenzato l’abbigliamento di intere generazioni.

L’Hip Hop è diventato un fenomeno globale, che ha conquistato il mondo intero,
diffondendo la sua musica e la sua cultura in ogni angolo del pianeta.
Artisti come Tupac Shakur, Notorious BIG, Jay-Z, Eminem e Drake
hanno raggiunto un successo planetario,
diventando icone della cultura Hip Hop e influenzando intere generazioni di artisti.

Ma l’Hip Hop non è solo una forma di intrattenimento,
è anche una forma di impegno sociale e politico.
Molti artisti Hip Hop si sono impegnati in battaglie per i diritti civili e umani,
denunciando le ingiustizie sociali e le violazioni dei diritti umani.

“Con Hip Hop: Conscious, Unconscious – ha detto all’ANSA Amanda Hajjar,
direttrice delle mostra a Fotografiska New York
si impara in profondità la storia di come l’Hip Hop ha avuto i suoi inizi a New York
e poi è cresciuto e si è evoluto attraverso l’obiettivo dei fotografi.

  L’energia degli anni ’70, che ha dato vita al fenomeno,
è dinamicamente catturata attraverso reportage fotografici di quel periodo,
prima che l’Hip Hop prendesse coscienza di se stesso
(da qui Unconscious nel titolo).
Negli anni ’80 e ’90 c’è il passaggio alla produzione di album,
di conseguenza arrivano i soldi, si crea una moda
e soprattutto si crea fiducia in quella cultura.
Quella consapevolizza viene rivelata attraverso scatti più recenti
(quindi Conscious).

La mostra non manca di evidenziare il valore
che le donne hanno dato alla cultura dell’Hip Hop.
Tra gli scatti più significativi un ritratto regale di Queen Latifah,
i cui inni femministiLadies First‘ e ‘U.N.I.T.Y.
hanno denunciato l’aumento dell’aggressività
e della misoginia nei testi dell’Hip Hop agli inizi degli anni ’90.

In conclusione, l’Hip Hop è una cultura che ha cambiato il mondo,
portando la voce di una generazione di giovani emarginati
e lottando contro l’ingiustizia sociale.
La sua musica e la sua cultura hanno influenzato la moda, l’arte,
la danza e la società nel suo insieme,
diventando una vera e propria forma di espressione artistica e culturale.

Fonte e Articolo completo.

R. Kelly nasce a Chicago nel 1967 da una famiglia poco agiata,
ed è un bambino introverso, concentrato sulla musica che impara da autodidatta.
Ha difficoltà di apprendimento ed è vittima di bullismo.
Viene molestato da una familiare dai 7 ai 13 anni e, secondo lo stesso Kelly,
questo ha risvegliato i suoi ormoni molto prima del dovuto.

Space Jam

Negli anni ’90 diventa famoso, non solo come cantante
– è suo il successo “I Believe I Can Fly che è la colonna sonora di Space Jam
ma anche come produttore e songwriter.
Scrive anche “You Are Not Alone” per Michael Jackson
ed è stato il talent scout di Aaliyah, conosciuta quando lei aveva 12 anni e lui 25.

You Are Not Alone

Non è un caso se l’album di debutto di Aaliyah,
cantante dal talento sconfinato morta prematuramente a 22 anni,
viene scritto da R. Kelly e si intitola “Age Ain’t Nothing but a Number“.

Age Ain’t Nothing but a Number

Vincitore di Grammy, affascinante, ricco e famoso, predatore, manipolatore, sicuramente dotato di fiuto per gli affari e sensibilità artistica,
ha venduto oltre 75 milioni di dischi in tutto il mondo,
risultando l’artista di R&B maschile di maggior successo degli anni ’90
ed uno degli artisti musicali più venduti al mondo.
Nonostante la grande fama,
la vita di questo artista resta comunque avvolta da un alone di mistero
per i tanti enigmi ancora sconosciuti.

L’ex star, e stato riconosciuto colpevole
dopo essere stato dipinto dall’accusa come uno stupratore seriale
in grado di mantenere il controllo sulle sue vittime con qualsiasi inganno.
Gli avvocati di Kelly, avevano cercato di ottenere la pena più mite
invocando gli abusi che lo stesso cantante avrebbe subito anche in famiglia
durante l’infanzia, ma senza avere nessun riscontro positivo.

Durante il processo,
sono state presentate centinaia di prove scritte, videoregistrate e audioregistrate
degli abusi a cui l’imputato, con l’aiuto dei suoi dipendenti e collaboratori,
umiliava e manipolava le sue vittime.

