I tempi che viviamo danno vita a nuovi comportamenti
che non hanno precedenti nella storia umana.
L’umanità ha sempre guardato ai suoi giovani per l’innovazione,
ma oggi sta accadendo più velocemente che mai.
Le generazioni sono formate da eventi significativi e progressi sociali,
la generazione silenziosa fu plasmata dalla Seconda Guerra Mondiale,
i baby boomer dall’assassinio Kennedy,
la Generazione X dall’esplosione del Challenger,
i millennial dall’11 Settembre e la Generazione Z dalla tecnologia mobile,
dal terrorismo e dai social media.

La capacità di comunicare in maniera effettiva, online e di persona,
è una qualità essenziale.
Internet ed i nuovi media hanno permesso alle persone di sperimentare
ciò che è importante e di porre al centro dell’attenzione
ciò che è necessario senza lasciare nulla in sospeso.
La prossima generazione dovrà eccedere in questa arte,
sviluppando la capacità di guidare una conversazione
e di creare una connessione effettiva attraverso le nuove forme di linguaggio.
Quello che dovrebbe riscoprire l’Italia è soprattutto il valore
che le nuove generazioni possono dare
quando esprimono le proprie potenzialità
e sono aiutate a superare le proprie fragilità.
I giovani devono poter aggiungere valore con la propria novità,
gettando il proprio sguardo originale sul mondo
e offrendo soluzioni inedite alle sfide del proprio tempo.
Compito delle nuove generazioni è andare oltre il presente,
mentre il compito delle più mature è consentire ad esse
di poterlo fare nel modo migliore.
Le generazioni precedenti stanno assimilando
i comportamenti delle generazioni emergenti
per due ragioni principali,
trasparenza ed autoconservazione.
Per tale motivo risulta spesso inopportuno criticare questi nuovi modelli sociali
che nonostante la crisi dei nostri tempi
riescono comunque a ritagliarsi i propri spazi
attraverso la musica, gli indumenti, l’arte multimediale
e tutte le varie esperienze creative che si sono sviluppate nell’era moderna
e che continueranno ad essere i capisaldi per lunghissimo tempo.
Questo è solo uno degli scenari che si prospettano
e che richiede quindi che le persone siano in grado di comunicare in modo ottimale
utilizzando nuovi strumenti.
In un’epoca dove anche all’interno di gruppi di lavoro si utilizzano tecnologie
quali Skype o Slack, risulta necessario imparare a comunicare in modi diversi,
adattandosi a nuove tecnologie, potenziando le proprie capacità
di comprensione e di scrittura.

Quando apparvero sulla scena sociale gli hippie o i punk,
le altre controculture giovanili,
prima ancora del contenuto ideale della loro espressione generazionale,
a colpire la mentalità borghese fu il disgusto dettato dagli indumenti,
dagli ornamenti, dalla toilette di questi giovani.
La creatività nello stile di vita sfuggiva alle codificazioni del sistema
del consumo corrente e si veniva a creare un divario generazionale
abbastanza netto.

Eppure un Paese che ha voglia di cogliere positivamente la sfida della longevità
e produrre benessere ha bisogno di una qualificata presenza delle nuove generazioni
nei propri processi di cambiamento e sviluppo.
Una migliore comprensione delle diversità culturali
permette di avere interazioni migliori tra le persone,
che si traduce in una migliore collaborazione.

In questo scenario, la nuova generazione, la Generazione Z,
rispetto alle generazioni precedenti sarà caratterizzata da una moltitudine di idee
e progetti tesi alla riconciliazione di temi essenziali
che oggi sono quasi sempre ignorati e tenuti a distanza.
La caratteristica fondamentale delle nuove generazioni che stupisce tutti
è quella di avere un grande spirito d’iniziativa.
La competizione per ottenere il successo è sempre stata spietata
ma, in un mondo sempre più connesso e globale,
i ragazzi delle generazioni future non dovranno solo competere
con altre persone dello stesso Paese, ma anche con quelle provenienti
da tutto il mondo.

Questo succede perché la società è mutata e la globalizzazione ha reso
nel bene e nel male tutto accessibile.
Sarà quindi importante avere il giusto spirito d’iniziativa
e la voglia di mettersi in gioco,
qualità sicuramente presenti nelle generazioni odierne.
I giovani di oggi sono il modo attraverso cui la società
sperimenta il nuovo del mondo che cambia.
Se messe nelle condizioni adeguate,
sono la componente essenziale in grado di coniugare le proprie potenzialità
con le specificità del territorio in cui vivono
e le opportunità delle trasformazioni del proprio tempo.
Le difficoltà dei giovani e l’aumento delle disuguaglianze generazionali
vanno considerate il segnale principale che la società
non sta andando nella giusta direzione.
Questa diffidenza da parte della società verso la sfera giovanile
non va altro che aumentare il senso di inadeguatezza
che fa parte ormai delle nuove generazioni.
Nonostante le qualità e le potenzialità siano evidenti
resta comunque ancora una notevole distanza comunicativa
tra i giovani di oggi e le generazioni precedenti.

Negli anni ’80, quando il Rap inizia a staccarsi dalle feste di quartiere
per prendere una forma tutta sua,
grazie a mostri sacri del genere come Run DMC e LL Cool J
si iniziano a delineare i capisaldi della moda Hip Hop:
una carica di influenze provenienti dallo stile disco alla break dance
passando per l’attivismo.
Si iniziano ad indossare tute Adidas
con l’immancabile tripla striscia e appariscenti gioielli.
L’uniforme del rapper si arricchisce di accessori costosi
o rubati al mondo dello sportswear:
tra i must in questi anni figurano i cappellini da baseball New Era e i bucket hat,
gli anelli multifinger che formavano messaggi come “Love/Hate“,
enormi catene dorate, scarpe enfatizzate dai maxi lacci o portate direttamente senza.
Ma soprattutto, cambiano le proporzioni.
Se prima erano accettate anche silhouette più aderenti,
adesso i volumi diventano oversize, quindi sì a pantaloni baggy,
t-shirt e felpe molte taglie più grandi.
Il Rap dipinge immagini nitide delle vite ai margini, spaccati di una realtà cruda,
abbandonata dalle istituzioni e segnata dalla frustrazione per un sistema corrotto,
dalla povertà e al contempo da un bruciante desiderio di riscatto sociale,
per questo motivo anche gli indumenti possono rappresentare una rivalsa
per chi ha vissuto una vita in balìa del precariato e della povertà.

