Il compressore è un processore che agisce sulla dinamica di un segnale audio, intervenendo in attenuazione sui picchi massimi del segnale.
In parole semplici, il processore agisce riducendo l’ampiezza
di una porzione di segnale che supera una certa soglia (impostata).
Riducendo i picchi massimi del segnale, ma lasciando inalterato il livello in dB,
i picchi minimi saranno più udibili,
in questo modo la dinamica del segnale risulterà ridotta.
La finalità di questo strumento non è solo di comprimere la dinamica del segnale,
ma anche quella di “enfatizzare” i dettagli del suono
nascosti nei picchi minimi del segnale.
Il compressore agisce in base al livello di tensione in ingresso,
può lavorare in due modalità diverse:

Peak:
Il compressore ha una risposta ai picchi di segnale,
quindi lavora esattamente in base all’ampiezza del segnale in ingresso.

RMS:
Il compressore ha una risposta al RMS (Root Mean Square),
quindi lavora in base al valore efficace (≅70% dei picchi),
quindi ha un andamento che produce meno scatti.

Andiamo ora ad analizzare e comprendere i parametri principali del compressore.

THRESHOLD (SOGLIA)
Si esprime in decibel (dB).
E’ il parametro che ci permette di decidere la soglia sopra la quale
il segnale inizia ad essere attenuato, quindi compresso.
Sotto la threshold non avviene nessun intervento, il segnale rimane invariato.
Più il valore della threshold è basso e più ci sarà intervento
da parte del compressore sul segnale.

RATIO (RAPPORTO)
Si esprime con un rapporto N:1.
E’ il parametro che agisce sulla quantità di riduzione di ampiezza
al di sopra della soglia.

Alcuni valori tipici sono:

1:1 Non c’è compressione (bypass).
2:1 Il valore di ampiezza (dB) viene dimezzato.
(es. il segnale supera la soglia di 10 dB, quindi verrà attenuato a 5 dB sopra la soglia)
3:1 – 4:1 Il valore di ampiezza viene attenuato di 2/3 – 3/4.
(es. rapporto 3:1, il segnale supera la soglia di 3 dB,
quindi verrà attenuato di 2 dB, l’attenuazione risultante è di 1 dB sopra la soglia
)
≥10:1 Il compressore si comporta quasi come un limiter.
∞:1 Attenuazione massima, il segnale non va oltre la soglia (limiter).
In linea di massima, più è alto il valore N del rapporto
e più sarà “pesante” l’intervento.

Il valore della ratio ci da la curva di compressione.

GAIN MAKE-UP (GUADAGNO)
Si esprime in decibel (dB).
Generalmente chiamato Output,
è il parametro che permette di regolare il guadagno sul livello del segnale in uscita.
Permette di recuperare gli eventuali dB persi nell’intervento di compressione,
dando modo di riportare al livello in ampiezza originale il segnale audio trattato.

ATTACK (ATTACCO)
Si esprime in millisecondi (ms).
E’ il parametro che permette di impostare il tempo in cui,
dopo che il segnale supera la soglia,
il compressore passa dal rapporto (ratio) 1:1 al rapporto impostato (N:1).
Ritardando l’intervento del compressore vengono mantenuti i transienti istantanei
(Attack dell’ADSR), in modo che questo picco iniziale non venga attenuato,
iniziando ad agire successivamente,
attenuando progressivamente il segnale sopra la soglia.
E’ molto utile nel caso di compressione delle percussioni,
caratterizzate da transienti istantanei molto veloci.
In parole semplici, tramite l’attack,
viene impostato un ritardo sull’intervento del compressore.

RELEASE (RILASCIO)
Si esprime in millisecondi (ms).
E’ il parametro che permette di impostare il tempo in cui,
dopo che il segnale scende sotto la soglia,
il compressore passa dal rapporto (ratio) impostato (N:1) al rapporto 1:1.
E’ utile per controllare l’ampiezza della coda del segnale,
omogeneizzandola all’azione del compressore sopra la soglia di intervento.

