
Jamil, conosciuto anche come Jamil Baida.
Rapper classe ‘91, nato in Italia con origini persiane.
Appassionato di cinema, cura regia e montaggio di tutti i suoi videoclip musicali.
Conosciuto anche per la sua abilità nei dissing.
Dopo un disco ufficiale intitolato “Il Nirvana”
e due mixtape “Black Book” e “Black Book 2“,
fonda il suo gruppo ed etichetta indipendente Baida Army.
Pubblica l’album “Most Hated” e la Deluxe Edition, con cinque brani inediti.
Il suo terzo album ufficiale è “Rap Is Back“, un progetto personale e introspettivo,
per questo senza featuring.
FLOW è il nuovo album disponibile dal 27 Gennaio 2023.

Nel rap italiano Jamil è sempre stato una mosca bianca:
con il suo modo di fare provocatorio e diretto,
nel corso degli anni è stato protagonista di diversi dissapori
con esponenti più o meno conosciuti della scena,
attirando odio e facendosi diversi nemici in ambito musicale.
Chi è fan di Jamil lo è anche per questo suo modo di fare,
forse fin troppo schietto e senza filtri.
Dopo “Rap is Back” e “Most Hated“,
dove Jamil non aveva brillato in modo particolare
e si era beccato un bel po’ di critiche,
con “Flow” ci porta un disco più solido, diverso dagli altri,
anche se Jamil è sempre lo stesso,
anzi sembra essere in forma migliore rispetto all’ultimo progetto,
quasi come se avessimo a che fare con un nuovo Jamil.
Certo, il rapper è uno di quegli artisti che o li ami o li odi,
non è un artista da hit o che ascolti tanto per,
ma questa volta il disco risulta essere davvero coinvolgente.
Ascoltando bene le tracce ci sono diversi spunti interessanti,
così come notevoli sono i featuring, anche quelli pochi, ma efficaci.

Il disco non nasconde le sue intenzioni:
far risorgere l’artista dopo il flop del lavoro precedente.
Purtroppo “Rap is Back” risultava un disco senza novità,
con un Jamil poco ispirato o originale.
L’idea di prendersi l’enorme responsabilità
di riportare un genere che sulla carta funzionava alla perfezione,
ma nella realtà un po’ meno non fu un idea brillante.
Stavolta il rapper veronese ha saputo rimediare agli errori
e questo suo ritorno in gran stile non può che fare piacere.
Nel disco si riscontra un evidente riferimento al 2020
e a quell’album che sembrava l’avesse segnato irrimediabilmente (“Mamma Scusa”), collegandosi poi a quelli che sono gli intenti del nuovo progetto.
“Flow” cambia rotta anche a livello di beat:
Jamil opta per produzioni diverse dalle solite,
anche per offrire nuovi stimoli all’ascoltatore,
puntando su sonorità morbide e senza esagerare con l’utilizzo dell’autotune.
Gli ospiti sono tanti e ben distribuiti all’interno della tracklist:
Fedez in “L’Odio“,
dove finalmente torna a rappare con una strofa molto diretta
e eclissa abilmente Jamil.
Inoki su BPM insolitamente bassi per lui,
Jake la Furia ed Emis Killa in due brani diversi tra loro,
ma comunque street (“Leader” e “Zona”),
Nayt in un banger clamoroso (“4AM”),
Mr. Rain in un brano dai toni delicati (“Siamo Qui”),
oltre a Nyv e Niko Pandetta rispettivamente presenti in “France” e “Sicario”.
Jamil da solo ha cercato di mantenere alto il livello
e con brani come “TN Squalo”, “Don’t Lie” e “Male”
completa il quadro rendendo “Flow” un lavoro ben strutturato,
che riporta a galla le qualità di un artista spesso sottovalutato dal pubblico.

Il concept dell’album è concentrato sullo status guadagnato negli anni dal rapper
che, dopo un lungo periodo di attività, decide per una sperimentazione ben mirata,
ma che nello stesso tempo potesse mantenere il modo di scrivere
che ha sempre contraddistinto lo stile dell’artista.
A questo proposito, la necessità di accogliere nuove sonorità nel proprio repertorio
ha permesso a Jamil di far emergere un lato più introspettivo,
come testimonia il brano “Siamo Qui” con Mr. Rain e Sad.
Jamil è un artista che va giudicato in base al suo percorso complessivo.
Il brano “Mamma Scusa“, in cui il rapper sviscera il periodo tormentato in cui uscì l’ultimo criticato album “Rap is Back“, mette in luce il bisogno di sfogarsi e di raccontarsi: prerogative principali di “Flow“
e del momento attuale vissuto da Jamil dopo due anni di pausa.

Il disco risulta essere piacevole all’ascolto
e mette in evidenza delle qualità canore dell’artista
che fino a questo momento ci erano sconosciute.
Jamil aveva sempre optato per uno stile decisamente meno “sonoro“.
La riuscita di questo lavoro sta anche nella capacità dell’artista di mettersi in gioco
e di accettare un cambio direzionale
per offrire al pubblico un esperienza emozionale nuova.
(I.M.D.L.)