Gli anni ’80 sono un importante punto di svolta nel rapporto tra Rap e moda
anche per l’imponente proliferazione di brand
nati appositamente per soddisfare la scena Hip Hop:
è il caso di FUBU, leggendario marchio di abbigliamento creato da Daymond John,
oggi tra i più importanti investitori d’America.
FUBU nasce come un manifesto della black culture
e fa riferimento direttamente a chi si fa portavoce di quest’identità.
Il brand già da subito puntò a creare un legame empatico con il cliente
ed è per questo che funzionò in modo ottimale.
Tra cappelli, maglie e felpe, all’inizio degli anni ’90 il brand è un successo
e veste già tutti i rapper che contano, da Ol’Dirty Bastard agli NSYNC.

Nel 1982 nel mondo della moda inizia a farsi strada anche Dapper Dan,
che negli ultimi anni ha vissuto di nuova fama
grazie alla importante collaborazione con Gucci.
Tra i principali creatori dello stile Hip Hop, il designer aprì la sua boutique
nel cuore di Harlem, a due passi dal leggendario Apollo Theatre:
si trattava di uno spazio innovativo, aperto giorno e notte,
ventiquattro ore su ventiquattro.
È evidente come lo stile e la scelta degli indumenti da utilizzare
siano molto legate ai contesti storici vissuti in quel periodo.
Ciò nonostante questa evoluzione dello stile ha continuato a rivivere
fino ad oggi mutando forme e contenuti
attraverso l’uso delle piattaforme virtuali e dei social in particolare.
Ma mentre i rapper vecchia scuola andavano sempre di più verso lo stile classico
ed elegante (non era raro vederli in completi scuri, con giacca e cravatta),
nella scena odierna si trovano delle idee di moda decisamente più estreme e originali,
con accostamenti bizzarri e una certa ossessione per alcuni brand

La Trap, ad esempio può essere definita la variante contemporanea del Rap.
Ha basi elettroniche cupe e testi dilatati.
L’aspetto musicale è quasi secondario nel caso di questo genere.
E’ il tipo di mondo che si rappresenta
ed il personaggio che si interpreta
a farla da padrone,
ecco perché sono così importanti vestiti, scarpe, tatuaggi, capelli e accessori.

Se prendiamo come esempio uno dei più famosi in Italia,
Sfera Ebbasta, e guardiamo cosa indossa,
viene fuori un elenco lungo e curioso:
Gucci, Supreme, Nike, Yves Saint Laurent, Versace, Vans,
Adidas, Stella McCarteney, MSGM, Alpha Industries e potremmo continuare a lungo.
In una delle sue performance (al concerto del Primo Maggio) esibiva ben due Rolex,
ma anche un tanto improbabile, quanto fashion, marsupio molto stile anni ’80.

Il mix che ne viene fuori vede elementi streetwear, da rapper,
assieme a tocchi fashion di chi vuole esibire brand del lusso,
in stile swag, è uno stile difficile da definire ed interpretare
che possiamo capire solo se riusciamo ad integrarlo a tutto il contesto
legato ai vari social (Facebook, Instagram, TikTok).
Quindi scarpe Vans, ma con accessori Gucci, occhiali Versace e pantaloni Adidas,
elementi eleganti abbinati a capi per niente eleganti,
ma con un tocco eccentrico, e tutti insieme convivono
in uno stile che trova le sue influenze praticamente ovunque.

Dove i rapper non erano arrivati, ci sono arrivati i trapper:
Tatuaggi su tutto il corpo, anche e soprattutto sul volto,
la lacrima tatuata sotto l’occhio, le scritte “Hate” o “Love”,
pugnali, teschi, cuoricini, anche qui va bene tutto,
l’importante è esagerare.
treccine colorate, boccoli, rasature decorative e tinte oltraggiose e provocatorie. Questo lo stile della nuova scena.

L’estetica è quella dello spacciatore che ha fatto i soldi
e che si è riscattato fino al punto da non avere più bisogno di spacciare.
Il mondo che si racconta è quello:
cupo, drogato, ossessionato da moda e soldi, giovane e un po’ nichilista.
Un tipo di estetica che non poteva non piacere alla moda, e viceversa.
Parliamo di un mondo che vive su delle contraddizioni perenni
dove i giovani sono costantemente vittime dei disagi sociali
provocati da una società che tende deliberatamente
a tagliare fuori qualsiasi tipo di individuo.
Questo sistema esclusivo” piuttosto che “inclusivo
fa si che le nuove generazioni cerchino in tutti i modi di sfuggire
a determinati disagi sociali attraverso la musica e la moda,
esprimendo il loro totale disappunto verso il mondo che li circonda.

La cosiddetta lean è una droga semplice e a basso costo
e oggi spopola tra i giovanissimi
galvanizzati dall’immaginario della musica Trap.
Quali sono gli effetti della codeina?
Per ottenere la lean è sufficiente una bottiglia di Sprite
e una confezione di sciroppo per la tosse.
Si tratta di pochi euro per una droga che spopola tra i giovani,
coinvolti più che mai dal vortice della Trap.
Ti sei mai chiesto, però, quali sono gli effetti della codeina?
L’immaginario Rap si intreccia da sempre con la droga,
oggi il mondo Rap si tinge di viola ed è dolce come Sprite.
Citiamo Crystal Ball (Dark Polo Gang), Sciroppo (Sfera Ebbasta)
oppure Wave (Drefgold), ma ci sono tantissimi esempi alla mano.
Qualche giovane all’ascolto ne sente parlare,
ma forse non sa cos’è la codeina
e che effetto fa la lean.
Ecco, questa è solo una delle domande a cui vogliamo dare risposta,
per concentrarci soprattutto sui rischi che comporta
un uso improprio, immotivato e sconsiderato di talune sostanze per la salute.

Cos’è la lean (purple drank)?
Partiamo dalla definizione: cos’è la lean?
Si tratta di una bevanda ottenuta
unendo la Sprite allo sciroppo per la tosse,
che contiene appunto codeina e prometazina.
Ha molteplici nomi,
è conosciuta anche come dirty sprite, purple drank e purple jelly
per il suo aspetto violaceo e quella parvenza gelatinosa.
Che effetto fa bere lean?
Lo stesso di un sedativo.

Cos’è la codeina?
La codeina è un analgesico oppioide,
deriva direttamente dalla morfina
di cui condivide quasi per intero la sua struttura chimica.
La codeina, così come la prometazina,
è un componente che si presta a diverse formulazioni:
compresse per uso orale come antidolorifici (codeina e paracetamolo)
o anche come preparati iniettabili
per contrastare fenomeni allergici importanti (prometazina).

Quanto costa la purple drank?
Con un paio di euro porti a casa una bottiglia di Sprite
e con pochi altri puoi comprare lo sciroppo.
Nella vicina (e dunque gettonata) Svizzera
pare sia possibile acquistare una confezione di Makatussin senza ricetta.
In Italia sono molto diffusi anche la Paracodina,
sciroppo a base di diidrocodeina
(praticamente identica alla codeina,
stessi effetti farmacologici e collaterali),
e Bronchenolo, sciroppo a base di destrometorfano
(un altro oppioide, vale quanto già detto).
In Italia non è consentita la vendita senza prescrizione medica.