KNEE (CURVA DI COMPRESSIONE)
Si esprime attraverso un numero N.
E’ il parametro che permette di scegliere l’inclinazione della curva di compressione.
In pratica permette di rendere l’intervento del compressore più “dolce” o più “duro“.
Se la curva è dolce (Soft Knee), più sarà l’intervento del compressore graduale, iniziando l’intervento prima che il segnale raggiunga la threshold (soglia) impostata,
rendendo i risultati più naturali.
Se la curva è dura (Hard Knee) l’intervento del compressore è istantaneo
dalla threshold impostata,
rendendosi utile in casi in cui si hanno transienti molto veloci.

STRUTTURA DEL COMPRESSORE
In maniera generale possiamo strutturare il compressore per blocchi:
VCA: è il modulo che effettua la compressione.
Detector: è il circuito che analizza i picchi di segnale,
riconoscendo quali sono quelli che superano la threshold (soglia),
inviando un segnale di controllo al VCA per la compressione.
Gain Make-Up: è il modulo che permette di effettuare un guadagno
sul segnale in uscita, recuperando i dB persi durante la compressione.

PERCORSO DEL SEGNALE
Il segnale in ingresso al compressore viene separato (split) e inviato al detector,
che analizza il segnale sopra la soglia, e al VCA.
Il detector comanda il VCA che comprimerà il segnale in base ai parametri impostati.
Successivamente il segnale in uscita dal VCA andrà al Gain Make-Up
che amplificherà il segnale in uscita in base al parametro impostato.
In alcune tipologie di compressore obsolete il segnale in ingresso non viene splittato,
ma inviato al detector direttamente dal VCA (Feed-Back).

KEY INPUT
Il Key Input è un ingresso, attivabile da un interruttore on/off,
posto nel percorso che va al detector.
Inserendo una sorgente diversa nel detector è possibile far lavorare il compressore
secondo il livello della sorgente esterna e non più della sorgente in ingresso.
Un chiaro esempio di utilizzo è quello della compressione del basso
in base alla cassa (Kick) della batteria.
Spesso i due segnali, aventi frequenze simili, si sovrappongono.
Quindi viene compresso il segnale del basso in base al livello del segnale della cassa,
rendendo il mix risultante più distinto.

SIDE-CHAIN
Il Side-Chain è un’ingresso insert posto nel percorso che va al detector.
E’ un ingresso Insert che permette di deviare (send) il segnale inviato al detector
in un processore esterno, per poi farlo tornare (return) verso il detector.
In questo modo si riesce a trasformare il segnale originale inviato al detector.
Questo metodo è molto utile nel caso in cui si vuole comprimere
solo una certa banda di segnale, utilizzando un processore di spettro
che filtra il segnale, lasciando invariata la banda da trattare.
Oppure enfatizzando una certa banda,
portandola sopra la soglia per comprimere solo quella (es. De-Esser).
Può essere anche utilizzato come Key Input inserendo solo la sorgente nel return.

TIPI DI COMPRESSORE
In base alla tecnologia utilizzata per i circuiti interni,
esistono varie tipologie di compressore.
La scelta del tipo di compressore da utilizzare va dalla componentistica
al “colore” del suono risultante,
passando per parametri come velocità, larghezza di banda e fedeltà
(naturalezza) del risultato.

Vediamo i più caratteristici cercando di analizzare le differenze.

VCA
Nei compressori VCA il segnale passa attraverso dei circuiti a stato solido (transistor).
E’ la tipologia di compressori più diffusa per via di un basso costo
ed occupano poco spazio,
pur mantenendo una qualità, velocità e larghezza di banda ottima.

FET
I compressori FET sono molto simili ai VCA,
il segnale viene trattato sempre da transistor,
ma da una particolare tipologia chiamata FET (Field-Effect Transistor).
La caratteristica che li distingue dai VCA è la velocità di risposta,
molto più veloce, che li rende adatti a segnali audio
con transienti molto veloci (percussioni).

