Il 7 Marzo 2014, dunque 9 anni fa, Vacca pubblicò sul suo canale YouTube “Il Diavolo Non Esiste“, dando il via ufficialmente al dissing più epico del Rap Italiano, quello proprio tra lo stesso Vacca e Fabri Fibra.
I dissapori tra i due, che in precedenza erano amici a tal punto che Vacca seguì metà del Tour di Tradimento di Fibra, sono iniziati in alcune interviste. Fibra aveva pure lanciato delle frecciatine a Vaccain “Zombie“, a cui il sardo rispose con la vera prima diss-track, appunto “Il Diavolo Non Esiste“. Fibra rispose due settimane più tardi con “Niente di Personale“
In questo dissing entrambi hanno dato il meglio, creando uno dei momenti più epici del rap italiano, in cui tutta l’attenzione era concentrata sulla qualità delle barre e punchline cattive che trasudano Hip Hop ancora oggi.
Diteci cosa ne pensate e chi, secondo voi, ha vinto la sfida.
Jamil, conosciuto anche come Jamil Baida. Rapper classe ‘91, nato in Italia con origini persiane. Appassionato di cinema, cura regia e montaggio di tutti i suoi videoclip musicali. Conosciuto anche per la sua abilità nei dissing. Dopo un disco ufficiale intitolato “Il Nirvana” e due mixtape “Black Book” e “Black Book 2“, fonda il suo gruppo ed etichetta indipendenteBaida Army. Pubblica l’album “Most Hated” e la Deluxe Edition, con cinque brani inediti. Il suo terzo album ufficiale è “Rap Is Back“, un progetto personale e introspettivo, per questo senza featuring.
FLOWè il nuovo album disponibile dal 27 Gennaio 2023.
Nel rap italiano Jamil è sempre stato una mosca bianca: con il suo modo di fare provocatorio e diretto, nel corso degli anni è stato protagonista di diversi dissapori con esponenti più o meno conosciuti della scena, attirando odio e facendosi diversi nemici in ambito musicale. Chi è fan di Jamil lo è anche per questo suo modo di fare, forse fin troppo schietto e senza filtri.
Dopo “Rap is Back” e “Most Hated“, dove Jamil non aveva brillato in modo particolare e si era beccato un bel po’ di critiche, con “Flow” ci porta un disco più solido, diverso dagli altri, anche se Jamil è sempre lo stesso, anzi sembra essere in forma migliore rispetto all’ultimo progetto, quasi come se avessimo a che fare con un nuovo Jamil.
Certo, il rapper è uno di quegli artisti che o li ami o li odi, non è un artista da hit o che ascolti tanto per, ma questa volta il disco risulta essere davvero coinvolgente. Ascoltando bene le tracce ci sono diversi spunti interessanti, così come notevoli sono i featuring, anche quelli pochi, ma efficaci.
Il disco non nasconde le sue intenzioni: far risorgere l’artista dopo il flop del lavoro precedente. Purtroppo “Rap is Back” risultava un disco senza novità, con un Jamil poco ispirato o originale. L’idea di prendersi l’enorme responsabilità di riportare un genere che sulla carta funzionava alla perfezione, ma nella realtà un po’ meno non fu un idea brillante. Stavolta il rapper veronese ha saputo rimediare agli errori e questo suo ritorno in gran stile non può che fare piacere.
Nel disco si riscontra un evidente riferimento al 2020 e a quell’album che sembrava l’avesse segnato irrimediabilmente (“Mamma Scusa”), collegandosi poi a quelli che sono gli intenti del nuovo progetto. “Flow” cambia rotta anche a livello di beat: Jamil opta per produzioni diverse dalle solite, anche per offrire nuovi stimoli all’ascoltatore, puntando su sonorità morbide e senza esagerare con l’utilizzo dell’autotune.
Gli ospiti sono tanti e ben distribuiti all’interno della tracklist: Fedez in “L’Odio“, dove finalmente torna a rappare con una strofa molto diretta e eclissa abilmente Jamil. Inoki su BPM insolitamente bassi per lui, Jake la Furia ed Emis Killa in due brani diversi tra loro, ma comunque street (“Leader” e “Zona”), Nayt in un banger clamoroso (“4AM”), Mr. Rain in un brano dai toni delicati (“Siamo Qui”), oltre a Nyv e Niko Pandetta rispettivamente presenti in “France” e “Sicario”.
Jamil da solo ha cercato di mantenere alto il livello e con brani come “TN Squalo”, “Don’t Lie” e “Male” completa il quadro rendendo “Flow” un lavoro ben strutturato, che riporta a galla le qualità di un artista spesso sottovalutato dal pubblico.
