Se sei un musicista sai quanto la qualità audio conta nell’ascolto della tua musica.
Vuoi che l’audio sia fedele, e che sia più vicino possibile all’originale.

Le cuffie da studio, sono adatte proprio per offrire un’ottima qualità audio,
ed essendo professionali, sono adatte per la produzione musicale.

Ma prima di mostrarti una lista di cuffie da studio,
è giusto avere qualche conoscenza in più,
per avere una visione d’insieme e saper scegliere quella più giusta per te.

Ci sono diversi parametri da tenere in considerazione.

1) La capacità di isolamento dal rumore.
Più il grado di isolamento è alto, più si sente bene il suono anche in luoghi rumorosi;

2) La sensibilità.
Il suo indicatore sono i decibel e in sostanza ti permette di valutare la pulizia
del suono ad alto volume;

3) Le dimensioni.
Se le cuffie sono grandi o piccole non influiscono sulla qualità del suono,
ma di sicuro sulla comodità.
Le cuffie di grandi dimensioni alla lunga possono risultare molto fastidiose.
Ma comunque, quelle da studio vanno bene per la loro efficacia nell’ottimo suono.

Possiamo fare una distinzione:

Le Cuffie in-ear sono gli auricolari che inseriamo all’interno delle orecchie.
Ovviamente sono molto piccole, maneggevoli e adatte per portarle in giro.

Le Cuffie on-ear si poggiano sulle orecchie.
Sono di piccole dimensioni e sono abbastanza leggere.
In genere, i costi sono accessibili, ma non eliminano totalmente i rumori dall’esterno.
Sono facilmente trasportabili. Per un ascolto intimo sono più indicate
a casa o in luoghi non troppo rumorosi.

Le Cuffie Over-ear avvolgono completamente le orecchie.
Sono di grandi dimensioni, pesanti e alla lunga possono stancare per il troppo peso.
Offrono un suono limpido, e un grado di isolamento alto (dai rumori esterni).
Sono più costose, ma in cambio offrono un’ottima qualità del suono.

4) L’impedenza.
Questo parametro, indica la resistenza che il suono incontra
prima di uscire dalla cuffia.
Più sarà alto il grado di impedenza, più sarà alta la qualità del suono.

Cuffie chiuse, semi aperte e aperte

Cuffie chiuse: queste cuffie ti offrono la percezione
di un grado maggiore di isolamento, sei in grado di sentire i riverberi,
le basse frequenze, anche se poi non sono fedeli al suono originale.
Quindi sono adatte se sei in un ambiente rumoroso
e quindi hai bisogno di estraniarti per ascoltare la tua musica.

Il problema è che alla lunga iniziano a diventare fastidiose, perchè possono affaticarti.
Quindi, meglio utilizzarle per un piccolo lasso di tempo.

Cuffie aperte: le cuffie aperte non favoriscono un alto grado di isolamento,
ma sono più comode da tenere per un lungo periodo di tempo
e tendono a offrire un suono più fedele all’originale.

Cuffie semi aperte: sono il giusto compromesso tra il grado di isolamento
che vuoi avvertire, il comfort nel tenerle e il suono più fedele all’originale.

Le migliori cuffie da studio

1) AKG K271 MKII Cuffie da Studio Professionali
Sono cuffie chiuse e over-ear, di grandi dimensioni,
pronte ad offrire un ottimo suono.

2) Beyerdynamic DT 770 PRO 250 Ohm Cuffie da Studio
Cuffie On-Ear, molto comode e di media dimensione.

3) Audio Technica ATH-M50X Cuffie professionali per il monitoraggio.
Le Cuffie On-Ear di Audio Technica sono una garanzia.

4) OneOdio Pro 10
Queste cuffie hanno il giusto mix tra qualità e prezzo.
Con padiglione morbido e lussuosamente imbottiti
sono specificamente progettate per il massimo comfort
e isolamento del rumore della cuffia monitor.
L’archetto è regolabile ed estensibile,
in modo da poter trovare l’angolo desiderato che più ti piace.
Il design è elegante e la qualità audio è di fascia alta.
Ottime per lo studio di registrazione.

5) Sennheiser HD 280 Pro Cuffia Professionale
Cuffie da studio, over-ear di ottima qualità.

6) Sony MDR-7506 Cuffie Stereo, Dinamiche Professionali
Cuffie da studio, chiuse.

7) Shure AONIC 50 Cuffie Wireless con Cancellazione del Rumore
Cuffie senza fili Bluetooth, da studio, Over-Ear.

Il 7 Marzo 2014, dunque 9 anni fa,
Vacca pubblicò sul suo canale YouTube “Il Diavolo Non Esiste“,
dando il via ufficialmente al dissing più epico del Rap Italiano,
quello proprio tra lo stesso Vacca e Fabri Fibra.

I dissapori tra i due,
che in precedenza erano amici
a tal punto che Vacca seguì metà del Tour di Tradimento di Fibra,
sono iniziati in alcune interviste.
Fibra aveva pure lanciato delle frecciatine a Vacca in “Zombie“,
a cui il sardo rispose con la vera prima diss-track,
appunto “Il Diavolo Non Esiste“.
Fibra rispose due settimane più tardi con “Niente di Personale

seguita poi da “Nella Fossa” di Vacca.

Fibra reagì nuovamente con “Fatti da Parte

a cui Vacca rispose con l’ultima Diss TrackRitarducci

In questo dissing entrambi hanno dato il meglio,
creando uno dei momenti più epici del rap italiano,
in cui tutta l’attenzione era concentrata sulla qualità delle barre
e punchline cattive che trasudano Hip Hop ancora oggi.

Diteci cosa ne pensate e chi, secondo voi, ha vinto la sfida.

Stai cercando un microfono per registrare la tua voce?

Devi sapere che ci sono tanti tipi di microfoni:
quelli dinamici, a condensatore, a nastro.

Quelli indirizzati per la registrazione sono i microfoni a condensatore.
Hanno un costo più elevato, rispetto ad altri microfoni,
ma offrono risultati sonori eccellenti.