VALVOLARI
In questo caso, nei compressori valvolari, al posto dei transistor,
vengono utilizzate le valvole.
La valvola è l’antenato del transistor, infatti è una tecnologia alquanto datata,
ma che viene mantenuta ed utilizzata sopratutto per il “colore
che le valvole danno al segnale risultante.
La “pecca” è che sono molto ingombranti.
I modelli di compressori valvolari variano anche
per il numero di valvole poste nel circuito.
La velocità risposta del compressore è molto lenta,
infatti non sono adatti a segnali con transienti veloci.

OPTO
L’azione del compressore Opto non è data dal segnale audio in ingresso
come per gli altri, bensì dall’intensità di luce in ingresso.
Capiamo meglio:
l’intensità del segnale in ingresso viene convertita in segnale luminoso
emesso da un LED e captato da un fotoresistore o fotodiodo.
L’intensità della luce emessa dal LED è proporzionale all’intensità del segnale audio.
Quindi, più luce riceve il fotoresistore o il fotodiodo,
più il segnale in uscita viene compresso.
La velocità di risposta del compressore Opto è molto dolce (Soft Knee),
rendendo la compressione più naturale.

CONCLUSIONI
A questo punto dovresti conoscere ogni dettaglio di un compressore,
quindi puoi iniziare ad usarli avendo piena coscienza di cosa stai facendo.

Spero che questo articolo ti possa essere stato d’aiuto.
Se ti sono venute in mente delle domande, scrivici nei commenti!

A differenza di gran parte della musica di largo consumo,
il Rap non viene suonato da strumenti musicali nel senso tradizionale del termine:
al posto di chitarre, basso e batteria,
viene utilizzato il campionatore, una macchina, o un software,
in grado di registrare frammenti da dischi,
CD o da qualsiasi tipo di fonte audio e di cucirli insieme
creando i tappeti musicali sui quali i rapper articolano le proprie rime.
L’approccio compositivo non è, quindi, quello del musicista,
ma quello del DJ.
Per creare le proprie canzoni si utilizza musica già registrata,
ricombinandola in modo originale.

Kool DJ Herc

Da genere di “nicchia” il Rap è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante
anche all’interno della musica italiana in generale.
Perfino una manifestazione canora come Sanremo
negli ultimi anni ha ospitato diversi rappers.
Va certo ricordato che il Rap più crudo a Sanremo stonerebbe comunque un po’.
Le canzoni presentate vengono sempre addolcite, confezionate e infiocchettate
in modo da essere più facilmente accessibili ai milioni di telespettatori
dai gusti eterogenei e dalle orecchie poco abituate
a raffiche di rime a tempo di rullante
Nonostante la nuova diffusione del genere musicale Rap,
quando invece parliamo di Hip Hop ci rendiamo conto che questa “cultura musicale
riguarda ancora un pubblico minore, ma pur sempre fedelissimo alla causa. 
La prima espressione che abbiamo conosciuto,
di quella che avremmo poi scoperto essere la cultura Hip Hop, è il Writing.
O meglio: le lettere giganti ed intrecciate
che vedevamo nascere sui muri della nostra Città,
sui vagoni dei treni locali e sotto i porticati delle case popolari
dove giravamo negli anni 2000.


L’eccessivo purismo dell’epoca ha individuato negli Articolo 31 e nei Sottotono
i principali capri espiatori, colpevoli di aver portato la musica al grande pubblico,
guadagnando anche del denaro, cosa inammissibile per la mentalità dell’epoca.
L’underground contro il commerciale è stato un tema caldo
fino ai primi anni del 2000.
In quegli anni, essere additati come “Sucker“, anche solo per gioco,
era il peggior insulto che un B-boy potesse ricevere.
All’epoca esistevano regole rigide che erano improntate su determinati valori
che risultavano essere fondamentali per il rispetto di quella cultura musicale.
 Il vero MC, inteso come “Maestro di Cerimonia
doveva avere delle caratteristiche ben precise.
La componente del messaggio è fondamentale,
così come la ricerca di uno stile personale, di una firma,
possedere un senso spiccato di intrattenimento, avere flow, metrica, rime originali.