Kelly adescava minori con i suoi soldi e la sua fama”,
riferisce una delle vittime identificata solo col nome di Angela,
che prosegue sostenendo: “Con ogni vittima diventavi più malvagio“,
ha attaccato la donna fissando il cantante negli occhi
per tutta la sua incredibile testimonianza.
“Usavi fama e potere per allevare ragazze e ragazzi minorenni
e asservirli alla tua gratificazione sessuale“. 

 Attraverso il movimento #MeToo,
diverse donne hanno trovato il coraggio di parlare
e raccontare ciò che in molti già sapevano ma che avevano fatto finta di non vedere. Questo segreto era rimasto nascosto per anni
grazie al fatto che il cantante godeva di una buona fama:
questa persona è stato in grado di rovinare la vita a decine di donne
e nel fare questo ha avuto totale “carta bianca“.

Il cantante è stato condannato da una giuria di New York a 30 anni,
per aver adescato donne e bambini
e per essere stato a capo di una rete criminale a Chicago
che reclutava donne sottoponendole ad abusi sessuali e psicologici.  

Il risultato positivo di questa battaglia legale
è stato possibile anche grazie al documentario:
R. Kelly: vittime di una popstar
che riesce a dare voce a chi per anni è stato messo a tacere,
dando un volto, un nome, delle emozioni a donne
che hanno dovuto subire violenze fisiche e psicologiche
fin dalla primissima adolescenza.
R. Kelly non era solo un uomo adulto, ma era anche ricco, potente e violento.
Questo fattore risulta essere essenziale,
in quanto spiega il motivo per cui l’artista sia riuscito per diversi anni a farla franca.

Durante il processo il cantante ha dovuto ascoltare le testimonianze di sette donne, molte delle quali in lacrime, che hanno ricordato la sofferenza
e le conseguenze degli abusi a cui erano state sottoposte.

Una delle vittime ha dichiarato:
“Ci riprendiamo i nostri nomi: Non siamo più le prede che eravamo una volta”.  

Le azioni e la condotta del cantante sono state deplorevoli
anche per le abilità manipolative e coercitive utilizzate nei momenti cruciali
che hanno caratterizzato i reati commessi.

 La condanna di Kelly è considerata una pietra miliare
per il movimento #MeToo in quanto è stato il primo grande processo
per abusi sessuali in cui la maggior parte delle accusatrici e vittime
erano donne afroamericane.
Inoltre delle nefandezze di Kelly si era speculato per anni,
ma nessuno era mai stato in grado di inchiodarlo.

La cultura “Hip-Hop” ha conquistato molti aspetti della vita di tutti i giorni: l’abbigliamento, la musica, i modi di fare e il cinema. Proprio grazie a quest’ultimo aspetto, noi di LSDF, non potevamo fermarci a raccontarvi il nostro mondo solo attraverso 5 titoli, la strada è ancora lunga e piena di chicche nascoste: Film semi-romantici, film puramente rap e commedie demenziali.

Ecco perchè abbiamo selezionato per voi “Altri 5 Film HipHop da vedere assolutamente”

1) 8 MILE

Alle soglie dei vent’anni, si può dire che 8 Mile (2002) sia un film che è rimasto a segnare un’epoca. Riesce a fotografare bene un determinato periodo storico, gli anni Novanta, di un determinato paese, gli Stati Uniti, e un determinato ambiente sociale, prima ancora che scena musicale. Infine, ruota attorno a un uomo che, checché se ne dica- Eminem è personaggio ostico, capace di attirare su di sé critiche e antipatie almeno quanto apprezzato sulla scena hip-hop – di quella scena è ed è stato indiscusso protagonista.

Il film è un viaggio nella Detroit più difficile, quella da cui la storia di Marshall Bruce Mathers III – vero nome di Eminem – è iniziata proprio agli albori degli anni Novanta. 8 Mile fu un successo non solo in patria, dove vinse il Premio Oscar per la miglior canzone, Lose Yourself, ad opera di Eminem stesso, che chiudeva il film – per la prima volta fu una canzone rap ad aggiudicarsi il premio. Con questo film Eminem guadagnò anche due MTV Movie Awards – miglior interpretazione maschile e miglior rivelazione – e due Grammy Awards  – miglior canzone rap e miglior performance solista.

2) STEP UP

Step up è un film del 2006 diretto dalla coreografa Anne Fletcher con Channing Tatum e Jenna Dewan. Racconta la storia di Tyler, un ragazzo che vive alla giornata e insieme agli amici Mac e Skinny Carter si diverte a commettere piccoli furti e bravate. Una sera i tre si intrufolano nel teatro della Maryland School of art danneggiando delle scenografie. Sorpresi da una guardia di sicurezza Tyler si addossa le colpe facendo scappare i due amici. Viene condannato a svolgere 200 ore di lavori socialmente utili proprio nella scuola che ha danneggiato.