Prima di farti una lista dei migliori microfoni a condensatore
per la registrazione vocale, vediamo qualche nozione utile.

Caratteristiche dei microfoni a condensatore

I microfoni a condensatore sono i tipici “microfoni da studio
adatti per la registrazione, grazie al loro tocco più sensibile e dettagliato.

In particolare, sono utilizzati negli studi di registrazione
per la registrazione in studio delle voci e degli strumenti come la chitarra,
il pianoforte, strumenti a fiato ed archi.
Sono ottimi per la registrazione in studio perchè riescono a catturare ogni dettaglio.

I microfoni a condensatore sono molto utilizzati negli Studi di Registrazione, Doppiaggio, Studi Televisivi e Radio.

Per utilizzare questo tipo di microfoni abbiamo bisogno
di un preamplificatore e di una scheda audio,
in quanto devono essere alimentati con la corrente “phantom” a 48 volt.

Captano ogni suono e dettaglio

Permettono di avere una maggiore qualità della registrazione e dell’audio.
Ma sono molto sensibili, il che vuol dire che captano ogni tipo di suono
e riescono a sentire meglio sia in termini di dinamica
(quando il suono è più forte o più debole), che di frequenza.
Di conseguenza,
bisogna stare attenti ai rumori circostanti, ai fattori esterni e ambientali.
Per limitare i rumori di sottofondo,
i microfoni a condensatore vanno sempre montati su appositi supporti
ammortizzati e riparati da filtri antivento,
in caso di riprese in esterni o filtri anti-pop, per le riprese vocali.

Sono la scelta giusta per la ripresa in studio di voci e strumenti acustici
(es. chitarra acustica e altri strumenti a corda), piatti e altre parti della batteria.

Alta qualità

Forniscono un’alta qualità del suono e, di conseguenza,
le registrazioni del suono sono perfette. E questo è un grande vantaggio.

Sensibilità

Sono molto sensibili, un urto potrebbe essere fatale,
quindi bisogna fare attenzione a non danneggiarli.

Prezzo

Se parliamo di microfoni a condensatori, quelli economici,
si aggirano dai 50 ai 150 euro.
Mentre quelli professionali arrivano anche a prezzi decisamente più alti,
come 2000 o 3000 euro.

I migliori microfoni professionali
per la registrazione vocale

1) Rode Microphones – NT1A

L’NT1-A è straordinario, un microfono progettato e costruito da RØDE a Sydney,
in Australia, con una qualità sonora testimoniata da infinite registrazioni.
Un suono semplicemente fantastico.
Voi non comprate solamente il microfono,
ma anche una serie di accessori indispensabili, nella stessa confezione.

2) Marantz Professional MPM-1000

È un microfono a condensatore a diaframma largo.
Offre ottime prestazioni audio da studio,
ottimo per la registrazione vocale, in ambito podcast ecc.

3) Sdotack AU-ST800

È un microfono a condensatore dall’eccellente qualità del suono.
Ottimo rapporto qualità-prezzo.

4) Tonor TC-2030

Kit che comprende microfono a condensatore USB professionale,
braccio della barra esteso, supporto per shock a ragno, morsetto da tavolo,
filtro anti-pop, coperchio per microfono, cavi, cavo USB e manuale.

5) Akg P120

Questo microfono a condensatore offre un suono chiaro
con dettagli sonori precisi per la voce, la registrazione vocale
e strumentale nei project studio e home recording.

6) Samson METEOR MIC

È un microfono a condensatore da studio USB portatile per registrare
direttamente sul tuo computer da portare ovunque,
in grado di produrre registrazioni audio ricche per qualsiasi applicazione.
Perfetto per il tuo home studio, Meteor Mic è ideale anche per registrazione musicale, podcast, Skype o streaming.

7) Blue Microphones Yeti Professional

È un microfono a condensatore USB professionale multi-pattern per la registrazione. Le quattro diverse impostazioni di pattern offrono un’incredibile flessibilità in modo da poter registrare la voce per musica, podcast, streaming di Twitch, video di YouTube.

8) Rode NT-USB

È un microfono a condensatore molto flessibile, ideale per registrare performaces musicali e vocali ma anche parlato per podcasting o doppiaggio. Offre un alta qualità con la comodità del connettore USB.

9) Samson G-TRACK PRO

È un Microfono a Condensatore USB professionale con interfaccia audio, con ingresso strumento e mixer per registrare due canali audio indipendenti contemporaneamente. Con la possibilità di catturare l’audio a 24 bit / 96 kHz, le registrazioni forniranno risultati estremamente dettagliati e ad alta risoluzione. È un microfono adatto per registrazioni musicali in Home studio, e Podcast.

10) AKG C214

È un microfono a condensatore, ottimo per la registrazione in studio. È a diaframma largo ed è stato progettato come una conveniente alternativa alla famiglia C414 di fascia alta.

11) Rode Broadcaster

Un microfono a condensatore professionale, di alta qualità. Oltre a garantire una sonorità calda e pastosa sulla voce, ampia gamma dinamica ed estesa risposta in frequenza, è caratterizzato da alcuni accorgimenti molto utili nell’utilizzo broadcast come LED indicatore di trasmissione, capsula su supporto antivibrazioni e filtro antipop interno.

Il 20/02/1967 nasce Kurt Donald Cobain
da Donald Cobain (meccanico) e sua madre Wendy (casalinga).
Vivono ad Aberdeen nello stato di Washington.
Città grigia, piovosa da dove nulla arriva e nulla esce.
La percentuale di suicidio è la più alta della nazione, l’alcolismo dilaga
ed il crack distrugge le giovani menti riversate nelle strade della città.


Già a due anni inizia ad avere interesse per la musica e suona la chitarra.
Prende lezioni di batteria a tre anni e non imparava a leggere la musica,
guardava quello che faceva un suo compagno e lo imitava.
Questo denota in lui già delle doti particolari.
Passò diversi periodi prima con un genitore e poi con un’altro,
in quanto il padre diventò violento, ed iniziò a picchiarlo,
obbligandolo a degli allenamenti di lotta,
ma Kurt odiava gli atteggiamenti violenti
e rimaneva immobile fino a quando non veniva atterrato.
Il padre portava anche a caccia Kurt che però si rifiutava di sparare
e restava nel furgone ad ascoltare i dischi dei Black Sabbath e dei Kiss.