Il concept dell’album è concentrato sullo status guadagnato negli anni dal rapper che, dopo un lungo periodo di attività, decide per una sperimentazione ben mirata, ma che nello stesso tempo potesse mantenere il modo di scrivere che ha sempre contraddistinto lo stile dell’artista.
A questo proposito, la necessità di accogliere nuove sonorità nel proprio repertorio ha permesso a Jamil di far emergere un lato più introspettivo, come testimonia il brano “Siamo Qui” con Mr. Rain e Sad.
Jamil è un artista che va giudicato in base al suo percorso complessivo. Il brano “Mamma Scusa“, in cui il rapper sviscera il periodo tormentato in cui uscì l’ultimo criticato album “Rap is Back“, mette in luce il bisogno di sfogarsi e di raccontarsi: prerogative principali di “Flow“ e del momento attuale vissuto da Jamil dopo due anni di pausa.
Il disco risulta essere piacevole all’ascolto e mette in evidenza delle qualità canore dell’artista che fino a questo momento ci erano sconosciute. Jamil aveva sempre optato per uno stile decisamente meno “sonoro“. La riuscita di questo lavoro sta anche nella capacità dell’artista di mettersi in gioco e di accettare un cambio direzionale per offrire al pubblico un esperienza emozionale nuova. (I.M.D.L.)
Con “No Bodyguard Freestyle” ANNA ha dimostrato, ancora una volta, di avere tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento del rap italiano.
Tre anni fa, in giro per l’Italia risuonava un solo pezzo: BANDO. ANNA aveva solamente 16 anni, ma le sue rime su quel beat house diventato iconico non passarono inosservate.
Il resto, lo sappiamo, è storia, ma un successo così immediato ha delle conseguenze. Gli occhi del pubblico e della scena erano tutti puntati su di lei: c’era chi l’amava, si, ma anche chi si chiedeva quando sarebbe crollata questa meteora.
Tante le aspettative, troppa la pressione, ma dopo tre anni ANNA ha saputo mettere tutti a tacere. Avrebbe potuto sfruttare l’hype a suo vantaggio, invece, proprio nel momento in cui tutti le chiedevano di più, ha deciso di rallentare e lavorare, riuscendo così a imporsi come una delle figure di spicco della nuova scena del rap italiano.
Il suo talento al microfono è evidente: dai beat house, al sound reggaeton, dalle basi trap a quelle più classiche, non sembra esistere un suono che non si sposi con la sua voce. Quando rappa accanto ai pesi massimi della scena, come nel caso di “Cookie’s N Cream“, riesce sempre a lasciare la sua impronta, come se facesse questa roba da una vita.
Continuano gli appuntamenti culturali, tra musica, cinema e intrattenimento della etichetta indipendente cosentina #LaStanzaDeiFantasmi.
La parola Halloween deriva dal mondo anglosassone e probabilmente dalla frase “All Hallows Eve”, ovvero la notte di Ognissanti, festeggiata il 31 Ottobre. Generalmente si fa risalire ad una tradizione cattolica, presente nell’Irlandaceltica, che sanciva la fine dell’estate. Per quelle popolazioni, la cui economia si basava principalmente sull’agricoltura, era un momento “topico” che andava festeggiato, per ringraziare gli spiriti per i raccolti ottenuti. I colori di questa ricorrenza, infatti, ricordavano la mietitura con l’arancio e la fine dell’estate con il nero, a voler simboleggiare il buio dell’inverno. La ricorrenza veniva chiamata “Samhain”.
La tradizione di Halloween risale proprio allo Samhain, ovvero la celebrazione dell’anno nuovo per l’antico popolo celtico. La data del 31 Ottobre era infatti considerata dai Celti un potente e magico momento di transizione, non solo per le stagioni: è in questo periodo che le barriere tra i vivi e i morti quasi si annullano e tutte le leggi fisiche conosciute si sovvertono. Era credenza diffusa che gli spiriti potessero tornare in vita sulla terra, per possedere i vivi.
Un mito che, come possiamo immaginare, terrorizzava tutti gli abitanti dei villaggi. Per sfuggire alla possessione degli spiriti, questi spegnevano i camini delle loro case, rendendole buie ed inospitali, e si mascheravano, rendendo i loro corpi orribili, per risultare poco “appetitosi” agli occhi dei morti e cacciandoli per lo spavento. Un’altra tesi sostiene che i focolari delle case venissero spenti, perché nelle notte del 31 Ottobre si accendeva un unico enorme falò druido nel cuore dell’Irlanda, a Usinach. Con il passare del tempo, la leggenda della possessione è andata in disuso, mentre la tradizione di travestirsi ha resisto nel tempo.
