Per chi ama produrre musica, registrare brani e comporre canzoni uniche,
capire come funziona un equalizzatore audio
e qual è il migliore per le proprie esigenze di Home Studio è essenziale.
Certo, probabilmente si ti occupi già di produzione
avrai già avuto modo di lavorare con qualche EQ,
magari sotto forma di plugin per la tua DAW.
Tuttavia, se vuoi dare il meglio
e trasformare la tua passione in una carriera professionale
devi comprendere il funzionamento di questi strumenti.
L’equalizzazione delle proprie tracce può fare la differenza
tra un brano discreto e una hit di successo.

C’è una buona notizia però:
una volta appresa la teoria potrai applicarla a tutti gli strumenti in commercio,
a prescindere dal genere che suoni.
Dedicando 10 minuti del tuo tempo allo studio della teoria del suono
costruirai solide basi per poter crescere come professionista
ottenendo il successo che meriti.

Cos’è un equalizzatore?
Le 5 tipologie

Gli equalizzatori sono uno strumento fondamentale
per manipolare un segnale audio (insieme ai Filtri).
In sostanza un equalizzatore è un circuito (o un software digitale)
che può amplificare o attenuare uno specifico insieme di frequenze
lasciando tutte le altre inalterate.
In pratica l’equalizzazione è quel processo
che ti permette di valorizzare o nascondere una parte dello spettro sonoro
che compone i tuoi brani.
L’obiettivo è molto semplice:
dare la giusta importanza alle frequenze della tua traccia,
riducendo gli elementi indesiderati.
In tutto esistono cinque tipologie di equalizzatore audio:

Equalizzatore a campana
Equalizzatore a scaffale
Equalizzatore parametrico
Equalizzatore grafico
Equalizzatore attivo o passivo

Cosa fa un equalizzatore?
I nomi delle frequenze

Abbiamo visto che lo scopo principale di un equalizzatore
è quello di lavorare sulle frequenze che compongono la tua musica.
Per comodità, nel tempo si sono affermati una serie di nomi
per indicare dei range predefiniti.
Non devi saperli a memoria,
ma siccome si usano spesso è una buona idea almeno leggerli una volta.
Di seguito trovi i nomi più diffusi e la frequenza al centro del range che indicano:

Bottom End, con centro a 63 Hz
Bottom Thump, con centro a 125 Hz
Fullness (o Mud), con centro a 250 Hz
Honk, con centro a 500 Hz
Whack, con centro a 1 kHz
Crunch, con centro a 2 kHz
Edge, con centro a 8 kHz
Sibilance, con centro a 8 kHz
Air, con centro a 16 kHz

Come usare un equalizzatore audio in home studio?

Come promesso, la parte teorica è stata davvero stretta,
adesso è arrivato il momento di darti qualche consiglio utile
per creare suoni in modo consapevole:
ora che sai ciò che stai facendo,
sta solo alla tua creatività riuscire a ottenere un risultato piacevole.
Ricordati però che per lavorare un brano in modo professionale
servono anni di esperienza alle spalle,
quindi non ti scoraggiare se i tuoi primi risultati
sembrano registrati all’interno di un capannone industriale o al centro di un tornado.

Cerca anche di dedicare tempo alle altre fasi dell’ingegneria del suono,
a cominciare dalla incisione.
L’equalizzazione non fa miracoli,
se la tua scheda audio per registrare non è di qualità,
parti già svantaggiato dall’inizio.
Per qualsiasi fase del mixaggio e della catena di mastering
troverai indicazioni pratiche all’interno di questo blog.
In alternativa puoi iscriverti alla newsletter.
Ma ora passiamo a qualche consiglio pratico
per utilizzare al meglio il tuo sistema di equalizzazione audio.

Consigli per una equalizzazione audio professionale

Vediamo insieme le risposte alle domande più frequenti sulla scelta
e sull’utilizzo di questo strumento,
così vitale per creare una musica professionale, piena e piacevole.

Equalizzatore audio analogico o digitale?

La risposta a questa domanda potrebbe prendere articoli interi,
ma la verità è che la maggior parte dei musicisti in erba non ha scelta:
utilizzare il formato digitale integrato nella tua DAW (oppure un componente plugin)
è l’unica soluzione economicamente accettabile.
Ovviamente non otterrai i risultati come se fossi nello studio di una casa discografica,
ma intanto inizierai a migliorare le tue qualità come musicista.
Tuttavia, se hai la possibilità di scegliere
ti consigliamo di impiegare un software digitale
quando sei alla ricerca di precisione e pulizia,
mentre se vuoi caratterizzare meglio il tuo sound
puoi affidarti a uno strumento analogico.

Equalizzare canali audio singoli o segnale master?

Altro dubbio che può assalire i principianti riguarda l’editing multicanale,
come un possibile equalizzatore inserito direttamente sul canale del master.
Diciamo che è una soluzione percorribile,
anzi spesso può essere l’ideale se, ad esempio, la tua strumentazione per registrare
ha evidenti lacune su specifiche frequenze.
Tuttavia, ti svelerò un segreto:
non devi lavorare ogni traccia che inserisci nel tuo programma per mixare musica,
a volte è molto meglio tenere la postproduzione al minimo,
specialmente se non sei certo di quello che stai facendo.
Quindi, se devi fare una modifica che vale per tutte le tracce,
falla pure sul canale del master.
Ma se vuoi un lavoro di precisione devi considerare i canali singoli.

Cut o Booster? Qual è la soluzione migliore?

Basandoci su quello appena detto nel paragrafo precedente,
l’errore più frequente è aumentare a dismisura le frequenze
che appaiono più importanti.
In realtà, la scelta migliore non sarebbe concentrarsi sul booster,
ma preferire il cut.
In pratica è molto meglio tagliare le frequenze indesiderate o almeno attenuarle,
invece di alzare quelle che ricercavi.

Quale equalizzatore usare nel mio home studio?

Parliamo esclusivamente di equalizzazione audio digitale per home recording:
prima di impazzire per scegliere la soluzione più adatta,
prova l’equalizzatore nativo della tua DAW.
Qualora quest’ultimo non fosse in grado di soddisfare le tue esigenze,
in un precedente articolo abbiamo trattato quali sono i migliori plugin VST da implementare.
Troverai anche indicazioni su EQ di alto livello.

Come ultimo appunto, ti consiglio di non rimanere con le mani in mano.
Anche se la postproduzione è un argomento che spaventa i neofiti,
se non inizi ora non imparerai mai.
Inoltre, ricordati che se vuoi distribuire la tua musica
è molto meglio dedicare del tempo a mixaggio e al mastering
per avere più probabilità di successo.

Il compressore è un processore che agisce sulla dinamica di un segnale audio, intervenendo in attenuazione sui picchi massimi del segnale.
In parole semplici, il processore agisce riducendo l’ampiezza
di una porzione di segnale che supera una certa soglia (impostata).
Riducendo i picchi massimi del segnale, ma lasciando inalterato il livello in dB,
i picchi minimi saranno più udibili,
in questo modo la dinamica del segnale risulterà ridotta.
La finalità di questo strumento non è solo di comprimere la dinamica del segnale,
ma anche quella di “enfatizzare” i dettagli del suono
nascosti nei picchi minimi del segnale.
Il compressore agisce in base al livello di tensione in ingresso,
può lavorare in due modalità diverse:

Peak:
Il compressore ha una risposta ai picchi di segnale,
quindi lavora esattamente in base all’ampiezza del segnale in ingresso.

