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L’Importanza storica delle Posse in Italia

Il Rap, legato alla cultura dell’Hip Hop, arriva in Italia ad inizio anni Ottanta.
A segnare un punto di svolta fondamentale
fu l’arrivo del primo tour internazionale di Afrika Bambaataa.
Il genere inizia a diffondersi velocemente in alcuni luoghi diventati poi culto
come il Muretto in Corsia dei Servi a Milano,
la Galleria Colonna a Roma e i marmi del Teatro Regio di Torino.
La diffusione dei nuovi generi musicali
non raggiungeva gli altri continenti
con la stessa velocità permessa oggi dalle nuove tecnologie.
Come ricorda Paola Zukar, autrice di “Rap Una Storia Italiana“,
non c’erano grandi opportunità di vivere con il Rap allora,
la maggior parte delle persone che incontravi
non ne conosceva nemmeno l’esistenza
e quando trovavi qualcun altro che era stato contagiato dal Rap come te,
era sicuramente un qualcosa di inaspettato.
Si era anche disposti a fare centinaia di chilometri
per incontrare e parlare con qualcuno che condividesse la tua stessa passione.

Inizia così il periodo delle Posse.
Posse è un termine che proviene dallo slang americano,
usato per indicare una banda o un gruppo organizzato (anche di tipo criminale),
che è stato utilizzato dalle formazioni musicali
nate all’interno dei centri sociali italiani a cavallo di quegli anni.
Il primo storico disco di Rap italiano è il vinile di Onda Rossa Posse (1990),
autoprodotto nella sede di Radio Onda Rossa in Via dei Volsci 32 a Roma.
Il prodotto è crudo, provocatorio, vivo e con la rabbia giusta
che si identificava perfettamente con lo spirito di quelle generazioni,
al cento per cento underground e risulta fondamentale di come il genere,
in quegli anni, si stava sviluppando all’interno della lotta politica.
Dopo Onda Rossa Posse, decine di gruppi nei centri sociali occupati
iniziano a rappare in italiano su basi elementari e testi a sfondo politico.
Hip Hop, la Pantera titolava un articolo del Manifesto nel Marzo del 1990:
In tutta Italia il rap diventa un linguaggio di Movimento”.
In quel periodo, Militant A (Assalti Frontali) era uno studente universitario a Roma.
Intorno al 1985 siamo stati in Giamaicaricorda Militant A
e siamo tornati con questo bel nome utilizzato lì:
una nuova forma di linguaggio perfetta per rappresentarci e raccontarci.
È lì e negli Stati Uniti che ho conosciuto l’atmosfera comunitaria del rap delle origini
.”

Nel logo della Pantera del Black Panther Party
veniva esibita la stella a cinque punte
che rappresentava l’unione dei movimenti di liberazione e l’Hip Hop.
La Posse era la cricca di un centro sociale che si riuniva intorno a un microfono
a fare Rap o Raggamuffin.

Uno dei gruppi storici più ascoltati in quel periodo
era sicuramente i Public Enemy, che erano un po’ come i Clash del Rap.
Il Rap inizia, quindi, ad affrancarsi dal mondo dei centri sociali e delle Posse:
gli Onda Rossa Posse diventano gli Assalti Frontali,
da Isola Posse All Stars nascono i Sangue Misto,
Speaker Deemo arriva col suo intramontabile (e anche unico) disco Sfida il buio.
Nel 1994, Frankie Hi-NRG MC pubblica Verba Manent,
il primo album di Rap italiano distribuito da una major.
Dopo qualche anno, gli Articolo 31 col loro Funky Rap e il loro stile
conquistano i primi grandi successi commerciali del genere,
segno che il Rap italiano aveva già subito una prima evoluzione
rispetto alle sue origini più strettamente politiche.
Da un lato, una musica troppo schierata è stato un limite
che ha rallentato la crescita del Rap in Italia per un certo periodo,
ma, dall’altro, l’impegno sociale è qualcosa che sembra in effetti mancare
alla scena del nostro Paese,
dal momento che il Rap nasce proprio come un genere di protesta e lotta civile.
La musica si evolve ed è giusto che anche il Rap non resti fermo
a quello che era alle origini,
ma tra le varie wave che si sono sviluppate nel genere
(Conscious Rap, Gangsta Rap, Trap, etc.)
quella legata all’impegno sociale appare la più sottorappresentata
all’interno della scena italiana degli ultimi anni.
L’importante, però, non è tanto chi abbia portato realmente il Rap in Italia,
bensì chi lo ha aiutato a sfondare e a diventare così importante
da non riuscire più a farne a meno.
Perché questo genere, che si basa quasi esclusivamente sulla parola
e sulla capacità di scrittura di un individuo,
nell’Italia degli anni 2000 è riuscito a portare uno stile
così discusso e innovativo che ha drasticamente cambiato la scena Rap italiana.

Questo è stato possibile soprattutto grazie ad una donna,
che a partire dagli anni Novanta,
si fa veramente in quattro per il Rap italiano: Paola Zukar.
Lo Stivale si è popolato di giovani che rappano – più o meno bene –
e che dimostrano con le rime il loro talento, chi creando arte,
chi parlando semplicemente di sé e chi cercando di mostrare
quanto è diventato ricco grazie all’inchiostro versato sulla carta da altri.

(IMDL)

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3 risposte a “L’Importanza storica delle Posse in Italia”

  1. […] canzone. Neffa ha fatto parte di uno dei gruppi più importanti dell’Hip Hop italiano, i Sangue Misto. Nei Novanta, con largo anticipo, i componenti di questo gruppo già dimostravano flow elastici e […]

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  2. […] Fin dall’inizio, l’Hip Hop ha rappresentato un mezzo per il sottoproletariato di costruire una propria narrazione sulla violenza dei quartieri, per costruire un dialogo interno alla comunità nera teso a resistere alle dinamiche di sfruttamento. L’Hip Hop si costituì quindi come fenomeno culturale estremamente ampio, quasi istantaneamente reso commerciale dal mercato vicino alla cultura di massa, introducendo un enorme cambiamento nel vestiario dei giovani afroamericani e contribuendo, allo stesso tempo, al diffondersi di nuove forme artistiche come i murales/graffiti o la breakdance. Il Rap, invece, costituì dell’Hip Hop la parte ben più radicata nell’esperienza quotidiana dei giovani afroamericani e ben più militante. […]

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  3. […] abbiamo conosciuto il Rap subito nella sua forma più rivoluzionaria. Parliamo ovviamente delle Posse, dei concerti nei centri sociali, degli Assalti Frontali, 99 Posse, Frankie Hi NRG e di tutta […]

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