Al suo 14° compleanno, Kurt doveva scegliere tra una bici ed una chitarra.
Scelse la seconda, e dopo aver imparato Back In Black degli AC/DC
iniziò a scrivere sue canzoni.
Iniziò a leggere le imprese dei Sex Pistols su una rivista,
ma dato che il negozio dei dischi di Aberdeen non aveva nulla del genere
si fece un’idea tutta sua della musica punk,
infatti rimase deluso quando ascoltò i dischi punk (Sex Pistols, Clash)
e pur rimanendo attratto dallo stile “estetico” del punk
non comprò più nulla del genere.
Tentò invece di creare un suo stile per mettere in musica
quello che realmente il punk esprimeva esteticamente,
alzava al massimo il suo piccolo amplificatore
e suonava nel modo più cattivo possibile.
Già lo vedeva come un lavoro, come una missione,
ci credeva veramente, giorno dopo giorno sempre di più.

È il 1987 l’anno della nascita dei Nirvana, fondati da Cobain e Krist Novoselic.
Alla batteria si susseguono Chad Channing e Butch Vig,
ma la formazione definitiva arriva nel 1990 con Dave Grohl.

Nel 1989 a Seattle, una delle scene musicali più vivaci dell’epoca,
i Nirvana registrano e pubblicano l’album Bleach
con l’etichetta indipendente Sub Pop Records e raggiungono il successo,
mentre inaugurano la loro “tradizione”:
finire i concerti distruggendo gli strumenti per terra o contro gli amplificatori.
La personalità dell’artista si è sviluppata progressivamente
in base alle esperienze vissute durante l’età adolescenziale
e quelle vissute postume con il gruppo dei Nirvana
che hanno caratterizzato anche la scrittura e la musica di Kurt Kobain.
La varie vicissitudini che hanno accompagnato la vita privata del cantante
sono state la vera dose letale che ha posto fine alla vita di questo grande artista.
L’8 Aprile 1994 viene ritrovato il suo cadavere
nella lussuosa residenza al 171 del Lake Washington Boulevard.
Un caso archiviato come suicidio dagli inquirenti.

Ma restano ancora dopo tanti anni dubbi sulla vicenda che non sono mai stati chiariti.
A partire dal ruolo della moglie,
la star del rock in rosa Courtney Love,
il giallo della morte di Kurt Cobain, quel fucile senza impronte
e un testamento scomodo risuonano ancora nella memoria collettiva
che riguarda quel tragico evento.

Il decesso, accertò l’autopsia, era avvenuto tre giorni prima, il 5 Aprile 1994.
Stando ai rapporti della polizia, il cantante si era suicidato sparandosi in bocca
con un fucile Remington calibro 20, aveva ingerito Valium in dosi non terapeutiche
e si era iniettato eroina sufficiente per una tripla overdose.
Eppure, la “Crime scene” non ha mai convinto i complottisti.
Il fucile era poggiato sul braccio sinistro, senza impronte,
ed in una collocazione innaturale per una persona
che si sia fatta appena saltare la testa.
Anche la lettera d’addio non convince, divisa in due parti.
Nella prima, Cobain scrive in modo coerente.
Si rivolge all’amico immaginarioBoddah”,
confidandogli la sua crisi di artista rock pressato dal successo,
nella seconda metà della lettera, invece,
la scrittura si fa frenetica, confusa:
Kurt scrive alla moglie Courtney Love e chiede protezione per la figlia Frances Bean.

Courtney decide di sua iniziativa di assoldare un detective, Tom Grant,
per fare chiarezza sulla vicenda.
Lei inizialmente è al di sopra di ogni sospetto per l’opinione pubblica.
Ma Grant scopre che Kurt aveva stilato un testamento che escludeva la moglie,
da cui intendeva divorziare, dall’asse ereditario.
E qualcuno nota anche strane somiglianze tra la calligrafia della donna
e quella delle frasi finali della lettera d’addio.
Sono ancora tanti gli interrogativi aperti
su questo episodio fondamentale della vita di Kobain.

Negli anni sono state espresse diverse teorie che spostavano l’attenzione dal suicidio
e ponevano invece i riflettori sull’omicidio.
Resta in ogni caso difficile confutare la “convinzione generale
che riconosce il gesto dell’ artista come suicidio,
questo anche perché il cantante, precedentemente,
aveva tentato più volte tale gesto riuscendo comunque ad uscirne illeso.
In realtà questa posizione è piuttosto comoda da sostenere
in quanto la vita dell’artista era sostanzialmente problematica
e di conseguenza dava diversi spunti all’opinione pubblica
per rafforzare la tesi del suicidio.

Difficile riuscire a stabilire una verità
anche perché le teorie “complottiste” non trovano riscontri tangibili.
Questo caso resta avvolto nel mistero,
come tanti altri avvenimenti che hanno comportato la morte di artisti famosi.


A prescindere da come sia morto questo grande Artista
ha lasciato a tutti noi un qualcosa
che rimane indelebile e che sarà sempre viva:
la sua musica.

Guè ha definito lo “storytelling” come la capacità di girare un film in rima.

Questa tecnica viene spesso sfruttata in ambito musicale
e quando usata bene rende la canzone magica,
capace di portarti nel mondo dell’artista.

In Italia, di canzoni riuscite, ce ne sono tantissime,
ma se dobbiamo sceglierne una su tutte è sicuramente “Serpi” di Jake la Furia,
uscita nel 2005.

In questo caso, la storia raccontata è quella dell’artista milanese,
del suo passato e della sua vita.

Per prepararci all’entrata del suo mondo, il rapper milanese,
ci regala un intro che riesce perfettamente in questo scopo.
Una volta partita la canzone verremo accompagnati
lungo la storia da una base Hip Hop dalla melodia malinconica.