RMS:
Il compressore ha una risposta al RMS (Root Mean Square),
quindi lavora in base al valore efficace (≅70% dei picchi),
quindi ha un andamento che produce meno scatti.

Andiamo ora ad analizzare e comprendere i parametri principali del compressore.

THRESHOLD (SOGLIA)
Si esprime in decibel (dB).
E’ il parametro che ci permette di decidere la soglia sopra la quale
il segnale inizia ad essere attenuato, quindi compresso.
Sotto la threshold non avviene nessun intervento, il segnale rimane invariato.
Più il valore della threshold è basso e più ci sarà intervento
da parte del compressore sul segnale.

RATIO (RAPPORTO)
Si esprime con un rapporto N:1.
E’ il parametro che agisce sulla quantità di riduzione di ampiezza
al di sopra della soglia.

Alcuni valori tipici sono:

1:1 Non c’è compressione (bypass).
2:1 Il valore di ampiezza (dB) viene dimezzato.
(es. il segnale supera la soglia di 10 dB, quindi verrà attenuato a 5 dB sopra la soglia)
3:1 – 4:1 Il valore di ampiezza viene attenuato di 2/3 – 3/4.
(es. rapporto 3:1, il segnale supera la soglia di 3 dB,
quindi verrà attenuato di 2 dB, l’attenuazione risultante è di 1 dB sopra la soglia
)
≥10:1 Il compressore si comporta quasi come un limiter.
∞:1 Attenuazione massima, il segnale non va oltre la soglia (limiter).
In linea di massima, più è alto il valore N del rapporto
e più sarà “pesante” l’intervento.

Il valore della ratio ci da la curva di compressione.

GAIN MAKE-UP (GUADAGNO)
Si esprime in decibel (dB).
Generalmente chiamato Output,
è il parametro che permette di regolare il guadagno sul livello del segnale in uscita.
Permette di recuperare gli eventuali dB persi nell’intervento di compressione,
dando modo di riportare al livello in ampiezza originale il segnale audio trattato.

ATTACK (ATTACCO)
Si esprime in millisecondi (ms).
E’ il parametro che permette di impostare il tempo in cui,
dopo che il segnale supera la soglia,
il compressore passa dal rapporto (ratio) 1:1 al rapporto impostato (N:1).
Ritardando l’intervento del compressore vengono mantenuti i transienti istantanei
(Attack dell’ADSR), in modo che questo picco iniziale non venga attenuato,
iniziando ad agire successivamente,
attenuando progressivamente il segnale sopra la soglia.
E’ molto utile nel caso di compressione delle percussioni,
caratterizzate da transienti istantanei molto veloci.
In parole semplici, tramite l’attack,
viene impostato un ritardo sull’intervento del compressore.

RELEASE (RILASCIO)
Si esprime in millisecondi (ms).
E’ il parametro che permette di impostare il tempo in cui,
dopo che il segnale scende sotto la soglia,
il compressore passa dal rapporto (ratio) impostato (N:1) al rapporto 1:1.
E’ utile per controllare l’ampiezza della coda del segnale,
omogeneizzandola all’azione del compressore sopra la soglia di intervento.

KNEE (CURVA DI COMPRESSIONE)
Si esprime attraverso un numero N.
E’ il parametro che permette di scegliere l’inclinazione della curva di compressione.
In pratica permette di rendere l’intervento del compressore più “dolce” o più “duro“.
Se la curva è dolce (Soft Knee), più sarà l’intervento del compressore graduale, iniziando l’intervento prima che il segnale raggiunga la threshold (soglia) impostata,
rendendo i risultati più naturali.
Se la curva è dura (Hard Knee) l’intervento del compressore è istantaneo
dalla threshold impostata,
rendendosi utile in casi in cui si hanno transienti molto veloci.

STRUTTURA DEL COMPRESSORE
In maniera generale possiamo strutturare il compressore per blocchi:
VCA: è il modulo che effettua la compressione.
Detector: è il circuito che analizza i picchi di segnale,
riconoscendo quali sono quelli che superano la threshold (soglia),
inviando un segnale di controllo al VCA per la compressione.
Gain Make-Up: è il modulo che permette di effettuare un guadagno
sul segnale in uscita, recuperando i dB persi durante la compressione.

PERCORSO DEL SEGNALE
Il segnale in ingresso al compressore viene separato (split) e inviato al detector,
che analizza il segnale sopra la soglia, e al VCA.
Il detector comanda il VCA che comprimerà il segnale in base ai parametri impostati.
Successivamente il segnale in uscita dal VCA andrà al Gain Make-Up
che amplificherà il segnale in uscita in base al parametro impostato.
In alcune tipologie di compressore obsolete il segnale in ingresso non viene splittato,
ma inviato al detector direttamente dal VCA (Feed-Back).

KEY INPUT
Il Key Input è un ingresso, attivabile da un interruttore on/off,
posto nel percorso che va al detector.
Inserendo una sorgente diversa nel detector è possibile far lavorare il compressore
secondo il livello della sorgente esterna e non più della sorgente in ingresso.
Un chiaro esempio di utilizzo è quello della compressione del basso
in base alla cassa (Kick) della batteria.
Spesso i due segnali, aventi frequenze simili, si sovrappongono.
Quindi viene compresso il segnale del basso in base al livello del segnale della cassa,
rendendo il mix risultante più distinto.

SIDE-CHAIN
Il Side-Chain è un’ingresso insert posto nel percorso che va al detector.
E’ un ingresso Insert che permette di deviare (send) il segnale inviato al detector
in un processore esterno, per poi farlo tornare (return) verso il detector.
In questo modo si riesce a trasformare il segnale originale inviato al detector.
Questo metodo è molto utile nel caso in cui si vuole comprimere
solo una certa banda di segnale, utilizzando un processore di spettro
che filtra il segnale, lasciando invariata la banda da trattare.
Oppure enfatizzando una certa banda,
portandola sopra la soglia per comprimere solo quella (es. De-Esser).
Può essere anche utilizzato come Key Input inserendo solo la sorgente nel return.

TIPI DI COMPRESSORE
In base alla tecnologia utilizzata per i circuiti interni,
esistono varie tipologie di compressore.
La scelta del tipo di compressore da utilizzare va dalla componentistica
al “colore” del suono risultante,
passando per parametri come velocità, larghezza di banda e fedeltà
(naturalezza) del risultato.

Vediamo i più caratteristici cercando di analizzare le differenze.

VCA
Nei compressori VCA il segnale passa attraverso dei circuiti a stato solido (transistor).
E’ la tipologia di compressori più diffusa per via di un basso costo
ed occupano poco spazio,
pur mantenendo una qualità, velocità e larghezza di banda ottima.