La tradizione di intagliare le zucche, vera icona di Halloween, molto probabilmente, risale al folklore irlandese. L’usanza è legata alla famosa leggenda irlandese di Jack, un fabbro avaro e ubriacone, che un giorno al bar incontrò il diavolo. Per fargli illuminare la via, il diavolo gli lanciò un tizzone ardente, che Jack per far durare più a lungo, mise all’interno di una rapa che aveva con sé. Da qui il nome di Jack O’ Lantern, letteralmente, Jack della Lanterna. Da quel momento Jack gira senza tregua alla ricerca di un luogo in cui riposarsi. Halloween sarebbe il giorno nel quale va a caccia di un rifugio. Gli abitanti di ogni paese sono tenuti ad appendere una lanterna fuori dalla porta per indicare all’infelice anima, e ad altre anime erranti, che la casa non è posto per loro. Dalla rapa poi si è passati alla zucca perché gli immigrati irlandesi, fuggiti dalle loro terre per una carestia nel XIX secolo, e arrivati nel territorio americano, non trovarono rape grandi a sufficienza per essere scavate. Al contrario la zona abbondava di zucche, più grosse e facili da intagliare, che agli irlandesi sembrarono un valido sostituto.
E dopo il ritorno a Cosenza, alla fine del concerto di Luchè, nella location del “RendanoArena“, con l’evento in Piazza Duomo della Stanza. Il 22 Luglio alle ore 22:22 lo spettacolo ha visto la presentazione ufficiale di due prodotti musicali. Un “EP” ufficiale ed un “Singolo“, rilasciati su tutte le piattaforme digitali. “The Piluso EP“, prodotto interamente composto dal gruppo calabrese “The Piluso“. La giovane crew cosentina “87ZERO40“, composta dagli MC’sw “Osa Baby” e “Zaky“ e dai produttori musicali “Flebo” e “Seizure“, (tutti 18enni o poco più) ha presentato ufficialmente il primo lavoro, “17xDAVVERO“, il cui video ufficiale uscito il giorno 1 Luglio 2022 ha gia raggiunto sui vari canali piu di 30000 contatti e visualizzazioni.
Si ritorna a Cosenza, a Trenta (Casali del Manco), dopo gli ultimi 2 mesi pieni di appuntamenti tra DJ Set e Party nella città di Milano, dove La Stanza, officina sonora nata a Cosenza da un’idea de Lo Spettro DJ, con l’obiettivo di produrre, promuovere e distribuire la musica #Urban nel territorio nazionale.
Un evento in grande stile, un Festival della tradizione e dell’intrattenimento. Nei pressi della Chiesa Cattolica “SS. Maria Assunta“, in corso Umberto 53, nella contrada Trenta, a Casali del Manco. Dal pomeriggio alle ore 06:06 e fino a notte fonda, a tema della notte più infestata dell’anno. Stand di cibo tradizionale calabrese assieme a vino D.O.C. e bevande servite da barman professionisti. Spettacolo di Breakdance a cura della storica crew calabrese “Compà Dreush“, con il maestro Telemare, storico BBoyed MC della Calabria, accompagnato dalla musica folkloristica di Fabio Guglielmi.
La Storia della Breakdance in RAI
La Stanza vedrà l’esibizione in diretta streaming, dalla Stanza a Milano, de Lo Spettro DJ. A concludere l’evento il sound innovativo e sperimentale TuttaSanaOssessione, crew composta da Mista-D e da il Folle, per un Festival come in provincia di Cosenza non se ne vedevano da tempo.
Gradita la maschera, per uno shot gratis. Non fartelo raccontare: Vivilo!
#TrickOrTrenta – 31 Ottobre – corso Umbero 53, Trenta (Casali del Manco)
Dopo il grande successo del9 Maggio, che ha visto La Stanza girare, produrre e distribuire il documentario autobiografico, a sfondo musicale “#NotAnOrdinaryStory di Ed Crain“, che racconta uno spaccato sociale e culturale, attraverso gli occhi dei protagonisti della scena Hip-Hop underground dei primi anni del nuovo millennio a Cosenza, con ospiti Claudio Dionesalvi, autore e giornalista, oggi impegnato con iCalabresi.it, Amaele Serino, fondatore della Street Art School di Cosenza, e Giuseppe “Kerò” Rimini, DJ e produttore musicale, come pochi in Italia, come promotori di una spinta importante del movimento culturale e politico insieme ai giovani artisti emergenti calabresi Dote,Fallen, Fvkin Erre e Tulvio, che hanno riempito gli spazi del Dipartimento Autogestito Multimediale, del “Filorosso“, messi a disposizione dall’associazione culturale “Entropia“, con sede presso il “Polifunzionale” dell’Università della Calabria.
9 Maggio @Filorosso – Università della Calabria
Si ritorna in Calabria, dopo gli ultimi 2 mesi pieni di appuntamenti tra DJ Set e Party nella città di Milano, dove La Stanza, officina sonora nata a Cosenza da un’idea de Lo Spettro DJ, con l’obiettivo di produrre, promuovere e distribuire la musica #Urban nel territorio nazionale, si è trasferita, gia prima dei lockdown, in seguito alla pandemia di CoVid-19.