Durante i 4 minuti e 43, Jake, ci racconta della sua adolescenza,
della situazione familiare, dei suoi problemi di dipendenza,
della vita di strada che ha caratterizzato una parte della sua esistenza.
Infine ci descrive anche la sua rivalsa, il suo successo
e come questo ha cambiato la sua vita.

Ogni parola è pesata, non c’è una barra meno significativa di un altra,
tutto è pensato e legato assieme alla perfezione.
Alla fine della canzone ti sembrerà di aver vissuto con Jake la sua esperienza.
Infatti è proprio per questo che è uno dei migliori esempi di storytelling italiano.

Stai cercando una scheda audio economica per registrare la tua musica?
Sei attrezzato di computer, microfono, strumento (chitarra, basso, tastiera ecc), cuffie, casse e ti manca solo una buona scheda audio?

La scheda audio esterna è importante per un musicista,
perchè quella già presente in un computer è limitata nelle sue funzioni
e nel suono che riproduce, e quindi non è sufficiente per chi fa musica.

Le schede audio esterne sono nate proprio per questo,
ti permettono di registrare al meglio la tua voce o il tuo strumento
all’interno del computer.

Ha senso comprare una scheda audio:

  • se devi registrare musica
  • se vuoi ottenere una qualità professionale

Caratteristiche

Interfaccia

L’interfaccia (anche detta connessione) è il formato
con il quale la nostra scheda comunicherà con il nostro PC o Mac.
Le quattro categorie principali sono
USB, Firewire, PCIE e Thunderbolt.
Le più diffuse utilizzano, per collegarsi al computer, la connessione USB.

Porte in entrata e in uscita

In una scheda audio ci sono porte in entrata (o porte in ingresso) e porte in uscita.
Le prime inviano un segnale dall’ambiente esterno al computer,
quindi possiamo collegare un microfono o uno strumento
ed effettuare una registrazione.
Le seconde servono per inviare un segnale elaborato dal computer verso l’esterno
attraverso un apparato di riproduzione (impianto audio, mixer, cuffie).
Le schede audio professionali dispongono di abbondanti porte in ingresso e in uscita.

E’ importante informarsi
sul numero e il tipo di canali in ingresso ed in uscita della nostra scheda audio.
I più comuni sono di tipo TRS (jack), XLR, MIDI, RCA.


Canali

Le schede audio possono riprodurre contemporaneamente due o più canali:

  • una riproduzione audio di tipo stereo
  • una riproduzione audio multi-canale

Le schede audio stereo sono in genere più adatte per ascoltare o registrare musica,
in quanto offrono una maggiore qualità audio,
mentre le schede audio multi-canale sono più adatte per l’intrattenimento,
di conseguenze per videogiochi o film.

Il DAC o Convertitore digitale-analogico

In che modo i dati audio in un file CD, mp3, WAV diventano audio, musica?

Avviene proprio grazie ad un convertitore digitale-analogico.

Un DAC prende i dati digitali contenuti in un CD,
in un file salvato sul computer o dalla rete Internet sotto forma di streaming
e li trasforma in un segnale audio analogico, pronto per essere amplificato.
Qualsiasi segnale, file, canzone digitale (in origine) per essere a noi comprensibile
deve essere quindi trasformato/convertito in un segnale elettrico analogico.

Latenza

Quando senti un ritardo nella traccia che hai registrato
esso è causato dalla latenza.

Quindi, nella scelta della tua scheda audio tieni presente questo
e cerca uno di quei modelli a Latenza Zero.

Rapporto segnale-rumore (SNR)

Un rapporto segnale-rumore confronta un livello di potenza del segnale
con un livello di potenza del rumore.
Il rapporto viene espresso in decibel (dB)
e spesso si parla di valori dai 90 dB in su per un ascolto di qualità.

Finché il segnale in ingresso è forte e ben al di sopra del rumore,
l’audio sarà in grado di mantenere una qualità superiore.

Compatibilità

La maggior parte delle schede audio
sono ormai compatibili con tutti i principali sistemi operativi,
come ad esempio MacOs e Windows,
ma bisogna vedere se sono stati aggiornati i driver.

Inoltre, prima dell’acquisto, bisogna fare attenzione che la scheda audio
sia compatibile con i programmi musicali.
Per fortuna la maggior parte delle schede audio sono compatibili
con i principali DAW (programmi di musica)
tra cui Logic Pro X, Ableton Live, Cubase, Pro Tools, Fl Studio ecc.


1) Focusrite Scarlett Solo 3rd Gen interfaccia audio USB

Ottima se vuoi creare registrazioni di qualità professionale con la tua chitarra
e per registrare le parti vocali.
Presenta convertitori ad alte prestazioni, per registrare, mixare e riprodurre l’audio
in qualità studio, ovunque tu sia.
Ha un ingresso strumenti con headroom elevato,
per collegare direttamente la chitarra o il basso.

2) Focusrite Scarlett 2i2 3rd Gen interfaccia audio USB

E’ tra le più vendute al mondo,
con 2 Ingressi, 2 Uscite, 2 preamplificatori microfonici.
Permette di registrare e riprodurre simultaneamente fino a due canali
con controlli indipendenti per uscite cuffie e monitor.

3) Behringer UMC204HD Interfaccia Audio

Adatta per registrare microfoni, chitarre, tastiere e anche dispositivi MIDI.
Include l’alimentazione Phantom 48 Volt per microfoni a condensatore.

4) Focusrite Scarlett 18i20 3rd Gen USB Audio Interface

Con un I/O simultaneo comprensivo di 8 preamplificatori microfonici
18 canali IN e 20 OUT, avrai a disposizione un notevole numero di ingressi/uscite
per registrazioni in simultanea di alta qualità.
18i20 è l’interfaccia più versatile di Scarlett, di terza generazione montabile a rack offre 18 ingressi e 20 uscite di incredibile qualità del suono.
Abbastanza per trasformare qualsiasi spazio
in uno studio di registrazione a tutti gli effetti.

5) M-Audio AIR 192|4

Con AIR 192|4, puoi creare registrazioni di qualità da studio a 24 bit/192 kHz
con un’interfaccia audio intuitiva e facile da usare.
L’AIR 192|4 consente di registrare fino a 2 canali contemporaneamente
con il suo ingresso combo bilanciato XLR+¼” dedicato.