FET
I compressori FET sono molto simili ai VCA,
il segnale viene trattato sempre da transistor,
ma da una particolare tipologia chiamata FET (Field-Effect Transistor).
La caratteristica che li distingue dai VCA è la velocità di risposta,
molto più veloce, che li rende adatti a segnali audio
con transienti molto veloci (percussioni).

VALVOLARI
In questo caso, nei compressori valvolari, al posto dei transistor,
vengono utilizzate le valvole.
La valvola è l’antenato del transistor, infatti è una tecnologia alquanto datata,
ma che viene mantenuta ed utilizzata sopratutto per il “colore
che le valvole danno al segnale risultante.
La “pecca” è che sono molto ingombranti.
I modelli di compressori valvolari variano anche
per il numero di valvole poste nel circuito.
La velocità risposta del compressore è molto lenta,
infatti non sono adatti a segnali con transienti veloci.

OPTO
L’azione del compressore Opto non è data dal segnale audio in ingresso
come per gli altri, bensì dall’intensità di luce in ingresso.
Capiamo meglio:
l’intensità del segnale in ingresso viene convertita in segnale luminoso
emesso da un LED e captato da un fotoresistore o fotodiodo.
L’intensità della luce emessa dal LED è proporzionale all’intensità del segnale audio.
Quindi, più luce riceve il fotoresistore o il fotodiodo,
più il segnale in uscita viene compresso.
La velocità di risposta del compressore Opto è molto dolce (Soft Knee),
rendendo la compressione più naturale.

CONCLUSIONI
A questo punto dovresti conoscere ogni dettaglio di un compressore,
quindi puoi iniziare ad usarli avendo piena coscienza di cosa stai facendo.

Spero che questo articolo ti possa essere stato d’aiuto.
Se ti sono venute in mente delle domande, scrivici nei commenti!

La composizione ha una funzione importante all’interno della musica.
E’ il pilastro su cui costruire tutto il resto.

Comporre è una dote innata, che va coltivata e sviluppata nel tempo.
E’ importante avere una base teorica e conoscere la musica, i grandi compositori,
i grandi cantautori che hanno fatto la storia.
Ma poi bisogna mettere in pratica tutto il sapere attraverso la composizione,
tirando fuori quello che abbiamo dentro in quel momento della nostra vita.

Quindi studia e metti in pratica quello che impari.
Lasciati ispirare dal lavoro creativo di altri artisti,
ma poi trova la tua dimensione
Cresci come artista, mettendoti in gioco e sviluppando la tua creatività.
Una buona base sui libri di composizione musicale è un ottimo punto di partenza.
Di seguito, te ne consigliamo alcuni molto interessanti,
sia per la composizione classica che moderna.

Libri sulla composizione musicale

1) “La Melodia Popular:
Analisi, Sviluppo e Armonizzazione della Melodia nel Jazz, Pop, Rock…
di Alfonso Girardo

2) “Fondamenti di composizione.
Comprendi la musica quando la fai
di Paolo Teodori

3) “Armonia, analisi e composizione
di Andrea Cappellari e Irlando Danieli

4) “Elementi Di Composizione Musicale
di Arnold Schönberg

5) “Contrappunto e composizione
di Felix Salzer e Carl Schachter

6) “Teoria e pratica della composizione.
I grandi compositori come maestri e come allievi
di Alfred Mann

7) “Metodo di armonia e composizione musicale
di Santino Cara

8) “Elementi di Composizione per Didattica della Musica
di Francesco Villa

Ogni canzone ha una sua struttura, che può variare in base al genere
ed a come si vuole “far suonare” la canzone,
insomma in base al vestito e forma che si vuole dare.


Le parti che compongono una canzone sono:

Introduzione
Strofa
Ponte
Ritornello/Inciso
Bridge/Special
Strumentale
Coda


La strofa e il ritornello li troviamo spesso nella maggior parte delle canzoni,
non si può dire lo stesso per un ponte o un bridge o la parte strumentale.


Parti di una canzone.
Ritornello, Intro, Strofa, Ponte
Quali sono gli elementi da cui è composta una canzone?

L’introduzione:

L’intro è l’inizio della canzone che solitamente è strumentale,
con lo scopo di attirare l’attenzione dell’ascoltatore.
Per un artista è fondamentale lavorare a un intro che abbia un motivetto orecchiabile,
che piaccia, in modo tale che l’ascoltatore sia più invogliato
ad ascoltare la canzone fino alla fine.

La strofa:

La strofa è la parte che viene dopo l’intro,
che si ripete con la stessa musica, ma con un testo diverso.
Essa traccia le linee guida di una storia, è più discorsiva, riflessiva
e introduce il tema della canzone.
E’ composta da diverse battute musicali, in genere 4 o 8 battute.

Il ponte:

Il ponte è la parte opzionale, non è presente in tutte le canzoni.
La sua funzione è quella di precedere l’inciso / il ritornello.
Fa da collegamento tra la strofa e il ritornello,
per dare una sensazione di “lancio” di quello che sarà il ritornello.

Il ritornello / inciso:

Il ritornello è la parte più importante della canzone,
perchè comunica il fulcro del messaggio,
dove si libera l’emozione e si dà sfogo a quello che si vuole dire.
E’ importante che sia orecchiabile, con un testo comprensibile,
così da arrivare immediatamente all’ascoltatore e in modo efficace.
Inoltre essa ha la funzione di invogliare l’ascoltatore
affinchè ritorni ad ascoltare quella canzone.
In genere, è ripetuta allo stesso modo sia nel testo che nella melodia.

Il bridge / special:

Lo special è la parte che richiede un cambiamento radicale
(ad esempio un giro di accordi differenti),
in contrasto con la melodia e il testo che l’ascoltatore
ha ascoltato fino a quel momento.
In genere lo ritroviamo dopo il secondo ritornello,
ma non è presente in tutte le canzoni.

La strumentale:

La parte strumentale ha la stessa funzione dello special, ma è privo del testo.
Quindi è una parte musicale in cui vengono eseguiti gli assoli,
ad esempio di chitarra o pianoforte.

La coda:

La coda è la parte conclusiva della canzone, ma è opzionale,
spesso una canzone finisce con il ritornello, senza aver bisogno della coda.


Esempi di Canzoni e la loro struttura

California Gurls” di Katy Perry
è formata da Intro, Strofa 1, Ponte 1, Ritornello 1, Strofa 2, Ponte 2, Ritornello 2, Special, Ritornello 3, Coda.

Shake It Off” di Taylor Swift
è formata da Intro, Strofa 1, Ponte 1, Ritornello 1, Strofa 2, Ponte 2, Ritornello 2, Special, Ritornello 3, Coda.

All About That Bass” di Meghan Trainor
è formata da Ritornello 1, Strofa 1, Ponte 1, Ritornello 2, Strofa 2, Ponte 2, Ritornello 3, Coda.

Happy” di Pharrell Williams
è formata da Intro, Strofa 1, Ritornello 1, Strofa 2, Ritornello 2, Special 1, Ritornello 3, Special 2, Ritornello 4.