Qui Tyler conosce Nora Clark un’allieva della scuola che sta preparando una coreografia a due per il saggio di fine anno durante il quale avrà la possibilità di farsi notare da importanti coreografi e di ottenere un ingaggio. Il suo partner però si sloga una caviglia e Tyler propone a Nora di sostituirlo perché, nonostante non abbia mai studiato, è un bravo ballerino. La ragazza accetta e tra i due nasce un grande affiatamento e presto anche un sentimento. Ma molti sono gli ostacoli che metteranno a repentaglio il loro rapporto e il futuro di Nora.

3) 2 SBALLATI AL COLLEGE

Due sballati al college (How High) è una commedia del 2001, diretto da Jesse Dylan e con attori protagonisti i 2 mitici MC “Method Man & RedMan”. La storia si incentra su due fumatori d’erba, Silas e Jamal. Quando l’amico Ivory muore, Silas fa uso delle sue ceneri come fertilizzante per un nuovo lotto di Ganja ma prima del suo esame per il college incontra Jamal. Entrambi vorrebbero fumare della marijuana ma hanno bisogno l’uno dell’aiuto dell’altro; iniziano così la loro amicizia. In quanto la pianta che fumano è stata concimata con le ceneri di Ivory, il suo fantasma appare ai due amici e li aiuta nel test facendoli passare con punteggio pieno. Mentre i docenti sono dubbiosi nell’offrire una borsa di studio ai due, loro si dimostrano non particolarmente attratti da ciò. Il preside Huntley, alla fine, suggerisce ai due di entrare all’università di Harvard. I due accettano l’offerta e continuano a usare l’erba “magica” per avere successo, ottenendo risultati sempre più grandiosi.

4) GET RICH OR DIE TRYIN’

Get Rich or Die Tryin’ è un film di genere Drammatico, Poliziesco del 2005 diretto da Jim Sheridan con Curtis Jackson e Benz Antoine. Distribuito in Italia da Universal Pictures. Possiamo dire che è una sorta di biografia dell’attore protagonista: “50 Cent”. Ovviamente stiamo parlando di una storia ritoccata e infiorettata per il grande pubblico, ma in linea di massima possiamo dire che sia la storia di Curtis Jackson.

Marcus (50 Cent), ragazzone timido e introverso, spaccia droga per strada, ma il suo sogno è fare soldi e diventare una star del panorama musicale. Grazie alla sua passione, riuscirà a salvarsi da un destino di delinquenza già segnato. Dopo Il mio piede sinistro (1989) e Nel nome del padre (1993), Jim Sheridan solca terreni più pop nel biopic su 50 Cent, celebre rapper colpito da nove colpi di pallottola, uno dei quali, sulla lingua, provoca il difetto sonoro diventato suo marchio di fabbrica. Sorta di gangster-movie, che trae il titolo dall’album d’esordio dell’artista e che richiama (troppo) da vicino 8 Mile (2002) di Curtis Hanson con Eminem: anche qui strada, rap e un passato difficile, ma con scelte narrative ancor meno convincenti, sono gli ingredienti di un prodotto prevedibile e senza guizzi, con uno sbilanciamento tra momenti introspettivi e inserti musicali.

5) NOTORIUS

Concludiamo questi altri 5 film con “Notorius”, film biografico sulla vita e sulla morte di “The Notorius B.I.G”.