Come si usa la codeina (in modo corretto)
La vera domanda allora è: quando viene prescritta e in che modo?
Quali sono i benefici per l’organismo che assume codeina in modo corretto,
secondo direttiva medica?
La codeina è un agente terapeutico
usato sostanzialmente nel controllo del dolore medio o acuto
(ad es. come antidolorifico postoperatorio),
molto spesso associata a FANS
(Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei, come Ibuprofene o Moment, per intenderci)
o Paracetamolo che sono presenti nella formulazione
in quantità decisamente maggiori rispetto alla codeina stessa.
Il contenuto di codeina in questi casi è molto basso,
ma il suo effetto si somma a quello del FANS a cui è associata,
riducendo i rischi di tossicità tipici degli oppioidi ad alte dosi.
Altrimenti può essere utilizzata in sciroppi per la tosse
(uno degli effetti degli oppioidi è quello di alterare le funzioni respiratorie,
un effetto che però può portare al collasso respiratorio a dosi molto alte,
certamente non consigliate né dal proprio medico né dal bugiardino del farmaco).

Gli effetti della codeina usata impropriamente
Altra domanda: quali sono allora gli effetti di Sprite e Codeina assunta così a caso? Quali sono, dunque, gli effetti della codeina usata fuori contesto?
Possono essere variabili e strettamente dipendenti dalla dose di codeina assunta. Certamente chi prepara un purple drank
non fa molto caso al dosaggio di codeina assunta.
Di certo si può dire che gli analgesici oppioidi
sono farmaci con i quali non bisogna scherzare:
le cause più frequenti di morte sono, come citato di sopra,
collassi respiratori dovuti dalla depressione
esercitata dall’oppioide sui centri della respirazione nel bulbo a livello del SNC (Sistema Nervoso Centrale),
un effetto che come sempre per gli oppioidi è dose-dipendente.
Gli effetti derivanti da un utilizzo cronico e sconsiderato
sono ancora più spinosi e comprendono la comparsa di assuefazione al farmaco
(la stessa dose assunta precedentemente
provoca effetti farmacologici inferiori con l’uso cronico della sostanza)
e sviluppo di dipendenza fisica.
Lo sviluppo di dipendenza porta inevitabilmente alla comparsa
di crisi di astinenza che si manifestano
come nervosismo, apatia, insonnia correlate a tachicardia e sudorazione.
Se ci pensi questi sono tutti effetti contrari a quelli generati dagli oppioidi,
che invece portano a sedazione, euforia e diminuzione del lavoro cardiaco.

Come smettere
Purtroppo se un individuo ha sviluppato dipendenza,
interrompere bruscamente l’assunzione di un oppioide non è mai una buona idea, motivo per cui si da il metadone agli eroinomani che devono ripulirsi.
Infatti si rischia che l’individuo si trovi in crisi d’astinenza
con tutti i pericoli sia di salute che sociali che ne derivano.
Sembra strano e anche quasi infattibile,
ma la soluzione migliore sarebbe quella di interrompere gradualmente
l’utilizzo assumendo quantità di farmaco via via inferiori.
Così facendo si da il modo all’organismo di normalizzarsi
ed abituarsi ai nuovi cambiamenti che riguardano i recettori degli oppioidi,
evitando così la comparsa dei sintomi legati alla crisi d’astinenza.

Conclusioni
Un uso improprio può portare (anche) alla morte.
Scritta così sembra una esagerazione da click baiting,
in realtà le cose stanno diversamente
e l’obiettivo del nostro articolo è proprio quello di chiarire le cose
cercando di sensibilizzare.

La composizione ha una funzione importante all’interno della musica.
E’ il pilastro su cui costruire tutto il resto.

Comporre è una dote innata, che va coltivata e sviluppata nel tempo.
E’ importante avere una base teorica e conoscere la musica, i grandi compositori,
i grandi cantautori che hanno fatto la storia.
Ma poi bisogna mettere in pratica tutto il sapere attraverso la composizione,
tirando fuori quello che abbiamo dentro in quel momento della nostra vita.

Quindi studia e metti in pratica quello che impari.
Lasciati ispirare dal lavoro creativo di altri artisti,
ma poi trova la tua dimensione
Cresci come artista, mettendoti in gioco e sviluppando la tua creatività.
Una buona base sui libri di composizione musicale è un ottimo punto di partenza.
Di seguito, te ne consigliamo alcuni molto interessanti,
sia per la composizione classica che moderna.

Libri sulla composizione musicale

1) “La Melodia Popular:
Analisi, Sviluppo e Armonizzazione della Melodia nel Jazz, Pop, Rock…
di Alfonso Girardo

2) “Fondamenti di composizione.
Comprendi la musica quando la fai
di Paolo Teodori

3) “Armonia, analisi e composizione
di Andrea Cappellari e Irlando Danieli

4) “Elementi Di Composizione Musicale
di Arnold Schönberg

5) “Contrappunto e composizione
di Felix Salzer e Carl Schachter

6) “Teoria e pratica della composizione.
I grandi compositori come maestri e come allievi
di Alfred Mann

7) “Metodo di armonia e composizione musicale
di Santino Cara

8) “Elementi di Composizione per Didattica della Musica
di Francesco Villa

La faida tra crew dei rapper di nuova generazione dalle strade passa al ring.
San Siro contro Rozzano.
É in corso un mega dissing tra due giovani rapper della scena:
da un lato c’è Rondo da Sosa dall’altro Paky.
I due esponenti della nuova generazione Rap,
il primo legato al quartiere milanese e l’altro a Rozzano.
Una sfida a colpi di rime che molti hanno rinominato “Rozzano vs San Siro”.
Il dissing in breve tempo è divampato.
La scena ha cominciato a lanciarsi frecciatine a vicenda per giorni,
con Keta e Rondo da Sosa da una parte e Paky dall’altra
che si danno dei pagliacci via Instagram Stories.

Il conflitto è iniziato da una provocazione partita dalla crew di Rondo
che in alcuni brani attacca Rozzano.
Da qui si sono inaspriti i rapporti fra le due bande.
E così di seguito una raffica di frecciate reciproche,
fino all’evento che ha visto partecipare centinaia di giovani rozzanesi
al video girato nel quartiere.

La situazione degenera ulteriormente quando sul palco di un live
Rondo da Sosa manda a “quel paeseRozzano, scatenando la rabbia tra i fan.
Non contento, qualche ora dopo, Rondo spoilera un pezzo della canzone Chinga,
che sarebbe proprio dedicata a Paky.