Billie Jean” di Michael Jackson
è formata da Intro, Strofa 1, Ponte 1, Ritornello 1, Strofa 2, Ponte 2, Ritornello 2, Strumentale, Ritornello 3, Coda.

Ti sarai reso conto che in stanze diverse i suoni si percepiscono in modo diverso,
ma nel tuo studio di registrazione in casa non puoi improvvisare,
deve essere percepito un certo tipo di suono.

Ciò significa che non basta comprare tutta l’attrezzatura necessaria,
come il microfono, le cuffie, i monitor da studio,
per allestire il nostro studio di registrazione in casa.
Bisogna fare in modo che l’ambiente in cui registreremo musica
sia consono e adatto per la registrazione di musica,
perchè l’acustica della stanza influisce sulla qualità del suono.

Trattamento acustico

Il trattamento acustico permette di controllare il suono all’interno di una stanza,
ha la capacità di controllare i riflessi sonori all’interno della stanza
in modo da migliorare la qualità delle registrazioni,
trasforma una normale stanza in un ambiente di registrazione adeguato.
Ad esempio i pannelli in schiuma sui muri degli studi di registrazione
hanno il compito di assorbire i riflessi sonori.

Perchè è cosi importante il trattamento acustico?

Il suono può apparire distorto in uno spazio non trattato, può apparire spento.
Perciò, se non viene data la giusta importanza anche al trattamento acustico,
si rischia di spendere molti soldi ed energia per niente.

Quando si emette un suono, quando cantiamo, quando suoniamo una chitarra ecc, 
le onde sonore si muovono dalla sorgente verso l’esterno in ogni direzione.
Una parte del suono si muove in linea retta verso il microfono,
in questo caso parliamo di suono diretto.
Il resto del suono rimbalza nella stanza in modo casuale,
molte di quelle onde sonore ritornano inevitabilmente al microfono,
in questo caso parliamo di suono riflesso.

A seconda delle dimensioni e della forma della tua stanza
e se l’hai trattata acusticamente o meno,
il cambiamento del suono può essere drastico.

Per esempio, se cantiamo sotto una doccia o in una cattedrale
percepiamo un bel suono, un suono più “sonoro” rispetto ad altre stanze,
dove il suono risulta più spento.
Questo perché ognuno di questi spazi può avere un’acustica migliore.

Per fortuna, in ogni stanza,
è possibile isolare il suono diretto
in modo da avere la registrazione più pulita possibile
e creare un ambiente di registrazione e di ascolto gradevole.

Assorbimento e diffusione

Ci sono due approcci al trattamento acustico:

L‘assorbimento si riferisce alla componente del suono che viene assorbita,
non esce da nessuna delle direzioni,
impedisce che le frequenze indesiderate
si riflettano nell’ambiente di registrazione o di missaggio.
Ci sono veri e propri assorbitori acustici 
che sono realizzati in un materiale che impedisce
all’energia sonora di rimbalzare su superfici dure come pareti e soffitti.
In questo modo viene migliorata notevolmente la qualità del suono
dell’ambiente e delle registrazioni.

Hai presente quei pannelli in schiuma sui muri degli studi di registrazione?
Ecco quelli sono degli assorbitori acustici, assorbono tutti i riflessi sonori.

Molti avvertono che il suono esce troppo ovattato,
spento” quando utilizziamo solo l’assorbimento.
Ecco che subentra un altro approccio al trattamento acustico, la diffusione.
La combinazione dei due fa uscire un suono perfetto.

La diffusione permette a qualche riflesso sonoro di sopravvivere,
funziona disperdendo riflessi problematici in diverse direzioni,
per ridurre il loro effetto negativo. 
I diffusori acustici sono realizzati in materiali rigidi disposti in modelli di altezza,
dimensioni o direzione della superficie variabili.

Nella maggior parte dei casi,
è necessaria una combinazione di entrambi gli approcci
per un efficace trattamento acustico.

I tre tipi di trattamento acustico

I tre tipi principali di trattamento che forniscono assorbimento e diffusione
sono i Bass Traps, i Pannelli Acustici e i Diffusori.

  • Bass Trap – per il controllo e l’assorbimento delle basse frequenze
  • Pannelli Acustici – per assorbire le frequenze medio/alte
  • Diffusori – per disperdere le frequenze rimanenti

Le Bass Trap sono strumenti specializzati nell’assorbimento delle basse frequenze, ma in realtà sono in grado di assorbire anche le frequenze medio/alte.
Sono pannelli fonoassorbenti a forma triangolare
da posizionare negli angoli della stanza,
sono considerati molto importanti nel trattamento acustico,
perché migliorano notevolmente l’acustica della stanza,
e sono utili soprattutto durante il processo di mixaggio.

Le Bass Trap gestiscono le frequenze più basse
e i Pannelli Acustici si occupano del resto.

I pannelli acustici, infatti, aiutano a ridurre le frequenze medio-alte
durante la registrazione e il mixaggio,
sono realizzati con una cornice rettangolare
riempita con materiale assorbente e appesa alle pareti.
Esse eliminano le onde stazionarie presenti tra due pareti contrapposte.
Solitamente vengono posizionati sui muri laterali e il soffitto,
rispetto alla posizione dove possiamo ascoltare la musica.

I Diffusori Acustici sono una forma di trattamento acustico
che disperde i riflessi anziché assorbirli.
La diffusione consente di controllare i riflessi della stanza
senza eliminarli completamente.
I Diffusori sono principalmente per stanze più grandi,
è possibile mettere dei Diffusori sulle sezioni superiori delle pareti e sul soffitto.

Pannelli: pannelli fonoassorbenti e pannelli diffusori

Per avere un buon trattamento acustico ci sono diversi pannelli
che hanno forme e dimensioni diverse,
e sono fatti di materiali diversi
che vengono inseriti negli angoli e sulle pareti della stanza.
Esistono essenzialmente due tipi di pannelli:
pannelli fonoassorbenti e i pannelli diffusori.

pannelli fonoassorbenti sono composti da materiali fonoassorbenti,
tipicamente lana di roccia, lana di vetro o fibra di poliestere.
Il loro scopo è assorbire le onde sonore,
e fare in modo che esse non si riflettano sul muro e negli angoli della stanza.

pannelli diffusori invece,
vengono utilizzati per esaminare alcune precise frequenze nella stanza,
e sono realizzati in materiali rigidi come plastica e legno.

Per allestire il tuo Home Studio Recording
c’è bisogno di tanta pazienza e tanta forza di volontà.
La creazione richiede tempo per capire
quali sono gli strumenti più adatti alle tue esigenze, per capire come strutturarlo,
come creare un ambiente su misura per te, accogliente,
professionale per poter registrare la tua musica.

Avere una stanza che “suona bene” è essenziale per poter registrare la propria musica, per non avere l’effetto contrario, cioè un suono sgradevole.
Oggi abbiamo tutti i mezzi necessari
per poter creare uno studio di registrazione in casa.
Ma dobbiamo anche rendere consono l’ambiente sonoro,
per registrare e produrre canzoni al meglio.