Corso Telesio – Città Storica di Cosenza
La location scelta per questo evento è quella della Città Storica di Cosenza. Luogo magico, pieno di storia e di tradizione, che negli ultimi tempi, nonostante l’incuria strutturale a cui l’intero distretto è soggetto, sta rivivendo, attraverso le attività e le manifestazioni sociali delle realtà del territorio, (comeG.A.I.A ed il Comitato “Piazza Piccola“) impegnate nella ripopolazione di aree abbandonate della Città e nel reinserimento sociale dei loro abitanti.
Da sempre, le migliori band e i migliori artisti della città, e non solo, allietano le notti di tutti i giovani, e meno giovani, che amano apprezzare la bellezza ed il sano divertimento che la Città Storica sa offrire.
Come non citare lo storico “Festival delle Invasioni“, che a cavallo del nuovo millennio, ha permesso a Cosenza, alla Calabria ed al Mezzogiorno d’Italia, tutto, di poter assistere ed apprezzare alcune performance coinvolgenti e commoventi, tra gli artisti di livello internazionale che si sono esibiti, come Fura dels Baus, Lou Reed, Patti Smith, Caparezza, Susan Vega.
Proprio dopo il concerto di Luchè, che si terrà nella location del “RendanoArena” ed inizierà alle ore 21:00, inizierà l’evento in Piazza Duomo della Stanza. Il 22 Luglio alle ore 22:22 avrà inizio lo spettacolo, che vedrà la presentazione ufficiale di due prodotti musicali: un “EP” ufficiale ed un “Singolo“, che verranno rilasciati su tutte le piattaforme digitali, dalla mezzanotte del giorno stesso.
The Piluso
Piluso Fly in the Sky – The Piluso
“The Piluso EP“, anticipato dal singolo “Piluso Fly in the Sky” prodotto interamente composto dal gruppo calabrese, “The Piluso“, che fanno dei suoni funk un tratto distintivo del loro percorso artistico. Molto attenti al confezionamento del loro prodotto musicale, grazie al supporto di grafiche ufficiali di livello, realizzate dall’artista digitale ScoRe, per la Band e per l”EP” ufficiale.
87ZERO40
La giovane crew cosentina “87ZERO40“, composta dagli MC’sw “Osa Baby” e “Zaky” e dai produttori musicali “Flebo” e “Seizure“, (tutti 18enni o poco più) presenterà ufficialmente il loro primo lavoro, “17xDAVVERO“, il cui video ufficiale uscito il giorno 1 Luglio 2022 ha gia raggiunto sui vari canali piu di 30000 contatti e visualizzazioni.
Riprese Video – La Stanza Dei Fantasmi
A concludere la serata ci saranno i membri della Stanza che vedranno alternarsi il sound innovativo e sperimentale TuttaSanaOssessione, crew composta da Mista-D e da il Folle, seguiti dallo stile inconfondibile e ricercato affiancate da skills e tecnica de Lo Spettro DJ, per un Party come a Cosenza non se ne vedevano da tempo.
Primo progetto per la crew cosentina “87ZERO40“, che vede giovani calabresi, anzi giovanissimi, cimentarsi nell’Arte e nella Musica. Il progetto vede tutti i membri impegnati, passando dai testi e dalla produzione alla realizzazione e distribuzione del video.
Lo stile underground e la scelta dei suoni sono figli del contesto urbano e sociale, dei quartieri della Città di Cosenza, dove gli “87ZERO40” sono cresciuti.
Osa Baby
La pubblicazione del prodotto è frutto di anni di studio e lavoro, nonostante la giovanissima età di tutti i membri. La passione ardeva nelle loro menti e nei loro spiriti gia dal 2017. Trovando oggi la possibilità e la volontà di esprimere il loro messaggio per poter mettere in luce le proprie peculiarità.
Strictly from Cusenza
Questo primo singolo sarà seguito in breve tempo da numerosi altri lavori, che vedono tutti i membri della crew cosentina “87ZERO40” impegnati, insieme e come singoli.
Nel 2016 in Italia inizia a diffondersi la TRAP sottogenere dell’ Hip Hop nato nel sud degli Stati Uniti e sviluppatosi tra la fine degli anni novanta fino al 2000.
I precursori della Trap in Italia invece furono SFERA EBBASTA e CHALRLI CHARLES, anche se si ritiene che il primo album italiano con alcune sonorità trap sia stato Il ragazzo d’oro di Gué Pequeno del 2011.