Il 9 marzo 1997 Christopher George Latore Wallace, meglio conosciuto come The Notorious B.I.G., sta rientrando in macchina al suo hotel dopo essere stato al Soul Train Award di Los Angeles quando un uomo a bordo di un’auto apre il fuoco uccidendolo all’istante. Il secondo album del celebre rapper della East Coast, “Life After Death”, esce quindici giorni più tardi e debutta al primo posto delle classifiche. Notorious è la cronaca (romanzata) della vita di Wallace. Partendo dalla notte dell’omicidio, il regista George Tillman, Jr. ne ripercorre in maniera cronologica tutte le tappe, da quando ragazzino veniva deriso dai compagni di scuola per la sua stazza e perché scriveva rime, al primo contratto discografico con la Bad Boy Records di Sean “Puffy” Combs, dagli anni in cui, giovanissimo, si guadagnava da vivere spacciando droga per le strade di Brooklyn alle tormentate storie d’amore con baby mama Jan, Kimberly “Lil’ Kim” Jones e Faith Evans.
A scandire l’ascesa dell’icona del rap sono i brani (editi) dello stesso Notorious B.I.G. che raccontano la sua storia e allo stesso tempo offrono la colonna sonora ideale per mettere in luce il contesto in cui nascevano i suoi testi taglienti, violenti e autobiografici. All’epoca l’hip-hop si divideva principalmente in due fazioni; da una parte risuonava la West Coast con Snoop Doggy Dogg, Dr. Dre, Tupac Shakur e la Death Row Records e dall’altra ribatteva la East Coast con la Bad Boy Records di Sean “Puffy” Combs e Craig Mack, The Notorious B.I.G. e i suoi “protetti”, i Junior M.A.F.I.A.. La battaglia a colpi di rime (e di armi da fuoco) diviene del biopic punto focale nel momento in cui i rapporti tra Biggie Smalls (altro moniker del massiccio Mc) e 2Pac si irrigidiscono culminando con minacce e spari, ma la cronaca dei fatti manca di obiettività e presenta qualche lacuna. Laddove il film addita i media come principali responsabili del crescente astio tra le due fazioni rivali, la storia perde parte della sua credibilità e cede al buonismo liberando gli esponenti della East Coast dalle accuse e tramutando persino Puff Daddy in una sorta di paladino della giustizia.
Se è vero che da un’opera, per quanto biografica, prodotta da amici e parenti non ci si può aspettare assoluta franchezza e veridicità, Notorious (prodotta dalla signora Voletta Wallace, da Sean Combs e soci, e interpretata dal figlio del rapper, CJ, nel ruolo di Chris bambino) può essere considerata più un omaggio a un grande artista che non un puro biopic. Tuttavia la bravura degli attori – l’esordiente Jamal Woolard offre corpo e movenze a Biggie Smalls in una prova eccellente, Angela Bassett si confronta magistralmente col ruolo della madre e Derek Luke si dimostra più che capace a vestire gli eleganti abiti di Combs – fa del film di George Tillman, Jr. un buon prodotto d’intrattenimento per i seguaci della scena hip-hop e per quanti non conoscessero l’uomo che iniziò la scalata al successo sentendosi pronto a morire e la terminò a soli ventiquattro anni quando si era finalmente detto pronto a vivere

Le Adidas Originals Superstar hanno compiuto 50 anni!
Solo le vere leggende possono arrivare a questo traguardo e anche oltre.
Per questo noi di LSDF abbiamo deciso di ripercorrere le tappe più importanti della storia di questo modello e di spiegarvi le caratteristiche che le hanno rese non solo immediatamente riconoscibili, ma anche iconiche ed indimenticabili.

Dal campo agli spalti

Le Superstar nacquero nel 1969 come scarpe da basket basse in pelle indossate dal famoso giocatore dei Lakers Kareem Abdul-Jabbar.
15 anni dopo furono adottate dalla scena Hip-Hop per diventare un’icona di strada, infatti il gruppo Run DMC gli dedicò addirittura una canzone intitolata “My Adidas”:

We make a good team my Adidas and me
We get around together, rhyme forever
And we won’t be mad when worn in bad weather
My Adidas
My Adidas
My Adidas

Riconoscendo il grande potenziale commerciale di questi artisti, il brand tedesco fece loro firmare un contratto da 1 milione di dollari e così i Run DMC divennero i primi ambasciatori non sportivi di una marca di attrezzatura per lo sport lanciando al contempo la moda della linguetta in avanti senza stringhe:

With no shoe string in em, I did not win em

A metà degli anni ’90 le Supestar erano così popolari che arrivarono perfino al mondo dello skateboarding schiacciando il mito Vans ed iniziando a comparire ovunque per la città ai piedi degli skater.
E i liceali, che si potevano atteggiare a b-boy aggiungendo i famosi fat laces alla silhouette.
Queste sneakers rappresentavano il simbolo dell’appartenenza ad un club, ad una nicchia esclusiva di cui tutti volevano formarne parte.
Possiamo dire che la superstar è stata la prima grande sneaker universale.

Disegno e materiali delle Superstar

Queste sneakers puntano molto sulla qualità dei materiali utilizzati per la fabbricazione.
Soprattutto in riferimento agli anni ’70, la pelle della tomaia era tecnicamente superiore a quella degli altri modelli sul mercato, il che le rendeva ideali per praticare sport a livello professionale come tennis e basket.

Rispetto alle altre sneakers, le Superstar presentavano anche una serie di altri miglioramenti tecnici: softprotect nel tallone, linguetta imbottita, interno in nylon, trazione eccezionale e leggerezza della struttura.
Ma gli elementi più identificativi rimangono la punta in gomma a conchiglia, da qui il soprannome shell shoe, e le 3 strisce a zig zag sui fianchi che hanno fatto la storia di Adidas Originals.

Di questo modello bisogna fare particolare riferimento agli esemplari degli anni ’70 fabbricati in Francia che, con una grande tradizione manifatturiera alle spalle, riusciva ad amplificare e perfezionare le migliorie tecniche indicate in precedenza per farli diventare modelli da collezione.