A questo punto entra in scena Paky.
Il manager dell’artista di Rozzano dissa così Rondo da Sosa,
colpevole” di aver insultato lui e i suoi amici in live.

L’apice, probabilmente, i due lo raggiungono quando il manager di Paky
pubblica via Instagram Stories un finto epitaffio di Rondo,
come se il rapper fosse già morto.
Una scelta questa che ha sconcertato tutti.

La sfida social fra Rozzano e San Siro, però,
potrebbe essere destinata a finire molto presto.
Rondo ha intenzione di farla finita.
Ora la vicenda sta assumendo contorni tali da rischiare di degenerare
e allora ecco la proposta di Rondo è di passare dal set della strada al ring.
Rondo da Sosa, il rapper di San Siro,
tramite alcune Instagram Stories ha sfidato Paky.
Non continuare a nasconderti in quartiere.
Chiudiamo per sempre questa faida tra Rozzano e San Siro

Una volta e per tutte con questa storia ha proposto a Paky uno scontro sul ring.
100mila euro in palio per la quale DAZN avrebbe già acquistato i diritti del match.
Il team di Paky ancora non ha risposto, in ogni caso,
anche se Il Giorno conferma che l’incontro si terrà per davvero. 

Successivamente, Rondo ha pubblicato una seconda Instagram Stories,
in cui ha manifestato a chiare lettere l’intenzione di devolvere, in caso di vittoria
– ammesso e non concesso che Paky possa prendere in considerazione la proposta
i 100mila euro per costruire un centro didattico nel quartiere di San Siro,
dato che, a detta sua, il comune di Milano se ne sarebbe disinteressato.

Queste le sue parole:
Se dobbiamo continuare a dedicarci le filastrocche
senza neanche vederci di persona con tutte ‘ste pagliacciate di pagine che fomentano e TikTok, mi taglio fuori, io faccio business ed ho una famiglia da sfamare.
I 100k saranno tutti dati in beneficenza tra Kairos e tutte le comunità,
una parte sarà usata per costruire il centro didattico di San Siro,
siccome il Comune se ne è sbattuto
“.

I rapper già famosi lanciano di notte video su YouTube
e spesso li dedicano a qualche fratello in carcere.
Sono il riferimento dei tanti ragazzi, sempre più giovani, 12 o 14 anni,
che si trovano in via Zamagna a San Siro,
il quartiere di Milano più sorvegliato perché più simile a un ghetto-banlieue,
ma che si aggregano anche in tante altre periferie geografiche e culturali.
Recentemente c’è stata una sparatoria a San Siro per una resa dei conti, pare,
fra il rapper Kappa 24K e Carletto Testa,
malavitoso fermato dalla Squadra mobile
per la sparatoria di piazza Monte Falterona, l’8 Gennaio.

 A Milano è sempre rimasta una oscura attrazione per la periferia.
Le periferie cresciute in questi anni intorno ai gangsta, rapper e affini
che si definiscono artisti o a bande occasionali,
hanno aumentato decisamente la densità demografica
grazie alla partecipazione attiva e alla musica
che fa quasi da contorno a determinate realtà.
Chiamateli quartieri, ma restano sempre periferie,
dove molte scene ricordano i ghetti americani.

Il Gangsta Rap è un genere di musica Hip Hop che è divenuto popolare
a partire dagli anni novanta, come conseguenza dello stile di vita violento
di alcuni quartieri americani, in cui povertà e criminalità
erano (e in alcuni casi lo sono tutt’ora) all’ordine del giorno.

Poter (e potersi) raccontare “senza censure” è sempre stato un vantaggio
per chi scrive testi rap, il Gangsta Rap è un genere di musica Hip Hop
che nasce per necessità di chi racconta le difficoltà quotidiane del proprio quartiere,
le difficoltà sociali/razziali, ma anche il riscatto socio/culturale di chi ce l’ha fatta.

Lo stile e i testi

A livello musicale, il Gangsta Rap è caratterizzato da testi crudi, aggressivi e realistici,
che rispecchiano le difficoltà incontrate dagli artisti del genere
nella vita di tutti i giorni:
potrebbe essere considerato una sorta di reportage dal ghetto,
con temi che includono sparatorie, violenza e guerre tra gang,
consumo e smercio di droga, misoginia ed eccessi di ogni genere;
non mancano tuttavia i brani più rilassati, di evasione,
che creano atmosfere più di “festa
(soprattutto delle cosiddette house party, ovvero le feste in casa),
nelle quali comunque si avverte o si fa riferimento esplicito alla realtà
non semplice che si è costretti ad affrontare ogni giorno.
Data la natura iperrealistica del genere,
lo sviluppo delle tematiche
si svolge prettamente sotto forma di un vero e proprio storytelling,
spesso in prima persona.
Tra le tracce più importanti e significative di questo tipo,
troviamo “Gin and Juice” di Snoop Dogg,
estratto dal suo album “Doggystyle” rilasciato nel 1993,
e “It Was a Good Day” del rapper Ice Cube, dal suo album The Predator” del 1992.

Questo tipo di Rap è anche ricco di dissing,
ovvero tracce prodotte appositamente per denigrare,
insultare o minacciare qualche avversario,
solitamente un’altro rapper con il quale si è creato dell’astio
(come nel caso della tracciaFuck wit Dre Day”,
prodotta e rappata da Dr. Dre in collaborazione con Snoop Dogg indirizzata a Eazy-E).

A volte invece il dissing è indirizzato a qualcuno di esterno al rap game,
a volte è indirizzato a un’intera categoria,
e in questo caso può prendere le sembianze di una vera e propria denuncia sociale:
caso emblematico di questo tipo è il brano Fuck tha Police degli N.W.A.,
estratto dal loro album del 1988 Straight Outta Compton.
La traccia in questione può essere considerata un vero e proprio dissing
alle forze di polizia di Los Angeles,
che venivano accusate di abuso di potere e accanimento violento
ai danni dei cittadini di colore.

Le strumentali e il sound

Le strumentali del Gangsta Rap sono tipicamente di impatto,
spesso semplici ma incisive.
Soprattutto nelle fasi primordiali del genere,
(nella seconda metà degli anni ottanta) si possono notare molte similarità
con l’Hip Hop Old School:
batterie ”grosse”, scratch del DJ e voce del rapper molto riverberata.
La parte melodica e armonica è spesso ridotta all’osso se non completamente assente:
6 N the Mornin’ di Ice-T è un’ottimo esempio
che rispecchia tutte queste caratteristiche.
Con l’evolversi del genere, tuttavia, il sound diventerà più complesso e “tipico”,
slacciato dall’Hip Hop vecchia scuola:
durante gli anni novanta, ad opera soprattutto di Dr. Dre,
ma anche di artisti come DJ Quik e il gruppo Above the Law,
si assisterà ad una vera e propria fusione del Funk con l’Hip Hop,
dando vita al sottogenere G-funk,
caratterizzato da un maggior utilizzo di parti suonate e registrate
a discapito dei samples e da un groove e melodie tipicamente funky;
suono emblematico del genere è sicuramente il famosissimo funky worm
utilizzato da Dr. Dre in praticamente ogni traccia del suo album The Chronic del 1992,
ovvero un suono molto acuto prodotto con il sintetizzatore Moog.