Bisogna fare in modo che ci sia meno rumore possibile,
bisogna eliminare o allontanare i dispositivi elettronici
che fanno un rumore costante, evitare lo sporco acustico.

Cosa serve per allestire un Home Studio Recording?
E’ indispensabile che tu abbia:
Computer
Programma di musica
Scheda audio
Microfono
Cuffie
Monitor da studio

Avrai sicuramente un computer.
Parti da quello…poi se nel tempo diventerai abbastanza bravo a registrare musica allora potrai optare qualcuno più costoso,
ottimo per fare musica con un audio migliore, come i computer della Apple.

Puoi scegliere tra numerosi programmi di musica, in base alle tue preferenze,
per registrare, editare e mixare la tua musica sul tuo computer:
Logic
Cubase
F.L. Studio
Pro Tools
Ableton Live
Reaper


La scheda audio è l’hardware usato per connettere il proprio computer
con il resto della propria strumentazione.
Quando cantiamo o quando suoniamo il nostro strumento
emettiamo un suono, un segnale audio.
Questo segnale audio il computer non lo comprende,
perchè usa un altro linguaggio, quello digitale.
Quando vogliamo registrare una voce, una chitarra, un basso
all’interno del nostro software musicale dobbiamo cambiare linguaggio
e per farlo abbiamo bisogno di un traduttore.
La scheda audio o l’interfaccia audio svolge proprio questo ruolo.
In genere, i computer hanno già un’interfaccia audio,
ma è pensata per funzioni piuttosto semplici,
come ascoltare musica o guardare un film, e non per produrre musica.
Per questo bisogna averne una di miglior qualità
ed è consigliabile comprare una scheda audio esterna.
Tra le schede audio più utilizzate c’è sicuramente quella del marchio Scarlett, Focusrite Scarlett 2i2 3rd Gen.
Leggi il nostro Articolo
Le migliori schede audio economiche per Home Studio“.

Microphone in recording studio

Un microfono riprende la tua voce, tutto quello che accade intorno a te.
Il microfono a condensatore è molto più sensibile
e quindi riprenderà anche i minimi rumori.
Il microfono dinamico può essere consigliato se non hai l’ambiente giusto
per registrare (stanza insonorizzata ecc).
Esso ha una membrana che oscilla meno,
di conseguenza andrà a raccogliere meno disturbi,
meno suoni intorno a te.
Ecco perchè sono molto utilizzati per i live.
Il modo per insonorizzare il più possibile un microfono a condensatore
è comprare quelle gabbie insonorizzanti
che si collegano direttamente all’asta del microfono.
Se puoi insonorizzare la tua stanza per evitare i rumori di fondo,
meglio optare per un microfono a condensatore,
altrimenti è meglio iniziare con un microfono dinamico.

Pro di un microfono dinamico:
resistenti agli urti e alla pressione sonora
– non hanno bisogno di essere alimentati
economici
Contro:
meno dettagliati
meno fedeli per quanto riguarda il suono

Pro di un microfono a condensatore:
– molto più sensibili e dettagliati
– molto fedeli per quanto riguarda il suono
Contro:
– stare attenti a quanta pressione sonora può supportare il nostro microfono
– più costoso e più delicato

Tra i migliori microfoni:
Rode Microphones – NT1A
Shure Shure SM7B
Leggi il nostro Articolo
I migliori microfoni per Home Studio“.

Le cuffie di qualità ti permettono di sentire nel migliore dei modi
il suono della tua creazione.
Ci sono tre tipologie di cuffie adatte per il tuo Home Recording Studio,
quelle aperte, semi aperte e chiuse.
Le cuffie chiuse hanno i padiglioni chiusi che impediscono la fuoriuscita di suono,
di conseguenza sono ottimi per essere utilizzati nella fase di registrazione
di tutti gli strumenti, voce, batteria, chitarre ecc.
La capacità di trattenere il suono
e non farlo uscire le rende sconsigliate
per compiere attività di Mixing o di Mastering.
Questo perchè il suono che viene restituito dai padiglioni
non è propriamente naturale
e molto spesso enfatizza la gamma delle basse frequenze.
Al contrario, le cuffie aperte sono utilizzate nella fase di Mixaggio
proprio perchè permettono la fuoriuscita del suono,
il quale risulta più naturale
e fornisce una resa sonora migliorata.
Non possono essere utilizzate per la registrazione,
perchè tutto il suono che fuoriesce dai padiglioni
rientrerebbe all’interno dei nostri microfoni e all’interno delle nostre registrazioni.
Le cuffie semi aperte si collocano nel mezzo,
a seconda dei modelli potremmo avere delle cuffie un pò più isolate o meno isolate.

Alcune cuffie che potrebbero interessarti:
AKG K712 PRO
Beyerdynamic DT 990
Audio-Technica M50x
Sony MDR-7506
Leggi il nostro Articolo
Le migliori cuffie da avere in Home Studio“.

Hai bisogno di monitor che suonano bene nella stanza in cui ti trovi,
quindi non sottovalutare il trattamento acustico di quest’ultima.
Se hai una stanza piccola meglio optare per monitor piccoli,
se hai una stanza grande puoi valutare di acquistare monitor di grandi dimensioni.
Per concludere, possiamo fare una distinzione tra:
Monitor Passivi, cioè altoparlanti non alimentati.
Per alimentarli è necessario un amplificatore dedicato.
Monitor Attivi, all’interno presentano un’alimentatore.
Di solito negli studi di registrazione si utilizzano quelli di tipo attivo,
considerati più comodi e ottimizzati
per ottenere una miglior risposta in frequenza.
Ecco una lista di Monitor da Studio:
PreSonus Eris E3.5
Mackie CR4-X
Yamaha HS Serie
KRK Rokit RP7 G4

Se sei un musicista sai quanto la qualità audio conta nell’ascolto della tua musica.
Vuoi che l’audio sia fedele, e che sia più vicino possibile all’originale.

Le cuffie da studio, sono adatte proprio per offrire un’ottima qualità audio,
ed essendo professionali, sono adatte per la produzione musicale.

Ma prima di mostrarti una lista di cuffie da studio,
è giusto avere qualche conoscenza in più,
per avere una visione d’insieme e saper scegliere quella più giusta per te.

Ci sono diversi parametri da tenere in considerazione.

1) La capacità di isolamento dal rumore.
Più il grado di isolamento è alto, più si sente bene il suono anche in luoghi rumorosi;

2) La sensibilità.
Il suo indicatore sono i decibel e in sostanza ti permette di valutare la pulizia
del suono ad alto volume;

3) Le dimensioni.
Se le cuffie sono grandi o piccole non influiscono sulla qualità del suono,
ma di sicuro sulla comodità.
Le cuffie di grandi dimensioni alla lunga possono risultare molto fastidiose.
Ma comunque, quelle da studio vanno bene per la loro efficacia nell’ottimo suono.

Possiamo fare una distinzione:

Le Cuffie in-ear sono gli auricolari che inseriamo all’interno delle orecchie.
Ovviamente sono molto piccole, maneggevoli e adatte per portarle in giro.

