
Mare Fuori è la serie televisiva italiana dedicata alla vita di un carcere minorile ideata da Cristiana Farina e diretta da Ivan Silvestrini.
I nuovi episodi, viaggiano su livelli qualitativi decisamente più alti,
lavorando sulla crescita individuale dei vari personaggi
che spopolano le celle dell’IPM di Napoli.
La serie soprattutto nell’ultima stagione
risulta avere uno slancio più maturo e meno forzato,
laddove, nella seconda stagione si era intravisto una propensione eccessiva
e artificiosa verso i colpi di scena e le forzature narrative.
Questo aspetto è fondamentale in quanto sposta l’attenzione dello spettatore
su tematiche che spesso risultano essere inverosimili,
soprattutto quando fanno riferimento a questioni legali
strettamente connesse ai detenuti.
Lo sviluppo delle tematiche che, fino a questo momento,
non avevano in pieno toccato la serie,
viene raccontato con la forza delle emozioni senza nessuna banalità
e soprattutto mettendo in evidenza i veri drammi sociali e personali
che si celano dentro i cuori dei protagonisti principali.
Molto probabilmente, come accaduto già con le stagioni precedenti,
anche le nuove puntate debutteranno su Netflix
anche se non abbiamo ancora una data ufficiale di rilascio.

Mare fuori, per quanto continui a proporre la metafora della libertà esterna, rappresenta in ogni caso un’inversione di tendenza nuova ed efficace.
L’esistenza esterna all’IPM non può che essere ricca di opportunità
e fonte di una rinascita, il carcere è paradossalmente un luogo più sicuro
e circoscritto dove i ragazzi si sentono protetti
e dove riescono a colmare i loro vuoti attraverso i rapporti con gli educatori.
Si stabilisce una connessione positiva tra le due parti
ed è incredibile come questo legame possa definirsi autentico
tanto da prendere la forma dei legami familiari.
La crescita individuale e collettiva
e l’indipendenza dalle catene della detenzione
sono il punto di arrivo psicologico ed esistenziale
ancor prima che pratico:
il mare fuori bisogna sentirlo dentro.
È facile farsi coinvolgere da questa serie.

Per quanto esistono diverse discrepanze dalla realtà, soprattutto in campo giuridico,
il copione ci riporta comunque alla realtà, con una tensione che è notevole
in ogni singola puntata e che coinvolge in pieno gli spettatori.
La scrittura della serie riesce a dare voce ad alcuni personaggi lasciati in sospeso,
per poi crearne di nuovi,
in un continuo susseguirsi di suggestioni tematiche
che partono proprio direttamente dalla narrazione delle loro vite.
Il punto debole della serie è sicuramente il bilanciamento tra le varie sequenze
e la superficialità espressa in alcune tematiche.
La serie evidenza la crescita e la maturazione di tutti i personaggi presenti,
in perfetta linea con tutti vari archi narrativi,
ma si riscontra uno sbilanciamento di alcune componenti essenziali della trama:
c’è una concentrazione di svolte della scena
che è eccessiva nelle puntate finali della serie
e ciò sovraccarica enormemente la storia.
Sicuramente molti di questi cambiamenti repentini avranno una eco
nella stagione successiva e saranno metabolizzati meglio da parte degli spettatori.

Il regista è riuscito a costruire una messinscena unendo emozioni e concretezza, arrivando ad una maturità già presente in scrittura.
Bravissimo in particolare nella ricostruzione di alcune scene drammatiche,
così come il background di alcuni dei personaggi, sia nuovi che vecchi,
con degli emozionanti flashback dove si vede tutta la positività
e l’emotività dietro e davanti la macchina da presa.
Un racconto coinvolgente che è credibile
soprattutto grazie alle interpretazioni dei giovani attori coinvolti
che si sono dimostrati all’altezza del loro compito.
Un ruolo importante hanno anche gli attori adulti
che sono sempre al servizio degli artisti emergenti
e sempre disponibili a valorizzare le performance dei più giovani.
Mare fuori, cresce e si modifica su tutti i fronti,
con tematiche che si fanno più tristi,
ma anche con una costruzione realistica dei vari spunti narrativi.
Registicamente Ivan Silvestrini cerca di utilizzare un linguaggio metaforico,
non perdendo al tempo stesso la funzionalità
e l’efficacia del messaggio alla base della serie.
Tutto il racconto è incentrato su delle emozioni
che cercano voce e trovano spesso solo silenzi.
Il regista è bravissimo nell’esorcizzare il male per arrivare al bene
e riuscire a trasmettere un messaggio positivo
nonostante la realtà negativa che contraddistingue l’ambiente circoscritto.