La storia e gli inizi

La vera culla dell’Hip Hop è New York.
I primi artisti Rap di questa grande città hanno creato negli anni settanta un sound
e una cultura che ha dato voce ai giovani neri delle città d’America.
Mentre nella Grande Mela si sviluppava questo nuovo movimento culturale,
sulla costa ovest degli Stati Uniti la storia era diversa.
A Los Angeles, infatti, la scena musicale e gli artisti dei primi anni ottanta
erano lontani dal sound Hip Hop.

Il cuore della vita notturna di L.A. erano le feste,
tenute solitamente presso piste di pattinaggio o sale da ballo,
alle quali era presente un DJ attrezzato con un paio di giradischi e un mixer
accompagnato eventualmente da delle band che si esibivano live:
si suonava principalmente techno e funk,
generi predominanti all’epoca nella zona di Los Angeles.
Alcuni gruppi tuttavia, influenzati dal nuovo sound Hip Hop della East Coast,
crearono uno stile musicale che fondeva queste influenze
con la techno e l’electro funk:
uno tra questi, decisivo per il successivo sviluppo del West Coast Rap,
fu il “World Class Wreckin’ Cru”,
che fece il suo debutto nell’anno 1984.
Tra i componenti di spicco del gruppo ci furono Dr. Dre, DJ Yella, e Lonzo Williams.
Il loro sound aveva però molto più in comune con la musica di Prince e Funkadelic
rispetto a quella dei Run DMC, ad esempio.
A dare invece il primo imprinting “gangsta” alla musica losangelina fu il rapper Ice-T.

Il primo approccio “Gangsta”

Ispirato dallo stile di vita delle gang di strada,
il rapper Ice-T sentì di dover documentare ciò che vedeva e viveva tutti i giorni.
Produsse così nel 1987 il singolo “6 ‘N the Mornin’”,
che a livello testuale si presenta come una sorta di “inno di strada”,
documentando la quotidianità di gangster e spacciatori dell’epoca.
La strumentale del brano è minimalista,
lo storytelling è infatti accompagnato da una ritmica semplice e incisiva;
una vera e propria novità nel panorama musicale di L.A.

Nonostante con “6 ‘N the Mornin‘” si sancisca solitamente la nascita del Gangsta Rap,
Ice-T afferma che la sua fonte di ispirazione principale
per mettere in rima le difficoltà di strada dei quartieri di L.A.
fu il brano “Park Side Killers” del rapper di Philadelphia Schoolly D,
artista che trattava temi come il realismo urbano, la violenza e la spavalderia sessuale.
Possiamo considerare dunque Schoolly D come il primo vero gangsta rapper
della storia, anche se furono poi gli artisti della West Coast,
come appunto Ice-T con il suo singolo,
a dare reale importanza a quel sound e a renderlo un genere a sé stante.

Gli N.W.A.

Mano a mano che le strade di L.A. diventavano più pericolose,
(a causa anche dell’arrivo del crack)
i DJ Electro come Dr. Dre, Arabian Prince e DJ Yella reagirono alla nuova realtà,
adottando un sound diverso, più lento, più minaccioso e più incentrato
sul raccontare una storia e uno stile di vita,
nonostante per il momento la musica più gettonata nei locali
(e ancora suonata da Dr. Dre stesso) fosse ancora l’Electro.
I tre artisti, insieme a Eazy-E, MC Ren e Ice Cube, fondarono, nel 1986,
il gruppo Gangsta Rap N.W.A., acronimo di niggaz with attitude,
all’interno dell’etichetta Ruthless Records,
fondata un anno prima da Eazy-E, Dr. Dre e il manager Jerry Heller.

Gli N.W.A. si riveleranno essere uno dei gruppi più influenti
della storia del Gangsta Rap, se non dell’intera epoca degli anni novanta.
Appartenenti al violentissimo quartiere losangelino di Compton,
dal quale provenivano tutti i membri,
il gruppo componeva testi spesso apparentemente inneggianti a criminalità,
violenza, spaccio di droghe, vita di strada e misoginia,
che ben rispecchiavano il clima che si respirava a Compton,
ma anche di protesta contro i soprusi subiti dalla popolazione afroamericana
da parte della polizia.

Il disco gangsta per eccellenza:
Straight outta Compton

Il singolo di “svolta” degli N.W.A. è stato “Boyz-n-the hood”, rilasciato nel 1987.
Scritto da Ice Cube
(quasi come una sorta di continuo di 6 ‘N tha Mornin’ di Ice-T)
e cantato da Eazy-E,
fu questo brano a dare una direzione artistica definitiva al gruppo.
Si tratta anche in questo caso di uno storytelling
della giornata tipo di un gangster di Los Angeles,
accompagnato da una produzione minimale composta da batteria,
sample di synth, hits tipici dell’Hip Hop anni ottanta e scratch sul ritornello.


Ciò che però sarà di fondamentale importanza per la scena musicale di L.A.
fu il disco “Straight Outta Compton”, pubblicato l’8 Agosto del 1988.
Con questo album, che ebbe un successo incredibile,
il Gangsta Rap si fece posto nel mainstream musicale di Los Angeles,
spodestando la Techno e la Electro,
e inoltre spostò il fulcro della scena Hip Hop sulla West Coast.
Nell’album si testimoniava la repressione che si sentiva
nelle strade di South Central L.A. e si esportava questa visione
ad un pubblico molto più ampio di quello che l’Hip Hop
aveva potuto avere fino ad allora.
Fu proprio questo il motivo per cui Straight Outta Compton fece tanto scalpore
e attirò così tanto l’attenzione dei media:
il Gangsta Rap arrivò anche nei quartieri “bianchi”,
e moltissimi ragazzini con nessuna affiliazione al ghetto
o alla vita di strada cominciarono ad ascoltare il genere ed esserne influenzati,
tanto da rendere i gangsta rapper degli eroi della nuova generazione.

