Quando si parla di leggende del basket, il primo nome a venire in mente è Michael Jordan. La stessa cosa succede con le sneakers, perché le Air Jordan 1, il modello Nike ispirato al giocatore della NBA e che da lui prende il nome, si sono trasformate in una leggenda, proprio come lui.
Le Air Jordan 1 sono state lanciate per la prima volta da Nike nel novembre 1984. Queste sneakers sono in tutto e per tutto un omaggio a THE GOAT, soprannominato così per le sue doti atletiche ed il suo gioco aereo.
Da quel momento in poi, Nike lanciò il brand Jordan, inizialmente solo per queste scarpe. Il brand sfornava un modello nuovo ogni anno, che veniva indossato da Michael Jordan nel corso della stagione, già dal suo primo anno da professionista.
Le prime Air Jordan 1, per usare un termine del dizionario dello sneakerhead, erano delle signature shoes o player edition, cioè delle scarpe realizzate su misura per un atleta. L’enorme hype generato dal giocatore dei Chicago Bulls portò Nike ad espandere la linea come la conosciamo oggi, realizzando t-shirts, felpe e shorts, non solo da basket, ma anche streetstyle.
Ad oggi sono stati realizzati 34 modelli di Air Jordan, che vengono identificati con i numeri romani progressivi. Tra queste, solo alcune furono indossate da Michael in una partita della NBA, in particolare le I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XVI, XVII e XVIII.
Un debutto controverso
Eppure, all’inizio Michael Jordan non voleva firmare con Nike, anzi, voleva adidas. Al college, poi, indossava solo Converse All Star. A Jordan non piacevano proprio quelle scarpe Nike. “Sembrano le scarpe del diavolo”, disse una volta. E poi la suola era troppo alta e non gli faceva “sentire” il campo sotto i piedi. Quella considerazione però fu cruciale, perché Peter Moore ridusse la suola troppo alta dando vita ad una scarpa “diversa” che cambiò per sempre la storia del brand – e non solo.
Il debutto ufficiale sul mercato delle Nike Air Jordan 1 avvenne nel marzo del 1985. Erano delle scarpe dallo stile fresco ed esteticamente molto attraenti, in stile high top, con la tomaia in pelle. Sui lati spiccava lo Swoosh di grandi dimensioni, il logo del pallone alato dedicato alla linea Jordan e la scritta Jordan.
Le prime Air Jordan 1 erano nere e di un rosso molto acceso. Questa scelta venne criticata aspramente dalla NBA, che bandì le scarpe perché non rispettavano il regolamento sulle uniformi. Secondo il regolamento, le sneakers degli atleti dovevano necessariamente avere una base bianca e i dettagli dei colori della squadra. Ma fu proprio questa controversia a sancire il successo delle Air Jordan 1.
Il debutto fu seguito da una campagna mediatica di enorme successo, fomentata dallo spot pubblicitario chiamato in seguito “Banned Commercial“. Niente male, vero?
Il logo Jumpman
Le Air Jordan 1 sancirono anche il debutto dell’iconico logo Jumpman. Il logo, utilizzato da Nike dal 1987 per promuovere i prodotti della linea Air Jordan, rappresenta la silhouette di Michael Jordan mentre fa una schiacciata.
“L’inganno” delle Nike Air Ship
Durante il suo primo anno da rookie (’84/’85), MJ indossò un prototipo delle Air Jordan 1, le Nike Air Ship nella famosa colorway “Banned” (rossa e nera) durante una partita contro i New York Knicks. Le Air Ship erano molto simili alle Air Jordan 1. Da quella silhouette infatti Peter Moore realizzò le prime Air Jordan. Il giocatore indossò le Air Ship fino all’aprile ’85, ma nella colorway white/red per via della regola “uniformity of uniform“, secondo cui i colori delle scarpe dovevano rispecchiare quelli dell’uniforme e delle scarpe dei compagni di squadra.
Le scarpe andarono sold out in pochissimo tempo. Allora costavano 65$ ma alcuni rivenditori le piazzarono a 100, cosa che non aveva precedenti nel mondo delle sneakers dell’epoca. Michael indossò di nuovo le Air Ship “Banned” durante lo Slam Dunk Contest dell’All-Star Game nel febbraio del 1985. Dato che non era una partita ufficiale, la NBA non multò i Bulls ma ne approfittò per inviare la famosa lettera per “scoraggiare” l’uso della scarpa con i “colori del diavolo”.
Le Air Jordan 1 “UNRELEASED”
Durante la seconda stagione di Jordan nella NBA (’85/’86), Michael continuò ad indossare le Jordan 1. Fino a quando, durante la sfida contro i Golden State Warriors, si fratturò l’osso del piede sinistro. Michael perse 64 partite quella stagione. Quando tornò a giocare, Nike lo equipaggiò con un paio di Air Jordan 1 inedito, con delle cinghie di supporto alla caviglia create apposta per lui. Grazie al suo ritorno in campo, i Bulls vinsero le ultime partite della stagione e si qualificarono ai playoff, dove trovarono i Boston Celtics di Larry Bird. I Chicago Bulls persero 3-0, ma Michael segnò 63 punti – miglior prestazione di sempre nei playoff – al Boston Garden. Fu in quella occasione che Larry Bird pronunciò la famosa frase “quello era Dio travestito da Michael Jordan”.
La linea e il successo delle Air Jordan 1 proseguono tuttora, anche dopo il ritiro di Michael Jordan. Lui stesso ha voluto che diventassero testimonial del brand campioni dello sport come Carmelo Anthony, Ray Allen, Chris Paul, Blake Griffin, Russell Westbrook, Jimmy Butler, Andre Drummond, Jayson Tatum, Terrell Owens, Derek Jeter, Roy Jones Jr., Gennady Golovkin, Andre Ward, Neymar, oltre che il regista afroamericano Spike Lee.
Le leggende non muoiono mai
Nel 1986 Peter Moore e Bruce Kilgore riprogettarono le Air Jordan, ma il design non piacque a Michael Jordan, che per un pelo non lasciò Nike. Il futuro delle Air Jordan passò poi nelle mani di Tinker Hatfield. Questi disegnò le Air Jordan III, reinventando il modello con l’unità Air visibile e dando vita al logo Jumpman. Le sneakers convinsero Jordan a restare con Nike e Hatfield continuò a progettare tutte le Air Jordan a venire, fino al numero XV.
Da scarpa da basket a scarpa di culto, dal 2007 le Air Jordan 1 hanno assistito ad un rilancio del modello, giustificato dall’enorme richiesta dei classici Jordan. Tanto che, dal 1984, l’anno in cui le indossò per la prima volta MJ, hanno visto la luce centinaia di edizioni OG, per la gioia dei fan.