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RAP: Il Linguaggio Nero

Negli anni recenti l’Hip Hop ha incontrato con la censura più problemi
che il resto della musica, questo perché molti testi Rap
contengono un linguaggio scurrile, ricco di imprecazioni,
termini forti che in più occasioni
hanno incontrato la critica dell’opinione pubblica
che sosteneva che questo tipo di linguaggio potesse avere delle cattive influenze
sul giovane pubblico che più di tutti ascoltava questo genere di canzoni.
Molti considerano il Rap come l’espressione stessa della volgarità,
in realtà questa è una caratteristica di determinati rami della musica Rap,
come il Diss-Rap o il Gangsta Rap, tipologia di Rap in cui il rapper
racconta ed esalta la vita violenta e le vicende pericolose dei gangster del ghetto,
presentandola come uno stile di vita stupefacente
al quale ognuno dovrebbe aspirare.
La cultura Hip Hop nasce nel Bronx, a New York agli inizi degli anni ’70.
Storiograficamente, lo scenario in cui affonda le sue radici
sono le feste nel palazzo dei fratelli Campbell,
che a partire dal 1973 diventano un punto di riferimento
per gli immigrati afroamericani della zona.

Il contesto sociale in cui si sviluppa il linguaggio
è dominato dalla povertà, dal degrado e dalla criminalità.
L’uso di imprecazioni, parole illegittime, bestemmie e ingiurie
che questa tradizione ha sviluppato, è stata rivendicata dai rapper
come linguaggio nero.
Per i neri infatti la parolaccia è un’espressione di rifiuto e di provocazione.
E se una parola è sporca alle orecchie di un bianco,
allora sicuramente sarà perfetta per un nero.
Termini come Bling-Bling per esempio fanno parte del linguaggio Rap
a partire dagli anni ’90.
Formalmente questo termine indica la luce che riflettono
l’oro ed i gioielli quando sono colpiti da essa,
sostanzialmente il termine rappresenta l’attitudine,
da parte di una fetta consistente degli artisti Rap,
al riscatto sociale e alla successiva ostentazione di status.
Infatti l’uso spregiudicato del linguaggio nel Rap nasce come risposta
alle aspirazioni ed i desideri di riscatto sociale:
il suo successo nel corso degli anni,
che ne ha segnato l’ingresso nell’industria musicale e dell’entertainment,
ha fatto sì che questi bisogni potessero essere soddisfatti
facendo evolvere il Rap da voce di una subcultura a vero e proprio business
e questo è stato possibile anche grazie alle novità introdotte
in ambito linguistico attraverso il coinvolgimento delle nuove generazioni nel Rap.

Questo modello di comunicazione linguistica, che si avvale della parolaccia,
si applica integralmente al Rap.
Fondamentale risulta essere il contesto
nel quale vengono collocati determinati avvenimenti
che hanno caratterizzato in modo particolare anche il linguaggio nel Rap.
La brutale repressione che la gente afroamericana viveva in quegli anni
fu un enorme spinta per dare luogo a nuove forme di arte e nuove forme espressive.
Le feste organizzate da DJ Kool Herc
diventano per i giovani del ghetto un’opportunità
per migliorare la propria vita quotidiana,
dando un senso al disordine causato da violenza, degrado, oppressione e povertà:
l’Hip Hop nasce come un nuovo spazio culturale per esprimersi,
manifestando la propria personalità
e sognando riscatto sociale, libertà, progresso.
Per tale motivo risulta naturale l’uso di un determinato linguaggio,
in quanto è strettamente legato ai contesti sociali vissuti nei vari periodi
che hanno caratterizzato la storia della cultura Hip Hop.
In questo panorama si sviluppa anche la cultura del “dissing
dove il Rap inizia ad avere delle connotazioni più provocatorie.
È come se il Diss-Rap voglia in un certo senso “ripulire” il Rap dalla musicalità
ricollegandolo alla durezza della vita di strada.
L’uso dello “linguaggio nero“, in particolar modo in ambito musicale,
è molto spesso ridicolizzato dagli estranei al settore
e da coloro che temono un’influenza negativa sui teenagers.

In realtà c’è da considerare che il linguaggio umano è sempre stato
e continua ad attraversare continue fasi di evoluzione e costante re-invenzione
e lo slang altro non è che il risultato dell’evoluzione naturale del linguaggio.
Aver raggiunto il proprio obiettivo di riscatto
ed entrare in contatto con possibilità di consumo,
prima irrealizzabili, fa sì che l’ostentazione materialistica
diventi un mezzo per manifestare il proprio successo,
per dimostrare di avere sconfitto le difficoltà e la repressione.

Cultura popolare e cultura Hip Hop si contaminano:
a stilemi di consumo che rappresentano la prima
si alternano nei testi immagini di disagio, protesta, droga, disordine sociale.
Questa giustapposizione degli opposti è da ricollegare
all’esigenza tipicamente Hip Hop di “Keep it Real”,
esprimendo sé stessi e le proprie esperienze
senza dimenticare il tessuto sociale originario di riferimento
e allo stesso tempo di “Makin’it”, raggiungere il proprio obiettivo di riscatto sociale.
La contaminazione con la cultura popolare
ha fatto sì che le parole utilizzate nei testi
fossero sempre più spregiudicate, questo accade anche perché i testi musicali,
spesso, non fanno altro che riflettere la metamorfosi della società.

(IMDL)

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3 risposte a “RAP: Il Linguaggio Nero”

  1. […] e morbidi, con cui si destreggiavano su qualsiasi strumentale. Lungimiranti nella creazione di un proprio slang e nella flessibilità dei flow all’epoca meccanici e statici, possono considerarsi i […]

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  2. […] più ascoltate in tutto il mondo, significa relazionarsi con le radici storiche all’origine del Rap afroamericano. Per farlo occorre partire dall’esperienza collettiva dei neri in America, dai continui […]

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  3. […] Rap, ormai da tempo è diventata una musica anche per i bianchi, una musica per tutti, universale, senza confini e unificante. La voglia di rompere gli schemi e […]

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