Fu un singolo estratto dall’album, in particolare, ad attirare l’attenzione dei media
e, addirittura, dell’F.B.I.: Fuck tha Police,
nel quale il gruppo si scaglia apertamente contro i soprusi
effettuati dalle forze dell’ordine di Los Angeles
a danno della popolazione afroamericana.
Il culmine dello scandalo legato a questo brano si raggiunse durante un concerto
a Detroit, nel 1989, dove la polizia invase il palco
per cercare di arrestare i membri della crew,
dopo che il divieto imposto loro di cantare Fuck tha Police non fu rispettato.

L’evoluzione verso un nuovo stile

La costa ovest aveva dunque oramai attirato l’attenzione di tutta l’America.
Dopo lo scioglimento degli N.W.A. nel 1991, Dr. Dre registrò un album da solista
che avrebbe cambiato il futuro dell’Hip Hop e della cultura popolare americana,
ovvero The Chronic.
Rilasciato il 16 Settembre 1992,
l’album richiamava rispetto ai precedenti lavori con gli N.W.A.
un clima più spensierato,
più simile all’atmosfera delle house party (feste in casa) di L.A.,
seppur conscio dei tempi pericolosi che correvano e dei vari problemi
che affliggevano i quartieri popolari.
Le produzioni di Dr. Dre in questo album, di livello elevatissimo
e con un utilizzo più massiccio di strumenti
a discapito dell’impiego di campionamenti rispetto all’Hip Hop degli anni precedenti
e a quello della costa est, presentano un groove e una ritmica Funky,
che contribuirono a spostare nuovamente il West Coast Rap verso un’altra direzione,
composta dalle influenze gangsta del Rap
e dalla musica Funky onnipresente a L.A.: il G-Funk.

La lotta per il predominio

L’impatto e l’influenza degli N.W.A. prima e di Dr. Dre con il suo The Chronic
poi avevano spostato l’attenzione del mondo Hip Hop sulla West Coast.
Dr. Dre faceva allora parte della Death Row Records,
guidata da Suge Knight, che vantava artisti del calibro di Snoop Dogg
(che ottenne un enorme successo col suo album G-Funk Doggystyle del 1993),
Tha Dogg Pound ma sopratutto il celeberrimo Tupac Shakur.

Questo spostamento di “focus” non fu tuttavia gradito a tutti sulla East Coast,
che si vide strappato il suo scettro finora indiscusso sul mondo Hip Hop:
in particolare tra la Bad Boy Records, casa discografica guidata da Puff Daddy
e comprendente artisti del calibro di Craig Mack e The Notorious B.I.G.,
e la Death Row si creò un acceso clima di tensione e rivalità,
per assicurarsi il predominio su un mercato
che stava diventando sempre più lucrativo.

Questa contesa per il primato sul mercato musicale fu marchiato dai media
come una vera e propria faida, una guerra tra East e West Coast
(nonostante in realtà, almeno all’inizio, si trattava poco più che di frecciatine).
Questo contribuì ad aumentare ulteriormente l’esposizione del Rap
(e in particolare del Gangsta Rap) ad un pubblico ancora più ampio
e inoltre creò una sorta di rivalità nei fan dell’una e dell’altra scena,
impattando in maniera indelebile la cultura Hip Hop degli anni novanta.

La situazione diventò molto più seria dopo che a Tupac
vennero sparati cinque colpi in uno studio di registrazione di New York
il 20 Novembre del 1994.
Il rapper accusò la Bad Boy Records, e in particolare Notorious B.I.G.
(fino ad allora suo grande amico), di essere il mandante dell’attentato.
Quando nel 1995 Notorious B.I.G. pubblicò il brano Who Shot Ya?,
la situazione precipitò.
Il brano sembrava infatti essere una sorta di rivendicazione
di Notorious B.I.G. per la sparatoria che aveva ferito Tupac nel 1994;
Shakur, sicuro della responsabilità della Bad Boy Records,
pubblicò nel giugno del 1996 il singolo Hit‘Em Up,
ovvero il dissing probabilmente più famoso della storia del Gangsta Rap:
costruito su un campionamento del brano Don’t Look Any Further di Dennis Edwards,
la traccia prende di mira in maniera pesante,
tra minacce di morte e ridicolizzazioni varie, Notorious B.I.G. e Puff Daddy,
ma non risparmia neanche gli altri artisti della Bad Boy Records,
oltre che altri nomi importanti della East Coast, come i Mobb Deep.
Il brano è considerato un vero e proprio classico del Gangsta Rap,
seppur fu criticato per l’eccessiva istigazione alla violenza che proponeva,
e probabilmente a buona ragione: il 7 Settembre 1996,
in seguito all’ulteriore inasprimento della faida,
Tupac verrà colpito a morte da diversi spari a Las Vegas.
Notorious B.I.G. subirà la stessa sorte pochi mesi dopo, il 9 Marzo del 1997.

Dopo questi due tragici omicidi, le rivalità furono finalmente deposte:
le due coste avevano perso i loro esponenti più importanti
e grazie all’enorme esposizione mediatica tutto il mondo ormai conosceva il clima
di ostilità e le difficoltà che il Gangsta Rap raccontava nei suoi testi.

Ti sarai reso conto che in stanze diverse i suoni si percepiscono in modo diverso,
ma nel tuo studio di registrazione in casa non puoi improvvisare,
deve essere percepito un certo tipo di suono.

Ciò significa che non basta comprare tutta l’attrezzatura necessaria,
come il microfono, le cuffie, i monitor da studio,
per allestire il nostro studio di registrazione in casa.
Bisogna fare in modo che l’ambiente in cui registreremo musica
sia consono e adatto per la registrazione di musica,
perchè l’acustica della stanza influisce sulla qualità del suono.

Trattamento acustico

Il trattamento acustico permette di controllare il suono all’interno di una stanza,
ha la capacità di controllare i riflessi sonori all’interno della stanza
in modo da migliorare la qualità delle registrazioni,
trasforma una normale stanza in un ambiente di registrazione adeguato.
Ad esempio i pannelli in schiuma sui muri degli studi di registrazione
hanno il compito di assorbire i riflessi sonori.

Perchè è cosi importante il trattamento acustico?

Il suono può apparire distorto in uno spazio non trattato, può apparire spento.
Perciò, se non viene data la giusta importanza anche al trattamento acustico,
si rischia di spendere molti soldi ed energia per niente.

Quando si emette un suono, quando cantiamo, quando suoniamo una chitarra ecc, 
le onde sonore si muovono dalla sorgente verso l’esterno in ogni direzione.
Una parte del suono si muove in linea retta verso il microfono,
in questo caso parliamo di suono diretto.
Il resto del suono rimbalza nella stanza in modo casuale,
molte di quelle onde sonore ritornano inevitabilmente al microfono,
in questo caso parliamo di suono riflesso.

A seconda delle dimensioni e della forma della tua stanza
e se l’hai trattata acusticamente o meno,
il cambiamento del suono può essere drastico.