6) Behringer UMC404HD

Registrare la voce perfetta direttamente nella tua computer-based DAW
grazie ai 4 preamplificatori microfonici MIDAS,
che includono l’alimentazione Phantom 48 Volt per microfoni a condensatore,
tutto passando per convertitori da studio 24-bit/192 kHz
per la migliore qualità sonora possibile.

7) PreSonus Interfaccia audio USB-C Studio 26C

Questa scheda audio presenta quattro uscite di linea
sul pannello posteriore facilitano il collegamento di due serie di monitor da studio. Sono presenti anche MIDI I/O per la tua tastiera controller,
per cui lavorare con strumenti virtuali è un gioco da ragazzi.
Se sei appena agli inizi con la registrazione audio,
PreSonus Studio 26c ti offre tutto ciò di cui hai bisogno per iniziare
– basta aggiungere musica.
Parlando di headroom, grazie ai convertitori digitali di alta qualità dello Studio 26c,
si ottiene una impressionante gamma dinamica di 115 dB
che consente di catturare ogni sfumatura e dettaglio sonoro della sorgente.

8) M-Audio AIR 192|14

M-Audio AIR 192|14 è un’interfaccia audio/MIDI USB ricca di funzionalità
da 8 ingressi e 4 uscite che fornisce tutte le connessioni e il software necessari
per creare facilmente registrazioni professionali di qualità da studio a 24 bit/192 kHz.
Ci sono anche connessioni di ingresso e uscita MIDI
in modo da poter collegare qualsiasi dispositivo midi esterno
che potresti avere come sequencer esterni, drum machine e controller.

R. Kelly nasce a Chicago nel 1967 da una famiglia poco agiata,
ed è un bambino introverso, concentrato sulla musica che impara da autodidatta.
Ha difficoltà di apprendimento ed è vittima di bullismo.
Viene molestato da una familiare dai 7 ai 13 anni e, secondo lo stesso Kelly,
questo ha risvegliato i suoi ormoni molto prima del dovuto.

Space Jam

Negli anni ’90 diventa famoso, non solo come cantante
– è suo il successo “I Believe I Can Fly che è la colonna sonora di Space Jam
ma anche come produttore e songwriter.
Scrive anche “You Are Not Alone” per Michael Jackson
ed è stato il talent scout di Aaliyah, conosciuta quando lei aveva 12 anni e lui 25.

You Are Not Alone

Non è un caso se l’album di debutto di Aaliyah,
cantante dal talento sconfinato morta prematuramente a 22 anni,
viene scritto da R. Kelly e si intitola “Age Ain’t Nothing but a Number“.

Age Ain’t Nothing but a Number

Vincitore di Grammy, affascinante, ricco e famoso, predatore, manipolatore, sicuramente dotato di fiuto per gli affari e sensibilità artistica,
ha venduto oltre 75 milioni di dischi in tutto il mondo,
risultando l’artista di R&B maschile di maggior successo degli anni ’90
ed uno degli artisti musicali più venduti al mondo.
Nonostante la grande fama,
la vita di questo artista resta comunque avvolta da un alone di mistero
per i tanti enigmi ancora sconosciuti.

L’ex star, e stato riconosciuto colpevole
dopo essere stato dipinto dall’accusa come uno stupratore seriale
in grado di mantenere il controllo sulle sue vittime con qualsiasi inganno.
Gli avvocati di Kelly, avevano cercato di ottenere la pena più mite
invocando gli abusi che lo stesso cantante avrebbe subito anche in famiglia
durante l’infanzia, ma senza avere nessun riscontro positivo.

Durante il processo,
sono state presentate centinaia di prove scritte, videoregistrate e audioregistrate
degli abusi a cui l’imputato, con l’aiuto dei suoi dipendenti e collaboratori,
umiliava e manipolava le sue vittime.

Kelly adescava minori con i suoi soldi e la sua fama”,
riferisce una delle vittime identificata solo col nome di Angela,
che prosegue sostenendo: “Con ogni vittima diventavi più malvagio“,
ha attaccato la donna fissando il cantante negli occhi
per tutta la sua incredibile testimonianza.
“Usavi fama e potere per allevare ragazze e ragazzi minorenni
e asservirli alla tua gratificazione sessuale“. 

 Attraverso il movimento #MeToo,
diverse donne hanno trovato il coraggio di parlare
e raccontare ciò che in molti già sapevano ma che avevano fatto finta di non vedere. Questo segreto era rimasto nascosto per anni
grazie al fatto che il cantante godeva di una buona fama:
questa persona è stato in grado di rovinare la vita a decine di donne
e nel fare questo ha avuto totale “carta bianca“.

Il cantante è stato condannato da una giuria di New York a 30 anni,
per aver adescato donne e bambini
e per essere stato a capo di una rete criminale a Chicago
che reclutava donne sottoponendole ad abusi sessuali e psicologici.  

Il risultato positivo di questa battaglia legale
è stato possibile anche grazie al documentario:
R. Kelly: vittime di una popstar
che riesce a dare voce a chi per anni è stato messo a tacere,
dando un volto, un nome, delle emozioni a donne
che hanno dovuto subire violenze fisiche e psicologiche
fin dalla primissima adolescenza.
R. Kelly non era solo un uomo adulto, ma era anche ricco, potente e violento.
Questo fattore risulta essere essenziale,
in quanto spiega il motivo per cui l’artista sia riuscito per diversi anni a farla franca.

Durante il processo il cantante ha dovuto ascoltare le testimonianze di sette donne, molte delle quali in lacrime, che hanno ricordato la sofferenza
e le conseguenze degli abusi a cui erano state sottoposte.

Una delle vittime ha dichiarato:
“Ci riprendiamo i nostri nomi: Non siamo più le prede che eravamo una volta”.  

Le azioni e la condotta del cantante sono state deplorevoli
anche per le abilità manipolative e coercitive utilizzate nei momenti cruciali
che hanno caratterizzato i reati commessi.