Le Cuffie on-ear si poggiano sulle orecchie.
Sono di piccole dimensioni e sono abbastanza leggere.
In genere, i costi sono accessibili, ma non eliminano totalmente i rumori dall’esterno.
Sono facilmente trasportabili. Per un ascolto intimo sono più indicate
a casa o in luoghi non troppo rumorosi.

Le Cuffie Over-ear avvolgono completamente le orecchie.
Sono di grandi dimensioni, pesanti e alla lunga possono stancare per il troppo peso.
Offrono un suono limpido, e un grado di isolamento alto (dai rumori esterni).
Sono più costose, ma in cambio offrono un’ottima qualità del suono.

4) L’impedenza.
Questo parametro, indica la resistenza che il suono incontra
prima di uscire dalla cuffia.
Più sarà alto il grado di impedenza, più sarà alta la qualità del suono.

Cuffie chiuse, semi aperte e aperte

Cuffie chiuse: queste cuffie ti offrono la percezione
di un grado maggiore di isolamento, sei in grado di sentire i riverberi,
le basse frequenze, anche se poi non sono fedeli al suono originale.
Quindi sono adatte se sei in un ambiente rumoroso
e quindi hai bisogno di estraniarti per ascoltare la tua musica.

Il problema è che alla lunga iniziano a diventare fastidiose, perchè possono affaticarti.
Quindi, meglio utilizzarle per un piccolo lasso di tempo.

Cuffie aperte: le cuffie aperte non favoriscono un alto grado di isolamento,
ma sono più comode da tenere per un lungo periodo di tempo
e tendono a offrire un suono più fedele all’originale.

Cuffie semi aperte: sono il giusto compromesso tra il grado di isolamento
che vuoi avvertire, il comfort nel tenerle e il suono più fedele all’originale.

Le migliori cuffie da studio

1) AKG K271 MKII Cuffie da Studio Professionali
Sono cuffie chiuse e over-ear, di grandi dimensioni,
pronte ad offrire un ottimo suono.

2) Beyerdynamic DT 770 PRO 250 Ohm Cuffie da Studio
Cuffie On-Ear, molto comode e di media dimensione.

3) Audio Technica ATH-M50X Cuffie professionali per il monitoraggio.
Le Cuffie On-Ear di Audio Technica sono una garanzia.

4) OneOdio Pro 10
Queste cuffie hanno il giusto mix tra qualità e prezzo.
Con padiglione morbido e lussuosamente imbottiti
sono specificamente progettate per il massimo comfort
e isolamento del rumore della cuffia monitor.
L’archetto è regolabile ed estensibile,
in modo da poter trovare l’angolo desiderato che più ti piace.
Il design è elegante e la qualità audio è di fascia alta.
Ottime per lo studio di registrazione.

5) Sennheiser HD 280 Pro Cuffia Professionale
Cuffie da studio, over-ear di ottima qualità.

6) Sony MDR-7506 Cuffie Stereo, Dinamiche Professionali
Cuffie da studio, chiuse.

7) Shure AONIC 50 Cuffie Wireless con Cancellazione del Rumore
Cuffie senza fili Bluetooth, da studio, Over-Ear.

Stai cercando un microfono per registrare la tua voce?

Devi sapere che ci sono tanti tipi di microfoni:
quelli dinamici, a condensatore, a nastro.

Quelli indirizzati per la registrazione sono i microfoni a condensatore.
Hanno un costo più elevato, rispetto ad altri microfoni,
ma offrono risultati sonori eccellenti.

Prima di farti una lista dei migliori microfoni a condensatore
per la registrazione vocale, vediamo qualche nozione utile.

Caratteristiche dei microfoni a condensatore

I microfoni a condensatore sono i tipici “microfoni da studio
adatti per la registrazione, grazie al loro tocco più sensibile e dettagliato.

In particolare, sono utilizzati negli studi di registrazione
per la registrazione in studio delle voci e degli strumenti come la chitarra,
il pianoforte, strumenti a fiato ed archi.
Sono ottimi per la registrazione in studio perchè riescono a catturare ogni dettaglio.

I microfoni a condensatore sono molto utilizzati negli Studi di Registrazione, Doppiaggio, Studi Televisivi e Radio.

Per utilizzare questo tipo di microfoni abbiamo bisogno
di un preamplificatore e di una scheda audio,
in quanto devono essere alimentati con la corrente “phantom” a 48 volt.

Captano ogni suono e dettaglio

Permettono di avere una maggiore qualità della registrazione e dell’audio.
Ma sono molto sensibili, il che vuol dire che captano ogni tipo di suono
e riescono a sentire meglio sia in termini di dinamica
(quando il suono è più forte o più debole), che di frequenza.
Di conseguenza,
bisogna stare attenti ai rumori circostanti, ai fattori esterni e ambientali.
Per limitare i rumori di sottofondo,
i microfoni a condensatore vanno sempre montati su appositi supporti
ammortizzati e riparati da filtri antivento,
in caso di riprese in esterni o filtri anti-pop, per le riprese vocali.

Sono la scelta giusta per la ripresa in studio di voci e strumenti acustici
(es. chitarra acustica e altri strumenti a corda), piatti e altre parti della batteria.

Alta qualità

Forniscono un’alta qualità del suono e, di conseguenza,
le registrazioni del suono sono perfette. E questo è un grande vantaggio.

Sensibilità

Sono molto sensibili, un urto potrebbe essere fatale,
quindi bisogna fare attenzione a non danneggiarli.

Prezzo

Se parliamo di microfoni a condensatori, quelli economici,
si aggirano dai 50 ai 150 euro.
Mentre quelli professionali arrivano anche a prezzi decisamente più alti,
come 2000 o 3000 euro.

I migliori microfoni professionali
per la registrazione vocale

1) Rode Microphones – NT1A

L’NT1-A è straordinario, un microfono progettato e costruito da RØDE a Sydney,
in Australia, con una qualità sonora testimoniata da infinite registrazioni.
Un suono semplicemente fantastico.
Voi non comprate solamente il microfono,
ma anche una serie di accessori indispensabili, nella stessa confezione.

2) Marantz Professional MPM-1000

È un microfono a condensatore a diaframma largo.
Offre ottime prestazioni audio da studio,
ottimo per la registrazione vocale, in ambito podcast ecc.

3) Sdotack AU-ST800

È un microfono a condensatore dall’eccellente qualità del suono.
Ottimo rapporto qualità-prezzo.

4) Tonor TC-2030

Kit che comprende microfono a condensatore USB professionale,
braccio della barra esteso, supporto per shock a ragno, morsetto da tavolo,
filtro anti-pop, coperchio per microfono, cavi, cavo USB e manuale.

5) Akg P120

Questo microfono a condensatore offre un suono chiaro
con dettagli sonori precisi per la voce, la registrazione vocale
e strumentale nei project studio e home recording.

6) Samson METEOR MIC

È un microfono a condensatore da studio USB portatile per registrare
direttamente sul tuo computer da portare ovunque,
in grado di produrre registrazioni audio ricche per qualsiasi applicazione.
Perfetto per il tuo home studio, Meteor Mic è ideale anche per registrazione musicale, podcast, Skype o streaming.