Per esempio, se cantiamo sotto una doccia o in una cattedrale
percepiamo un bel suono, un suono più “sonoro” rispetto ad altre stanze,
dove il suono risulta più spento.
Questo perché ognuno di questi spazi può avere un’acustica migliore.

Per fortuna, in ogni stanza,
è possibile isolare il suono diretto
in modo da avere la registrazione più pulita possibile
e creare un ambiente di registrazione e di ascolto gradevole.

Assorbimento e diffusione

Ci sono due approcci al trattamento acustico:

L‘assorbimento si riferisce alla componente del suono che viene assorbita,
non esce da nessuna delle direzioni,
impedisce che le frequenze indesiderate
si riflettano nell’ambiente di registrazione o di missaggio.
Ci sono veri e propri assorbitori acustici 
che sono realizzati in un materiale che impedisce
all’energia sonora di rimbalzare su superfici dure come pareti e soffitti.
In questo modo viene migliorata notevolmente la qualità del suono
dell’ambiente e delle registrazioni.

Hai presente quei pannelli in schiuma sui muri degli studi di registrazione?
Ecco quelli sono degli assorbitori acustici, assorbono tutti i riflessi sonori.

Molti avvertono che il suono esce troppo ovattato,
spento” quando utilizziamo solo l’assorbimento.
Ecco che subentra un altro approccio al trattamento acustico, la diffusione.
La combinazione dei due fa uscire un suono perfetto.

La diffusione permette a qualche riflesso sonoro di sopravvivere,
funziona disperdendo riflessi problematici in diverse direzioni,
per ridurre il loro effetto negativo. 
I diffusori acustici sono realizzati in materiali rigidi disposti in modelli di altezza,
dimensioni o direzione della superficie variabili.

Nella maggior parte dei casi,
è necessaria una combinazione di entrambi gli approcci
per un efficace trattamento acustico.

I tre tipi di trattamento acustico

I tre tipi principali di trattamento che forniscono assorbimento e diffusione
sono i Bass Traps, i Pannelli Acustici e i Diffusori.

  • Bass Trap – per il controllo e l’assorbimento delle basse frequenze
  • Pannelli Acustici – per assorbire le frequenze medio/alte
  • Diffusori – per disperdere le frequenze rimanenti

Le Bass Trap sono strumenti specializzati nell’assorbimento delle basse frequenze, ma in realtà sono in grado di assorbire anche le frequenze medio/alte.
Sono pannelli fonoassorbenti a forma triangolare
da posizionare negli angoli della stanza,
sono considerati molto importanti nel trattamento acustico,
perché migliorano notevolmente l’acustica della stanza,
e sono utili soprattutto durante il processo di mixaggio.

Le Bass Trap gestiscono le frequenze più basse
e i Pannelli Acustici si occupano del resto.

I pannelli acustici, infatti, aiutano a ridurre le frequenze medio-alte
durante la registrazione e il mixaggio,
sono realizzati con una cornice rettangolare
riempita con materiale assorbente e appesa alle pareti.
Esse eliminano le onde stazionarie presenti tra due pareti contrapposte.
Solitamente vengono posizionati sui muri laterali e il soffitto,
rispetto alla posizione dove possiamo ascoltare la musica.

I Diffusori Acustici sono una forma di trattamento acustico
che disperde i riflessi anziché assorbirli.
La diffusione consente di controllare i riflessi della stanza
senza eliminarli completamente.
I Diffusori sono principalmente per stanze più grandi,
è possibile mettere dei Diffusori sulle sezioni superiori delle pareti e sul soffitto.

Pannelli: pannelli fonoassorbenti e pannelli diffusori

Per avere un buon trattamento acustico ci sono diversi pannelli
che hanno forme e dimensioni diverse,
e sono fatti di materiali diversi
che vengono inseriti negli angoli e sulle pareti della stanza.
Esistono essenzialmente due tipi di pannelli:
pannelli fonoassorbenti e i pannelli diffusori.

pannelli fonoassorbenti sono composti da materiali fonoassorbenti,
tipicamente lana di roccia, lana di vetro o fibra di poliestere.
Il loro scopo è assorbire le onde sonore,
e fare in modo che esse non si riflettano sul muro e negli angoli della stanza.

pannelli diffusori invece,
vengono utilizzati per esaminare alcune precise frequenze nella stanza,
e sono realizzati in materiali rigidi come plastica e legno.

La Stanza Dei Fantasmi
presenta
il nuovo Singolo di
ROW
prodotto da Lo Spettro DJ

“V.S.P.”

V.S.P
di ROW
vuole esprimere e descrivere attraverso i testi
e la musicalità la sua personale introspezione quotidiana.”

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Singolo
disponibile su Spotify / Apple Music / Amazon Music
dal 7 Aprile 2023.

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Pensato e scritto da ROW,
registrato | mixato | masterizzato
da Lo Spettro,
presso La Stanza Dei Fantasmi,
a Milano.

ROW

Al secolo Rosario Vona,
negli anni si è fatto strada
nel panorama musicale Rap calabrese
con l’appellativo di ROW.

Classe 2000.
I primi passi nel mondo Hip-Hop li muove grazie ai graffiti,
che lo avvicinano in un contesto fino ad allora sconosciuto.
Conosce il Rap grazie all’ascolto dei grandi classici.


ROW scrive i primi brani che resteranno inediti fino al 2015,
anno della sua prima pubblicazione.

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Lo Spettro DJ

Inizia a scoprire la passione da DJ all’età di 13 anni,
cresciuto tra giradischi “a cinghia” e “Vinili” Disco/Funk anni ‘80 del padre.
Dai 17 anni nei locali e nei centri sociali della sua Città, Cosenza,
diventa pian piano il punto di riferimento della nuova scena Hip-Hop,
in tutta la Calabria, con la crew “Scratch Your Mind”.
Nel 2014 fonda un’etichetta discografica indipendente
La Stanza Dei Fantasmi”,
con uno studio di registrazione che ha ospitato
il gotha della musica calabrese.

Il 20/02/1967 nasce Kurt Donald Cobain
da Donald Cobain (meccanico) e sua madre Wendy (casalinga).
Vivono ad Aberdeen nello stato di Washington.
Città grigia, piovosa da dove nulla arriva e nulla esce.
La percentuale di suicidio è la più alta della nazione, l’alcolismo dilaga
ed il crack distrugge le giovani menti riversate nelle strade della città.