 La condanna di Kelly è considerata una pietra miliare
per il movimento #MeToo in quanto è stato il primo grande processo
per abusi sessuali in cui la maggior parte delle accusatrici e vittime
erano donne afroamericane.
Inoltre delle nefandezze di Kelly si era speculato per anni,
ma nessuno era mai stato in grado di inchiodarlo.

Jamil, conosciuto anche come Jamil Baida.
Rapper classe ‘91, nato in Italia con origini persiane.
Appassionato di cinema, cura regia e montaggio di tutti i suoi videoclip musicali.
Conosciuto anche per la sua abilità nei dissing.
Dopo un disco ufficiale intitolato “Il Nirvana
e due mixtapeBlack Book” e “Black Book 2“,
fonda il suo gruppo ed etichetta indipendente Baida Army.
Pubblica l’album “Most Hated” e la Deluxe Edition, con cinque brani inediti.
Il suo terzo album ufficiale è “Rap Is Back“, un progetto personale e introspettivo,
per questo senza featuring.

FLOW è il nuovo album disponibile dal 27 Gennaio 2023.

Nel rap italiano Jamil è sempre stato una mosca bianca:
con il suo modo di fare provocatorio e diretto,
nel corso degli anni è stato protagonista di diversi dissapori
con esponenti più o meno conosciuti della scena,
attirando odio e facendosi diversi nemici in ambito musicale.
Chi è fan di Jamil lo è anche per questo suo modo di fare,
forse fin troppo schietto e senza filtri.

Dopo “Rap is Back” e “Most Hated“,
dove Jamil non aveva brillato in modo particolare
e si era beccato un bel po’ di critiche,
con “Flow” ci porta un disco più solido, diverso dagli altri,
anche se Jamil è sempre lo stesso,
anzi sembra essere in forma migliore rispetto all’ultimo progetto,
quasi come se avessimo a che fare con un nuovo Jamil.

Certo, il rapper è uno di quegli artisti che o li ami o li odi,
non è un artista da hit o che ascolti tanto per,
ma questa volta il disco risulta essere davvero coinvolgente.
Ascoltando bene le tracce ci sono diversi spunti interessanti,
così come notevoli sono i featuring, anche quelli pochi, ma efficaci.

Il disco non nasconde le sue intenzioni:
far risorgere l’artista dopo il flop del lavoro precedente.
Purtroppo “Rap is Back” risultava un disco senza novità,
con un Jamil poco ispirato o originale.
L’idea di prendersi l’enorme responsabilità
di riportare un genere che sulla carta funzionava alla perfezione,
ma nella realtà un po’ meno non fu un idea brillante.
Stavolta il rapper veronese ha saputo rimediare agli errori
e questo suo ritorno in gran stile non può che fare piacere.

Nel disco si riscontra un evidente riferimento al 2020
e a quell’album che sembrava l’avesse segnato irrimediabilmente (“Mamma Scusa”), collegandosi poi a quelli che sono gli intenti del nuovo progetto.
Flow” cambia rotta anche a livello di beat:
Jamil opta per produzioni diverse dalle solite,
anche per offrire nuovi stimoli all’ascoltatore,
puntando su sonorità morbide e senza esagerare con l’utilizzo dell’autotune.

Gli ospiti sono tanti e ben distribuiti all’interno della tracklist:
Fedez in “L’Odio“,
dove finalmente torna a rappare con una strofa molto diretta
e eclissa abilmente Jamil.
Inoki su BPM insolitamente bassi per lui,
Jake la Furia ed Emis Killa in due brani diversi tra loro,
ma comunque street (“Leader” e “Zona”),
Nayt in un banger clamoroso (“4AM”),
Mr. Rain in un brano dai toni delicati (“Siamo Qui”),
oltre a Nyv e Niko Pandetta rispettivamente presenti in “France” e “Sicario”.

Jamil da solo ha cercato di mantenere alto il livello
e con brani come “TN Squalo”, “Don’t Lie” e “Male
completa il quadro rendendo “Flow” un lavoro ben strutturato,
che riporta a galla le qualità di un artista spesso sottovalutato dal pubblico.

Il concept dell’album è concentrato sullo status guadagnato negli anni dal rapper
che, dopo un lungo periodo di attività, decide per una sperimentazione ben mirata,
ma che nello stesso tempo potesse mantenere il modo di scrivere
che ha sempre contraddistinto lo stile dell’artista.

A questo proposito, la necessità di accogliere nuove sonorità nel proprio repertorio
ha permesso a Jamil di far emergere un lato più introspettivo,
come testimonia il brano “Siamo Qui” con Mr. Rain e Sad.

Jamil è un artista che va giudicato in base al suo percorso complessivo.
Il brano “Mamma Scusa“, in cui il rapper sviscera il periodo tormentato in cui uscì l’ultimo criticato album “Rap is Back“, mette in luce il bisogno di sfogarsi e di raccontarsi: prerogative principali di “Flow
e del momento attuale vissuto da Jamil dopo due anni di pausa.

Il disco risulta essere piacevole all’ascolto
e mette in evidenza delle qualità canore dell’artista
che fino a questo momento ci erano sconosciute.
Jamil aveva sempre optato per uno stile decisamente meno “sonoro“.
La riuscita di questo lavoro sta anche nella capacità dell’artista di mettersi in gioco
e di accettare un cambio direzionale
per offrire al pubblico un esperienza emozionale nuova.
(I.M.D.L.)

Il consiglio per iniziare a fare musica
è di non rimuginare troppo e di iniziare semplicemente a fare.
Qualsiasi cosa tu faccia,
come suonare uno strumento
o canticchiare una melodia è già un inizio.
È importante fare un’azione al giorno per raggiungere il tuo obiettivo,
che sia scrivere canzoni o diventare un produttore.
Inoltre, è fondamentale stimolare la creatività
e non aspettare che l’ispirazione arrivi da sola,
ma piuttosto cercarla attivamente,
osservando il mondo intorno a te
e cogliendo i dettagli che possono essere trasformati in musica.

Inoltre, è importante avere degli strumenti di qualità per poter creare la tua musica.
Potresti iniziare con uno strumento semplice ed economico,
ma man mano che acquisisci esperienza e miglioramenti tecnici
sarà necessario investire in strumenti più sofisticati.