Il vero momento epico per la trap in Italia arriva con l’album XDVR del rapper milanese Sfera Ebbasta , prodotto interamente da Charlie Charles, uscito nel giugno 2015 Disco ispirato alla musica statunitense e francese del genere, in particolare per quanto riguarda le sonorità e il mood fino a quel momento in Italia sconosciute. Contemporaneamente, nella scena hip hop romana si delinea il profilo della Dark Polo Gang prodotta da Sick Luke, che riesce in pochissimo tempo ha ritagliarsi un ruolo fondamentale nella nuova scena italiana.
Successivamente uscirono fuori nomi come quello di Ghali, Capo Plaza Izi, Rkomi e Tedua: frequenti collaboratori di produttori e rapper ( Charlie Charles, Sick Luke, Sfera Ebbasta e Dark Polo) considerati anche loro esponenti della cosiddetta nuova scuola dell’hip hop italiano, nonostante un sempre più progressivo distanziamento dalla trap verso sonorità più pop. Tra le donne che possono essere ricordate nella musica trap italiana ci sono Chadia Rodríguez, Leslie (Lisa Cardoni), Beba, Comagatte, Madame. Genere che ha cmq reso possibile la partecipazione del sesso femminile in modo attivo e significativo.
Dopo la trap, è l’ora della drill, sottogenere del rap, seguendo l’esempio di Francia e Gran Bretagna è giunta da noi con gli stessi suoni e le tematiche che la caratterizzano all’estero. Testi malinconici ed esibizione del lusso: rap che non può prescindere da questi due fattori. Genere che è soprannominato “trap nichilista” : sono rappers che raccontano della loro vita difficile nelle periferie d’Italia e di un passato spesso legato alla malavita per il disagio vissuto nei quartieri più poveri delle metropoli. La maggior parte di questi Trapper sono giovani che in questi anni hanno dominato le classifiche e che hanno sempre etichettato i vecchi RAPPERS come datati e a rischio estinzione.
Oggi la realtà racconta una storia diversa e la nuova generazione è meno forte di qualche anno fa. La trap è durata davvero poco! Non ha saputo rinnovarsi. Non è riuscita a trovare i canali giusti per restare sempre in voga. Sono i quarantenni, infatti, che stanno dominando ora la scena riportando il Rap nei piani alti. Nel 2019 “Persona” di Marracash è stato fondamentale e ha gettato le basi per il ritorno ad un rap di contenuto, di riflessione ma sicuramente non “conservatore” in quanto nei lavoro di Marra sono presenti sonorità attualissime.
Sulla stessa scia di Marra sono riusciti a distinguersi rappers (tutti quarantenni) come Salmo, Guè Pequegno, Noyz Narcos, Gemitaiz,Inoki. Sono riusciti a riportare il pubblico ad ascoltare nuovamente un disco. Abitudine che negli anni si era persa. Attraverso i loro album ricchi di stile e rime tipiche della loro scuola di provenienza (hip hop) e attraverso i contenuti sempre più profondi e originali sono riusciti ad opporsi in modo intelligente ad una nuova generazione che stava comunque spingendo dal basso ma che ormai è destinata ad estinguersi. Questo a dimostrazione del fatto che oggi una “canzone” è concepita per attrarre lo spettatore nell’immediato e non è invece destinata a rimanere nel tempo.
Questi artisti invece sono riusciti a creare degli album che molto probabilmente resteranno nel tempo e che stanno segnando un cambiamento per la musica rap italiana significativo.
Questo nuovo anno ci darà ancora altri dischi che tutti gli amanti del genere aspettano da diverso tempo. Altri due “quarantenni” FABRI FIBRA e LUCHE’ saranno sicuramente protagonisti della scena con i loro nuovi album. Sarà un anno importante in cui molto probabilmente il Rap in Italia inizierà a prendere una direzione ben precisa e forse finalmente riuscirà ad avere il posto che merita lontano dalla musica pop italiana.
“Il Mio Consiglio é…” Questa citazione è presa da un vecchio brano della Spaghetti Funk (se non sai chi sono torna a studiare) per indicare appunto i nostri consigli all’ascolto.
Due i parametri di valutazione: contenuti e sound, con un punteggio dei parametri che va da 1 a 5 👻 “fantasmini”.
Medioego – Inoki
Il ritorno di INOKI per come lo abbiamo conosciuto, non per come lo abbiamo visto negli ultimi anni. Mi spiego meglio: Per molti “Boomer” e/o “Millenials” , Inoki è uno dei rapper che ha deluso di più nel corso degli anni per via dei suoi atteggiamenti, almeno per me è stato così ( e noi della “Stanza” abbiamo aperto diversi suoi Live in Calabria nonchè siamo stati punto “Rap Pirata Calabria” per la provincia di Cosenza) ed ho ritrovato questo pensiero in molti miei coetanei. Oggi però siamo qui a parlare del nuovo INOKI, un rapper che ha una storia da far invidia a qualsiasi B-BOY.
