“The Score” dei Fugees, disco simbolo dell’Hip-Hop anni ’90

Sono passati 27 anni da “The Score“,
un capolavoro che racconta la storia
di una giovane Lauryn Hill, di Wyclef Jean e di Pras Michel
che da soli si occuparono della scrittura
della maggior parte dei testi della produzione dei brani.

Lauryn Hill lo ha definito un “audio-film”
che racconta una storia anche con tagli e interruzioni nella musica.

Il “Sound” non è solo classico Boom Bap:
The Score è influenzato da più generi tutti riconducibili alla black music
(e noi della Stanza li apprezziamo tutti),
come l’R&B ma anche il Reggae,
evidenti in pezzi come “No Woman, No Cry” o “Zealots“.
I sample, poi, sono un altro punto di forza di un album
perfettamente curato dall’inizio alla fine.
Sebbene si tratti di un album rap uscito negli anni ’90,
nei testi di “The Score” si fa poco riferimento ai temi tipici di quegli anni.
La volontà era quella di dar vita a un tipo di arte
che tutti avrebbero potuto apprezzare.

Emblematica è una delle barre più famose di Lauryn Hill:
“so while you’re imitating Al Capone, I’ll be Nina Simone
and defacating on your microphone“.
Qui Lauryn manifesta un’importante presa di posizione:
quella di allontanarsi dagli stereotipi dei rapper duri
e mostra l’altra faccia della musica,
quella vicina a Nina Simone,
quella che vuole raccontare in maniera autentica un “qualcosa”.
Il secondo album dei Fugees è anche la consacrazione di Lauryn Hill.
La sua voce dolce e al tempo stesso tagliente
è ciò che ha permesso a “The Score” di diventare immortale.
La capacità di rappare ma anche quella di cantare
è stato l’aspetto che forse più di tutti ha permesso a Lauryn Hill di prendersi la scena.

Miglior Album Rap ai Grammys del 1996 e 7 platini (senza gli streaming),
The Score è l’album di un gruppo rap più venduto nella storia.
Ciò è stato possibile perchè i Fugees , con la loro forte personalità,
hanno abbattuto le barriere,
arrivando ad un pubblico anche al di fuori del mondo Hip-Hop.
L’aspetto incredibile è che anno dopo anno
sembra che il disco acquisisca sempre più valore,
come se con il passare del tempo si comprendessero meglio i suoi lati sconosciuti.
Ma è questa, in fondo, la bellezza di The Score:
un pezzo d’Arte che si scopre diverso
e per questo sempre più bello ascolto dopo ascolto