7) Blue Microphones Yeti Professional

È un microfono a condensatore USB professionale multi-pattern per la registrazione. Le quattro diverse impostazioni di pattern offrono un’incredibile flessibilità in modo da poter registrare la voce per musica, podcast, streaming di Twitch, video di YouTube.

8) Rode NT-USB

È un microfono a condensatore molto flessibile, ideale per registrare performaces musicali e vocali ma anche parlato per podcasting o doppiaggio. Offre un alta qualità con la comodità del connettore USB.

9) Samson G-TRACK PRO

È un Microfono a Condensatore USB professionale con interfaccia audio, con ingresso strumento e mixer per registrare due canali audio indipendenti contemporaneamente. Con la possibilità di catturare l’audio a 24 bit / 96 kHz, le registrazioni forniranno risultati estremamente dettagliati e ad alta risoluzione. È un microfono adatto per registrazioni musicali in Home studio, e Podcast.

10) AKG C214

È un microfono a condensatore, ottimo per la registrazione in studio. È a diaframma largo ed è stato progettato come una conveniente alternativa alla famiglia C414 di fascia alta.

11) Rode Broadcaster

Un microfono a condensatore professionale, di alta qualità. Oltre a garantire una sonorità calda e pastosa sulla voce, ampia gamma dinamica ed estesa risposta in frequenza, è caratterizzato da alcuni accorgimenti molto utili nell’utilizzo broadcast come LED indicatore di trasmissione, capsula su supporto antivibrazioni e filtro antipop interno.

Stai cercando una scheda audio economica per registrare la tua musica?
Sei attrezzato di computer, microfono, strumento (chitarra, basso, tastiera ecc), cuffie, casse e ti manca solo una buona scheda audio?

La scheda audio esterna è importante per un musicista,
perchè quella già presente in un computer è limitata nelle sue funzioni
e nel suono che riproduce, e quindi non è sufficiente per chi fa musica.

Le schede audio esterne sono nate proprio per questo,
ti permettono di registrare al meglio la tua voce o il tuo strumento
all’interno del computer.

Ha senso comprare una scheda audio:

  • se devi registrare musica
  • se vuoi ottenere una qualità professionale

Caratteristiche

Interfaccia

L’interfaccia (anche detta connessione) è il formato
con il quale la nostra scheda comunicherà con il nostro PC o Mac.
Le quattro categorie principali sono
USB, Firewire, PCIE e Thunderbolt.
Le più diffuse utilizzano, per collegarsi al computer, la connessione USB.

Porte in entrata e in uscita

In una scheda audio ci sono porte in entrata (o porte in ingresso) e porte in uscita.
Le prime inviano un segnale dall’ambiente esterno al computer,
quindi possiamo collegare un microfono o uno strumento
ed effettuare una registrazione.
Le seconde servono per inviare un segnale elaborato dal computer verso l’esterno
attraverso un apparato di riproduzione (impianto audio, mixer, cuffie).
Le schede audio professionali dispongono di abbondanti porte in ingresso e in uscita.

E’ importante informarsi
sul numero e il tipo di canali in ingresso ed in uscita della nostra scheda audio.
I più comuni sono di tipo TRS (jack), XLR, MIDI, RCA.


Canali

Le schede audio possono riprodurre contemporaneamente due o più canali:

  • una riproduzione audio di tipo stereo
  • una riproduzione audio multi-canale

Le schede audio stereo sono in genere più adatte per ascoltare o registrare musica,
in quanto offrono una maggiore qualità audio,
mentre le schede audio multi-canale sono più adatte per l’intrattenimento,
di conseguenze per videogiochi o film.

Il DAC o Convertitore digitale-analogico

In che modo i dati audio in un file CD, mp3, WAV diventano audio, musica?

Avviene proprio grazie ad un convertitore digitale-analogico.

Un DAC prende i dati digitali contenuti in un CD,
in un file salvato sul computer o dalla rete Internet sotto forma di streaming
e li trasforma in un segnale audio analogico, pronto per essere amplificato.
Qualsiasi segnale, file, canzone digitale (in origine) per essere a noi comprensibile
deve essere quindi trasformato/convertito in un segnale elettrico analogico.

Latenza

Quando senti un ritardo nella traccia che hai registrato
esso è causato dalla latenza.

Quindi, nella scelta della tua scheda audio tieni presente questo
e cerca uno di quei modelli a Latenza Zero.

Rapporto segnale-rumore (SNR)

Un rapporto segnale-rumore confronta un livello di potenza del segnale
con un livello di potenza del rumore.
Il rapporto viene espresso in decibel (dB)
e spesso si parla di valori dai 90 dB in su per un ascolto di qualità.

Finché il segnale in ingresso è forte e ben al di sopra del rumore,
l’audio sarà in grado di mantenere una qualità superiore.

Compatibilità

La maggior parte delle schede audio
sono ormai compatibili con tutti i principali sistemi operativi,
come ad esempio MacOs e Windows,
ma bisogna vedere se sono stati aggiornati i driver.

Inoltre, prima dell’acquisto, bisogna fare attenzione che la scheda audio
sia compatibile con i programmi musicali.
Per fortuna la maggior parte delle schede audio sono compatibili
con i principali DAW (programmi di musica)
tra cui Logic Pro X, Ableton Live, Cubase, Pro Tools, Fl Studio ecc.


1) Focusrite Scarlett Solo 3rd Gen interfaccia audio USB

Ottima se vuoi creare registrazioni di qualità professionale con la tua chitarra
e per registrare le parti vocali.
Presenta convertitori ad alte prestazioni, per registrare, mixare e riprodurre l’audio
in qualità studio, ovunque tu sia.
Ha un ingresso strumenti con headroom elevato,
per collegare direttamente la chitarra o il basso.

2) Focusrite Scarlett 2i2 3rd Gen interfaccia audio USB

E’ tra le più vendute al mondo,
con 2 Ingressi, 2 Uscite, 2 preamplificatori microfonici.
Permette di registrare e riprodurre simultaneamente fino a due canali
con controlli indipendenti per uscite cuffie e monitor.

3) Behringer UMC204HD Interfaccia Audio

Adatta per registrare microfoni, chitarre, tastiere e anche dispositivi MIDI.
Include l’alimentazione Phantom 48 Volt per microfoni a condensatore.

4) Focusrite Scarlett 18i20 3rd Gen USB Audio Interface

Con un I/O simultaneo comprensivo di 8 preamplificatori microfonici
18 canali IN e 20 OUT, avrai a disposizione un notevole numero di ingressi/uscite
per registrazioni in simultanea di alta qualità.
18i20 è l’interfaccia più versatile di Scarlett, di terza generazione montabile a rack offre 18 ingressi e 20 uscite di incredibile qualità del suono.
Abbastanza per trasformare qualsiasi spazio
in uno studio di registrazione a tutti gli effetti.