Infatti lui nasce come rapper nella Bologna di Zona Dopa, di Sangua Misto e di Joe Cassano. Tutti noi conosciamo e cantiamo brani iconici di quest’ultimo insieme proprio ad inoki: “Giorno e Notte” ne è un esempio lampante. Il Ness, all’inizio della sua carriera è un Bolo Rappresent, rappresentante di quell’hip hop fatto di colori, vestiti larghi e jam. Pietra miliare “Bolo by Night” presente nel disco 60Hz di Dj Shocca
Ma veniamo al fulcro della questione. “MEDIOEGO”, l’ultimo disco di Inoki, rilasciato il 15 Gennaio 2021, per cui un disco freschissimo, recente, che però al suo interno nasconde una profondità e maturità artistica e personale.
A sette anni daL’Antidoto, il suo quarto disco, del 2014, Inoki è tornato a fare parlare di sé per un disco con una finalità precisa: sottolineare le incoerenze e le controversie della società moderna e del suo periodo storico, ribattezzato – da qui il titolo del CD – “MedioEgo“.
Contenuto 👻👻👻👻(4)
Il punto di partenza dell’album è da ricercare nel suo titolo “Medioego“, termine generato dalla fusione di “Medioevo“, era associata in molte interpretazioni a decadenza e stagnazione intellettuale, ed “egoismo“, inteso come la ricerca permanente del proprio vantaggio davanti a quello della collettività. Dunque Medioego, presentandosi come un disco sociale, consisteva in una sfida ardua e piena di potenziali ostacoli: su tutti, la necessità di evitare qualsiasi forma di superficialità e soprattutto – specialmente per una persona emotiva e impulsiva come Inoki – di evitare ragionamenti “di pancia”. A livello lirico-testuale, inoltre, Medioego è un disco di gran qualità, che affronta argomenti complicati in maniera convincente, che graffia quando deve colpire e provocare e che rallenta quando bisogna far riflettere l’ascoltatore. Soprattutto, come si è detto precedentemente, ha un pregio fondamentale: l’unicità.
Sound : 👻👻👻👻 (4)
Attenzione, non parliamo dei beats. Il Sound è quella sensazione inconscia che provoca stati d’animo e sensazioni nell’ascoltatore, anche la scelta dei mix vocali e degli strumenti utilizzati influiscono nella creazione del sound.
La sensazione è che lo stile musicale del rapper sia ormai talmente definito da essere impermeabile alle tendenze dei colleghi: Medioego non suona come un album degli anni ’90 o del 2010 o ancora del 2020, ma come un progetto “alla Inoki“, portando una ventata d’aria fresca a una scena spesso troppo uniforme. A livello di sound, infatti, si parla di un CD di grande caratura, realizzato con l’impegno, la cura e l’intelligenza con cui si lavora ai capolavori del genere, e ne va dato il merito allo straordinario e polivalente Chryverde, con cui Inoki ha evidentemente un’intesa fuori dal comune, e agli altri producer che hanno lavorato al progetto: Stabber, Salmo, DJ Shocca, Garelli, Chris Nolan, Big Joe e Phra dei Crookers. In particolare va sottolineato il proficuo dialogo artistico di Inoki con Salmo e con Stabber, autore delle splendide strumentali di Duomo e Trema e, ancora di più, la capacità di Chryverde di esaltare, da un lato, le tracce più aggressive e avvelenate e, dall’altro, di regalare al rapper beat catartici e magici come Immortali e Ispirazione, che mettono l’anima dell’ascoltatore direttamente in contatto con la natura. Quest’ultima, infatti, impreziosita da un ritornello di Noemi che altro non è che pura arte, permette di ragionare sul “fattore featuring“. La scelta di Inoki, per Medioego, è stata la seguente: “pochi ma fondamentali“. Solo tre ospiti: una Noemi preziosa come l’oro che canta nel ritornello di Ispirazione, una travolgente BigMama al debutto nella “Serie A del rap italiano” e un Tedua più decisivo che brillante. Infatti, la strofa e il ritornello del genovese in WildPirata non sono qualitativamente straordinarie, ma la loro collaborazione è molto significativa proprio perché fortemente voluta e nata per sincera ammirazione reciproca.
Totale 👻👻👻👻👻👻👻👻 (8)
Per concludere, comunque, “Medioego” è un disco ottimo e brillante, di qualità elevata sotto tutti i punti di vista, con una struttura chiara e d’impatto e, soprattutto, unico, perché affronta un tema diverso, un tema controverso e complicato. È un grande album perché porta l’ascoltatore a riflettere e, che si trovi d’accordo o meno con i pensieri di Inoki, lo mette nella condizione di porsi dei dubbi e darsi delle risposte.