Già a due anni inizia ad avere interesse per la musica e suona la chitarra.
Prende lezioni di batteria a tre anni e non imparava a leggere la musica,
guardava quello che faceva un suo compagno e lo imitava.
Questo denota in lui già delle doti particolari.
Passò diversi periodi prima con un genitore e poi con un’altro,
in quanto il padre diventò violento, ed iniziò a picchiarlo,
obbligandolo a degli allenamenti di lotta,
ma Kurt odiava gli atteggiamenti violenti
e rimaneva immobile fino a quando non veniva atterrato.
Il padre portava anche a caccia Kurt che però si rifiutava di sparare
e restava nel furgone ad ascoltare i dischi dei Black Sabbath e dei Kiss.

Al suo 14° compleanno, Kurt doveva scegliere tra una bici ed una chitarra.
Scelse la seconda, e dopo aver imparato Back In Black degli AC/DC
iniziò a scrivere sue canzoni.
Iniziò a leggere le imprese dei Sex Pistols su una rivista,
ma dato che il negozio dei dischi di Aberdeen non aveva nulla del genere
si fece un’idea tutta sua della musica punk,
infatti rimase deluso quando ascoltò i dischi punk (Sex Pistols, Clash)
e pur rimanendo attratto dallo stile “estetico” del punk
non comprò più nulla del genere.
Tentò invece di creare un suo stile per mettere in musica
quello che realmente il punk esprimeva esteticamente,
alzava al massimo il suo piccolo amplificatore
e suonava nel modo più cattivo possibile.
Già lo vedeva come un lavoro, come una missione,
ci credeva veramente, giorno dopo giorno sempre di più.

È il 1987 l’anno della nascita dei Nirvana, fondati da Cobain e Krist Novoselic.
Alla batteria si susseguono Chad Channing e Butch Vig,
ma la formazione definitiva arriva nel 1990 con Dave Grohl.

Nel 1989 a Seattle, una delle scene musicali più vivaci dell’epoca,
i Nirvana registrano e pubblicano l’album Bleach
con l’etichetta indipendente Sub Pop Records e raggiungono il successo,
mentre inaugurano la loro “tradizione”:
finire i concerti distruggendo gli strumenti per terra o contro gli amplificatori.
La personalità dell’artista si è sviluppata progressivamente
in base alle esperienze vissute durante l’età adolescenziale
e quelle vissute postume con il gruppo dei Nirvana
che hanno caratterizzato anche la scrittura e la musica di Kurt Kobain.
La varie vicissitudini che hanno accompagnato la vita privata del cantante
sono state la vera dose letale che ha posto fine alla vita di questo grande artista.
L’8 Aprile 1994 viene ritrovato il suo cadavere
nella lussuosa residenza al 171 del Lake Washington Boulevard.
Un caso archiviato come suicidio dagli inquirenti.

Ma restano ancora dopo tanti anni dubbi sulla vicenda che non sono mai stati chiariti.
A partire dal ruolo della moglie,
la star del rock in rosa Courtney Love,
il giallo della morte di Kurt Cobain, quel fucile senza impronte
e un testamento scomodo risuonano ancora nella memoria collettiva
che riguarda quel tragico evento.

Il decesso, accertò l’autopsia, era avvenuto tre giorni prima, il 5 Aprile 1994.
Stando ai rapporti della polizia, il cantante si era suicidato sparandosi in bocca
con un fucile Remington calibro 20, aveva ingerito Valium in dosi non terapeutiche
e si era iniettato eroina sufficiente per una tripla overdose.
Eppure, la “Crime scene” non ha mai convinto i complottisti.
Il fucile era poggiato sul braccio sinistro, senza impronte,
ed in una collocazione innaturale per una persona
che si sia fatta appena saltare la testa.
Anche la lettera d’addio non convince, divisa in due parti.
Nella prima, Cobain scrive in modo coerente.
Si rivolge all’amico immaginarioBoddah”,
confidandogli la sua crisi di artista rock pressato dal successo,
nella seconda metà della lettera, invece,
la scrittura si fa frenetica, confusa:
Kurt scrive alla moglie Courtney Love e chiede protezione per la figlia Frances Bean.

Courtney decide di sua iniziativa di assoldare un detective, Tom Grant,
per fare chiarezza sulla vicenda.
Lei inizialmente è al di sopra di ogni sospetto per l’opinione pubblica.
Ma Grant scopre che Kurt aveva stilato un testamento che escludeva la moglie,
da cui intendeva divorziare, dall’asse ereditario.
E qualcuno nota anche strane somiglianze tra la calligrafia della donna
e quella delle frasi finali della lettera d’addio.
Sono ancora tanti gli interrogativi aperti
su questo episodio fondamentale della vita di Kobain.

Negli anni sono state espresse diverse teorie che spostavano l’attenzione dal suicidio
e ponevano invece i riflettori sull’omicidio.
Resta in ogni caso difficile confutare la “convinzione generale
che riconosce il gesto dell’ artista come suicidio,
questo anche perché il cantante, precedentemente,
aveva tentato più volte tale gesto riuscendo comunque ad uscirne illeso.
In realtà questa posizione è piuttosto comoda da sostenere
in quanto la vita dell’artista era sostanzialmente problematica
e di conseguenza dava diversi spunti all’opinione pubblica
per rafforzare la tesi del suicidio.

Difficile riuscire a stabilire una verità
anche perché le teorie “complottiste” non trovano riscontri tangibili.
Questo caso resta avvolto nel mistero,
come tanti altri avvenimenti che hanno comportato la morte di artisti famosi.


A prescindere da come sia morto questo grande Artista
ha lasciato a tutti noi un qualcosa
che rimane indelebile e che sarà sempre viva:
la sua musica.

Guè ha definito lo “storytelling” come la capacità di girare un film in rima.

Questa tecnica viene spesso sfruttata in ambito musicale
e quando usata bene rende la canzone magica,
capace di portarti nel mondo dell’artista.

In Italia, di canzoni riuscite, ce ne sono tantissime,
ma se dobbiamo sceglierne una su tutte è sicuramente “Serpi” di Jake la Furia,
uscita nel 2005.

In questo caso, la storia raccontata è quella dell’artista milanese,
del suo passato e della sua vita.

Per prepararci all’entrata del suo mondo, il rapper milanese,
ci regala un intro che riesce perfettamente in questo scopo.
Una volta partita la canzone verremo accompagnati
lungo la storia da una base Hip Hop dalla melodia malinconica.

Durante i 4 minuti e 43, Jake, ci racconta della sua adolescenza,
della situazione familiare, dei suoi problemi di dipendenza,
della vita di strada che ha caratterizzato una parte della sua esistenza.
Infine ci descrive anche la sua rivalsa, il suo successo
e come questo ha cambiato la sua vita.

Ogni parola è pesata, non c’è una barra meno significativa di un altra,
tutto è pensato e legato assieme alla perfezione.
Alla fine della canzone ti sembrerà di aver vissuto con Jake la sua esperienza.
Infatti è proprio per questo che è uno dei migliori esempi di storytelling italiano.