5) M-Audio AIR 192|4

Con AIR 192|4, puoi creare registrazioni di qualità da studio a 24 bit/192 kHz
con un’interfaccia audio intuitiva e facile da usare.
L’AIR 192|4 consente di registrare fino a 2 canali contemporaneamente
con il suo ingresso combo bilanciato XLR+¼” dedicato.

6) Behringer UMC404HD

Registrare la voce perfetta direttamente nella tua computer-based DAW
grazie ai 4 preamplificatori microfonici MIDAS,
che includono l’alimentazione Phantom 48 Volt per microfoni a condensatore,
tutto passando per convertitori da studio 24-bit/192 kHz
per la migliore qualità sonora possibile.

7) PreSonus Interfaccia audio USB-C Studio 26C

Questa scheda audio presenta quattro uscite di linea
sul pannello posteriore facilitano il collegamento di due serie di monitor da studio. Sono presenti anche MIDI I/O per la tua tastiera controller,
per cui lavorare con strumenti virtuali è un gioco da ragazzi.
Se sei appena agli inizi con la registrazione audio,
PreSonus Studio 26c ti offre tutto ciò di cui hai bisogno per iniziare
– basta aggiungere musica.
Parlando di headroom, grazie ai convertitori digitali di alta qualità dello Studio 26c,
si ottiene una impressionante gamma dinamica di 115 dB
che consente di catturare ogni sfumatura e dettaglio sonoro della sorgente.

8) M-Audio AIR 192|14

M-Audio AIR 192|14 è un’interfaccia audio/MIDI USB ricca di funzionalità
da 8 ingressi e 4 uscite che fornisce tutte le connessioni e il software necessari
per creare facilmente registrazioni professionali di qualità da studio a 24 bit/192 kHz.
Ci sono anche connessioni di ingresso e uscita MIDI
in modo da poter collegare qualsiasi dispositivo midi esterno
che potresti avere come sequencer esterni, drum machine e controller.

Il consiglio per iniziare a fare musica
è di non rimuginare troppo e di iniziare semplicemente a fare.
Qualsiasi cosa tu faccia,
come suonare uno strumento
o canticchiare una melodia è già un inizio.
È importante fare un’azione al giorno per raggiungere il tuo obiettivo,
che sia scrivere canzoni o diventare un produttore.
Inoltre, è fondamentale stimolare la creatività
e non aspettare che l’ispirazione arrivi da sola,
ma piuttosto cercarla attivamente,
osservando il mondo intorno a te
e cogliendo i dettagli che possono essere trasformati in musica.

Inoltre, è importante avere degli strumenti di qualità per poter creare la tua musica.
Potresti iniziare con uno strumento semplice ed economico,
ma man mano che acquisisci esperienza e miglioramenti tecnici
sarà necessario investire in strumenti più sofisticati.

Puoi anche considerare l’idea di partecipare a corsi di musica,
frequentare una scuola di musica,
o trovare un mentore che ti aiuti a migliorare le tue capacità musicali.

Ricorda anche che la tecnologia è un grande alleato per la musica di oggi.
Esistono molti programmi e software per la produzione musicale
che possono aiutarti a creare e produrre la tua musica con maggior facilità.

In ogni caso, la pratica costante è la chiave per migliorare.
Dedica del tempo ogni giorno
per suonare, comporre, registrare e sperimentare nuove idee.
Non aver paura di sbagliare e di fare esperienze,
perché è così che si impara e si cresce come artista.

In questo modo potrai distribuire la tua musica
su tutte le principali piattaforme di streaming e download
come Spotify, Apple Music, Amazon Music,
Google Play Music, Deezer, YouTube Music e molte altre.

Inoltre, fatti trovare sulle principali piattaforme social
come Instagram, Facebook, TikTok, Twitter, YouTube e SoundCloud
dove potrai condividere il tuo lavoro e interagire con i tuoi fan.

Crea un sito web o una pagina Facebook dedicata alla tua musica,
dove potrai pubblicare le tue news, le tue foto, i tuoi video e i tuoi eventi.

Non dimenticare di lavorare sulla promozione della tua musica,
utilizzando tecniche di marketing e pubblicità online per farla conoscere al pubblico.
Ad esempio, potresti creare degli annunci pubblicitari su Facebook e Instagram,
partecipare a contest musicali online,
collaborare con blogger e influencer e tanto altro ancora.

Ricorda che la promozione della tua musica è essenziale
per farti notare e per raggiungere il tuo pubblico,
quindi dedica tempo e risorse a questa fase del tuo progetto musicale.

Esattamente, pubblicare la tua musica su Spotify
non è sufficiente per garantirti il successo.
Devi anche essere in grado di promuovere la tua musica
e farla conoscere alle persone.
Una strategia comune per farlo
è quella di creare una lista di riproduzione su Spotify che includa le tue canzoni,
insieme a quelle di altri artisti che sono simili a te,
in termini di genere e stile.

Inoltre, puoi partecipare a programmi promozionali offerti da Spotify,
come il “Release Radar“, che notifica gli utenti su nuovi album e brani,
o puoi anche promuovere la tua musica sui social media
come Facebook e Instagram o su YouTube.

Infine, puoi collaborare con altri artisti o band
che condividono il tuo stesso stile musicale,
organizzare concerti o eventi musicali locali per farti conoscere dal vivo,
e molto altro ancora.

Iniziare bene è fondamentale
e ci sono alcune cose
che puoi fare per far sì
che il tuo percorso musicale abbia un avvio positivo.
Ecco alcuni consigli:

  1. Fai un piano: prima di iniziare a fare musica, prenditi il tempo di fare un piano. Scrivi gli obiettivi che vuoi raggiungere, stabilisci un calendario per raggiungerli, e definisci il modo in cui li realizzerai. In questo modo avrai una visione chiara del tuo percorso musicale e sarai più motivato a seguirla.
  2. Studia il mercato: prima di pubblicare la tua musica, fai una ricerca sul mercato della musica e sui tuoi concorrenti. In questo modo potrai capire quali sono le tendenze del momento e le esigenze del pubblico. Puoi anche imparare dai successi e dagli errori degli artisti che ammiri.
  3. Cura la qualità: per fare musica di qualità, è importante che tu curi ogni aspetto del processo creativo, dalla scrittura alla produzione. Non accontentarti di fare musica mediocre, ma impegnati per ottenere il massimo dal tuo talento e dalle tue risorse.
  4. Crea una presenza online: oggi è fondamentale avere una presenza online per farsi conoscere. Crea un sito web, utilizza i social network per promuovere la tua musica e interagire con i fan, e fai in modo che la tua presenza online sia coerente con la tua immagine artistica.
  5. Network: partecipa a eventi musicali, concerti, showcase e incontri con altri artisti. In questo modo potrai creare nuove connessioni, farti conoscere e imparare dai professionisti del settore.
  6. Sii costante: la costanza è la chiave del successo. Continua a fare musica, a pubblicarla e a promuoverla, anche quando non vedi risultati immediati. Con il tempo, la perseveranza e l’impegno, i risultati arriveranno.

Ora è il momento di iniziare.
Se non vuoi farlo da solo, contattaci:
Studieremo un percorso personalizzato per la tua musica e la tua carriera.