Il mondo della musica Urban italiana,
negli ultimi 5 anni si è rinnovato in modo radicale attraverso stili innovativi,
sound sempre più contaminati e l’esplosione di un nuovo mercato musicale,
che ha permesso al Rap di ritagliarsi uno spazio importante
anche all’interno di contesti solitamente ostili al movimento Hip Hop,
come trasmissioni radio o programmi televisivi.

C’è stata un’inversione di rotta in certa Trap italiana, partita conflittuale
e underground ma diventata velocemente e irrimediabilmente istituzionale,
mainstream e commerciale.
La vena creativa si è inaridita, non ha granché di nuovo da raccontare
e questo ritorno a una Trap più scura e spigolosa
è anche legato a diversi compromessi.
Negli ultimi anni infatti la Trap sembra aver perso terreno,
dando spazio alla cosiddetta musica Urban, un mix tra R&B, Rap, Trap e Pop,
più idoneo alla diffusione radiofonica e ad pubblico più aperto alle nuove sonorità,
che ormai riesce a scalare le classifiche degli album e dei singoli:
un genere che accomuna Rkomi, Blanco, Capoplaza, Marracash, Lazza, Gué,
Salmo, Shiva, Mambolosco che con i loro rispettivi album
(Marra ne ha addirittura due nella Top 20)
rappresentano bene un Rap più maturo e consapevole,
adatto anche a un pubblico over 30,
mentre altri che hanno recentemente calcato la scena attuale
sono riusciti a dare un notevole contributo musicale
dando l’opportunità anche ad un pubblico più giovane
di “affezionarsi” a questo genere.
Sorpassati dalle nuovissime leve
quali Paky, Rondodasosa, Rhove, Simba La Rue e tanti altri,
dai contenuti più espliciti e dall’immagine più pericolosa e meno sofisticata,
alcuni dei trapper di successo hanno tentato di rinfocolare la loro credibilità di strada
con pezzi più crudi e collaborazioni tattiche, atte a pattugliare il territorio.

Interessante a tal proposito è il percorso di Lazza (Jacopo Lazzarini)
un rapper e pianista milanese classe 1994
(si è formato studiando musica classica al conservatorio)
che sin da adolescente si è fatto notare per le sue grandi abilità tecniche
messe in mostra nelle battle di freestyle in giro per l’Italia
che gli hanno fatto conquistare subito una buona notorietà.
Fino alla partecipazione al Festival di Sanremo
l’artista non era mai riuscito in pieno a farsi apprezzare da un pubblico più ampio.
Molti pregiudizi hanno caratterizzato il percorso del cantante.
In molti hanno sempre considerato Lazza uno spocchioso
capace di rappare solo affrontando argomenti materialistici e privi di contenuti.
In realtà il rapper aveva già dato prove del suo spessore artistico
proponendo un disco come “Sirio”.
Lazza mantiene intatto il suo stile tamarro,
ma in questo terzo capitolo della sua carriera si apre di più
e racconta anche lati più personali e riesce ad aprirsi completamente
arrivando a toccare temi che rendono i testi privi di banalità.
Infatti il disco arriva da un periodo buio e per questo ha atmosfere più malinconiche.
È sicuramente l’album più maturo del suo percorso
in cui non tradisce mai le radici Rap, ma dove riesce comunque a sperimentare,
giocando con i suoni, con la metrica e le rime.

Un altro artista interessante nel panorama Urban italiano è sicuramente Shiva.
La carriera di questo artista è un treno che non si ferma mai
e che continua a viaggiare senza sosta:
ogni progetto del rapper di Milano Ovest
è contestualizzato in un periodo artistico-musicale unico
e completamente diverso dal precedente.
Per questo motivo i diversi lavori dell’artista
sono decisamente diversi tra loro
nonostante lo stile di Shiva resti inconfondibile.
Shiva apre il suo ciclo di progetti con “Routine EP“,
accolto in modo piuttosto negativo dalla critica e seguito da un altro flop:
“Auto Blu“.
Successivamente Shiva è riuscito a invertire la rotta attraverso scelte ben studiate,
trasformando la sua reputazione da rapper burattino della major
ad artista stimato in tutta Italia per la sua tecnica, il suo stile e il suo valore artistico.
Nel periodo della sua “rivincita”, cioè il biennio 2021-2022,
sono arrivati il convincente disco “Dolce Vita“,
diversi featuring e singoli di qualità,
l’EP a tema romantico “Dark Love” e, ora,
il quarto disco in studio “Milano Demons“.
Shiva è un artista musicalmente iperattivo,
l’identità del rapper, è stata ben costruita in modo talmente chiaro
da non lasciare spazio a equivoci.
Tutto ciò che ha fatto è perfettamente coerente con il suo percorso artistico
e si concilia perfettamente con il suo background.

Negli ultimi anni la musica Urban ha conosciuto anche un nuovo artista: Mambolosco.
Il rapper, classe 1990, è cresciuto negli Stati Uniti,
dove torna spesso a visitare la famiglia paterna.
Il suo disco d’esordio del 2019, “Arte“, è stato certificato “Disco d’Oro“.
Un progetto nato anche grazie all’aiuto negli anni del collettivo Sugo Gang,
che si è formato a Vicenza, città natale di Mambolosco.
Il rapper ha collaborato con diversi artisti della scena Urban italiana,
tra cui Tony Effe, Pyrex, Shiva, Enzo Dong e Boro Boro.
Insieme a quest’ultimo, suo collega e amico,
ha realizzato nel 2020 il suo secondo album, il joint album “Caldo“.
Il disco si è posizionato per quattro settimane consecutive
nella Top 20 degli album più venduti.
Questo artista negli ultimi anni ha saputo farsi strada nel mondo del Rap
affermandosi come uno dei talenti più a fuoco dello scenario attuale.

Il metodo di diffusione della musica che permette, con pochi euro al mese,
di accedere istantaneamente a un catalogo di circa 80 milioni di canzoni,
è sicuramente un vantaggio che il pubblico apprezza volentieri.
Ma gli ascoltatori si aspettano anche qualcosa che duri nel tempo.
Questi discorso interessa anche le Major e gli ascolti sulle piattaforme digitali,
in quanto se un prodotto dura poco,
le stesse Major non avranno la possibilità di generare ricavi futuri
attraverso i vari cataloghi musicali.
Delle decine di nomi spuntati nella scena Trap nostrana molti saranno dimenticati
perché d’ispirazione troppo volatile e produzione discontinua.
Le case discografiche hanno il dovere di inseguire i trend del momento,
i like sui social e a guardare ai numeri dello streaming,
ma hanno anche il dovere di tornare ad investire nello scouting
e nelle produzioni discografiche, che richiedono ingenti risorse per musicisti,
produttori, arrangiatori e autori di qualità.