E forse è proprio questo il senso dell’arte e – più nello specifico – del rap...
“Il Mio Consiglio é…” Questa citazione è presa da un vecchio brano della Spaghetti Funk (se non sai chi sono torna a studiare) per indicare appunto i nostri consigli all’ascolto.
Due i parametri di valutazione: contenuti e sound, con un punteggio dei parametri che va da 1 a 5 👻 “fantasmini”.
DNA – GHALI
Caduta e rinascita di Ghali, che in “DNA” mette in versi la sua crisi (stavolta senza Charlie Charles)
La finta caduta di Ghali dalle scale del palco dell’Ariston, trovata che ha fatto molto parlare della sua esibizione come ospite al Festival di Sanremo, è stata la metafora di una caduta reale, che però ha destato meno scalpore. Nei tre anni successivi all’uscita di “Album“, il disco d’esordio del rapper di origini tunisine che nel 2017 spalancò le porte della scena (t)rap italiana a una nuova generazione di artisti partiti dal basso e intenzionati a cambiare – grazie allo streaming e al web più in generale – le regole della discografia italiana, Ghali non ha fatto altro che interrogarsi sul successo e sul suo futuro.
Temendo di non avere altro da aggiungere a quanto già raccontato in “Ninna nanna” e nelle altre canzoni (dal non-rapporto con il padre – finito in prigione quando lui era solo un bambino – al fortissimo legame con la madre, passando per l’adolescenza tra le palazzine popolari della sua Baggio, il quartiere periferico di Milano in cui è cresciuto), il rapper si è rinchiuso in un lungo silenzio, precipitando in un vortice buio. È proprio mettendo in versi la crisi che stava vivendo che Ghali è riuscito ad uscirne fuori. Le canzoni di “DNA” sono nate così: il nuovo album è il racconto di quella silenziosa caduta e della rinascita artistica del rapper, che a distanza di tre anni dall’esordio torna per dimostrare di avere ancora qualcosa da dire.
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Il successo che diventa una droga, l’ansia, le false amicizie, le parole di chi gli diceva “non farai mai nulla e resterai per sempre nel buio in un angolo” che rimbombando nella testa di Ghali in quel vortice buio fanno ancora più rumore, i party e i red carpet che prendono il posto dei cortili grigi delle palazzine di Baggio: “DNA” è il diario che il rapper ha scritto negli ultimi tre anni, cercando un equilibrio – psicologico prima di tutto – tra passato e presente. Ghali racconta le sue esperienze senza cadere nel patetico, con la stessa leggerezza e la stessa ironia che ai tempi di “Happy days” e “Cara Italia” – sono passati “solo” quattro anni, ma dal 2017 ad oggi sono successe così tante cose che sembra essere passata un’era – lo aveva reso un’idolo dei giovanissimi, e che lo rende simpatico anche a chi non ama il genere (un’attitudine che ha spinto molti a descriverlo come uno dei potenziali eredi di Jovanotti).
Sound : 👻👻👻👻 (4)
Attenzione, non parliamo dei beats. Il Sound è quella sensazione inconscia che provoca stati d’animo e sensazioni nell’ascoltatore, anche la scelta dei mix vocali e degli strumenti utilizzati influiscono nella creazione del sound.
In questo disco troviamo un sound tutto nuovo: dopo il divorzio da Charlie Charles, che aveva dato alle tracce di “Album” un sapore molto riconoscibile, mischiando pop, electro house à la Stromae e atmosfere arabeggianti (una miscela che il producer milanese ha poi applicato anche a “Soldi” di Mahmood e a “Calipso”, la hit estiva con lo stesso Mahmood, Sfera Ebbasta, Fabri Fibra e Dardust, facendola diventare di fatto una formula di successo), Ghali ha deciso di percorrere altre strade. Ci sono invece rappresentanti della scena urban italiana come i Mamakass in “22:22”, Zef in “Boogieman” (con Salmo), Merk & Kremont in “Good times” (è la terza canzone di Ghali ad essere stata scelta per uno spot, dopo “Cara Italia” e “Lascia stare”), Sick Luke in “Fast food” e “Scooby”, Mace e Venerus (presenti in più di un pezzo), che orientano Ghali più verso sonorità da club che da grandi arene. Senza dimenticare il fenomeno ThaSupreme in “Marymango” e Michele Canova, già braccio destro di popstar come Tiziano Ferro, Marco Mengoni e lo stesso Jovanotti, che mette mano ai quattro pezzi più sfacciatamente pop – e meglio riusciti, per melodie, costruzione e sviluppi – del disco, dalla title track a “Fallito”, passando per “Barcellona” (sarebbe da folli non sceglierla come singolo) e “Cuore a destra”. Tanti mondi diversi che convivono in un unico disco, insomma, e che raccontano le tante sfaccettature di Ghali.