Le discipline Hip Hop possono essere intese metaforicamente come uno sport,
dato l’elemento competitivo,
se pensiamo al breaking difficilmente si può parlare di una metafora.
Il breaking infatti è un’impegnativa attività fisica
che collega l’abilità tecnica e la forza muscolare del ginnasta,
unita alla sua tensione agonistica, con l’espressività della danza,
il tutto condensato in coreografie, similmente alle scritte elaborate dai writers,
destrutturate e sinuose allo stesso tempo.
Evolutasi come disciplina quasi esclusivamente maschile,
il breaking consente di dar sfogo al bisogno di esprimere la propria corporeità,
di metterla alla prova, mostrarsi e mostrare la propria forza fisica
valore molto sentito in tutte le culture di strada
in un contesto dove l’aggressività si relaziona inaspettatamente
con l’armonia ed il ritmo, la forza si modella e diviene forma,
dove il gesto violento si trasforma in comunicazione,
dove esercitandosi a dare forma al proprio corpo,
si attivano processi di cambiamento profondi.
Un altro importante aspetto del breaking è il fatto che sia una disciplina
praticata in strada, sia nei momenti di allenamento sia in quelli di esibizione.
Per gli adolescenti ciò li porta a rapportarsi in un modo inedito al contesto urbano.
La strada è luogo abituale di ritrovo,
protagonista di importanti momenti di svago e socialità

Le quattro discipline che constituiscono l’Hip Hop
e che hanno sviluppato nuove forme
pur restando sempre fedeli a determinati valori
sono fondamentali per la creazione di nuovi modelli musicali
a cui oggi si ispirano anche i veterani della musica Pop italiana.

I produttori di musica Rap, nella tradizione del djing Hip Hop,
utilizzano come materia prima per le proprie creazioni
i dischi ed i suoni che li circondano e che meglio conoscono
perché caratterizzano o hanno caratterizzato la propria vita:
dalle canzoni dei genitori ascoltate durante l’infanzia ai propri musicisti preferiti.
Rielaborando questi suoni, il produttore Hip Hop ripercorre la propria identità
ed il cut up, la tessitura meticcia che risulta nel prodotto finito,
si rivela un importante strumento per rappresentarsi,
per avere una visione sinottica e in qualche modo strutturata
del proprio essere molteplice.
Per questi ragazzi costruire basi di musica Hip Hop,
elaborando e ricombinando elettronicamente tale panorama di suoni,
vuol dire ridefinire la propria identità e creare uno specchio
nel quale vedersi e contenersi
senza dover per forza scegliere chi essere in una logica di esclusione.
Si tratta di una differenza di processo che ne determina un’importante peculiarità
non solo dal punto di vista strettamente musicale:
comporre basi di musica Rap costringe gli autori a confrontarsi
con frammenti del proprio vissuto e della propria esperienza,
con approccio trasformativo.
E’ facile notare come ciò possa divenire significativo, in particolare,
per gli adolescenti figli di immigrati,
per i quali la musica ascoltata in casa è quella del paese d’origine,
mentre quella che si fruisce attraverso il personale iPod
è tipica del luogo di vita attuale.
Il genere Hip Hop unisce le persone, fonde culture musicali
e dà vita a qualcosa di nuovo e di unico.
Nasce e si afferma come strumento di protesta
nelle mani di tutti quei membri della società, che si sentivano incompresi
La trasversalità, è il lato che amiamo di più dell’Hip Hop, perché,
al di là di ciò che ogni tanto diventa nelle mani delle “persone sbagliate”,
è un genere che ci obbliga ad interessarci a tutti quei suoni
che l’hanno composto, elevato, distinto.

L’Hip Hop è, inoltre, un orecchio attento sulla condizione della gente,
è l’arte del toasting, è puro groove.