Puoi anche considerare l’idea di partecipare a corsi di musica,
frequentare una scuola di musica,
o trovare un mentore che ti aiuti a migliorare le tue capacità musicali.

Ricorda anche che la tecnologia è un grande alleato per la musica di oggi.
Esistono molti programmi e software per la produzione musicale
che possono aiutarti a creare e produrre la tua musica con maggior facilità.

In ogni caso, la pratica costante è la chiave per migliorare.
Dedica del tempo ogni giorno
per suonare, comporre, registrare e sperimentare nuove idee.
Non aver paura di sbagliare e di fare esperienze,
perché è così che si impara e si cresce come artista.

In questo modo potrai distribuire la tua musica
su tutte le principali piattaforme di streaming e download
come Spotify, Apple Music, Amazon Music,
Google Play Music, Deezer, YouTube Music e molte altre.

Inoltre, fatti trovare sulle principali piattaforme social
come Instagram, Facebook, TikTok, Twitter, YouTube e SoundCloud
dove potrai condividere il tuo lavoro e interagire con i tuoi fan.

Crea un sito web o una pagina Facebook dedicata alla tua musica,
dove potrai pubblicare le tue news, le tue foto, i tuoi video e i tuoi eventi.

Non dimenticare di lavorare sulla promozione della tua musica,
utilizzando tecniche di marketing e pubblicità online per farla conoscere al pubblico.
Ad esempio, potresti creare degli annunci pubblicitari su Facebook e Instagram,
partecipare a contest musicali online,
collaborare con blogger e influencer e tanto altro ancora.

Ricorda che la promozione della tua musica è essenziale
per farti notare e per raggiungere il tuo pubblico,
quindi dedica tempo e risorse a questa fase del tuo progetto musicale.

Esattamente, pubblicare la tua musica su Spotify
non è sufficiente per garantirti il successo.
Devi anche essere in grado di promuovere la tua musica
e farla conoscere alle persone.
Una strategia comune per farlo
è quella di creare una lista di riproduzione su Spotify che includa le tue canzoni,
insieme a quelle di altri artisti che sono simili a te,
in termini di genere e stile.

Inoltre, puoi partecipare a programmi promozionali offerti da Spotify,
come il “Release Radar“, che notifica gli utenti su nuovi album e brani,
o puoi anche promuovere la tua musica sui social media
come Facebook e Instagram o su YouTube.

Infine, puoi collaborare con altri artisti o band
che condividono il tuo stesso stile musicale,
organizzare concerti o eventi musicali locali per farti conoscere dal vivo,
e molto altro ancora.

Iniziare bene è fondamentale
e ci sono alcune cose
che puoi fare per far sì
che il tuo percorso musicale abbia un avvio positivo.
Ecco alcuni consigli:

  1. Fai un piano: prima di iniziare a fare musica, prenditi il tempo di fare un piano. Scrivi gli obiettivi che vuoi raggiungere, stabilisci un calendario per raggiungerli, e definisci il modo in cui li realizzerai. In questo modo avrai una visione chiara del tuo percorso musicale e sarai più motivato a seguirla.
  2. Studia il mercato: prima di pubblicare la tua musica, fai una ricerca sul mercato della musica e sui tuoi concorrenti. In questo modo potrai capire quali sono le tendenze del momento e le esigenze del pubblico. Puoi anche imparare dai successi e dagli errori degli artisti che ammiri.
  3. Cura la qualità: per fare musica di qualità, è importante che tu curi ogni aspetto del processo creativo, dalla scrittura alla produzione. Non accontentarti di fare musica mediocre, ma impegnati per ottenere il massimo dal tuo talento e dalle tue risorse.
  4. Crea una presenza online: oggi è fondamentale avere una presenza online per farsi conoscere. Crea un sito web, utilizza i social network per promuovere la tua musica e interagire con i fan, e fai in modo che la tua presenza online sia coerente con la tua immagine artistica.
  5. Network: partecipa a eventi musicali, concerti, showcase e incontri con altri artisti. In questo modo potrai creare nuove connessioni, farti conoscere e imparare dai professionisti del settore.
  6. Sii costante: la costanza è la chiave del successo. Continua a fare musica, a pubblicarla e a promuoverla, anche quando non vedi risultati immediati. Con il tempo, la perseveranza e l’impegno, i risultati arriveranno.

Ora è il momento di iniziare.
Se non vuoi farlo da solo, contattaci:
Studieremo un percorso personalizzato per la tua musica e la tua carriera.

L’omicidio di Tupac Shakur è rimasto irrisolto per oltre 25 anni
nonostante numerose persone abbiano puntato il dito contro il principale sospettato:
Orlando Anderson (persino suo zio Keefe D).
Nelle numerose interviste, nel documentario e nel libro
chiamato Compton Street Legend,
l’ex Crip ha ammesso di avere avuto un ruolo fondamentale nell’omicidio di Pac.

2Pac è stato ucciso a colpi di arma da fuoco il 7 Settembre 1996
vicino all’incrocio tra Flamingo e Koval a Las Vegas, Nevada.
Morì sei giorni dopo all’University Medical Center all’età di 26 anni.

Questo è quello che si sa per certo:
Tupac Shakur e Suge Knight, all’epoca CEO di Death Row Records,
si incontrarono per andare a vedere un incontro di Mike Tyson
all’MGM Grand di Los Angeles.
Nella hall del casinò, però, Shakur incrocia Orlando Anderson,
un membro della gang dei Crips.
I due si scontrano – con la partecipazione degli entourage di Shakur e Knight
ma la situazione rientra in poco tempo e ognuno va per la sua strada.
Più tardi Tupac e Knight salgono in macchina con l’intenzione di andare al Club 662,
un locale di proprietà del CEO di Death Row.
Durante il tragitto, però, una Cadillac bianca si affianca al veicolo
e un uomo (non identificato) fa fuoco.
Erano le 11 di sera.