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Non abbiamo la sfera di cristallo e non sappiamo cosa il futuro riserverà al rapper e alle sue canzoni. Se continueranno a piacere così tanto alle pubblicità, se diventeranno hit internazionali (lui punta a quella dimensione: lo testimoniano le recenti collaborazioni con Ed Sheeran e la star del rap britannico Stormzy e quella, contenuta nel nuovo album, con il nigeriano Mr Eazi su “Combo”), se saranno cantate dai palasport gremiti o dalle folle dei club. Ma siamo curiosi di scoprirlo. Lo eravamo ai tempi di “Album” e continuiamo ad esserlo anche dopo questo “DNA”.
“Il Mio Consiglio é…” Questa citazione è presa da un vecchio brano della Spaghetti Funk (se non sai chi sono torna a studiare) per indicare appunto i nostri consigli all’ascolto.
Due i parametri di valutazione: contenuti e sound, con un punteggio dei parametri che va da 1 a 5 👻 “fantasmini”.
OGGI – ENSI
Oggi è il presente di Ensi, il primo capitolo del suo nuovo viaggio.
“Cambia tutto sempre ma alla fine non cambia nada” rappa Ensi nella prima rima di “090320“, il pezzo che apre Oggi, il suo nuovo EP. Una barra dal sapore gattopardiano in cui si racchiude il senso di questo progetto, nato “dalla voglia di fare qualcosa di diverso, di uscire dalla comfort zone, anche se il rap ce l’ho sempre sottopelle” e che “non vuole ammiccare al sound del momento o ad una corrente che in parte vedo distante da me, ma vuole essere un lavoro attuale per il 2020, mantenendo comunque quei punti fermi che mi hanno sempre contraddistinto e quel rap fatto con le maiuscole”.
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Se la forma cambia, la materia resta invariata: anche su un nuovo sound, ancora una volta Ensi dimostra di essere un peso massimo del genere, di quelli che non ne dimenticano la storia e le origini, e le sue rime restano incisive come sempre e colpiscono come schiaffi in pieno volto, tra un riferimento alla storia del rap in Italia (“Non ho mai sopportato quella musica elettronica, da ragazzino volevo entrare in Area Cronica”), e frecciate ben assestate a certa scena odierna, artisti e addetti ai lavori compresi (“Mi scrollo la minchia con questi gossip del rap, chiamami solo se si riuniscono i Dogo o i Co’Sang”, “Molla se non reggi questa merda, sembra che fate i rapper qua per non andare in guerra”). “Nessun dissing velato però” – assicura durante la conferenza stampa, rigorosamente in streaming – “se dovessi fare nomi lo farei; arrivo dalle battle di freestyle, non avrei problemi a sistemare qualche conto in sospeso con qualcuno. Mi riferisco più che altro ad una corrente che sembra dare troppo peso a certe cose, come se i numeri siano un sinonimo di quanto la tua arte sia di valore, e non c’è niente di più sbagliato.”
Sound : 👻👻👻👻👻 (5)
Attenzione, non parliamo dei beats. Il Sound è quella sensazione inconscia che provoca stati d’animo e sensazioni nell’ascoltatore, anche la scelta dei mix vocali e degli strumenti utilizzati influiscono nella creazione del sound.
Un incontro generazionale avviene nelle produzioni, affidate sia ad un coetaneo come Gemitaiz, sia ad alcuni dei nomi più freschi in circolazione come Chris Nolan, Andry The Hitmaker, Strage, Kanesh e Lazza, che stavolta lascia la penna per il beatmaking.
Non sappiamo ancora quale sarà il proseguimento di questo viaggio, ma se questo è il prologo non possiamo non essere impazienti di conoscere il capitolo successivo. Del resto, Ensi corre da sempre per la maratona, e – anche dopo tutti questi anni – Oggi è più in forma che mai.
Totale 👻👻👻👻👻👻👻👻👻👻 (10)
Oggi è il primo disco dei nostri consigli che a mani basse si aggiudica il punteggio di 10 fantasmi su 10, sarà per gusti personali, nostalgici o altro, ma Ensi rimane un King, da sempre e per sempre.
Molte cose da dare alla nuova generazione di rapper, tra i feat. troviamo Dani Faiv (in Clamo, un “corso di aggiornamento del rap italiano”) e Giaime (in Mari “il pezzo più leggero dell’EP, in cui si affronta la tematica della marijuana ma con un tono più adulto e maturo”), con cui ha deciso di condividere il mic, sperimentando e mantenendo vivo il concetto di legacy, fondamentale nella cultura hip hop: “Ho voluto far coesistere varie generazioni; io sono un giovane veterano, un middle child, non sono un pioniere ma mi trovo a metà tra coloro che sono nati con l’analogico e coloro che invece sono nati completamente col digitale”.