
DJ Shocca torna con un grandissimo disco
dopo la sua fuga dal mondo Rap durata quasi 10 anni.
Il tempo vola, ma i grandi nomi restano impressi nella memoria,
quando parliamo di artisti di questo calibro.
Shocca torna con produzioni gloriose
“droppate” da Guè, Emis Killa, Jake La Furia e lo stesso Inoki
restando fedele al suo suono,
spingendo le sue capacità e il suo talento oltre i limiti ordinari,
tornando a stupire tutti con quelle sonorità
che hanno caratterizzato per anni lo stile inconfondibile dell’Hip Hop italiano.

Sacrosanto, questo il titolo del disco, ci ricorda che,
per quanto disciplina e dedizione giochino un ruolo significativo nel gioco del Rap,
il talento e l’esperienza di personaggi come Shocca
non possono che essere apprezzati, appuntati, studiati e applauditi.
Uno degli slogan più ripetuti nell’era dello streaming è “quality over quantity”,
ovvero qualità al di sopra della quantità,
e quando parliamo di DJ Shocca non possiamo che essere d’ accordo
con questa affermazione.
Sono tracce come queste che danno un ulteriore bagliore di speranza
nell’arte dell’Hip Hop contemporaneo,
mostrando quanto questa arte sia capace di emozionare
e di scavare nell’interiorità dell’ascoltatore,
mediando con la capacità ed il talento
– necessari nella tecnica e nella matematica del Rap –
il sentimento, l’empatia.
La narrazione che a volte viene offerta nel disco
è quella di un album che cerca di portare un suono del passato
in un paesaggio sonoro diverso o evoluto che è il giorno di oggi.
Affermare e accettare che il disco possa suonare vecchio e obsoleto
alle orecchie dei più giovani è un discorso culturalmente dannoso
che va assolutamente respinto in quanto è una questione di educazione.
Se vuoi dire che ti piace il Rap devi essere educato
a saper apprezzare un lavoro come Sacrosanto.
Non ha tempo, ma ha un’anima.
Un disco che riesce a penetrare nella mente dell’ascoltatore
in modo semplice e diretto, ma che nello stesso tempo
riesce a darci una prospettiva futura del passato.

Non era facile creare questa atmosfera nel disco, ma DJ Shocca ci è riuscito in pieno.
Anche la scelta dei rappers è stata molto equilibrata
e sicuramente i nomi presenti nel disco sono un valore aggiunto
che ha decisamente elevato lo spessore musicale di questo lavoro eccezionale.
Ogni traccia riesce a trasmettere un’emozione differente
e punta a stimolare l’ascoltatore su temi che non risultano essere per niente scontati.
Le sonorità sono altamente piacevoli
e si combinano perfettamente con le liriche dei featuring presenti nel disco.
Questo progetto rappresenta sicuramente uno dei lavori più significativi
degli ultimi anni, non solo per il ritorno tanto atteso di DJ Shocca,
ma soprattutto per come il disco è stato pensato e costruito traccia per traccia.
DJ Shocca è riuscito a riportarci con la mente indietro nel passato
senza però farci mai annoiare in questo bellissimo viaggio musicale.
ll tempo sembra essere tornato a quel periodo in cui l’Hip Hop in Italia,
dopo anni di entusiasmo, sembrava essersi ridotto a una resistenza underground
fatta di progetti per appassionati,
prima dell’ennesima rinascita commerciale
che troverà in “Tradimento” (2006) di Fabri Fibra il suo punto di svolta.
Questo non vuol dire che siamo di fronte
ad una nuova spaccatura nella scena musicale,
ma piuttosto significa che in ogni caso la voglia di fare vero Rap in Italia
non è mai scomparsa.

“Sacrosanto” non è, chiaramente, un nuovo “60 Hz”
e tantomeno lo diventerà col tempo:
il suo impatto sulla scena attuale si limiterà a una fetta di ascoltatori fedeli
a questi suoni e a questo stile,
un Hardcore-Hip Hop che non fa nulla per inseguire la moda,
fieramente estraneo al passare del tempo,
ma qui abbiamo a che fare con un vero veterano del Rap game:
ha prodotto un’infinità di rapper ed ha collaborato con i più grandi artisti Rap,
ed è riuscito a distanza di anni a regalarci comunque un capolavoro.
Questo è Sacrosanto.

(IMDL)

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