Il rapper fu colpito quattro volte
– due proiettili nel torace, uno nel braccio e l’ultimo nella coscia –
e si ritrovò con il polmone destro perforato.
Knight, invece, ne è uscì praticamente illeso:
solo una piccola ferita sulla testa causata dalla scheggia di un proiettile. 

L’ omicidio è inquadrato nel contesto della radicale contrapposizione
tra West Coast e East Coast.
Due sound differenti, due filosofie concorrenti, due modi diversi intendere il rap:
per tutti gli anni ’90 West Coast e East Cost hanno diviso pubblico e addetti ai lavori,
generando un conflitto che è andato ben oltre il rap.

I protagonisti delle opposte fazioni erano due:
Tupac e Notorious B. I. G.
Sebbene fossero fino a poco tempo prima amici, Pac e Biggie,
a causa di tutta una serie di episodi,
entrano in una faida che resta ancora impressa nella memoria collettiva
di tutti gli appassionati dell’Hip Hop.
Diviene ovviamente memorabile il loro beef a suon di rime
che porta alla nascita di due tracce cult del genere:
Hit ‘Em Up di Pac e Who Shot Ya? di Biggie,
dove entrambi si insultano e minacciano esplicitamente di farsi fuori.

Hit ‘Em Up

I media, hanno sempre scelto di raccontare una storia suggestiva,
allontanando chiunque dalla verità.
Secondo i media, il colpevole era l’ex amico e rivale The Notorious B.I.G.;
i due hanno trovato il successo insieme all’inizio degli anni’ 90,
ma dopo qualche anno il rapporto si è incrinato,
travolto dalla storica rivalità tra East e West Coast.
Rivalità che sarebbe iniziata con Who Shot Ya?,
il pezzo di Biggie del ’94 che molti hanno interpretato come una diss track
per Shakur che, due anni dopo, ha risposto con Hit ‘Em Up,
in cui sembra raccontare una scappatella con Faith Evans,
la moglie di Biggie.

La Evans, qualche tempo dopo,
ha dichiarato che il marito era convinto che tutti lo incolpassero dell’omicidio
e aveva paura delle ritorsioni.
Biggie ha sempre negato.

Un’ altra teoria, anche questa difficile da provare,
dipinge Suge Knight come il vero colpevole della morte di Tupac.
C’è chi è convinto che il rapper fosse sul punto di fondare la sua etichetta
e Knight avrebbe orchestrato l’omicidio per impedirglielo.
L’uomo, però, ha sempre negato.
Non solo, in un documentario propone una quarta versione dei fatti:
Sharita Golden, la sua ex moglie, e Reggie Wright Jr.,
all’epoca capo della sicurezza di Death Row Records,
avrebbero organizzato l’assalto in cui è morto Tupac,
ma la vittima designata era proprio Knight.
Il movente?
I due volevano il controllo dell’etichetta.

Altra teoria poco plausibile riguarda le dichiarazioni di John Potash,
autore del libro-inchiesta FBI War on Tupac Shakur & Black Leaders,
secondo il quale, gli omicidi di Shakur e Notorious B.I.G.
sarebbero da configurarsi nell’ottica di un piano governativo
volto all’eliminazione di figure scomode nella lotta ai movimenti afroamericani
potenzialmente dannosi per la società
(come quanto accaduto negli anni ’60 con le Pantere Nere).
Sebbene Tupac non militasse in alcuna organizzazione per i diritti dei neri o simili,
il suo carisma avrebbe potuto risvegliare sentimenti antigovernativi sopiti negli anni,
specie per la natura dei suoi testi inneggianti la libertà, l’odio verso le autorità
e in generale la sua idea di vita Thug Life, molto contestata all’epoca.

A quasi ventidue anni dalla sua morte,
importanti rivelazioni sull’omicidio stanno ora emergendo
dalla confessione del rapper Keefe D.

 Keith David, in arte Keefe D, rapper e membro della gang losangelina dei Crips
dichiara: “Ero un boss di Compton, spacciavo droga
e sono l’unico vivo in grado di raccontare la storia dell’omicidio di Tupac.
Sono stato inseguito per vent’anni
e sto uscendo allo scoperto ora
perché ho il cancro.
Non ho nient’altro da perdere.
Tutto quello che mi interessa ora è la verità“. 

Durante un incontro del 2021 con The Art Of Dialogue, Keefe D,
si era in realtà già dichiarato colpevole, anzi complice,
in quanto presente in macchina quando Anderson
sparò i colpi mortali al rapper di Los Angeles.
Secondo quanto è stato riferito dal LVPD,
l’ex detective del dipartimento di polizia di Los Angeles Greg Kading,
ha ritenuto “inconcepibile” che Keefe D non fosse stato arrestato
a causa del suo evidente coinvolgimento nel crimine:
“Bisognerebbe arrestare Keefe D con l’accusa di complicità in omicidio,
sulla base delle sue numerose confessioni pubbliche“,
ha detto a The Sun, l’ex poliziotto. 

Anzi, le parole di Keefe D potrebbero ora costargli la libertà.
In una recente intervista con Bomb1st,
Reggie Wright Jr. ha suggerito che gli investigatori stanno scavando
nel coinvolgimento di Keefe D e potrebbero addirittura trascinarlo in prigione.

Wright ha suggerito che Keefe D ha tutte le ragioni per essere nervoso
perchè la polizia è effettivamente nel bel mezzo di un’indagine nei suoi confronti
che mirerebbe a dimostrare il suo coinvolgimento attivo nell’omicidio di 2Pac.
“Sarebbe quindi una decisione dell’ufficio del procuratore distrettuale
determinare se le prove sono sufficientemente forti per essere perseguite.
Il dipartimento di polizia può assolversi dalle proprie responsabilità
arrestando Keefe D e affidando la responsabilità al procuratore distrettuale,
a cui appartiene”.

È davvero incredibile come a distanza di anni
non si riesca ancora a fare luce sui tragici eventi che portarono alla morte di Tupac.
Nonostante i tantissimi testimoni la verità continua a restare sepolta.
Le ultime rivelazioni però tracciano una nuova direzione per le indagini,
dando a tutti noi la speranza che un giorno questo caso possa essere risolto.

(I.M.D.L.)